Ci tenevo a contribuire in minima parte a questo giugno e in occasione del “Pride Month”, di portare avanti una piccola tradizione della Bara che per oggi, al solito nero e viola aggiunge un po’ di arcobaleno, il compleanno del film di oggi non poteva non essere festeggiato proprio questo mese.
In trent’anni [Cassidy inspira forte] A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar [Cassidy espira forte] si è sedimentato nella memoria collettiva come la risposta americana a Priscilla la regina del deserto anche perché il cervello umano cerca in giro risposte facili: uscito un anno dopo il culto australiano, con tre attori famosi anche loro in versione Drag Queen, anche se questa volta, ambientato lungo le strade d’America, il paragone non poteva che essere inevitabile.
La differenza balza agli occhi perché [Cassidy inspira forte] To Wong Foo, Thanks for Everything! Julie Newmar [Cassidy espira forte] in termini di popolarità non ha raggiunto la sua lontana cugina australiana, ancora oggi, quando ne pronunci il lunghissimo titolo, qualcuno ti guarda dicendo: «Cosa? A Kung-fu?» o una roba del genere, malgrado le repliche televisive in seconda serata semi fisse, questo film resta ancora un culto per pochi.
La storia alla base è però una delle più sfiziose di sempre, il futuro produttore del film era solito cenare in un celebre ristorante di Hollywood, il China Bowl di cui Wong Foo (detto Fooey) era il proprietario, che si era molto impegnato a tappezzare le pareti del suo locale di foto con dedica di personalità di spicco. Quando il produttore vide quella di Julie Newmar, fece richiesta di poterla utilizzare preparando un piano alternativo, quello di utilizzare il nome di Carol Lynley nel caso la celebre donna gatto nel vecchio telefilm di Batman degli anni ’60 non avesse concesso i diritti di sfruttamento del suo nome (storia vera).
La caccia alla tre dive protagoniste aveva messo nel mirino Gary Oldman (dopo Dracula altri costumi? Anche no, grazie!), Viggo Mortensen e Mel Gibson, per restare in contatto con l’Australia, nessuno accettò, anche se Mad Mel è tra i tanti nomi delle mille citazioni pop del film, descritto come esempio di mascolinità. Anche se poi a guardare, la trama è abbastanza semplice: elemento eccentrico porta scompiglio e libertà in una piccola cittadina dei profondi Stati Uniti, insomma è il film di Elvira senza zia Cassandra Peterson ma con Vida Boheme, Noxeema Jackson e Chi Chi Rodriguez.
Quello che nessuno sottolinea mai è il modo in cui [Cassidy inspira forte] To Wong Foo, Thanks for Everything! Julie Newmar [Cassidy espira forte] sia un film perfetto per il mese del Pride, perché oltre alle ovvie ragioni più evidenti, ovvero le Drag Queen, resta una storia di riscatto, di presa di coscienza e di autostima, un inno al brillare che ben si sposa (anche se molti ancora a certi tipi di matrimoni si oppongono) con il senso della celebrazione, certo, i messaggi saranno anche tutti urlati, ma in linea con lo sbocciare di Chi-Chi, il suo romanzo di formazioni in quattro fasi, in cui l’ultima, appunto, deve essere più grande della vita stessa, la giusta misura.
Va anche detto che il film si basa sulle prove di Wesley Snipes e Patrick Swayze, il primo era nel pieno del suo mito da eroe d’azione, il secondo del suo mito e basta, visto che parliamo dell’attore definitivo, in grado di fare il buono, il cattivo, il duro, la Drag Queen e nel mezzo di passare alla storia per ruoli ballerini, arma totale!
Quello che invece ai tempi era ancora un attore emergente è il “latino” del trio, ovvero John Leguizamo che con la sua abitudine di improvvisare le battute sul set, faceva spesso saltare la mosca al naso a Swayze, insofferente a questa trovata del collega, infatti i due si punzecchiavano spesso durante la lavorazione. Ma mettersi tra due dive isteriche!
Il film inizia già con il benestare della comunità LGBT+ e tutte le altre lettere che ho dimenticato, il concorso che premia una (doppia) regina è presentato da RuPaul in un satirico vestito ricavato dalla bandiera confederata, da qui in poi una parata di citazioni, battibecchi e facce note.
Forse la più celebre per il pubblico nostrano, anche una delle più inattese, l’apparizione di Robin Williams brevissima, nei panni del manager delle Regine, nella scena che per altro serve a giustificare il titolo del film visto che si svolge al ristorante.
Metà della riuscita di questo film sta proprio nei continui battibecchi tra le tre Drag Queen, con Chi-Chi intenta ad imparare lezioni come: quando un gay ha fin troppo senso dello stile per due sessi, quello è una Drag Queen. Anche se devo dirla tutta, tra le tante battute più o meno esplicite del film, la mia strizzata d’occhio del cuore è quella in cui vediamo Noxeema Jackson dare spettacolo sul campo da basket, le vecchie abitudini per Wesley restano sempre le stesse.
Potremmo dire che [Cassidy inspira forte] To Wong Foo, Thanks for Everything! Julie Newmar [Cassidy espira forte] è una sessione di idee buttate giù a partire dallo spunto di partenza, tre Drag Queen contro un paesello Yankee retrogrado, quindi abbiamo signore locali che rialzano la testa e (re)imparano a brillare, mariti violenti presi a cazzotti («Vida fa palestra… Tanta!») oltre all’inevitabile tentativo di approccio con sorpresa.
La faccia sorpresa in primo piano di Chris Penn, finita nel montaggio finale, è la reale reazione dell’attore, dopo che Patrick Swayze si è presentato a girare la scena con un non per forza piccolo aiuto là sotto, le varie voci (incrociate) riferiscono di una pannocchia, ma questo si espone già di suo a così tante battutacce che non mi serve davvero aggiungere altro.
Con il suo messaggio esagerato, colorato e sottolineato tre volte con la pannocc… Ehm, il pennarellone a punta grossa, “A Wong Foo” è il perfetto titolo per il mese del Pride, non potevo lasciar scappare questo compleanno quindi beh, grazie di tutto Julie Newmar!
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