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57 canali e niente da vedere: L’Eternauta, The Studio e Yellowjackets 3

Torna l’appuntamento dal titolo Springsteeniano con le ultime serie viste di recente, non perdiamo altro tempo e cominciamo subito, come al solito, musica!

Yellowjackets
Stagione:
3 (2025)
Dove la trovate: Paramount+

Questa serie era iniziata sotto tutti i migliori auspici, dopo il lutto grosso che ha tolto Juliette Lewis dal palcoscenico, sostituita in qualche modo, a livello di grossi nomi da Hilary Swank, al giro di boa della terza stagione, si sente fortissimo puzza di bruciato, quell’odore acre che mi ricorda fin troppo Lost.

Le attrici sono splendide, una più brava dell’altra, in entrambe le versioni giovani ed adulte, ma la serie continua a procedere per accumulo allontanandosi sempre più dalla risoluzione del mistero, per assurdo anche la già citata “Lost” giunta alla terza stagione aveva introdotto elementi almeno strutturali, che poi siano stati utilizzati malamente un altro discorso. Yellowjackets alla sua terza annata non fa nemmeno questo, ha tenuto fede solo ad un dettaglio per quello che mi riguarda, la mezza promessa che mi sono fatto iniziando a guardarla: «Male che vada, sono comunque dieci episodi di Christina Ricci», è andata male, però già la vita è complicata, perché uno dovrebbe privarsi di dieci episodi di Christina Ricci? Poi oggi è il suo giorno, quindi buon Christina Ricci a tutti!

Una volta a settimana, qui alla Bara, sarà sempre il suo giorno.

Commento in breve: come sempre… buon Christina Ricci a tutti!
Chi ne ha scritto meglio di me: qualcuno la guarda ancora questa serie o mi avete abbandonato nei boschi da solo?

L’Eternauta
Stagione:
1 (2025)
Dove la trovate: Netflix

Come si riassume “L’Eternauta”, fumetto argentino di Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López? Con la parola sprecata per tante opere, qui l’unica che si può usare, un capolavoro del fumetto, inutile girarci attorno. Mi dispiace non averlo mai letto tutto, ma se volete sapere ogni cosa sul fumetto, passatevi a farvi una birra.

Per quel poco che ho letto, “L’Eternauta” non è solo una grande storia di fantascienza che utilizza tutto il potenziale del media con cui è stata raccontata, ovvero il fumetto è una storia profondamente Argentina per luoghi e ambientazioni, inoltre la fantascienza fatta bene guarda sempre a futuri lontani e scenari immaginari, ma deve parlare della condizione della nostra società, infatti Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López erano riuscito a raccontare alla perfezione gli effetti della solitudine certo, ma soprattutto della vita durante una dittatura, insomma un’opera umanista e politica che prima di spiegare l’origine della neve fosforescente, parlava della nostra società.

A vederlo così, sembra uscito dalla pagine del fumetto.

La serie Netflix, con il solito ritmo (nella prima parte, gli ultimi episodi sono più movimentati) riesce un po’ a rievocare quel senso di solitudine di persone normali, costrette a combattere contro l’apocalisse, uno dei problemi sono le pulci, “Americanizzate” lasciatemi usare questa brutta espressione e trasformate in creature ragno decisamente più facili da vendere visivamente al pubblico generico del 2025, ma anche un po’ banalizzandole, perché “L’Eternauta” ha il problema di tutte le opere archetipiche.

Guardare questa serie nel 2025, trovarla comodamente su Netflix, temo che possa passare per la versione a basso costo argentina di opere più note come The Walking Dead o la più popolare al momento The Last of Us, inoltre ho il dubbio che farà venire la curiosità a qualcuno di recuperare il fumetto, certo la ristampa integrale al comodo costo di un rene delle Panini mette poca voglia anche a me, ma è chiaro che questa storia, sembra più adatta a brillare nel formato in cui era nata.

Ero convinto che in Argentina facesse sempre caldo.

Commento in breve: quando il fumetto faceva la storia, quella vera.
Chi ne ha scritto meglio di me: per la serie non so, ma ribadisco, passate a prendervi una birra.

The Studio
Stagione:
1 (2025)
Dove la trovate: Apple TV

Ho qualche problema con Seth Rogen, simpatico ma uhm, lo guardo sempre con sospetto, eppure la sua “The Studio” scritta insieme al sodale Evan Goldberg risulta davvero brillante, se la dovessi riassumere in poche parole è l’equivalente di Boris o “Living the oblivion” ma per gli studi americani cinematografici dell’anno 2025, quindi non un’idea nuova, ma un utile e spassoso aggiornamento sul tema, un dietro le quinte davvero irriverente ma per molto spettatori, forse addirittura rivelatorio riguardo ad alcune dinamiche.

Direi che le facce note non mancano, il vantaggio di Rogen, amico di tutti.

Matt Remick (Seth Rogen) eredita il ruolo di capo dello studio dalla sua maestra Patti Leigh (una come al solito bravissima Catherine O’Hara), il suo piano sarebbe fare film di qualità ma su temi e marchi conosciuti, insomma, l’esempio di Barbie viene allegramente spernacchiato con un film d’animazione sulla celebre bevanda Kool Aid, che in qualche modo è al centro anche di un soggetto che Remick vorrebbe produrre, anche perché si tratta dell’ultimo film di Martin Scorsese, qui nella parte di se stesso, come al solito con enorme ironia, alla faccia di quei quattro Marvel Zombie che lo credono un vecchio bilioso.

Il nemico numero uno dei Marvel Zombie.

Come si sposa Scorsese e un film d’animazione sul Kool Aid? Scopritelo, perché oltre a Scorsese abbiamo altri registi pronti ad apparizioni spassose, come Ron Howard protagonista di un’altra puntata brillante, ma in generale “The Studio” è la serie che dovete guardare se volete capire le manie e le ossessione delle Hollywood moderna. L’ultima puntata della prima stagione (la seconda è già stata confermata), mi ha fatto rotolare dal ridere, perché immagino che i casting inclusivi vengano selezionati proprio così, con quel livello di ansia che sfocia nella follia collettiva. Insomma una satira divertente e riuscita, questa volta devo dire che Rogen e Goldberg hanno fatto bene il loro lavoro, bravi!

Commento in breve: la serie da guardare per ridere degli attuali retroscena di Hollywood.
Chi ne ha scritto meglio di me: Nel caso ne aveste scritto, fate un fischio!

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