Home » Recensioni » Alien – Romulus (2024): PARACULUS

Alien – Romulus (2024): PARACULUS

Cosa hanno in comune La casa – Il risveglio del male, Terminator Destino oscuro e qualcuno di quegli Indiana Jones che non esistono? Ok, sono tutti film, ma a parte i paragoni ovvi intendo. Sono tutti titoli che giocano su basse o bassissime aspettative, malati della maledetta malinconia che cresce nel petto anche del pubblico come un Chestburster e che fondamentalmente si riassume in un meme: film che sanno benissimo che pareggiare (o addirittura fare meglio) dei primi capitoli originali intoccabili è impossibile, quindi puntano al terzo posto e si gasano del “Bronzo”. Il problema è che lo fa anche il pubblico e nel caso di “Alien – Romulus”, anche alcune penne degne di stima che sono scivolate sulla bava acida di Xenomorfo battendo una sonora culata a terra. Auch!

Ma poi io mi chiedo, ma che ha questo Fede Álvarez che vi fa perdere a tutti la ragione? A partire da Sam Raimi che lo ha lanciato, ogni volta che il regista uruguaiano sforna la sua nuova leccata di culo il pubblico si scioglie, perdonandogli – anzi esaltandolo! – per trovate che altrove di norma ama prende a colpi di Bazooka. Anche perché risultati alla mano, cosa avrebbe diretto di davvero buono Álvarez? I due Man in the Dark? Il remake de La casa? Per favore non ditemi il suo Non aprite quella porta firmato insieme al compagno di merende Rodo Sayagues eh! Li trovate tutti cliccabili, giusto perché ho già speso il mio bel tempo a dire la mia sulla paraculaggine di Álvarez, sta tutto nero su Bara.

“Alien – Romulus” e la situazione su “Infernet” all’uscita di ogni nuovo capitolo di una saga storica: un riassunto per immagini.

Sta di fatto che forte dell’amore che il pubblico prova per il nostro Fede, il suo “Alien – Romulus” era molto atteso e complice un’uscita nel periodo giusto (perché la Fox aspetta le mie ferie per far uscire i suoi film, forse spera di schivarmi), il film sta facendo bei soldi e dividendo il pubblico per i motivi sbagliati o meglio, sta unendo il pubblico nel suo intento, quello iniziale, ovvero di puntare alla medaglia di bronzo. «Il miglior Alien dai tempi del primo e del secondo!» uhhh meraviglia! Mamma mia se vi esaltate per poco eh? Ma poi ci rendiamo conto della stupidità congenita di questa frase (fatta) che torna fin troppo spesso in questo periodo di malinconia cinematografica dilagante? No, altrimenti non verrebbe utilizzata ad ogni piè sospinto.

Come ha fatto Fede Álvarez a vincere questo bronzo (a detta di tanti, non mia) più festeggiato di un oro? Facile, facendo quello che fa sempre, ovvero leccando il culo al capoccia di turno, in questo caso Ridley Scott che ha approvato l’operazione e che figura tra i produttori, perché Álvarez è un paraculo ma non è affatto stupido, è uno che i compiti a casa li fa, quindi non ha ripetuto l’errore di Neill Blomkamp e del suo “Alien” perduto, nato per essere il vero terzo capitolo della saga e per ammissione del regista sudafricano, palesemente ispirato ad Aliens – Scontro finale. Lesa maestà nei confronti di quello borioso di casa Scott che ha fatto di tutto per ammazzare la carriera a Blomkamp, avallando invece uno che gli ha allegramente passato la lingua sul culo come Álvarez che però poi, stringi stringi, forse ha pescato quasi più dal capitolo di Cameron che da quello di Scott, ma andiamo per gradi come avrebbe detto Anders Celsius.

Il collega di lavoro che fa carriera perché lecca il culo al capo.

Vorrei capire perché un regista dalla buona tecnica e quando ha voglia, anche dal buon occhio come Fede Álvarez, si ostini a scrivere sceneggiatura insieme al suo compagno di merende, il pasticcione Rodo Sayagues, anzi, più che altro vorrei capire perché gli viene ancora concesso di farlo, anche dal pubblico che per molto meno bastona, ma con Fede di mezzo, applaude, mistero. Sta di fatto che “Alien – Romulus” è il solito film del regista uruguaiano, abbiamo un’altra banda di ragazzini senza carisma di cui non ricorderemo il nome nemmeno durante la visione, che si aggira all’interno, non di una casa (che poi è uno chalet o quella di un non vedente incazzato) ma un’astronave, cambia il mostro di turno e alla fine il gioco è lo stesso. Come per il suo remake di Evil Dead, l’inizio ad una prima occhiata sembra buono (ma più ci pensi e più capisci che la premessa è stupidissima), il secondo atto è ritmato e pieno di primi piani di ragazzini che sgranano gli occhi davanti all’orrore e il terzo atto? Un pasticcio caciarone e fondamentalmente paraculo che manda tutto in vacca definitivamente. A ben guardare però questa volta, un Ash il nostro regista ha dovuto infilarcelo per forza, dopo aver provato (… Credici!) a farne a meno nel 2013. Ultima premessa: siccome è impossibile argomentare questo disastro senza andare nel dettaglio, diciamo che vi darò un parere generale il più dettagliato possibile ma senza spoiler e poi, dopo avervi prontamente avvisati, ci sarà la parte con le anticipazioni ok? Pronti all’ingaggio!

Dicono che nella vita ci voglia Fede, forse, di sicuro non Fede Álvarez.

Visto che il filosofeggiarsi addosso di Ridley Scott(o) ha fatto stagnare la saga di “Alien”, la nuova proprietà intellettuale Fox acquistata da poco dalla Disney, applica la formula già rodata di inserire protagonisti giovani all’interno di un franchise che non interessa minimante ai giovani, quindi “Romulus” sta alla saga di “Alien” come Prey a quella di “Predator”, con la differenza di piazzarsi – in modo molto paraculo, quindi stile Álvarez – proprio a metà tra i due capitoli più universalmente amati, cronologicamente a cavallo tra il primo e Aliens – Scontro Finale, una mossa alla Rogue One per restare in casa Disney.

Sul pianeta minerario governato dalla solita potentissima Wayland-Yutani, la giovane Rain (Cailee Spaeny) non trova impiego come tutti i giovani della galassia, per evitarsi anni di durissimo lavoro nelle miniere e non avendo un parente in politica, la ragazza insieme al compare androide non del tutto registrato di nome Andy (David Jonsson), punta su un piano rischioso, insieme agli amici Tyler (Archie Renaux) e Kay (Isabela Merced) accettano il compito di recuperare alcune capsule criogeniche da una stazione spaziale abbandonata, la Romulus del titolo, per poi viaggiare verso il verdeggiante pianeta Yvaga III, insomma dieci minuti di paura e poi anni di riposo. Ora, sul perché la potente Wayland-Yutani non sappia nulla del vero contenuto della stazione mi sembra già assurdo, ma ricordate che questo film è come il remake di Evil Dead, ha una premessa che ad una prima occhiata tiene botta, ma in realtà si rivelerà presto scemissima.

«Ti piace David Fincher?»

La premessa con cui Fede Álvarez era quella di riportare la saga all’atmosfere del primo film, il fatto che nella scena iniziale, insomma nei primi cinque minuti che determinato tutto l’andamento, Álvarez rompa il silenzio spaziale (quello dove nessuno può sentirti mandare a ‘fanculo il regista paraculo) con un’esplosione, è già una mezza dichiarazione di intenti, anche se nella sua smania paraculistica, Álvarez ha pescato da TUTTO quello che ha dimostrato funzionare (ma anche no) nella saga, quindi il procedere per micro obbiettivi all’interno della stagione spaziale è stato pescato a piene mani dal videogioco “Alien Isolation”, e da “Dead Space” (che a sua volta citava il film di Ridley, lo Scott che ama essere lodato), tutta roba che al pubblico piace ma beccami gallina se Álvarez ha creato una, dico una cosa nuova. Tutto quello che non ha citato, lo ha rubacchiato, ci dobbiamo esaltare per questo? Forse voi sì, ma io in quanto pilota di Bare Volante ho un altro ruolo, sono qui anche per farvi tornare con i piedi a terra e ridimensionare i vostri facili entusiasmi. Un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà farlo.

Iniziamo subito dai pregi, che ci sono eh? Ho sempre sostenuto che Álvarez ha una buona tecnica e qui si conferma come un regista che ha fatto i compiti, introdotti i personaggi e spiegata velocemente la missione, il suo “Alien – Romulus” parte quasi come una versione alternativa di Aliens – Scontro finale (ma con il benestare ottenuto da nonno Ridley) dove invece di seguire Ripley come abbiamo fatto in tutti i seguiti della saga, ci concentriamo sulla creatura rimasta indietro. Il titolo a cui ho visto, molte penne hanno dato fin troppa importanza, deriva dai due moduli speculari Romulus e Remus che non hanno alcuna spiegazione aggiuntiva, se non tutte le letture di secondo (terzo e quarto e quinto) livello che al film sono state appioppate e che ad Álvarez non interessano minimamente. Film sulla malinconia? Che parla alla generazione Z? Ma cosa? Solo perché il primo scribacchino stipendiato lo ha scritto non è detto che sia vero o che vada ripetuto a pappagallo.

Ho sperato che dalla nebbia uscisse James Cameron per prendere a schiaffi Álvarez.

“Alien – Romulus” non è un modo per spiegare alla generazione Z come lasciarsi indietro la malinconia, alla generazione Z la malinconia per la roba della nostra gioventù non frega un accidente, anzi, in generale ai ragazzi spesso, non interessa proprio la narrazione, a loro bastano contenuti social a tema che siano divertenti e ficcanti. Quindi qual è il target di riferimento di “Alien – Romulus”? Lo stesso di Prey, siamo noi vecchiacci, Álvarez lo sa, la Disney lo sa anche meglio di lui, quindi tutta la prima parte riuscitissima del suo film, quella piena di effetti speciali pratici, in cui tutti a partire dal regista si sono impegnati molto per ricreare l’atmosfera del primo capitolo, sorprende sì, forse perché nessuno si aspettava tanta cura (è stato il successo di Prey a far arrivare questo film in sala, originariamente era stato pensato per lo streaming anche lui, storia vera), ma sembra quasi di vedere il furbissimo Fede fare il primo della classe che ha studiato le lezione, si comporta bene per conquistarsi la fiducia del pubblico per poi gettarsi su quello che gli interessa davvero: citare, strizzare l’occhio, darci giù di gomito a non più non posso. Come in un episodio di Scooby Doo, Fede Álvarez cala la maschera e si conferma per quello che è in realtà un paraculo, GIE GIEI Álvarez.

«Nella prossima scena mettiamo tre citazioni a scontro finale una al film del produttore e una ad… AVP, crepi l’avarizia! Cinque in totale, cinque ne voglio»

Un personaggio in particolare viene utilizzato come Wikipedia di Alien, il suo compito è quello di fare la voce (quasi) fuori campo che spiega cose, supportato ovviamente da una vecchia gloria di turno – che in questo tipo di operazioni malinconia non può mancare mai – che ci racconta cosa è successo a bordo prima dell’arrivo dei protagonisti, un film a ben guardare forse più interessante di “Romulus” che però è già andato in onda, quindi a noi tocca la replica di Álvarez che diventa replica in tutto e per tutto.

Non può mancare il primo piano sullo Xenomorfo che fa il “labbrino”, se l’acido del suo sangue cade, deve farlo per forza su un tubo o su una superficie corrugata, e farlo con lo stesso angolo di inclinazione in cui Ridley ci svelala per la prima volta il segreto (acido) del sangue delle creature disegnate da Giger. GIEI GIEI Álvarez sa benissimo che tutto quello che interessa a buona parte del pubblico è puntare il ditino verso lo schermo per potersi vantare in sala con gli amici di aver riconosciuto l’ennesima (palese) citazione e poi magari, fare i parellelisimi del cazzo su “Infernet” per atteggiarsi a cinefili, quindi infarcisce “Romulus” di centinaia di scene così, pescando per assurdo, più dagli altri “Alien” che da quello con mire da filosofo di casa Scott.

Esiste un’immagine di questo film che non sia una citazione ad un altro Alien? (risposta: No)

Alieni che nuotano da “Alien 4”? Il sorrisone faccia a faccia da Alien 3 vuoi non metterlo? Ma GIEI GIEI Álvarez nella sua foga citazionista non lascia indietro nulla e sporca il foglio, dove molti, anche qualcuno di voi tra coloro che stanno leggendo queste righe, si è esaltato a partecipare a questo grande caccia al tesoro “Trova la strizzatina d’occhio”, io francamente ho sentito la catena scendermi, e con catena intendo le palle, perché che senso ha guardare un film che sembra un puzzle fatto con i pezzi migliori degli altri film, specialmente se poi non risulta meglio della somma delle parti? Cioè sul serio ci dobbiamo esaltare per questo? Perché GIEI GIEI Álvarez ha firmato un film che è meno peggio degli altri e quindi va bene così? Se sull’altare della malinconia dobbiamo sacrificare lo spirito critico allora che ci stiamo a fare? Se poi vale il discorso è appena uscito, è di moda scriverne, parliamone bene per forza perché tanto di peggio in giro, anche in questa saga, si trova (coff! Coff! Alien Covenant Coff! Coff!) sul serio, giocate i voi a questo gioco idiota da Social, io preferirei vedere bei film, piuttosto che film pieni di citazioni ad altri.

Ma poi siamo sicuri che sia davvero meglio di roba diretta in condizioni proibitive e con mille paletti come il film di Fincher? Solo perché questo “Alien – Paraculus” è l’ultimo arrivato non vuol dire che sia il meno peggio per forza, anche perché il suo disastroso terzo atto parla chiaro e da qui in poi vi avviso, per analizzarlo dovrò andare un po’ nel dettaglio quindi… SPOILER!

Nello spazio nessuno può sentirti bestemmiare per gli SPOILER (anche perché vi ho avvisati)

Ora capitemi, non voglio fare il puntiglioso o quello che passa per il vecchio fan(antico) Alieno che ama fare la punta al C… hestburster, però ormai la saga di Alien e la sua iconografia sono di pubblico dominio, trovarsi davanti a certe soluzioni fa veramente pensare che GIEI GIEI Álvarez ci abbia presi tutti per scemi o che basti la nostalgia a giustificare tutto. Inoltre e questo lo scrivo per togliermi un sassolino dalla scarpa, avere sfrangiato i maroni con presunti errori di continuità in Furiosa senza capire l’ovvio (un film compendio basato sui ricordi della titolare) ed ora tanti di voi si stanno lanciando in odi sperticate per ‘sta roba che si arrampica da una soluzione assurda all’altra, per sfociare in un terzo atto che è la sagra della cazzata.

Prendere la prova dell’attore Daniel Betts e sotterrarla grazie alla CGI sotto le sembianze di Iam Holm a cosa servirebbe esattamente? Considerando che Ash è mezzo distrutto e parla più qui che in tutto il film di Scott, era obbligatorio tutta questa fatica o era solo un modo da parte della Disney di dimostrare che da Peter Cushing si sono fatti passi in avanti? Ti basta lavorare per la Disney-Yutani una volta e sei di loro proprietà per sempre.

Il momento in cui realizzi che avresti potuto citare anche “Terrore nello spazio” di Mario Bava ma ti sei dimenticato di farlo.

Per la funzione semi immobile di androide-spiegone a questo punto, non sarebbe stato meglio pagare Fassbender? No, perché a quel punto avrebbe voluto dire accettare come parte del canone film brutti che comunque GIEI GIEI Álvarez abbraccia nella sua foga citazionista, perché altrimenti col cazzo che Ridley Scott ti produce e ti approva se non gli passi la lingua sul culo, quindi giù con quello strambo siero nero e perché no, anche con gli ingenieri, un po’ mimetizzati però, perché vuoi non pescare anche la parte più memorabile (nel senso di ricordata) dell’Alien di Jean-Pierre Jeunet? Non si butta via niente qui alla sagra del gomitino!

Sorvolo sulla protagonista che non ha MAI sparato un colpo in vita sua e sulla base di una veloce spiegazione (che è l’occasione per citare “Aliens”) spara meglio di un plotone di Colonal Marine, perché la Mary Sue di turno deve essere più pronta di Ripley altrimenti non risulta abbastanza inclusiva, anche se parliamo di uno dei modelli di personaggi femminili forti più riusciti della storia del cinema eh? No la Disney deve strafare. L’unica invenzione visiva di Álvarez è il volo tra la bava acida a gravità zero, che però non solo sparisce di colpo esattamente come i cadaveri degli Xenomorfi che l’hanno generata, ma poi si traduce nella scena con l’Alieno più gentile di tutta la saga, quello che ti pesca al volo con la sua coda invece di ingravidarti al volo.

Lei può fare quello che le mitragliatrici di “Aliens” (versione estesa) non sono state in grado di fare.

Ma poi io voglio dire, in una stazione senza più umani ma con tanti Facehugger che vengono “scongelati” per errore dai protagonisti, questo esercito di Xenomorfi esattamente, da dove sarebbe spuntato? Non ci sono abbastanza umani da infestare per giustificarne il numero a meno che… Malinconia! Vi ho messo le Reebok, vi ho messo l’ascensore (con rigoroso vento tra i capelli, lo ha fatto Cameron deve rifarlo anche GIEI GIEI Álvarez) volete che io non vi metta anche gli Xenomorfi che strisciano minacciosi nella stessa identica inquadratura già fatta da Jimmy? Se poi non ha nessun senso che si trovino lì, non importa, l’importante è che si faccia leva sui bei ricordi e se non sono belli (come Prometheus) l’importante è che siano facili da indovinare, perché tanto quello che conta non è la narrazione, non è fare bei film o raccontare storie, quello che conta sono le strizzatine d’occhio, i gomitini e in generale, esaltarsi a bestia per un film che si è auto nominato il terzo miglior Alien di sempre, anche se non lo è. L’unico suo primato è quello di essere il più paraculo, quello sì.

Ribadisco, mamma mia se vi basta poco per esaltarvi in questi tempi in cui conta solo la malinconia, io mi impegno a conoscere il passato e la storia del cinema, ma mi rifiuto di continuare a viverci. Ma tanto che parlo a fare, siete già in fotta nera per il secondo Beetlejuice.

Ora, passando a cose più serie, dell’unico regista che vorrei veramente vedere alla regia di un film della saga di “Alien”, magari parliamo tra qualche giorno, la mia Bara serve a questo e ad un’altra cosetta che mi resta da fare a questo punto davanti a titoli come “Alien – Paraculus”: decolliamo e nuclearizziamo. Visto GIEI GIEI Álvarez? Le so fare anche io le citazioni.

0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
78 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Until dawn (2025): un altro “Ricomincio da capo” in salsa horror

La prima notizia è che per scacciare un film tratto da un videogioco come Minecraft, dalla vetta dei film più visti, abbiamo avuto bisogno di un altro film tratto da [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing