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…altrimenti ci arrabbiamo! (1974): questo Natale ce lo giochiamo a birra e salsiccia?

Ci sono tradizioni che sono roccaforti di questo feretro volante, una di queste è il Classido di Natale della Bara con cui fare a tutti gli auguri per le feste e rimandare le ostilità a gennaio, ed io sono uno che ama rispettare le tradizioni, altrimenti? Sapete già come continua.

Nel momento di scegliere il Classido di Natale della Bara Volante di quest’anno ho avuto un dubbio durato qualcosa come sette nano secondi, ma pieni eh? Perché i primi cinquant’anni di  “…altrimenti ci arrabbiamo!” sono una tappa obbligata che non potevo perdere e non credo io debba nemmeno spiegare perché questo film è un Classido, gli manca solo l’addobbo rosso (con la capottina gialla) per certificarlo.

Potrei chiuderla qui perché questo Classido è parte del nostro DNA, il suo titolo è diventato un modo di dire, la sua colonna sonora viene cantata, azzeccando più parole di quanto non facciano i calciatori con l’inno di Mameli, perché in uno strambo Paese a forma di scarpa siamo così, una volta non ci faceva schifo essere rappresentati, anche nel mondo visto che parliamo di uno dei film di più successo della coppia, da buoni dalla faccia pulita, che raddrizzavano i torti con una battuta e un colpo del “Piccione” calato dall’alto, i film di Bud Spencer e Terence Hill sono talmente tanto tradizione che associarli al Natale, non mi sembra fuori luogo.

E Povia… MUTO!

In particolare “…altrimenti ci arrabbiamo!” complice la presenza di un divertito Donald Pleasence, in un ruolo a metà tra i suoi due più famosi, quello bondiano e Sam Loomis, ha contribuito a far fare soldi al cinema anche sui mercati stranieri dove spesso, Bud Spencer e Terence Hill sono più celebrati che qui, mi disturba l’idea che per vedere la statua del buon Bud si debba andare a Budapest (storia vera).

Dopo tutti i film Western in coppia, “…altrimenti ci arrabbiamo!” non è il loro primo film senza cavalli e cappelli a tesa larga, ma è quello che ha cementificato il modello, il magro e l’omaccione, quello sorridente biondo che ti irride e quello grosso, bruno, barbuto e scorbutico ma dal cuore d’oro. Il loro modo di battibeccare e di funzionare come coppia collaudato nei Western è entrato nell’immaginario collettivo con questo film che funziona perché ambientato in un non-luogo e popolato di personaggi che sembrano cartoni animati umanoidi.

Tipo lui, che ancora sorrideva prima di incontrare Michael Myers.

Girato tra Madrid, Poggio San Romualdo, Chiari e Roma, “…altrimenti ci arrabbiamo!” potrebbe funzionare ovunque, i cartelli scritti in spagnolo creano l’effetto di quelli in esperanto di Street Fighter, perché alla fine un Luna Park potrebbe trovarsi ovunque così come una palestra, o un’officina, che sia Roma, Bikini Bottom o il Connecticut sono posti familiari che potrebbero trovarsi ovunque. Allo stesso modo ci sarà sempre qualche palazzinaro con mire espansionistiche che vuole tirare su un grattacielo, perché non è la trama la vera forza del film di Marcello Fondato, uno che si è trovato nel posto giusto al momento giusto, giocandosi al meglio tutti gli elementi di un film che procede per accumulo, anzi, per accumulo di trovate una più azzeccata dell’altra.

Kid (Terence Hill) e Ben (Bud Spencer) sono nemici-amici come Red e Toby, un camionista e un meccanico (quindi, il popolo!) con il sogno di possedere una Dune Buggy, anzi quella Dune Buggy lì, rossa con la capottina gialla costruita dalla Puma che diventa il pomo della discordia tra di loro, fino al momento in cui gli sgherri del cattivissimo Capo (in cura per diventare ancora più cattivo) impersonato da John Sharp, non la distruggono dando il via ad un effetto domino che mescola precetti da “Insieme per forza” e The Blues Brothers talmente archetipici da rendere questa mia sinossi una perdita di tempo.

La mitica “Carriola”, non ne avreste sempre voluta una anche voi?

Questi due aggiornamenti nostrani di Stanlio e Olio sono i buoni con il loro sogno semplice, opposti a cattivi odiosi per il gusto di esserlo, con tanto di dottore Freudiano impersonato da Donald Pleasence, che è il classico assistente scientifico del cattivo affarista di turno, una roba da cartone animato che infatti abbiamo poi ritrovato in tanti cartoni, penso a Lawrence Limburger e al Dottor Carbonchio giusto per fare un esempio.

Quello che funziona in “…altrimenti ci arrabbiamo!” è essenzialmente tutto, un’infilata di scene madri entrate nell’immaginario collettivo e con i piedi ben piantati nel cinema di genere, quello amato da questa Bara e storicamente schifato dai critici e i cinefili con la puzzetta sotto il naso, motivo per cui la nostra coppia preferita, malgrado l’amore del pubblico e i successi al botteghino, non sono mai stati oggetto di vera rivalutazione o semplicemente, di meritata, sana e giusta celebrazione, forse un pochino dopo la morte di Bud Spencer, ma mai abbastanza per quello che mi riguarda.

La scena iniziare è un demolition rally con auto che tirano ciocchi fortissimi e si scatafasciano come nei film giusti, la corsa e la manata in contemporanea sul cofano riassumono per immagini una rivalità meglio di mille parole. A quel punto introdotto il Luna Park, il luogo della sorpresa, della meraviglia, il posto incantato e infantile da preservare e proteggere, e stabilito che a carte non c’è la possiamo giocare perché uno e un baro ma nemmeno a braccio di ferro, perché l’altro è troppo forte, arriva l’altra scena madre, quante volte nella vita, davanti ad una disputa avete provato a rompere lo stallo dicendo a qualcuno, magari nel più serioso dei momenti: «Ce la giochiamo a birra e salsiccia?», io tantissime volte (storia vera).

Solo a vederli mi viene sia fame che sete.

Birra e salsiccia, gomiti sul bancone, stuzzicadenti usati e boccali vuoti, insomma lo ribadisco, come mangia il popolo mentre intorno va in scena un altro classico del cinema di genere, la rissa da bar, ignorata dai due ancora con gli occhi sul premio, ma quando la Dune Buggy evapora, si passa a sfidare direttamente questo cattivo con psicologo privato (per di più tedesco, quindi anche qui, siamo aderenti all’iconografia dei cattivi cinematografici per eccellenza) al grido di: «Rivogliamo la nostra carriola.»

Se la scena dell’autoscontro è uno spasso, la rissa in palestra non è altro che uno “Showcase” di stunt di ogni tipo, Terence Hill agli anelli, Bud Spencer a dispensare tutti i colpi classici come un novello eroe del Wrestling e una serie di sgherri di varia tipologia (si va dal pugile al karateka) mandati per le terre da sganassoni fortissimi e colpi sul coppino che quanto ti risvegli è ora di festeggiare i primi cinquant’anni di “…altrimenti ci arrabbiamo!”

Procedendo di trovata brillante in trovata brillante, in questo cartone animato che funziona per accumulo, vuoi non giocarti un momento proto-Western con la giostra delle bastonate in moto, invece che a cavallo? In pratica Knightriders prima che ci arrivasse anche George A. Romero ma con una moto con le ruotone grosse per Bud, per la precisione una Motozodiaco Tuareg 223-2 mentre Hill cavalca una Ossa 250 Enduro.

Poi dicono che le moto non somigliano ai loro padroni eh? (erano le moto vero?)

Fino a questo punto  “…altrimenti ci arrabbiamo!” ha abbastanza scene madri da poterne donare ai film più bisognosi, ma poi pensa bene di fare un salto nell’empireo della cultura popolare con la scena del coro, quella in cui Spencer si è inventato il “balbettio” ed ora io non vorrei metterla giù dura scomodando Hitchcock, ma questa scena se la ascolti è un momento musicale, le prove del coro che vi si pianteranno in testa per giorni (impossibile non cantarla), mentre se la guardi è un momento di suspence con il killer Paganini, lo stereotipo del super assassino americano, che viene ridicolizzato (e preso a scoppolate) da nostri eroi. Tutto questo, con il fiero e micidiale sostegno sonoro offerto da Guido e Maurizio De Angelis, ovvero gli Oliver Onions, che non avranno il peso specifico del Maestro Morricone, ma come abitanti di uno strambo Paese a forma di scarpa fanno parte della nostra formazione e della nostra cultura.

Immagini che potete sentire e volendo, anche cantare.

I tempi comici poi sono quelli di una coppia rodata messa nelle condizione ideali per definire il film esempio definitivo della loro produzione, essendo un cartone che procede per accumulo, tutto è preparato a modino, anche la gag ricorrente, la minaccia cortese che è la risposta fornita a tutti gli sgherri che li ignorano, altrimenti ci arrabbiamo, diventa la bandiera di tutte quelle persone gentili con qualcosa da dire, che proprio per i loro modi non vengono ascoltati, anche se a quel punto hai già mandato per le terre metà degli sgherri disponibili pescando tra comparse e cascatori professionisti.

La battuta finale è preparata così bene da diventare prima titolo del film e poi modo di dire, la gag ricorrente che con una deviazione («Altrimenti? Vi arrabiate?») che diventa non solo “frase maschia”, ma una di quella “punchline” che si meritano un posto eterno nel Valhalla delle frasi maschie: «… Siamo già arrabbiati!», le mazzate e le scoppolate che seguono sono un liberatorio dovere morale.

Nel Valhalla delle “frasi maschie” più iconiche di sempre.

“…altrimenti ci arrabbiamo!” è la versione Live-Action del cartone animato che non abbiamo mai visto ma che in realtà è talmente archetipico da averci dato le chiavi di lettura per molte altre storie che abbiamo incrociato dopo nella nostra vita di spettatori, tra cinquant’anni ci saranno ancora spettatori che potranno goderselo divertendosi perché la generazione precedente ha avuto Stanlio e Olio, noi abbiamo avuto fagioli e schiaffoni, birra, salsiccia e “Piccioni” in questo tripudio splastick di cinema giusto portato a tutti, grazie a Bud Spencer e Terence Hill.

Queste sono le fondamenta del cinema giusto, questi sono i classici, i Classidy e i titoli di formazione con cui abbiamo tutti avuto la fortuna di essere tirati su, se tradizione di Natale deve essere, non può esserci nulla di più aderente alla tradizione di questa pietra miliare, un tipo di cinema che non esiste più perché non puoi farlo, o provare a rifarlo senza qualcuno con i trascorsi, l’atteggiamento, il fisico e il talento di due come Bud Spencer e Terence Hill, e non voglio sentire parlare del remake, non ho mai avuto voglia di vederlo perché è come provare a rifare la Coca Cola senza le bollicine, quindi non parliamone su questa Bara tra Bariste e Baristi, altrimenti? Sapete già come continua.

Questa immagine contiene il segreto del perché i film di Bud Spencer e Terence Hill sono irripetibili.

Ultima prima di mettere il pilota automatico alla mia di carriola (volante), da qui a fine anno arriverà un post a settimana (il 27 e il 31) perché non riesco a stare senza scrivere e appuntamento fisso con I Tre Caballeros il sabato, ad ognuno di voi auguri di buon Natale e buone feste, mangiate, risposatevi, guardate tanti film, ci rivediamo qui a gennaio belli carichi e non provate a mancare, altrimenti mi arrabbio davvero… Auguri!

Passate a fare gli auguri anche ai miei due compari sui loro rispettivi Blog, SamSimon su Vengono fuori dalle fottute pareti e Lucius che ci regala anche la locandina d’epoca del film di oggi sulle pagine di IPMP (Italian Pulp Movie Posters).

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