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Allarme rosso (1995): Duello sotto il Pacifico

Dominio dei cieli? Fatto. Dominio in terra? Fatto. Cosa manca per il trionfo totale? Conquistare i mari  ed è quello che vedremo accadere oggi nel nuovo capitolo della rubrica… Lo Scott giusto!

Fa strano considerando la sua attuale condizione di film di
culto, ma anche Una vita al massimo
non è andato benissimo, come già accaduto dopo i flop al botteghino di Miriam si sveglia a mezzanotte e Revenge, Tony Scott ha sempre potuto
contare sul porto sicuro dei produttori Don (Simpson) & Jerry (Bruckheimer)
su cui ripiegare.

La nuova collaborazione prevede, ancora una volta, la Marina Militare, proprio come per Top Gun, ma questa volta con molto meno supporto da
parte delle forze armate, sì, perché il soggetto iniziale del film piaceva
abbastanza alla Marina, di fatto era stato venduto da Don & Jerry come una
specie di Caccia ad Ottobre Rosso
mescolato a “2001 Odissea nello spazio” (1968) con l’equipaggio di un
sottomarino nucleare statunitense impegnato ad impedire al computer di bordo
altamente avanzato di fare lo Skynet della situazione e lanciare i missili
atomici sulla Russia. Un’idea presto bollata come cretina dalla Marina, i
controlli di sicurezza impedirebbero di affidare un tale potere ad una
macchina, ma il bello del film è anche questo: la sua capacità di mettere in
dubbio le procedure, usando tutti i mezzi messi a disposizione dal cinema d’azione
per sfornare un thriller adrenalinico e muscolare come solo il cinema di Tony
Scott può essere.

Titoli di testa attivati, prepararsi all’immersione nel post!

Non è servito a nulla sventolare i fatti reali per
convincere i militari, capirete cosa poteva interessare agli Yankee di
quella volta nell’ottobre del 1962, quando un ufficiale di un sommergibile
sovietico di nome Vasilij Aleksandrovič Archipov
si rifiutò di confermare il lancio di una testata nucleare mentre era sotto
attacco da una nave da battaglia americana vicino a Cuba. La Marina americana
non approverà mai un film che parla di un ammutinamento a bordo di uno dei loro
sommergibili, ecco perché la scena iniziale con il giornalista a bordo di una
portaerei impegnato ad illustrarci la nuova crisi tra Russia e Stati Uniti, è
stata girata su una nave della Marina francese.

Anche se la scena dell’USS Alabama che s’immerge nelle acque è stata scippata da Tony Scott alla Marina, il tempo di
consultare l’avvocato per evitare cause legali milionarie e Tony era già a
bordo di un elicottero con la macchina da presa in pugno per filmare la scena dell’immersione
di un vero sottomarino dalla base di Pearl Harbour, ironicamente il vero USS
Alabama in partenza (Storia vera).

Me lo vedo lo Scott giusto appeso alla fiancata dell’elicottero con il vento in faccia, i Ray-Ban sul naso, un Cohiba acceso tra i denti che urla al suo operatore: Keep rollin! Keep rollin!

Per il titolo del film, invece, si resta da quelle parti, visto che la celebre e vincente squadra di Football universitario dello stato si chiama proprio Alabama Crimson Tide. Ed ora che ci penso anche la protagonista di Una vita al massimo si chiamava Alabama. Ok, basta, ho scritto Alabama tante di quelle volte che le parole non hanno più senso!

Sweet home Alabama (oh sweet home!)

Non riesco proprio a capire come si possa non andare giù di
testa per “Allarme Rosso”, ok il suo titolo italiano strizza l’occhio
fortissimo al più grande film di sottomarini mai visto al cinema, uscito solo qualche anno prima. Eppure, costato
cinquanta milioni di fogli verdi, con sopra la faccia di altrettanti presidenti
defunti, il film dopo essersi piazzato al primo posto degli incassi del fine
settimana di uscita (l’unico che conta per gli Yankee) ha portato a casa “solo”
157 milioni di dollari, piazzandosi in ventesima posizione tra i film più visti quell’anno, battuto anche da un film come “Waterworld”,
all’unanimità ricordato come un flop, senza mai esserlo stato davvero.

Di certo non un flop, ma nemmeno il trionfo che Don, Jerry
& Tony speravano, a parità di nemici russi mai mostrati in faccia, “Crimson
Tide” non ha attrici, quindi, niente storiona d’amore come in Top Gun, la colonna sonora di questo film
è grandiosa, ma non è entrata nell’immaginario collettivo come quella del film
di Maverick e compagni, anche se ha il suo zoccolo duro di appassionati, tra cui il vostro amichevole Cassidy di quartiere.
Il problema principale di “Allarme Rosso” è una premessa da
fantapolitica: il leader ultranazionalista ceceno Vladimir Radchenko (Daniel
von Bargen) ha preso il controllo di una postazione di missili nucleari nella
regione russa di Vladivostok, minacciando una guerra nucleare. Malgrado le
immagini di repertorio del presidente Bill Clinton, i due minuti iniziati di “Crimson
Tide” sono il MacGuffin che serve a far cominciare la storia, solo che sembrano
usciti dritti dalla Guerra Fredda, come se fossimo ancora tutti nel 1985, piuttosto
che dieci anni dopo.

“Aaaah-ha! Sembra di essere tornati a Saigon, eh, volpina?”, “Io andavo ancora al ginnasio, testa di c@%#o” (Cit.)

Per assurdo, “Crimson Tide” poteva essere realizzato solo
così, perché come ci illustra la didascalia a fine pellicola, nel 1996 la
marina militare ha modificato la regola per cui un capitano di vascello poteva
lanciare missili nucleari, affidando la decisione al Presidente degli Stati
Uniti in persona che, poi, è uno dei grandi pregi del film, ma nel 1995 questo
rigurgito di Guerra Fredda non deve aver colpito il pubblico, per assurdo,
considerando i soggettoni a capo di Russia e Stati Uniti oggi, “Allarme Rosso”
potrebbe essere stato semplicemente troppo avanti per il suo tempo.

Questo non cambia il fatto che la premessa iniziale – anacronistica
o meno – è perfetta per fare di “Crimson Tide” un fiero rappresentante di non
uno, ma due sottogeneri che personalmente mi fanno impazzire. Il primo non è nemmeno
un genere, ma proprio una tipologia di film: prendi un gruppo di uomini,
costringili a stare insieme in uno spazio ristretto e aspetta il dramma che
arriverà dietro l’angolo. Ogni riferimento al cinismo umano (o a titoli di una certa caratura) è
puramente voluto. Cosa può rappresentare meglio di uno spazio ristretto più di
un sommergibile? E qui arriviamo all’altro genere: i film di sommergibili sono
una bomba! Come si fa a non amare una situazione di partenza in cui si sfida l’abisso, dove la forza della natura e la tecnologia potrebbero tradirti ed ucciderti in
ogni secondo. Tony Scott sembra saperlo e nel film ne sottolinea l’appartenenza,
infatti uno dei suoi attori feticcio il grande James Gandolfini, qui tortura le
reclute interrogandoli sui grandi film di sottomarini della storia, “Mare
caldo” (1958) di Robert Wise con Burt Lancaster e Clark Gable, ma domande anche su “Duello nell’Atlantico”
(1957). Sui contributi, chiamiamoli “pop” di questo film, lasciatemi l’icona
aperta che più avanti ci torniamo.

“Chi era il tedesco con i capelli bianchi in duello nell’Atlantico? Ti conviene rispondere giusto”

La risposta americana alla ribellione di Radchenko non si fa
attendere, l’USS Alabama è pronto a partire, bisogna risolvere trovando un
sostituto fidato per il ruolo di secondo del Capitano Frank Ramsey, con la
benedizione del suo Jack Russell Terrier (insieme a The Mask questo è il film che ha reso popolari questi adorabili, ma
iperattivi cagnetti) la scelta ricade sul Tenente Comandante Ron Hunter che
piace a Ramsey per evidenti affinità, tipo la passione per i cavalli. Mi
verrebbe da aggiungere solo: i fratelli neri si danno all’ippica? (Cit.).

“Io ci piscio sul vostro sommergibile nucleare da milioni di dollari”

Altro giro, altro motivo perché io proprio non capisco come
non si possa andare pazzi per questo film, cioè: dove la trovate un’altra
pellicola che vi permetterà di vedere recitare insieme e spesso uno contro l’altro
due cavalli di razza come Gene Hackman e Denzel Washington? Che hanno battuto
la concorrenza di nomi come Al Pacino e Tommy Lee Jones il primo e Brad Pitt il
secondo (storia vera). Sono due dei miei attori preferiti di sempre, sono due donatori
sani di carisma e “cazzimma” sul grande schermo, qui duellano per 116 minuti.
Come si può non amare questo film? Come!? Ditemelo voi perché io non ci arrivo
proprio!

Non so voi, ma ho visto coppie ben peggiori di attori rispetto a questi due.

La quantità di scene diventate mitiche di questo film non si
contano, la partenza dell’USS Alabama sotto una pioggia battente, con un Gene
Hackman impegnato a fare il discorso ai suoi è leggenda, insieme al suo
cagnolino sono state anche parodiate identiche in uno dei più bei episodi dei Simpson
di sempre “Simpson Tide” (9×19 “Marinaio Homer”) e quando lo show di Matt
Groening ti omaggia, vuol dire che fai parte della cultura popolare di diritto.
Il tema musicale, invece, è stato rifatto in chiave Metal anche dai Nightwish (STORIA VERA). Vi ripropongo l’esortazione precedente: ditemi voi come si fa a non
amare questo film.

In un’ipotetica classifica, tra i migliori dieci episodi di sempre dei Simpson (e dobbiamo ringraziare Tony)

Tony Scott dirige la scena sotto la pioggia come se i
protagonisti stessero andando in contro all’Apocalisse (cosa che in effetti…) e
dà spessore all’ultimo momento in cui respirano “aria inquinata” prima di smettere
di vedere il sole fino alla prossima emersione. Per essere uno a cui i tramonti
e le inquadrature che sembrano dei quadri, vengono piuttosto bene, Tony regala
tutta l’enfasi necessaria al momento in cui Ramsey e Hunter si fumano l’ultimo
(primo per Hunter) Cohiba stringendo un rapporto di fratellanza maschile che
verrà incrinato, ma mai messo in discussione nel resto del film. Qui sentiamo
Gene Hackman dire che è bene non farsi piacere troppo “quei cosi” che stanno
fumando perché costano più della droga, ma è come se lo stesse dicendo quel
tabagista di Tony Scott.

“Quanto vantaggio ha su di noi Marko Ramius?”, “Cinque anni signore”, “Motori a tutta forza, andiamo a prenderlo!”

Privato della possibilità di sfruttare la luce naturale, quello
giusto della famiglia Scott non si fa nessun problema, rende patinata e
artistica la fotografia, come sempre, usando le luci degli schermi dei sonar e
dei vari marchingegni a bordo dell’USS Alabama. Fateci caso: l’addetto alle
armi Peter “Weps” Ince (i nomi “virgolettati” nei film dello Scott
giusto non mancano mai) interpretato da Viggo Mortensen ha sempre il volto
illuminato da una luce blu e rossa.

Per essere un thriller tiratissimo, poi, “Crimson Tide” è l’ennesimo
sfoggio di bravura da parte di Tony Scott che non fa MAI calare il ritmo
tenendolo su di giri. Le attese infinite che sono la normalità nella vita a
bordo di un sottomarino, sono utilizzate per approfondire e dare spessore ai
personaggi e il resto del tempo vengono caricate da Tony di momenti d’azione,
in cui i personaggi sono sempre in movimento (Denzel Washington tira di boxe e
corre lungo i corridoi del sommergibile, come se fosse in un parco pubblico), i
116 minuti di “Allarme Rosso” non hanno un solo momento di fiacca, non uno.

“Signore, abbiamo un’altra scena mitica in arrivo”, “Ma mi ero appena seduto un momento a prendere fiato”

Il che è incredibile se pensate che si tratta di un film
piuttosto tecnico, in cui tutti i personaggi snocciolano e urlano solo termini
legati alla strumentazione di bordo che, però, risultano semplicissimi da capire
anche a noi spettatori di terraferma, grazie a trucchetti semplici (il novellino
che fa domande sceme e viene cazziato, di fatto, spiegando anche a noi il
funzionamento di un sottomarino) e nessun passaggio verboso ed espositivo,
anche in un film molto parlato come questo.

“Allarme Rosso” non ha un filo di grasso addosso, ogni
dialogo è necessario e avvincente, la cena tra ufficiale con la diatriba «È
giusto bombardare il Giappone?» diventa uno scontro di culture ed ideologie in
quello che è a tutti gli effetti un film d’azione. Il Capitano Ramsey di Gene
Hackman è l’esperienza, risoluto nei modi ed interventista, uno che concede
quasi tutto al suo cagnetto, ma pretende il meglio dai suoi uomini, classico
caso di severo, ma giusto, il personaggio con il polso fermo e il pelo sullo
stomaco che vorresti al comando durante una situazione di crisi, insomma un
vero Yankee.

“Non vedo l’ora di immergermi. Troppo umido sulla terra ferma”

Più facile, forse, per noi spettatori della vecchia Europa
patteggiare per il giovane (e, non a caso, nero) Tenente Comandante Ron Hunter, Denzel
Washington è più avvezzo alla democrazia e al dialogo, ma resta, comunque, duro
come un chiodo da bara, il classico leader che parla con i suoi uomini
intrecciando con loro un rapporto non per forza determinato dai
galloni, ma che comunque è meglio non fare incazzare.

“Il segreto è sapere tutto di Silver Surfer”

Perché la bellezza di “Crimson Tide” sta proprio in questo:
siamo di fronte a due dei più grandi attori del mondo che per motivi di trama si
sfidano per 116 minuti, diretti da un regista che non permette al film di
mollare mai il colpo, tenendo sempre a mente quanto sia fondamentale la riuscita
della missione e il dramma che da essa consegue. Ma questo scontro degno di un
film d’azione, con tanto di armi e doppio ammutinamento, nella pancia si porta
sempre una riflessione non da poco.

Ramsay e Hunter si sfidano, una competizione tutta maschile
per il controllo del territorio (il sottomarino) che, però, è un duello con le
sue regole che entrambi rispettano, una sfida a colpi di «Sì, signore», «Assolutamente
signore» e procedure che costringe il pubblico (comunque aggrappato ai
braccioli della poltrona) a riflettere sulle lacune di un sistema che ha la
potenza nucleare per annientarci tutti, ma resta di fondo un fragile paradosso,
quando i personaggi affermano cose come: «Siamo qui per preservare la
democrazia, non per praticarla».
L’USS Alabama sarà anche uno spazio ristretto, ma
rappresenta tutta la democrazia occidentali, Ramsay e Hunter sono impegnati
come due politici a conquistarsi “elettori”, lo fanno utilizzando metodi
opposti, il primo tiene in riga i suoi con il pugno di ferro (potremmo dire
Repubblicano a volerci lanciare), l’altra instaura un rapporto e cerca di
guadagnarsi la fiducia degli uomini. I due opposti sono i “pretoriani”, James
Gandolfini, fedelissimo di Ramsay, pronto a guidare il contro ammutinamento in
suo favore e dall’altra il Peter “Weps” Ince di Viggo Mortensen, vero
ago della bilancia che Hunter prima fulmina con lo sguardo per il suo
tradimento, ma poi è pronto a coinvolgere nuovamente, perché in politica e in
un sommergibile nucleare da cui dipendono le sorti del mondo, non puoi
ragionare per assoluti.

“I fuochi di Minas Tirith! I fuochi sono accesi! Gondor chiede aiuto!”, “Con tutto il rispetto signore, ha bevuto per caso?”

I dialoghi di “Crimson Tide” filano via come musica e
affidati ad un cast in gran spolvero sono l’arma in più di questo film, se voi
ascoltate la parole pronunciate, sentirete solo un comandante e il suo secondo
sottolineare le procedure (anche nei momenti più concitati), se guardate la
prova degli attori, vedrete Gene Hackman fare fuoco con gli occhi e Denzel
Washington rispondergli con le fiamme. Non c’è troppo da stupirsi se entrambi
gli attori sono tornati a farsi dirigere da Tony Scott, il secondo in
particolare con lo Scott giusto ha dato vita ad una delle più grandi coppie del
cinema, perché nessuno si ricorda mai di Tony e Denzel? Quei due insieme erano
come il pane con la Nutella, cazzarola!

La coppia più bella del mondo (che nessuno cita mai)

Un duello in cui i nemici esterni Russi sono senza volto
(come i piloti di Top Gun), dove il
tempo è fondamentale, sempre troppo poco, sempre da inseguire, il grande filo
rosso che lega tutti i film di Tony Scott (insieme all’estetica e gli occhiali
da sole), ma soprattutto si porta avanti la tradizione di Walter Hill di
personaggi che non sono mai totalmente buoni o totalmente malvagi, sarà per
quello che ad un certo punto a bordo dell’USS Alabama qualcuno ascolta “Howhere
to run” come in The Warriors?

In questo film dove le procedure e le falle del sistema
vengono messe sottilmente in discussione, l’azione si sviluppa avvincente
(vogliamo parlare dello scontro con il sommergibile russo? Del conto alla rovescia
verso il disastro dei 1850 metri? Roba da fare il tifo sudando freddo come i protagonisti)
con un passo epico, le musiche portano avanti la tradizione di una colonna sonora enorme, a risuonare negli
spazi stretti di un sommergibile. Hans Zimmer qui si è anche portato a casa un
Grammy come miglior composizione strumentale suonata da un’orchestra (e alcuni
sintetizzatori), per me resta uno dei lavori migliori di Zimmer, arrivato quasi
a citare se stesso per la colonna sonora del successivo The Rock, come se avere nel cast del film un personaggio con il suo
nome (interpretato da Matt Craven) non fosse già abbastanza.

“Questo sommergibile è un casino, ragnatele su tutta la strumentazione”, “Chissà se in aviazione cercando ancora volontari?”

Vi ero debitore di un’icona da chiudere, lo facciamo subito. Come abbiamo visto, l’idea di citazione pop di Tony Scott, è quella di buttare
nei dialoghi il nome di Charles Bronson, ecco perché per “Crimson Tide” lo
Scott giusto ha voluto che il suo amico Quentin Tarantino facesse da “Script
Doctor” con il compito di vitaminizzare qualche scambio di battute. Non potete
mancarli, sono quelli che aiutano a far protendere l’ago del favorito verso il
personaggio di Denzel che sarà anche duro come una barra di titanio, ma qui sfoggia un cuore nerd che batte, nel momento di crisi con la radio KO lui cosa
fa? Tira fuori una citazione a “Star Trek” paragonandosi al capitano Kirk che
chiede più energia a Scotty.

Se avete sempre visto il film doppiato, ve lo confermo, la
trovata di Felix il gatto meglio di Betty Boop su cui due marinai arrivano
alle mani durante una litigata è, ovviamente, un tentativo del nostro doppiaggio
di avvicinarsi ai gusti nostrani. In originale la disquisizione ruotava
intorno a quale fosse il Silver Surfer migliore, quello disegnato da Jack “The
King” Kirby oppure quello di Jean “Moebius” Giraud e se ricordate
bene nel primo film di Tarantino, “Le Iene” (1992) Mr. Orange passeggiava
davanti ad un poster del surfista d’argento della Marvel, mentre era impegnato
ad imparare a memoria la sua parte. In ogni caso, visto che siamo in argomento,
se volete sapere la mia sulla faccenda Kirby contro Moebius, io sto con Denzel.
Insomma, tensione che ti prende alla gola, attori in stato
di grazia, una regia che non molla un colpo, dialoghi e musiche perfette, “Crimson
Tide” si merita di essere rivalutato, ma non da me, io ne sono sempre andato pazzo. Per questa settimana è tutto gente, ci vediamo qui tra sette
giorni per parlare di quanto possano essere pericolosi i fan, ma prima vi
lascio con il solito e immancabile schemino della “Scottitudine”.

“Prendete tutti i fanatici di Ridley è chiudeteli a chiave in cambusa, è un ordine!”

Allarme rosso (1995):

Se lo avesse diretto
Ridley?
Molti sarebbero pronti a riconoscere il valore della critica
al sistema ed esalterebbero le prove magnifiche del cast. Come se gli attori di
Hollywood non avessero sempre sgomitato come pazzi per farsi dirigere da Tony
Scott, a cui ancora troppi credono che Denzel dovesse dei soldi per comparire nei
suoi film, non scherziamo, dài!
Nel paragone diretto,
resta comunque molto meglio di:
Per la faccenda uomini in mare aperto mi verrebbe da dire “L’Albatross
– Oltre la Tempesta” (1996) ma dirò “Soldato Jane” (1997).
A pari di un’ambientazione militare – e di Viggo Mortensen
nel cast – questo è cento volte più avvincente, anche se la denuncia e le
accuse di poca credibilità sono arrivate per entrambi i fratelli. Solo che “Soldato
Jane” si ricorda per quella volta che Demi si è tagliata i capelli come il suo
allora marito Bruce Willis, questo almeno ogni tanto lo passano ancora in tv, ogni tanto.
Risultato parziale
dopo l’ottavo Round:
Quanti film ambientati in un sottomarino ha diretto Ridley? Signore
e signori dell’accusa, non ho altro da aggiungere se non la solita invocazione
finale: Tony, lo Scott giusto!
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