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Alien Covenant (2017): Contratto con Dio

Il mio fumetto preferito parla di un Predicatore, una sicaria e un vampiro irlandese che si
mettono alla ricerca di Dio, per fare i conti con il suo comportamento. Il mio
rapporto con “Alien Covenant” può essere riassunto così: l’ultima tappa di una
lunga ricerca di Dio iniziata molti anni fa.


Il Dio in
questione può essere solo uno, l’onnipotente Dio Ridley Scott, in fondo,
risponde a tutte le caratteristiche, anche iconografiche: maschio, bianco e
barbuto, ma soprattutto con una folla di fedeli che lo invocano e sono sempre
pronti a giustificare la sua totale assenza ormai da decenni, sulla base di trionfi
datati e basta un film riuscito anche solo per metà come The Martian, i cui meriti andrebbero divisi con drew GODdard, ma ai bimbomink…
Fedeli del Dio Ridley basta la sua presenza perché lui è quello che ha diretto
il film che alla sua uscita, nessuno si inculò nemmeno per errore, i cui tre,
(TRE. T-R-E) director’s cut sono stata celebrate come il secondo avvento e poi
cavolo, lui ha diretto ALIEN!
Niente i
bimbomink… Ehm, fedeli non vogliono sentire che “Hannibal” (2001) è una
marchetta, che “Le Crociate” (2005) ed “Exodus” (2014) sono film ridicoli e, se
per caso, provi a dirgli “Un’ottima annata” (2006) si mettono a gridare
fortissimo ALIIIIEEEENNNNNNN! Poi
scappano urlando colpendosi la fronte con la mani e bofonchiando una cosa come
“Acqua calda brucia bambino” o una roba così.
Ma la mia verità
è questa: Dio Ridley, ormai da molti anni non ci credo più in te, perché ti è
andata bene con “Il gladiatore” (2000), quello che improvvisamente è diventato
il film preferito di TUTTI e che io stesso ho visto cento volte (mio padre ha
fatto ben di peggio, storia vera), tutto estetica, campi di grani già pronti
per le pubblicità Barilla e un allegro battersene il cazzo dell’aderenza
storica, ma va bene Dio Ridley, tu fai cinema mica documentari sull’antica
Roma. “Il gladiatore”, “Blade Runner” e Alien, la santissima Trinità su cui è
basato il tuo culto Dio Ridley, ma a dirla fuori dai denti, per quanto mi
riguarda, di questi tre, il tuo vero capolavoro indiscusso è quello con Sigourney
(da magari “I duellanti” via!), il problema è che io la penso così, tu no.


“Qualcuno a questa tavola mi tradirà” , “Quando è ubriaco sempre con me se la prende”.

Che poi è il
motivo per cui ci ho messo così tanto a decidermi a scrivere di questo nuovo
film, dovevo capire, me lo sono visto due volte (doppiato e in originale), ma
niente, incomprensibili ragni nei letti a parte, questo film mi puzzava (non ti
dico di cosa) e sapevo che mi avrebbe messo a dura prova, perché la saga di Alien mi piace troppo per
dovermi puppare un altro brutto capitolo, però era ora che tu ed io Dio Ridley
facessimo un discorsetto.

A memoria mia,
non ricordo un altro regista che abbia schifato così tanto l’idea di tornare a
lavorare su una delle sue opere, come ha fatto Ridley Scott (aka: DIO) con Alien, un malcelato sdegno rivolto anche
a quelli che, invece, il testimone lo hanno raccolto volentieri. Poi? Poi dopo schiaffoni in faccia al botteghino,
torna buono tutto, anche fare comunella con Cioccolatino Lindelof e sfornare Prometheus, il film scritto da un
cretino e diretto da un gran tecnico di grande talento.
Perché è sempre
stato così Dio Ridley, tu ed io avevamo un contratto ed io l’ho sempre
rispettato, anzi ci ho sempre creduto, i tuoi film sono sempre stati tutti
molto ben girati, idioti quanto vuoi, capaci di raggranellare noccioline al
botteghino (ma i tuoi bimbomink… Fan, dove sono?), ma comunque girati bene. Poi
è arrivato “Alien Covenant” e tu Dio Ridley hai pensato bene di sbattertene di
quel contratto.



Cito una divinità per insultare un’altra.

Basta guardare
l’inizio di “Alien Covenant” per capire l’andazzo: l’androide David pronunciato
DEEEEEEvid (Michael Fassbender) discute con il suo creatore Guy Pearce che
almeno non è sommerso da chili di brutto trucco, ma nel giro di due film ha
accumulato un tempo sullo schermo di pochi minuti. Se tu che sei il mio
creatore signor Weyland, ma io in quanto androide vivrò molto più di te, vuol
dire che sono meglio del mio creatore? Di tutti i pipponi filosofici di cui
questo film è farcito, questo è l’unico interessante, ma Dio Weyland come Dio
Ridley non risponde, al massimo ordina: “Versami il tè”.

“Ma versatelo da te il tuo tè, tiè!”

Trama? Di fatto
la stessa di Alien, di cui questo
inutile prequel ricalca (malamente) tutte le situazioni: l’astronave dal nome
biblico (giusto per chiarire l’andazzo) USCSS Covenant è un’arca con a bordo
coppie, non di ogni specie, ma solo di umani, marito e moglie. Lo scopo (ah ah!
Ha detto scopo!) della missione è colonizzare, terraformare e popolare Origae-6,
ma sorpresa, proprio come in Alien,
ci vuole qualcosa per interrompere l’ipersonno dei coloni a bordo, una tempesta
solare prima e un messaggio di aiuto. poi. Come detto: tutto esattamente
identico al film del 1979, con un’unica (doppia) variante, lasciatemi l’icona
aperta.

“Alien Covenant”
funziona così, sono 122 minuti divisi tra pipponi filosofici sui massimi
sistemi del nulla, tutti quanti snocciolati dall’androide David 8 (detto
Davidotto), in cui ogni tanto, partono a casaccio delle scene d’azione, anzi,
dei momenti da film horror, in cui qualcuno muore. Quindi, ricapitolando il film
è questo: “Ma la vita è un sogno? Oppure, la supercazzola con doppio
scappelalmento a sinistra come se fossi antani aiuta a vivere meg.. ARRRGHHH!!
Che cazzo è!? SBRAGN! SBUMMM! GRRR!! … Ma tarapia tapioco di voi creature
creaturate abili suonatori di piffero e prematura anche col rispetto per
l’autorità AAAARRGG oh my God! SBRENGH! SBRUMM!”. Tutto così, per 122 minuti.



“Non sto capendo nulla”, “Tranquilla ora ti spiegSBRANG! SBREMM! AAARGH!”.

Non penso ci sia
nulla di più irritante di un prequel, che non aggiunge nulla alla storia, ma che
di fatto è un remake sotto falso nome (ogni riferimento al remake de La Cosa del 2011, è puramente voluto!),
inoltre “Covenant” è in disastroso equilibrio tra le sue due anime. Da una
parte le ambizioni alte di Ridley Scott(o), proprio come l’androide di Fassbender,
il suo piano è quello di creare un ibrido, inserendo filosofia dentro Alien, un
film che ormai chiaramente lo infastidisce a cui non vuole più essere
associato e renderlo il più simile possibile a quello che è il film per cui
vuole essere ricordato, ovvero “Blade Runner”.

Non credo sia un
caso che alla sceneggiatura, troviamo John Logan, autore dell’ultimo successo
al botteghino di Ridley Scott (“Il gladiatore” appunto) che, infatti, cosa fa? Appena
i colonizzatori atterrano sul pianeta, si ritrovano a camminare in un campo di
grano coltivato, ma ancora con sto grano!? Adesso devo aspettarmi Xenomorfi (o
Neomorfi come li chiamano ora) che accarezzano le spighe nelle pubblicità della
Barilla!?



Dove c’è Dio Ridley c’è casa.

Il Dio Ridley
Scott(o) chiama lo schema di gioco “F&F” (Filosofia & Fassbender) e il
suo fedele apostolo John Logan esegue, infatti Fassbender si sdoppia, perché
tanto Ridley sa che è lui la ragione per cui le signore correranno in sala a
vedere il film, quindi l’Irlandese interpreta i due androidi del film,
alternando accento inglese e recitazione compassata, ad accento americano e
sguardi da matto, da una parte abbiamo David e dall’altra Walter e non venite
a dirmi che non sono un chiaro riferimenti agli Dei di Ridley, ovvero i
produttori David Giler e Walter Hill?

Peccato che gli
infiniti (e PALLOSISSIMI!) monologhi filosofici in cui si lancia Fassbender non
abbiano alcune legame con la storia, anzi mi sembrano che siano stati scelti
per essere recepiti dal grande pubblico, Ozymandias ormai è stato
definitivamente sdoganato da “Breaking Bad”, quindi non è certo una scelta
altamente ricercata. Inoltre, Fassbender che si bacia da solo e che insegna a
se stesso a suonarsi il piffero, no davvero, ho temuto una deriva auto erotica
di “Shame” (2011) che poi è anche l’ultimo bel film di Fassbender, prima che si
svendesse ai blockbuster, basta
Michael basta! Ogni settimana esce un tuo nuovo film, cominci a sembrare Nicolas
Cage!



Il prossimo passo Michael, è un bel parrucchino.

Nel tentativo di
cancellare il ricordo di Alien dalla mente degli spettatori, John Logan in
missione per conto di Dio (Ridley), cancella tutti i legami con il passato,
quindi via Elizabeth Shaw con buona pace di Noomi Rapace, ma, soprattutto, via gli
Ingegneri di Prometheus che tanto Scott non ha mai saputo che farsene di quei
Cristoni pallidi, quindi John levameli dalle palle!

Bisogna dire, però,
che gli Ingegneri se ne sono andati davvero con onore, quando Fassbender
arriva con la sua astronave sul pianeta popolato da Ingegneri (come si chiama?
Politecnico?) loro lo guardano con sguardo ebete e mentre gli scarica addosso
la letale tossina, qualcuno gli fa anche ciao ciao con la manina (storia
vera!).



Ingegneri, una fine degna del vostro nome (e titolo di studio).

Peccato che queste
insopportabili svolte filosofiche (del tutto inutili) della storia, soffochino
l’altra natura del film, perché spogliato della ambizioni di Ridley Scott(o)
“Alien Covenant” non è altro che un horror, di fatto il cattivo Fassbender è un
“Mad Doctor” che pensa bene di creare una nuova razza perfetta, che non è
chiaro perché sia perfetta, se non nel suo essere molto efficace ad uccidere.

Negli horror
l’orrore non deve essere spiegato per filo e per segno per fare paura, no? Alien ne era un ottimo esempio infatti,
gli Xenomorfi mettevano una paura fottuta grazie alla regia ispirata di Ridley
Scott e al fatto che di loro sapevamo solo questo: sono perfette macchine di
morte. Infatti, Alien a distanza di
quarant’anni fa ancora una gran paura, proprio per questa ragione: prima di
essere un grande film di fantascienza, è una lezione su come bisognerebbe
sempre dirigere un film horror.



“Ti ho detto che dopo il pancreas dovevi girare a sinistra ma tu no! Sempre a fare di testa tua! guarda dove siamo sbucati ora!”.

Quindi, per
distruggere completamente il lascito di Alien
e ibridarlo trasformandolo in qualcosa di più simile a Blade Runner, Ridley per
prima cosa deve per forza raccontarci le origini degli Xenomorfi (a cui non
frega davvero niente a nessuno se non a lui), dopodiché come fai a trasformare
un’icona Horror da un uomo nero spaventoso, a simpatica macchietta? Facile! Lo
rendi protagonista di un’infinità di orroricchi scemi non all’altezza
dell’originale. Alla fine è capitato a tutti, a Freddy, a Jason, a Michael (non Fassbender)
ed ora tocca pure agli Xenomorfi, grazie Ridley, grazie di cuore!

Se non avesse
mire filosofiche “Alien Covenant” potrebbe essere tranquillamente bollato come
uno stupidissimo slasher movie, soltanto molto, ma molto costoso. Basta
guardare la scena della doccia per capirlo: quante adolescenti poppute bionde
avete visto trucidate sotto la doccia da silenti assassini? I protagonisti, poi,
sono dei completi idioti, proprio come i teenagers che di solito Jason
trasforma in carne tritata.



Siamo già pronti per il prossimo Scary Movie.

Non mi riferisco
tanto a Billy Crudup (nemmeno mi ricordo il nome del suo personaggio) che
invitato da Fassbender, guarda dentro l’uovo di Xenomorfo, pensando di trovarci
una sorpresa della Kinder, è un’idiozia lo so, in una situazione del genere,
dopo le rivelazioni, nessuno seguirebbe un androide chiaramente folle ed oggi
nel 2017, nessuno si avvicinerebbe alle simpatiche ovette, ma di fatto è lo
stesso errore che farà Kane (ciao John Hurt ci manchi!), perché purtroppo dobbiamo ricordarci che per quanto
inutile questo è un prequel.

Se avessi visto Alien scapperesti, ma purtroppo sei il personaggio di un brutto prequel.

Sono gli altri
personaggi ad urtarmi ancora di più. La tizia che si mette a sparare a caso
dentro la nave, provocando un’esplosione, porta avanti la tradizione del
“Biologo che tocca gli animali” del film precedente. Ma quello che mi fa incazzare ancora di più è che porco mondo!
Il contratto che avevo con Dio era chiaro: Ridley dirige bene, ma qui questo
horror da quattro soldi (girato con ben più di quattro soldi) non è nemmeno
girato bene!

Il montaggio è un
casino, tanto confusionario che alcune scene sono del tutto incomprensibili,
c’è una linea sottile tra un montaggio volutamente sincopato, per rendere il
panico crescente dei protagonisti (mariti in ansia per le moglie e viceversa) e
una regia svogliata e scene montate a tirar via. Non basta l’ultima scena, in
cui lo Xenomorfo, ormai ridotto ad una semplice bestia feroce sbavante (rifate
la stessa scena con un Raptor di Jurassic Park e il risultato sarà lo stesso) impegnato a inseguire la protagonista,
a farsi perdonare due ore di casino e inquadrature sui corridoi che sembrano
messe lì solo per ricordarci che comunque questo è Alien e per rigirare
sadicamente il coltello nella piaga.



“Perchè mi avevo voluto nel titolo se poi nessuno gioca con meeeee!”.

Parliamo di
questa scena finale, per numero di stacchi di montaggio e coreografia generale,
è comunque molto notevole, vista sul grande schermo fa la sua figura,
ma aggiungerei anche una frase in Francese che riassume bene il concetto, che
suona più o meno come: grazie al cazzo, quando puoi permetterti un open space
pieno di tecnici di CGI indiani che lavorano venti ore al giorno ci manca pure
che mi fai una brutta scena finale.

Trattandosi di un
orrorino grondante sangue, devo dire che gli ammazzamenti mi sono piaciuti,
l’alieno che spunta dalla schiena, invece che dalla canonica pancia, è forse
l’unica scena che ricorderò del film, peccato che comunque la CGI con cui sono
animati gli alieni, sono piuttosto certo che tra tre anni risulterà già
vecchia, anzi, già ora mostra piuttosto la corda e fa rimpiangere i vecchi Facehugger
di gomma e persino l’ultima scena, nell’ottima del film Horror di serie B (con
i soldi della seria A) davvero vi ha sorpreso? A me è sembrata più prevedibile
di una replica dell’Ispettore Derrick.



Proposta per un drink game: Si beve quando compare James Franco! (… E tornarono tutti a casa sobri).

Spendo due parole
sul resto del cast, o per lo meno degli unici che ricordo, tipo Danny McBride
impegnato a fare la parte di se stesso, quindi se non altro si fa notare in
mezzo a questo vuoto di carisma, mentre Katherine Waterston è un personaggio
del tutto derivativo, la volontà di rifare male Alien a tutti i costi, vuole che ci sia una donna a combattere
contro lo Xenomorfo, l’unico interesse che ha sviluppato in me il personaggio
della Waterston sono i suoi capelli, durante entrambe le visioni del film mi
sono ritrovato a chiedermi: ma perché hanno dovuto per forza pettinarla come
Marcellino pane e vino?

“A che pensi Marcellino?” , “Vorrei tanto denunciare il mio parrucchiere”.

Come detto, lo
scontro finale è derivativo, derivativo ed urticante, perché non è altro che
una copia moscia dello scontro tra la regina aliena e il Power Loader guidato
da Ripley nel film di James Cameron.
Ditemi pure che ormai mi era saltato il Facehugger al naso, però sentire un
sintetico dire la frase “Terminato”, mi è sembrato uno sfottò proprio al più celebre personaggio di James Cameron,
per non saper né leggere e né scrivere, durante la visione sono esploso in un
“Ma vaffanculo vah!” (storia vera).

“Noi gridiamo in coro, evviva, evviva, urrà, sì, sì! Cameron, Cameron, viva Cameron!”.

Questa volontà di
riprendersi con forza la proprietà intellettuale della saga di Alien e di
traghettarla verso direzioni nuove da parte di Dio Ridley è palese anche dal
fatto che il progetto di Neill Blomkamp, che seguiva il filone Cameron della
saga, è stato osteggiato in ogni modo dal fratello di Tony Scott, che ormai già
da tempo era il mio preferito della famiglia. Per assurdo, epurato dalla
volontà di fare filosofia a tutti i costi e dalla spocchia di Dio Ridley,
“Alien Covenant” avrebbe potuto essere un ruspante prequel, invece che questo
schizofrenico disastro affetto da personalità multipla, per assurdo se lo
avesse diretto Tony, forse ci saremmo divertiti di più, o per lo meno non ci
sarebbe venuto il fegato marcio.

“Tranquilli raga, sto già scrivendo il rilancio di Halloween contenti?”.

Se questa è la
direzione che Dio Ridley ha intenzione di dara alla saga, onestamente non credo
di essere interessato, come già non ero interessato a questo film, non era
necessario, visto che godeva già di tutta la mia stima (per quello che può
contare), ma sono sempre più convinto che il miglior Alien lo abbia diretto
James Cameron. Che poi, diciamocelo chiaramente: non servivano i resti
stracciati del contratto per sapere che la mia fede nel creatore è terminata
tanto tempo fa, quindi Dio Ridley può giusto versarmi una tazza di tè.

Perché ho smesso
di credere in Ridley Scott da diversi anni ormai, però in compenso, ho
ricominciato a credere in Babbo Natale.
Oh, jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Ed ora, in un
ritardo mostruoso, posso finalmente andarmi a leggere i pezzi del Zinefilo e di
Doppiaggi italioti sul film! E già che ci sono mi sparo pure non comprate quel
biglietto!




Inoltre, vi ricordo come sempre tanti quintali di materiali alieni sul blog 30 anni di Aliens, dichiarato deRidleiscotticizzato ormai da tempo.
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