Home » Recensioni » American Gods: Non è un paese per Dei

American Gods: Non è un paese per Dei

Ritengo che le
grandi storie, o almeno molte di loro, possano essere riassunte in una breve
frase che ne colga l’essenza, o almeno, American Gods è talmente un gran
libro che persino io sono in grado di descriverlo in maniera stringata: Dove
vanno gli Dei quando le persone smettono di venerarli? In America.

La mia frase
non cambia il fatto che l’idea (geniale) alla base del romanzo è facilmente riassumibile,
di sicuro posso anche dirvi che è davvero un gran libro!
Non mi dilungo
a parlare di chi è Neil Gaiman, perché sennò trasformerei questo commento in un’ode al creatore di Sandman, vi dico solo questo: l’uomo meglio vestito della
storia dei Comics, e una Testa che levati, ma levati proprio…
Shadow, il
protagonista del romanzo, esce di prigione e scopre che sua moglie è morta,
anzi ancora peggio, è deceduta in un incidente stradale, mentre faceva
peripezie sessuali con il miglior amico del protagonista. La sua reazione è
gelida, il nostro è un’ombra proprio come il suo nome: se riesci ad accettare
che tua moglie muoia così, pochi giorni prima di uscire di cella, puoi
accettare tutto… Shadow inzia già a cambiare tutto il suo modo di percepire il
mondo.
Il ragazzone viene
presto contattato da Mr. Wednesday, bislacco truffatore che pare sapere tutto
di tutti. Grazie a lui scoprirà una cosa tanto semplice quanto geniale: i
popoli emigrati nel Nuovo mondo, hanno portato con loro il culto dei loro Dei,
ma con il tempo, le adorate divinità sono state dimenticate, in favore di dei
più moderni e decisamente più tecnologici… Vi avevo avvertito o no che Gaiman
aveva sfornato da quel suo testone riccioluto un altro soggetto geniale?


“Dai non dire così che poi divento rosso…”.
“American
Gods” è composta da una serie di capitoli, apparentemente isolati rispetto alla
narrazione primaria, queste singole parti servono a descriverci la nuova vita
che le ex divinità si sono costruite negli Stati Uniti, riciclandosi a fare la
cose più improbabili, 
quasi sempre senza citare chiaramente l’identità del personaggio, ma fornendo sempre gli indizi necessari per riconoscerlo, in una caccia al tesoro molto stimolante per l’intelletto del lettore, il più difficile secondo me? La regina di Saba
Bilquis.
Questi
capitoli da soli, fanno di “American Gods” un capolavoro, delle costanti prove
di genialità di Neil Gaiman seminate lungo tutto il romanzo. I personaggi non
risultano mai macchiettistici, o schiavi della loro iconografia. Solo per fare
due nomi: l’Odino e il Thor di questo romanzo, non sono quelli dei fumetti
Marvel (che Gaiman conosce bene), ma sono una personale versione fornita da
Neil Gaiman che rispetta le origini dei personaggi e le loro mitologie.


Quando arrivi a farti quasi accoltellare da Boe il barista, vuol dire che sei diventato qualcuno.
Non è un caso
se questo romanzo è tanto blasonato e ha raccolto premi in giro per il mondo. Neil
Gaiman usa tutto il suo talento e attraverso il punto di vista di Shadow,
anche noi lettori scopriamo un mondo nascosto che si trova appena sotto la
superficie del nostro. Lo scrittore britannico maneggia alla grande mitologie
enormi, pescando a piene mani da ognuna di esse, troviamo i Leprecani Irlandesi
e il Dio ragno Africano Anansi (personaggio molto caro a Gaiman, protagonista
di un altro suo romanzo), ma dove butta il carico pesante è quando decide di
inventarsi dei nuovi Dei, quelli tecnologici. Oppure in momenti riuscitissimi,
come tutta la parte ambientata a Lakeside, in cui Gaiman dimostra tutto il suo
talento nel creare personaggi
molto umani immersi in situazioni realistiche.
L’uomo meglio
vestito della storia dei Comica, fa un lavoro pazzesco con la moglie di Shadow,
Laura, un personaggio che in teoria dovrebbe attrarre le antipatie dei lettori, ma che invece ci viene mostrato in maniera tanto complessa e sfaccettata, da
risultare fondamentale nel romanzo e allo stesso tempo riuscendo a creare un rapporto
unico tra i due coniugi.


Ora mi credete quando dico che è l’uomo meglio vestito della storia dei comics?

Ma è nel
finale che Gaiman dà il meglio scombinando le carte: nessuno dei personaggi è
quello che sembra. Senza rivelarvi nulla, vi dico solo che tutti i protagonisti
caleranno la maschera. Il risultato è un libro bellissimo che ho riletto
svariate volte nella mia vita, trovandolo ad ogni nuova lettura sempre più
bello, intenso e di ampio respiro.

Inoltre, Neil
Gaiman non perde mai il suo tocco, maneggia alla grande i sogni e gli incubi
che annunciano il futuro, riempie il romanzo di creature Fantasy, qualcuna
creata da lui e altre prese in prestito, ma sempre utilizzate alla grande ai
fini della storia. Il buon vecchio Neil usa tutto il suo talento e la sua
cultura per rimbalzare tra mitologia, leggenda, religione e Fantasy, pescando a
piene mani senza alcun limite tra cultura alta e cultura bassa, il risultato è un
romanzo decadente, quasi gotico, ambientato in un Paese che è andato avanti, ma
che sicuramente, non è un paese per Dei.
0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

The hurt locker (2008): vite appese a un filo rosso

Tutti al riparo! Il nostro artificiere Quinto Moro si prepara ad affrontare una bomba di film, muoversi! Muoversi! Qui la faccenda sta per diventare esplosiva! Padre tempo è il miglior [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing