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57 canali e niente da vedere: Nine perfect stranger, Y – L’ultimo uomo, Big Mouth 5, American Horror Stories, Oats studios, Una vita da Dug

Torna l’appuntamento con titolo Springsteeniano, con le ultime serie viste di recente, non perdiamo
altro tempo, via via via via viaaaaa!

Nine perfect
stranger

Stagione:
unica (miniserie)
Dove la trovate:
Prime Video

Nove perfetti sconosciuti che in realtà sono perfettamente
conosciuti visto che sono tutte facce note: l’ex giocatore di Football Bobby Cannavale, la scrittrice in crisi Melissa McCarthy, l’omosessuale effemminato
stile “Il vizietto” (1978) ma solo quando Luke Evans si ricorda di recitarlo (male)
così, oppure Samara Weaving, una delle predilette di questa
Bara che nel giro della stessa scena riesce a sembrare un’adolescente oppure
una fatalona, anche se il migliore resta lui, il numero uno, Michael
“Capoccione” Shannon, alla prese con un personaggio di nome Napoleon Marconi
(eh?) che di fatto è la versione yankee del Furio di “Bianco, rosso e verdone”
(1981).
Samara, una delle predilette di questa Bara scava la fossa.
Tutti insieme vanno nel ritiro per ricconi gestito da una
Nicole Kidman in versione dama del botox bosco, la Galadriel delle anime
spezzate disposte a pagare tanto per ritrovare la retta via, anche usando
metodi poco ortodossi.
“Perderò i miei poteri, e me ne andrò all’Ovest, e rimarrò Galadriel” (cit.)
Posso dirlo? Una serie affidata al talento del suo cast,
alle prese con personaggi spesso ingrati da recitare a volte urticanti nel
senso peggiore del termine, a volte fastidiosi perché realistici, peccato che
l’effetto “MACCOSA” sia sempre dietro l’angolo e prendere sul serio questa
storia spesso non è semplice.
Perché vale la pena vederla? Per un motivo fondamentale,
in una serie con Nicoletta Ragazzino e Samara Weaving, tutti gli occhi sono su
Michael “Capoccione” Shannon, a mani basse il migliore del lotto, il suo
monologo a cena è la conferma di un attore capace di monopolizzare lo schermo,
anche quando interpreta i personaggi più assurdi e sopra le righe, solo
applausi!

La faccia di chi ne ha viste tante, il capoccione di chi li ha superati tutti per talento.


Commento in breve:
Michael “Capoccione” Shannon uber alles!
Chi ne ha scritto
meglio di me:
tutti a prendere un caffè corretto da Lisa, in central perk.

Y – L’ultimo uomo
Stagione: 1
(ma tanto l’hanno già ammazzata)
Dove la trovate:
Disney Plus / Star

Come fai a sbagliare una serie che ha un episodio (1×06)
intitolato “Weird Al is dead”? Come fai a sbagliare una serie tratta da uno dei
fumetti più belli di sempre? Ma
soprattutto come fai a sbagliare oggi, nel 2021, una serie che comincia con una
pandemia che stermina tutti i possessori di cromosoma Y del pianeta? Questa è
la mia “trilogia delle domande irrisolte”, anche più di questa serie perché
andiamo, Brian K. Vaughan e Pia Guerra tra il 2000 e il 2007 in 60 numeri del loro fumetto avevano anticipato tutti i temi caldi che Hollywood e le serie televisive
moderne ucciderebbero per avere, una riflessione piena di personaggi ben
scritti su quanto il patriarcato sia radicato nella nostra società, un’analisi
del femminismo lucida oltre ad una storia che per ovvie ragioni è piena di
personaggi femminili ma anche di una scimmia, ecco la vera domanda è questa:
come fai a sbagliare una serie che ha anche una scimmia cappuccina di nome
Ampersand come elemento chiave nella storia?
Lo “scimmiologo” in me è molto deluso dello spreco di SIMMIE di questa serie.

Eppure la sceneggiatrice e showrunner Eliza Clark è
riuscita nell’impresa di gettare alle ortiche una storia bellissima e per
assurdo, che racchiude in sé tutti i temi più in voga al momento.
Nell’adattamento targato Fox/Hulu (da noi disponibile su Disney Plus nella
sezione Star) troviamo Yorick e la sua scimmietta, troviamo l’agente 355 del
Culper ring, troviamo persino una versione di quella veglia funebre per i
cantanti famosi defunti (appunto l’episodio citato 1×06) con tanto di pezzo dei
Radiohead in sottofondo, ma in realtà non troviamo niente, perché il pathos, il
coinvolgimento dei personaggi, il loro essere luci ed ombre e non per forza
buoni buonissimi o cattivi cattivissimi nella serie manca.
Andare dal veterinario in “Fase uno”.
Certo l’ispirazione (che poi è la stessa del fumetto) è
quella dei film catastrofici degli anni ’70, ma una storia che costringe i
personaggi a ripensare alla società, al governo, alle forze armate, il tutto
mentre Yorick ultimo del suo sesso, cerca di raggiungere la fidanzata
dall’altra parte del globo sullo sfondo di questo mondo senza uomini, qui ci
viene raccontata senza enfasi, un piattume generale che ammazza tutto
l’interesse, i motivi di riflessione ma soprattutto i fantastici personaggi. Nemmeno la presenza di Diane Lane, primo presidente americano donna salva
dall’oblio una serie che poteva essere grande, ma invece è stata annunciata la
sua cancellazione quando gli ultimi tre episodi dovevano ancora essere mandati
in onda (storia vera). Posso dirlo? Non se ne sentirà la mancanza, al massimo
si avverte lo spreco dell’occasione mancata.

Commento in breve:
leggetevi il fumetto, quello è un
capolavoro.
Chi ne ha scritto
meglio di me:
Ominiverso ne ha parlato? Mi pare di sì, vabbè passate a
trovarli.

Big Mouth
Stagione: 5
Dove la trovate:
Netflix
 
Non mi stancherò mai di lodare Big Mouth, una serie che ad ogni nuova stagione aggiunge una
tacca alla sua cintura. Questa quinta stagione allarga il campo, accanto ai
demoni degli ormoni spuntano anche gli insetti dell’innamoramento, tra le loro fila per altro, uno con le sembianze di Stanley Tucci, identico.
Sul serio, non vi sembra uguale a Stanley Tucci?
 
Sul fatto che la serie riesca ad essere irriverente ed
educativa in parti uguali non ho altro da aggiungere, ho già detto molto in
passato parlando delle precedenti stagioni, quello che ho apprezzato qui è il
modo in cui ormoni e affetti sono stati rappresentanti alla grande, in questa
versione da grandi di “Esploriamo il corpo umano” senza peli sulla lingua. E se
li ha, non sono i suoi! 
 
Gli episodi al limite del geniale si sprecano, la prima
puntata (5×01 – No nut november) fa il verso ad un celebre episodio di “Seinfeld”
(che sto guardando per la prima volta in questi giorni) ovviamente in stile “Big
Mouth”. Ma il fanatico dei Muppet in me è andato giù di testa per lo speciale di
Natale con i pupazzi, una serie di storie a tema una più folle e carica di
ormoni dell’altra.
Ecco l’unico modo per migliorare questa serie!
 
Ci sono poche serie al momento che mi fanno mollare tutto
per gettarmi suoi nuovi episodi, in un mondo dove utilizzare l’umorismo è
complicato come disinnescare una bomba, “Big Mouth” può giocarsi trovate
metatelevisive (5×10 – Re-New Year’s Eve) e parlare di tutto, a volte con quella
boccaccia saprebbe far arrossire un camionista, il più delle volte parla alla
ragazzina e al ragazzino in tempesta ormonale che siamo stati tutti.
 
Commento in breve:
Connie sex symbol indiscusso! Anche meglio di sua sorella Donnie.
Chi ne ha scritto meglio
di me:
non perdetevi il brillante paragone con Rick & Morty 5 fatto da Lisa, sempre in central perk.
 
American Horror
Stories

Stagione: 1
Dove la trovate:
Disney Plus / Star
 
Non fatevi fregare, occhio all’uso del plurale, gli
inarrestabili Ryan Murphy e Brad Falchuk si giocano anche la serie “Spin-off”
della loro celebre American Horror Story,
serie che continuo a seguire anche se (causa tempo e poca voglia) non ho
scritto nemmeno una sillaba sulla stagione numero nove ambientata negli anni
’80, che mi ha provocato più sbadigli che ammirazione, quindi prima di gettarmi sulla
stagione numero dieci, mi sono concesso questa deviazione.
“American Horror Stories” è composta da sette episodi e
sembra una creatura di Frankenstein assemblata con le parti di idee avanzate, nel
doppio episodio “Rubber(wo)Man” si torna alle atmosfere di Ghost House, mentre gli altri episodi, tutti autoconclusivi sono
piuttosto auto celebrativi (l’ultimo in particolare) ma omaggiano almeno il
formato antologico a me tanto caro.
Quando ti chiedono se vuoi salire a vedere la collezione di vinile, non credo intendano proprio questo.
 
Come nei fumetti della EC Comics spesso i protagonisti
sono insopportabili, come i membri della confraternita a caccia di popolarità
sui Social-cosi dell’episodio 1×04 (The Naughty List), anche se la puntata che
ho preferito è quella cinefila, la 1×03 (Drive-in) che con Adrienne Barbeau nel
cast ci porta un po’ nelle atmosfere di “La notte del Drive-in” di Joe R.
Lansdale.
La signora Barbeau è sempre la benvenuta su questa Bara.
 
Novità? Poche per una formula collaudata che qui sembra
rimaneggiare scarti di idee avanzate, ottimo per approcciarsi alla serie creata
da Ryan Murphy e Brad Falchuk per chi non la conosce, ma in generale restano
brividi di seconda mano.
 
Commento in breve: come quando metti su una cena improvvisata con gli avanzi che trovi in frigo.
Chi ne ha scritto
meglio di me:
Cinema Tv musica di una galassia lontana lontana? La palla è nel tuo campo.
 
Oats studios
Stagione: 1
Dove la trovate:
Netflix
 
Altro giro, altro antologico, questa volta a tema
fantascienza, per altro firmato da un regista a cui questo genere viene molto
bene, mi riferisco allo sfortunato sudafricano Neill Blomkamp, per altro su di lui ho un post a tema in rampa di
lancio su questa Bara, ormai nella sezione bozze da diverso tempo (storia vera).
 
Dopo essersi visto sfilare dalle dita il rilancio di “Alien” e “RoboCop” (che in mano sua secondo me, avrebbe potuto dire qualcosa di
interessante), il nostro Neill non è rimasto con le mani in mano e ha diretto
questi undici cortometraggi prodotti dallo studio che dà il nome alla serie, Oats
studios.
Gli scheletri nell’armadio della guerra del Vietnam, non vogliono più stare al chiuso.
 
Si va da corti
volutamente grotteschi come “God” (1×04) in cui l’Onnipotente gioca con l’umanità
come si faceva una volta a “SimCity”, oppure alla pubblicità degli utensili da
cucina “Cooking with Bill” (1×02) che è un po’ come vedere Giorgio Mastrota alle
prese con fiumi di sangue.
 
Più che una vera serie, sembra un portfolio di
presentazione del talento dello studio, anche se il tocco di Neill Blomkamp si
vede tutto, il primo episodio ad esempio, intitolato “Rakka” racconta la Terra
invasa dagli alieni e la relativa resistenza umana, niente di particolarmente
originale se non fosse per la capacità di Blomkamp di riempire lo schermo di
dettagli di pura fantascienza ma realistici, quasi tangibili, per un breve
episodio impreziosito dalla presenza di Sigourney Weaver (sempre sia lodata!).
A proposito di preferiti di questa Bara, Sigourney non può mancare.
 
Insomma la conferma che Blomkamp è nato per la
fantascienza, se solo poi gli lasciassero fare qualche film… veeeeero caro
Ridley, lo Scott sbagliato?
 
Commento in breve:
poteva dirigere un nuovo “Alien” e un nuovo “Robocop” invece è tornato ai
cortometraggi.
Chi ne ha scritto
meglio di me:
credo nessuno, qualcuno l’ha vista? Ho bisogno dei vostri
pareri!
 
Una vita da Dug
Stagione: 1
Dove la trovate:
Disney Plus
 
“Up” (2009) resta uno dei miei film Pixar preferiti in
assoluto, mi piace tutto di quel film, dal tema alle musiche fino a Dug, il
cane parlante che è uno dei personaggi di contorno più memorabile di sempre, talmente
riuscito che alla Disney hanno pensato bene di affidargli una serie tutta sua.
Così facciamo contenti cinofili e cinefili.
 
Sei episodi di pochi minuti ciascuno (circa cinque) che
ci portano nella vita a dimensione di cane di Dug, un gioiellino che riprende
in pieno le atmosfere di “Up” e se come me, siete anche cinofili oltre che
cinefili vi piacerà da morire, l’episodio con i fuochi d’artificio del 4 luglio
è una meraviglia.
 
Commento in breve:
«SCOIATTOLO!» (cit.)
Chi ne ha scritto
meglio di me:
anche qui credo nessuno, dovessi essermi perso il vostro
post, la sezione commenti esiste apposta per questo.
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