Torna l’appuntamento dal titolo Springsteeniano con le ultime serie viste di recente, quindi senza perdere altro tempo… Cominciamo!
Reacher
Stagione: 2
Dove la trovate: Prime Video
Una donna in coda allo sportello del bancomat, a Jack Reacher (il sempre enorme Alan Ritchson) basta un’occhiata per capire che necessita aiuto, qualcuno ha preso suo figlio, lo tiene in ostaggio in auto e qui inizia la prima delle scene d’azione che puntualmente, costellano ogni episodio della seconda stagione di “Reacher”, tratta dai romanzi di Lee Child che ho finalmente iniziato a leggere, si mangia di traverso la versione con Tommaso Missile. Non sono uno di quelli, come Kevin Smith che ci ha dato un taglio con l’erba e che ora pontifica e vorrebbe Ritchson in tutti i ruoli, specialmente in quello di Batman, però la serie mi piace molto e si segue che è una meraviglia.
Anche se è chiaro che per la seconda stagione, abbiamo voluto un po’ “sporcare” una formula che funzionava, non più Hulk che gira per gli Stati Uniti a risolvere torti come nella vecchia serie con Bill Bixby, ma una trama più corale, con i vecchi commilitoni del protagonista tirato dentro, più indagine usando i computer anche se puntualmente, la scena d’azione in cui, ok ora ci si mena e pioveranno pallottole, arriva con una puntualità svizzera. Era dai tempi della scena di combattimento (cronometrata, letteralmente) di Buffy che non vedevo tale precisione.
Inoltre, io non posso credere che, avendo come cattivo il sempre efficace Robert Patrick, gli autori non abbiano voluto fare una strizzata d’occhio quando in uno dei dialoghi, lo sentiamo parlare di un personaggio che guarda caso, si chiama proprio Sarah Connor, con tutti i nomi del mondo, proprio quello eh?
Scherzi a parte, spero che “Reacher” continui e abbia più fortuna della mai abbastanza compianta serie su Hap & Leonard, io intanto corro a cercarmi tutti i romanzi di Lee Child.
Commento in breve: avanti così, voglio altre otto stagioni! Ma anche di più, una per ogni romanzo della serie non facciamoci mandare nulla!
Chi ne ha scritto meglio di me: la recensione di coppia di Cent’anni di nerditudine.
The Crown
Stagione: 6
Dove la trovate: Netflix
Divisa in due parti da Netflix (vuol dire che è ancora una serie popolarissima), il finale di questo gioiellino della corona va in crescendo, la prima porzione di episodi tutti dedicati a Lady D, sono un mini film, più riuscito di tanti altri titoli dedicati alla principessa triste in circolazione, e ve lo dice uno che ama molto poco questa narrativa che si è creata intorno a Lady Diana e alla sua triste fine.
La seconda e ultima parte di “The Crown” vede come assoluta protagonista Imelda Staunton, chiudendo a mio avviso bene il cerchio, o meglio, salvandosi con un ultimo episodio che avrebbe potuto tranquillamente cavalcare il lutto, ancora tutto sommato recente per l’amata sovrana, invece gioca in sottrazione. L’ultima tornata di episodi di “The Crown” è un lungo memento mori sì, però nel frattempo qui si tiene la schiena dritta senza la quale, la corona non potrebbe svettare bella alta sulla testa di chi governa.
Persino le apparizioni, semi oniriche delle due precedenti interprete del personaggio, ovvero Claire Foy ed Olivia Colman sono ben integrate e funzionano, per assurdo ho trovato più riuscita la porzione di episodi dedicati a Diana, ma ancora una volta Elisabetta metta la testa avanti grazie all’ultima puntata, che conclude bene una serie che ha saputo guadagnarsi il suo pubblico, se poi consideriamo che è stata anche la prima opera di fiction ad uscire subito dopo la morte della sovrana, aveva sulla testa una bella responsabilità. Che poi è un po’ il tema di tutta la serie.
Commento in breve: mancherà una serie che ha appassionato anche uno come me, a cui non è mai fregato un accidente della monarchia Britannica e delle loro trame di palazzo.
Chi ne ha scritto meglio di me: all hail to Queen Lisa!
Hazbin Hotel
Stagione: 1
Dove la trovate: Prime Video
Charlie Stella del Mattino, figlia di Lucifero e principessa dell’Inferno, si prepara a realizzare il suo sogno: aprire un hotel dove riabilitare i peccatori che popolano l’Inferno. Come ha intenzione di farlo? Usando un linguaggio generale da scaricatrice di porto e un comportamento molto libertino, tutto questo con disegni davvero accattivanti, cosa può andare storto? Tutto.
Alla prima canzone ho pensato di morire, alla seconda, la Wing-woman mi ha spiegato che potevamo semplicemente smettere di guardarla senza che io facessi gesti estremi, tipo lanciarmi dal balcone (storia vera). Per quanto mi riguarda “Hazbin Hotel” è un bellissimo niente, il design dei personaggi è favoloso, ma sul serio, sono una gioia per gli occhi, una rappresentazione dell’inferno ammiccante, originale che urla «Clicca Play forza, guardami, guardami, guardami!» che poi si traduce in cosa? Una sorta di terreno franco per personaggetti che parlano di scopare ma poi non combinano niente, usano parolacce come farebbe un bambino di sei anni, non per un motivo vero, ma perché lo diverte sentirsi dire di smetterla. Insomma, va benissimo così, tutto molto bello ma smettetela, grazie.
Commento in breve: 100% estetica, tutta al servizio di un canterino nulla, grazie, come se avessi accettato, va bene così, ve la lascio più che volentieri questa serie.
Chi ne ha scritto meglio di me: chiunque penso, perché accanirmi più di così penso sia impossibile.
What if…?
Stagione: 2
Dove la trovate: Disney+
In un momento in cui anche il pubblico più appassionato si sta stufando di nuove storie di super pigiami, arriva la seconda stagione di What if…? ad esporre la frattura. Beccami gallina se a distanza di qualche settimana (a mia parziale discolpa, tutte piuttosto incasinate) mi ricordo di mezzo episodio di questa seconda stagione, anzi sì, Iron Man in viaggio sul pianeta del Gran Maestro, stop!
Se la serie a fumetti originale serviva ad esplorare variabili, di solito più oscure delle trame ufficiali con protagonisti eroi Marvel, qui sembra tutta una scusa per sfruttare ancora un personaggio amatissimo come Capitan Carter quindi io dico, facciamo recitare Hayley Atwell invece che farla doppiare e basta, che quella donna è anche una gioia per gli occhi. Concedetemi il commento extra non richiesto.
Il problema della seconda stagione di “What if…?” è intrinseco, ci ricorda i tempi in cui la Marvel e l’MCU creavano iconografia diventata parte della memoria collettiva, un passato che è lì, due passi indietro a noi ma sembra già dimenticato e lontano alla luce delle ultime, piatte produzioni, insomma invece di glorificare e intrattenere, fa venire la malinconia e basta.
Commento in breve: basta mutanti! (cit.) ah no scusate, ho sbagliato. Allora per un po’ diciamo che alziamo il piede dal pedale con la roba dell’MCU eh?
Chi ne ha scritto meglio di me: avete vinto altri cento anni di nerditudine.
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