Torna l’appuntamento dal titolo Springsteeniano con le ultime serie viste di recente, questa volta dedicato all’animazione, cominciamo!
Scott Pilgrim – la serie
Stagione: 1
Dove la trovate: Netflix
“There’s more than one way to skin a cat”, un modo di dire Yankee ben poco gattofilo che però ben si adatta alla creatura di Bryan Lee O’Malley, il suo fumetto “Scott Pilgrim” godeva già di una folla di appassionati, cresciuta dopo il bell’adattamento cinematografico di Edgard Wright, che bisogna ricordarlo, si è preso qualche licenza poetica nel passaggio da carta a grande schermo, quindi era lecito aspettarsi che finanziato da Netflix e grazie all’animazione, curata dalla direzione artistica di Takayuki Kotani, che questa serie sarebbe stata ancora più aderente alla trama del fumetto originale, ecco, niente di più sbagliato.
Il primo episodio, “Scott Pilgrim. Una vita niente male” crea un enorme effetto déjà vu, sembra di stare leggendo nuovamente il fumetto o guardando il film, però in versione animata, solo con una colonna sonora molto meno riuscita, banalmente e a gusto mio, le canzoni della versione di Wright erano migliori. Ma tutto questo viene cancellato con un colpo di spugna dal colpo di scena che conclude l’episodio e che apre scenari inediti.
“Scott Pilgrim Takes Off” è riassunto nel suo titolo originale, con una trovata che paragonerei a quella dell’serie animata sui Masters of the Universe scritta da Kevin Smith e sempre prodotta da Netflix, la trama cambia completamente, diventa dieci volte più folle e non nega nulla, sia le parti che Wright aveva lasciato fuori (il sogno con sceneggiatura di Young Neil) che lo stesso film, da cui tornano tutti i doppiatori dei personaggi. “Scott Pilgrim – la serie” sembra un “What If…?” ambientato nell’universo dei personaggi creati da Bryan Lee O’Malley, con molti più viaggi nel tempo, versioni alternative dei personaggi (compresa una che non vi rivelerò doppiata da Will Forte, uno spasso!), un ottimo modo per sistemare alcune magagne che non verrebbero digerite dalla sensibilità dell’anno 2023, per un divertente delirio che però, se posso dirlo, alla pari della musiche, più che altro mi ha fatto venire voglia di rileggermi il fumetto o di rivedere il film.
Se questa versione della storia fosse stato il mio primo approccio al mondo di Scott Pilgrim, non so se avrei apprezzato il lavoro di Bryan Lee O’Malley, quindi per il livello di follia generale bene, se non benissimo, ma forse ve la consiglierei solo se già conoscete le altre versioni.
Commento in breve: fighissimo! Ma continuo a preferire il film.
Chi ne ha scritto meglio di me:seavete un dubbio nella vita, voi è a Lisa che dovete rivolgervi.
Star Trek – Lower Decks
Stagione: 4
Dove la trovate: Prime Video / Paramount+
Continua la cavalcata della serie animata ambientata nel mondo di Star Trek giunta ormai alla sua quarta stagione, una nuova tornata di dieci episodi in cui Mariner, Boimler e compagni dei ponti bassi, si guadagnano una promozione al più basso grado nella gerarchia eh? Ma anche Picard ha cominciato così, quindi queste nuove puntate, tra fantasie alla Mark Twain sul ponte ologrammi, Betazoidi che sparano ormoni e vecchi racconti di precedenti avventure con i personaggi incastrati in qualche luogo ameno, risultano come al solito spassose, gioiosamente irriverenti ma anche una dichiarazione d’amore per l’iconografia creata dalle tante serie nate dall’idea originale di Gene Roddenberry.
Lo spasso vero è rappresentato questa volta da una specie di gag ricorrente travestita da trama orizzontale (o viceversa), in cui una nave non identificata, incrocia in ogni episodio la rotta di una nave a turno, prima Klingon, poi Ferenghi, Romulana, Orioniana e via dicendo, occasione perfetta per la serie di Mike McMahan per sfottere allegramente i cliché di ognuna delle popolazioni che hanno da sempre caratterizzato “Star Trek”, quindi i Romulani sono così abituati a cospirare che lo fanno anche tra di loro. Ho sghignazzato tutto il tempo, giuro!
Questa lunga gag orizzontale apparecchia il tavolo per il gran finale, dove torna un vecchio e impensabile avversario, direttamente da “The Next Generation” e qui assorto a nuova Nemesi, per un finale grande, grosso e pieno di navi spaziali. Se non fosse per l’animazione, sarebbe un purissimo finale alla Star Trek, uno di quelli ben fatti per altro, quindi avanti così, questa serie procede spedita a velocità di curvatura.
Commento in breve: ponti bassi! Ponti bassi! Ponti bassi!
Chi ne ha scritto meglio di me: solito principio cadetto,attivate i comunicatori nei commenti.
Human Resources
Stagione: 2
Dove la trovate: Netflix
Le uniche risorse umane di cui voglio sentir parlare sono quella della serie nata da una costola di Big Mouth, ormai giunte alla seconda stagione dopo la divertente stagione d’esordio. Si torna nell’ufficio dei “Love Bugs” e delle varie creaturine delle emozioni, tra Gremlins dell’ambizione e una serie di colleghi strampalati quasi quanto i miei.
Una delle trovate più divertenti vede protagonista uno dei rocciosi personaggi, perseguitato da uno dei tre, beh come dire, ci siamo capiti no? Ecco, il terzo amichetto di Dante tornato sottoforma di zombie, ma in generale anche la seconda stagione di “Human Resources” si conferma una follia bella grossa, con episodi spassosissimi come “Il party della pietà” (2×08) in cui un povero neonato cerca solo di far capire a gesti che l’origine della sua infelicità è l’assenza di un camion giocattolo della Tonka nella sua vita.
Gran finale di stagione (e di serie) con una festa di Natale tutta matta, che ovviamente non può esimersi dal non citare Trappola di cristallo, il che è sempre un bene! Inoltre va detto, la serie ha saputo aggiungere personaggi e trovate che hanno fatto bene anche alla serie principale, due stagioni in questo ufficio matto sono state uno spasso, concluso nel momento giusto, visto che anche “Big Mouth” ha imboccato l’ultima curva.
Commento in breve: un esempio virtuoso di spin-off
Chi ne ha scritto meglio di me: un caffè alla macchinetta dell’ufficio per due chiacchiere con Lisa.
Big Mouth
Stagione: 7
Dove la trovate: Netflix
Parliamo anche della cavalcata (ah-ah) della serie principale, giunta alla settima stagione senza fare la fine di “Brian the brain” insomma, una vera anomalia nel panorama odierno pieno di signore Lovejoy, ma questa serie è così, azzecca tutto quello che gli altri sbagliano, infatti se “Sex Education” è terminata senza gloria, con l’infausta idea di mandare i protagonisti in una nuova (improbabile) scuola, introducendo personaggi invece di chiudere come si deve le trame, la settima stagione di “Big Mouth” fa lo stesso, però bene!
Nuova scuola, stessi vecchi ormoni, specialmente per Andrew che cerca di reinventarsi grazie alla consulenza della Gremlin dell’ambizione, ma finirà ovviamente per tornare alle solite onanistiche abitudini con il suo mostro degli ormoni Maurice. Ma se pensate che “Big Mouth” avesse già dato tutto in termini di irriverenza, ci pensa l’episodio internazionale (7×06) ad alzare ancora una volta l’asticella della follia, la canzone dei peli non potrete più dimenticarla, al massimo canticchiarvela sotto la doccia per i prossimi mesi.
Commento in breve: altro giro, altro spasso, la prossima stagione, quella conclusiva sarà tosta!
Chi ne ha scritto meglio di me: potrei semplicemente sacrificare questa porzione di post inserendo il link alle pagine di In central perk.
Solar Opposites 4
Stagione: 7
Dove la trovate: Disney+ (sezione Star)
Può essere che Solar Opposites abbia superato per quantitativo di trovate anche l’inarrivabile Rick & Morty? Bella lotta, so che di sicuro la famiglia di alieni e la loro pupa hanno già superato una prova che presto, toccherà anche all’altra serie, quella più popolare tra le due, e lo ha fatto brillantemente!
Sapete come funziona il 2023 e soprattutto gli americani no? Si punisce qualcuno professionalmente per qualcosa che ha combinato, sicuramente di grave ma comunque ancora da valutare nelle sedi legali opportune, quindi Justin Roiland creatore ma anche voce ufficiale di Korvo qui e di Rick e Morty di là, per un po’ non sarà più della partita, lungi da me giudicare nessuno, vi espongo solo i fatti.
Pronti via! Korvo si becca un colpo di laser alla gola e di colpo inizia a parlare con la voce di Dan Stevens, scelta perfetta e la serie può andare avanti, anche qui, alla grande. Perché “Solar Opposites” parla di alieni sul suolo americani, sfottò definitivo ai vari E.T., Alf e “Una famiglia del terzo tipo”, ma ormai anche tre serie in una tipo effetto Matrioska.
Abbiamo la serie nella serie dedicata a Dodge Charger, formalmente noto anche come Glen della Terra, che continua la sua peregrinazione spaziale, ma soprattutto abbiamo la serie nella serie dedicata alla bacheca, la rivoluzione, le lotte intestine, le battaglie e i drammi di una trovata nata come gag, ed espansa così tanto da diventare prima sotto trama poi a sua volta una serie nella serie riuscitissima, insomma, forse Justin Roiland sistemerà i suoi guai e tornerà tra le fila dei creativi, oppure diventerà ospite delle patrie galere, per ora, la quarta stagione di “Solar Opposites” supera brillantemente la sua assenza e prospera, vedremmo se “Rick & Morty” riuscirà a fare lo stesso. Per altro nello speciale di San Valentino (spassosissimo) accede un evento chiave quasi quanto il cambio di voce di Korvo, quindi non potete perderlo.
Commento in breve: COFF COFF! Dove eravamo rimasti? Bene andiamo!
Chi ne ha scritto meglio di me: PALESATEVI!!
Sepolto in precedenza martedì 12 dicembre 2023
Creato con orrore 💀 da contentI Marketing
Cassidy ha detto:
Grazie Andrea, non ci facciamo abbattere, in alto i cuori (e la Bara) 😉 Cheers!
Andrea ha detto:
Bentornato!!! Vai che alla fine la Bara vola alta sopra tutte le tempeste!!!