Interno notte, una scuola superiore di uno strambo Paese a forma di scarpa. Un cartello in bacheca indica gli orari delle lezioni per studenti adulti fuori corso con professori non professionisti, alle 21.00 è in programma “Sceneggiature di fantascienza: come evitare gli svarioni”. Una sola classe in fondo al corridoio ha ancora la luce accesa.
«Ok gente, mettete via gli Smartcosi che gli altri filmati con le donne nude li guardiamo dopo in pausa, su fate i bravi! Oh ben, mi chiamo Cassidy, oggi sarò il vostro professore supplente per la lezione sulle sceneggiature di fantascienza senza momenti d’imbarazzo di cui potreste pentirvi, se vi state chiedendo perché hanno mandato uno scappato di casa come me, è perché voi scrivete dei film talmente scemo che uno sceneggiatore vero vi sputerebbe in faccia, quindi vi beccate me… E zitti! Ah! Una cosa importante, tu, Giuseppe Cosoniski, di padre Polacco, tu… Com’è che ti chiami?»
«Mi chiamo Joseph Kosinski, professore, ho scritto Tron Legacy»
«Non ricordarmelo Cosoniski. Fai cambio di posto, vieni qui in prima fila che c’è un banco libero, tu sei uno che si distrae hai bisogno di stare concentrato»
Mentre Kosinski cambia posto, una ragazza tatuata gli sputa una pallina di carta con la penna Bic sul collo.
«Ehi tu! Bellina! Tu che hai fatto il bagno nell’inchiostro stamattina, come ti chiami?»
«Sono Diablo Cody Prof.»
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Consegnateli a me, uno ad uno! |
«Ti ho visto che sparavi le palline in testa a Cosoniski, come ti permetti?»
«Ma io ho vinto un Oscar per la sceneggiatura di Juno, non dovrei nemmeno stare qui, mi hanno beccato con l’erba in macchina!»
«Fai il giro dei bar la sera per rimorchiare dicendo: Ehi, io sono quella che ha scritto Juno? No, perché se lo fai poi non lamentarti se vai sempre in bianco… Hai scritto pure il remake di “Evil Dead”, una roba per cui non avresti dovuto lasciare il tuo vecchio lavoro»
«Ma io prima facevo la spogliarellista!»
«Ecco appunto! Quello sì che era un lavoro onesto, non come scrivere i remake!»
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«Cosa diceva sempre quella vecchia pellaccia di Cassidy? Ah si… Cheers!» |
Il film di cui parliamo oggi è “2022 i Sopravvissuti”, almeno in uno strambo Paese a forma di scarpa da cui vengo io si chiama così, perché dopo il successo di “2001 Odissea nello spazio” (1968) tutti i film si beccavano la data ad inizio titolo, come nel caso di 2002 la seconda odissea. Questo film del 1973 è stato diretto da Richard Fleischer, quello de “I Vichingi”, “Viaggio Allucinante” e di quella cosetta di
Conan il distruttore tra le altre cose, a scriverlo per il grande schermo è stato uno di talento a differenza vostra, ovvero Stanley R. Greenberg che ha adattato il romanzo distopico di Harry Harrison “Largo! Largo!” del 1966, trasformato in “Soylent Green” ovvero il titolo originale, storpiato e con data nel titolo perché in uno strambo Paese a forma di scarpa la moda imponeva così e zitti!
Il protagonista è l’investigatore Thorn, interpretato da Charlton Heston che insieme a Il pianeta delle scimmie e 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra completa la sua sacra trilogia fantascientifica. In questo futuro dispotico, il problema principale è la sovrappopolazione: c’è gente ovunque, c’è gente che dorme in auto, gente che dorme sulle scale anti-incendio, tanto che il protagonista deve evitare gente sdraiata sugli scalini. Anche i rifugi delle chiese sono pieni, ma il problema resta la mancanza di cibo per tutti.
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Charlton Heston si esibisce in: saltelli aggraziatissimi! |
La Soylent è una potente multinazionale che produce, vende e distribuisce tavolette commestibili di vari colori in base ai valori proteici, ma il prodotto con cui hanno intenzione di invadere il mercato è il “Soylent Verde” derivato dal plancton che verrà presto venduto al popolo affamato. I ricchi, invece, non hanno il problema della mancanza di spazio e cibo, tanto che vivono in enormi palazzi lussuosi, in ogni appartamento è possibile trovare una bella ragazza a disposizione, che viene definita “furnitures”, letteralmente mobilio, giusto per mettere in chiaro come questa società consideri le donne solo come oggetti, oggetti di arredamento per la precisione. Prendete appunti studenti, questa si chiama: M-E-T-A-F-O-R-A.
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«Sei decisamente più carina di un tavolino Ikea, questo bisogna dirlo» |
Il nostro protagonista di nome Thorn (che non è il titolo di un pezzo di Natalie Imbruglia) è un cinico investigatore che quando può rubacchia dalle case dei ricchi per tirare avanti, il suo compare, l’anziano Solomon Roth (interpretato da Edward G. Robinson alla sua ultima interpretazione) è un “libro” una delle poche persone che ha accesso alla biblioteca e quindi alla conoscenza. Per le strade, giorno e notte, la polizia rastrella la popolazione usando le ruspe e portando via i corpi su veri e propri camion della monnezza.
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Lunedì vetro e lattine. Martedì umani morti. Mercoledì carta e plastica. |
Unico sollievo possibile: giocarsi la carta dell’eutanasia. Il volontario accede così ad una sala relax dove può vedere le immagini che preferisce per alcuni minuti prima di lasciare questa valle di lacrime. In tal senso la scena che vede come protagonista Sol è il passaggio chiave in cui “2022” ti aggancia emotivamente e non ti molla più, un momento di umanità in un film che sguazza nel cinismo. Insomma, la trama lancia metaforoni addosso allo spettatore, un futuro distopico diviso in classi e un romanzo di base che analizza l’andamento del presente, ipotizzando il futuro. Tutta roba proprio da stare sereni e tranquilli per una serata di divertimento leggero, no?
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Vi ricordate il 2020 e il suo degno seguito, il 2021? Erano l’antipasto. |
Su tutto questo un Charlton Heston ruvido, deciso, che non si fa problemi ad intascarsi sapone e Whiskey, oppure a prendere a sberle belle ragazze o informatori poco collaborativi, insomma puro Heston al 100% anche se ad una prima occhiata Thorn potrebbe assomigliare al tamarro protagonista di
1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra, qui il personaggio ha una funzione anche più attiva nella storia, infatti come spettatori scopriamo il mistero del film proprio quando Thorn affronta la sua indagine.
Il finale, che non rivelerò MAI ma è bellissimo nella sua durezza, si gioca una svolta quasi degna della celebre conclusione di
Il pianeta delle scimmie, quindi Heston sembra la quadratura del cerchio per questo ruolo, se poi consideriamo che sarebbe diventato un reazionario delle peggio specie, a capo dell’NRA, altro che quadratura del cerchio, direi bersaglio perfetto: BANG!
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«Mi toglierete il whisky solo dalle mie fredde mani morte» |
La regia sobria e azzeccata di Richard Fleischer non sbaglia un colpo e a rivederlo dopo tanti anni dalla sua uscita, bisogna dire che tutti gli elementi del film hanno fatto quadrato di fronte all’aggressione costante e logorante di Padre Tempo: se si esclude la curiosa divisa dei poliziotti (foulard al collo e bizzarro cappellino da ferro tranviere) non ci sono trovate che a distanza di anni risultino risibili. Facendo il paragone con un altro grande classico film di fantascienza ambientato in un futuro distopico come La fuga di Logan, questo ha retto molto meglio la prova del tempo, non arriva mai la scena che ti toglie tutta la poesia, questo bisogna dirlo.
Nel 2022, questo film si è rivelato essere quasi sinistramente profetico, un pianeta in allarme dove le risorse mancanti cominciano ad essere un problema preso in considerazione anche dai governi (beh, più o meno), per di più con dosi abbondanti di cinismo che dopo quasi due anni di pandemia, sono anche piuttosto comprensibili. Ma la verità è che la mano tesa del protagonista nel finale, il suo urlo destinato a restare (forse) inascoltato potrebbe tranquillamente incarnare l’ansia di molti. A volte l’arte sa come anticipare il futuro e certi Classidy come il vino migliorano con il tempo, confermando il loro cinismo.
Rivisto ora, sembra un film ancora terribilmente attuale, il finale è di una potenza unica e anche se è stato citato anche in tante parodie (si, sto pensando ai
Simpson, non cliccate se non volete “Spoiler” sulla svolta finale) risulta sempre efficace ad ogni visione. Se non lo conoscete vi consiglio di non andare a cercare informazioni in giro, non leggete nulla, correte subito a guardarlo, mi ringrazierete dopo.
Ogni scelta della sceneggiatura è azzeccata, a ben guardare ogni volta la trama opta per la soluzione più semplice: non ci sono mai “spiegoni” non serve ribadire l’ovvio, una storia snella diretta senza fronzoli, eppure il risultato risulta stratificato, la critica sociale arriva con forza e il film abbraccia subito un’aurea di “potrebbe accadere”, le cose potrebbero anche andare così, anzi nel 2022 questa sensazione non fa che diventare ben più opprimente. Richard Fleischer sa come mantenere alta la concentrazione del pubblico, che si fa prendere dall’angoscia quando necessario e di conseguenza il film porta a casa il risultato.
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Venite a visitare il futuro, ci divertiremo un mondo! |
Negli anni “Soylent Green” è diventato un culto, forse (troppo) poco conosciuto in questo strambo Paese a forma di scarpa, ma è un ottimo esempio di fantascienza dispotica che fa critica sociale, quindi, andate a rivedervelo che la prossima settimana interrogo, via adesso, la lezione è finita!
Gli studenti lasciano di corsa l’aula, ma da dietro la lavagna si alza una voce, uno studente con le orecchie da asino (e la faccia da pirla) invoca:
«Professore? Professor Cassidy? Posso uscire da qui dietro?»
«Scrivi cento volte sulla lavagna: i biologi non toccano le creature aliene trovate su pianeti ostili. Poi vai a casa, ma non ti togliere il cappello Lindelof.»