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Alba Rossa (1984): WOLVERINES!

Mi chiamo Cassidy e ho una confessione da fare. Per tanti anni ho guardato “Alba rossa” con il paraocchi, perché ho sempre amato i film di John Milius e proprio grazie alla mini retrospettiva che ho intitolato “Un Milius alla volta”, ho avuto l’ennesima conferma che quest’uomo è diretto responsabile di molti dei miei film preferiti, pellicole grosse così che hanno un peso specifico pari a quello dell’oro nella storia del Cinema.

Poi c’è “Alba rossa”, il film che superficialmente viene ricordato come pura propaganda Americana, destrorso fino al midollo. Io stesso che negli anni ho visto e apprezzato moltissimo i film di Milius, ma ho anche corso seriamente il rischio di valutarlo solo sulla base delle sue idee politiche o, ancora peggio, della sua (diciamolo, magnifica) “parodia”, ovvero il Walter Sobchak, interpretato da John Goodman in quel capolavoro de “Il grande Lebowski”. Non nascondiamoci dietro ad un dito, Milius è di Destra, io no e per un po’ ho pensato che “Alba rossa” fosse un film non degno di attenzioni solo per questa ragione.

Ma se Milius è testardo, io non sono certamente da meno, l’idea di lasciare indietro un suo film per una questione irrisoria come la politica, mi faceva sinceramente vorticare i maroni.

Il compagno comandante John Milius, Tovarish!

La premessa di tutta questa maratona Miliusiana era quella di parlare di Cinema non di Politica, quest’ultima fa schifo e fa solo danni, quindi prima di scadere nel qualunquismo più totale, ribadisco la mia posizione: il Cinema è una figata, negli anni ha fatto incazzare qualche ben pensante, ma non ha mai fatto male a nessuno e “Alba rossa” è puro Cinema, motivo per cui di tutti i film di Milius rivisti di recente, questo è quello che ho “riscoperto” più bello di tutti, in tutte le sue idiosincrasie. Ci ho messo tempo e tante visioni, ma prima questo film lo guardavo, ora l’ho visto! Tutto questo per dire, Cinema > Politica, ma soprattutto Classido! Ora posso finalmente iniziare a parlare del film.

Da qualche parte negli anni ’80, nel bel mezzo della Guerra fredda, un giovane Kevin Reynolds decide di scrivere un film, intitolato “Ten Soldiers”, la storia dei Comunisti che invadono gli USA scatenando la Terza Guerra Mondiale. A fronteggiarli un gruppetto di ragazzini Yankee che prendendo il nome della squadra locale di Football (ma anche di Basket) si fanno chiamare “Wolverines” e organizzano una resistenza rispondendo al nemico invasore.

Molto prima che Ugo Uomogiacomo si facesse crescere i basettoni e gli artigli di Adamantio.

Il soggetto piace tanto alla MGM convinta che un film che finalmente cavalca gli anni di paura Americana per la “minaccia rossa” sarebbe un gran modo di far soldi. Il problema è che si tratta di un lavoro sporco, perché si corre il rischio di essere troppo diretti, di schierarsi troppo… A chi potremmo affidare questa patata bollente? Ovviamente vanno a bussare dal genietto delle sceneggiature, l’uomo con le maniche tirate su che fa i lavori sporchi per Hollywood: Ispettore Milius, il caso “Alba rossa” è tuo.

Milius non è lontano dall’idea patriottica che sta alla base al film, ma è anche fresco delle polemiche sull’eccessiva violenza di Conan il Barbaro. In ogni caso la MGM quando sente il titolo del precedente film di Milius, sente solo un rumore di casse che si aprono e il classico Ding Ding dei soldoni che il film ha incassato, sperando di bissare non si fanno troppi problemi a dare carta bianca a Milius.

Una cosa tipo “Breakfast Club” ma con più AK47.

John cambia subito il titolo in “Alba Rossa”, adatta il materiale alla sua visione e consegna il film finito nei tempi stabiliti. Ovviamente, è un grosso successo al botteghino, ma scatena polemiche ancora maggiori rispetto a quelle legate al film sul Cimmero. La questione ideologica bolla per sempre la pellicola ed è il pomo della discordia che segna per sempre la carriera di Milius, condotto alla cinta daziaria di Hollywood e lentamente ostracizzato, capro espiatorio colpevole di aver fatto per la major pagante il film su commissione che gli avevano chiesto di fare.

Badate bene: in tutto questo John non è un poveretto incastrato dal sistema, ma con il suo solito modo, schiena dritta e testa alta, non è certo uno che si offende se gli danno del patriota cripto fascista. La cosa che fa veramente ridere di tutto questo è che “Alba Rossa” in sé, NON è un film facilmente etichettabile come destrorso, come è stato fatto, anzi è un film che sfugge alle etichette.

Una scena che magari nel tuo classico film con adolescenti non trovi proprio uguale uguale.
“Alba rossa” ti butta in faccia tutte le sue contraddizioni, ma anche tutta la maestria con cui è stato fatto. Per etichettarlo è necessario semplificarlo come “Il film in cui i Comunisti invadono l’America”, che poi è lo script (COMPLETO) su cui è stato basato quella merdaccia fumante che è il remake di “Alba Rossa”, ovvero “Red Dawn”, una delle più infami cagate che abbia mai avuto la sfortuna di vedere in tutta la mia vita di cinefilo. Malgrado il mio controverso (allora) rapporto con il film di Milius, il remake l’ho odiato con tutte le mie forze.

Motivi per odiare il remake: si fa beffe di questa fantastica scena.

John Milius porta tutta la storia nel suo campo da gioco, sceglie un’idea un po’balorda forse, ma estremamente legata alla sua idea di Cinema: l’inversione di ruoli tra invasi ed invasori in questo film è palese.

Milius fa chiarissimi riferimenti alla storia degli Indiani d’America, gira i film nei veri luoghi delle grandi battaglie per la conquista del West, spesso lo fa sottolineando i passaggi con la vernice (rossa) in modo che tutti possano coglierli, però l’idea è questa: gli Americani, dopo una vita da colonizzatori, per la prima volta si trovano il nemico in casa e dovranno combattere per la loro terra, proprio come è successo agli Indiani prima di loro. Per far arrivare il messaggio fortissimo, Milius piazza una scena in cui i soldati Russi, si recano nel parco nazionale dove c’è stato un massacro di Indiani, si mettono davanti al cartellone che racconta la storia della battaglia e si fanno una foto in posa, una selfie ante litteram, da portare a casa e da mostrare ai figli dicendo: “Visto che papà è stato dove c’erano gli Indiani piccolo Boris?”. Volete una scena ancora più esplicativa? Guardare l’adesivo sul paraurti del pick up di Jed Eckert (Patrick Swayze), noterete la scritta “NATIVE”, l’unica cosa che poteva fare per essere più esplicito di così era far pronunciare a Patrick Swayze un comodo “AUGH!” ogni due parole.

Non so come si dica “selfie” in russo, ma il concetto è lo stesso.

Ripagare gli Americani della stessa moneta è una trovata di Destra o di Sinistra? Non lo so, andiamo avanti… Nel film ci sono i cattivi, per renderne ancora più confusa la percezione: non tutti i comunisti sono malvagi mangiatori di bambini, il più delle volte sono intenti a discutere tattiche militari come farebbe qualunque soldato in stato di guerra. In più, c’è il soldato Cubano, quello che in qualche modo simpatizza con i ribelli Wolverines, perché per un Cubano (per di più militare) l’idea di persone che si ribellano al potere, attraverso atti di guerriglia, non è qualcosa di strampalato. Nel finale, infatti, sarà proprio il Cubano ad onorare l’avversario con un gesto caritatevole, ma allo stesso tempo credibile, proprio perché il personaggio è scritto così bene.

Don’t You (Forget About Me)… Ve lo detto che è tipo “Breakfast Club”.

Nel film ci sono anche benestanti padri di famiglia americani che collaborano con gli invasori e facilitano le operazioni di cattura dei ribelli, il tutto per mantenere la loro condizione di vita agiata. Tutto questo è di Destra o di Sinistra? Io continuo a fregarmene e a parlare degli effettivi meriti del film.

Hollywood ha creato un formato quando si parla di film di guerra, ovvero: film che vorrebbero portare in scena la vendetta contro il nemico, ma che allo stesso tempo non urtino la sensibilità (vogliamo dire Liberal?) dello spettatore. Quanti film di guerra avete visto nella vostra vita in cui il protagonista è grossomodo un obiettore di coscienza che spara solo quando è costretto, sopravvive mentre tutti i suoi compagni muoiono intorno a lui, poi arriva a fine film, solitamente salva qualcuno (spesso un giovane meritevole) e si riscatta. Sono sicuro che ne avete visto qualcuno basato su questo template, magari anche insignito di Oscar.

«Quella laggiù è Hollywood, sarà una dura battaglia fratellino, nessuno è mai uscito vivo da Beverly Hills»

Ecco, in “Alba rossa” non c’è nulla di tutto questo: dentro possiamo trovare qualcosa degli Indiani d’America, ma anche delle storie di resistenza dei nostri nonni Partigiani (quindi di Sinistra) e allo stesso tempo un modo per esorcizzare la paura che gli Americani hanno dei Comunisti, fatta da un fanatico delle armi fissato con le tattiche di guerra (quindi di Destra).

In “Alba rossa” l’eroe classico dei film di guerra che ambiscono ad un Oscar non c’è, l’approccio è quello brutto sporco e cattivo di Milius, non ci sono personaggi che interiorizzano la guerra e i lutti, ci sono personaggi che devono combattere per non morire, si salva chi è più pronto ad adattarsi e sicuramente Jed Eckert è il più pronto di tutti.

Il più pronto di tutti (ci manchi un sacco ragazzo).

I fratelli Eckert, Jed (l’uomo con la filmografia più matta del mondo, il grande Patrick Swayze) e Matt (Charlie Sheen), sono stati cresciuti dal loro padre Tom (quel califfo di Harry Dean Stanton, sempre sia lodato! Già pretoriano di Milius dai tempi di Dillinger) con valori non lontani a quelli di Milius. John, non nuovo alla caccia e ad escursioni tra le montagne, caratterizza i due ragazzi in questo modo. Sono i più pronti a reagire perché è una vita che si preparano, se il governo Americano pompa sulla possibile minaccia Rossa, la maggior parte delle popolazione si spaventa, ma fondamentalmente spera che andrà tutto bene, invece gli Eckert si allenano tra i boschi e tengono il fucile a portata di mano. Qui siamo decisamente in territori di piena Destra, ma in una delle scene migliori del film, Milius un po’ci ragiona su.

Quando vedete quella rete già sapete che a breve vi suderanno le palpebre.

Mr. Eckert Sr. si trova nel campo di prigionia Sovietico parla un’ultima volta con i suoi ragazzi, attraverso la rete gli confessa che se è stato duro con loro, era per una ragione ed ora possono capire quale. Quindi, la paranoia del personaggio è giustificata ai fini della storia, ma anche messa nero su bianco.

Dopodiché, Harry Dean Stanton entra direttamente nella leggenda, manda via i suoi piangenti figlioli, senza farsi scappare nemmeno una lacrima quando sono ormai lontani gli grida “Ragazzi! Vendicatemi! Vendicatemi!!” (in originale “Boys! Aveeeeenge me! Aveeeeenge me!”). Io sfido ognuno di noi a non avere uno smottamento emotivo di fronte a una scena madre come questa.

Se non riusciremo a proteggere Harry Dean Stanton stai pur certo che lo vendicheremo.
Il film sporca il foglio rispetto ai film di guerra medi, i Wolverines sono costretti a crescere in fretta, a metabolizzare i lutti stringendo i denti. Ma un’altra grande caratteristica di “Alba rossa” è la sua capacità di coinvolgere lo spettatore, al pari della scena madre descritta poco fa, vi sfido a non esaltarvi tantissimo alle prime vittorie mandate a segno dai Wolverines. Il film funziona perché è una grossa fantasia liberatoria, la versione cinematografica di quando da bambini si giocava alla guerra. Il risultato è: un elicottero fatto saltare per aria? WOLVERINES! Agguato ai carri russi spuntando da un nascondiglio mimetizzato sotto terra? WOLVERINES! E via così.
GHIOTTONI!! Ehm no volevo dire…. WOLVERINES!!
“Alba rossa” alla fine è davvero ammirabile proprio per la sua impossibilità di etichettarlo con precisione, per tutta la sua durata, con ostinazione, il film riafferma tutte le differenti anime che lo compongono. Riesce ad essere epico e spettacolare, ma anche emotivo quasi sentimentale. Ad una prima occhiata può sembrare propagandistico e patriottico, in realtà è pieno di stoccate critiche piazzate da ambo i lati.

Lo so che può sembrare “South Park” ma in realtà è “Alba Rossa”.
Resta un film rigoroso dal punto di vista della credibilità bellica, che sa anche mettere in scena il senso di oppressione di dover vivere sulle montagne come combattenti per la libertà, inoltre, è un film che gestisce benissimo lo scorrere del tempo: i personaggi evolvono (o forse dovrei dire crescono) davanti ai nostri occhi sempre in modo credibile, con un finale quasi beffardo rispetto agli intenti iniziali di un blockbuster estivo fatto per gli adolescenti. Ma soprattutto è un film che riesce ad andare oltre alle vostre idee politiche coinvolgendovi, ribadendo che il Cinema è superiore a tutto.

Tutti i film che fanno oggi son di destra, se annoiano son di sinistra (cit.)

Milius sarà pure di Destra e lo è sicuramente, ma etichettare “Alba rossa” solo come un film di Destra sarebbe sminuirlo. Se dovessi dire ora cos’è “Alba rossa”, direi che è il riuscito lavoro di un filmaker dalla schiena dritta, la testa dura e la convinzione dei suoi mezzi. Se tutti i film su commissione in grado di scatenare polemiche, fossero fatti con questa cura, il Cinema sarebbe di gran lunga un posto migliore. Ed ora, tutti insieme a pieni polmoni…. WOLVERINES!!

Trovate la locandina d’epoca del film sulla pagine di IPMP.
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