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American Horror Story Coven – Stagione 3: Must be the season of the witch

Non ho mai
sofferto di problemi legati al sonno, proprio per nulla, per quanto mi
riguarda, se cinque secondi dopo aver appoggiato il libro sul comodino e la
testa sul cuscino non sono già in piena fase REM per me equivale ad essere
insonne. Quindi, non avevo certo bisogno di questa terza stagione di American
Horror Story (detta: “Coven”), passata per la maggior parte a farmi delle gran
ronfate.

Non mi ha
aiutato nemmeno aver visto questa terza stagione DOPO la prima di Scream Queens, ma non credo nemmeno sia
questo il problema principale, lo schema messo su da Ryan Murphy e Brad Falchuk
inizia a farsi un po’ troppo ripetitivo.
Zoe Benson (la
solita Farmiga minore) scopre di avere dei poteri misteriosi e viene spedita
nella prestigiosa “Accademia Miss Robichaux Per Ragazze Eccezionali”
di New Orleans, l’equivalente della “Scuola Xavier per giovani dotati” degli
X-Men, ma con le streghe al posto dei mutanti. Qui fa la conoscenza della
chiaroveggente Nan e di Queenie, una specie di bambola Voodoo umana, ma anche
dell’odiosissima Madison (Emma Roberts) starletta del cinema bionda, viziata e
stronzissima.



“No ragazze, Hugh Jackman non frequenta questa scuola, smettetela di chiedermelo“.
La congrega di
streghe è gestita dalla “Supreme”, ma Diana Ross non c’entra nulla, la strega
capo con più poteri di tutte in carica è Fiona Goode (Jessica Lange), alle
prese con il passare degli anni e una malattia terminale che la sta consumando.
Non aiuta il fatto che Fiona abbia abbandonato la congrega al suo destino e
così anche suo figlia Cordelia (no non quella di Buffy, infatti è interpretata da Sarah Paulson).
Streghe a New
Orleans, vuoi non sfruttare un po’ di folklore locale? I personaggi realmente
esistiti che trovano posto in questa stagione numero tre sono Madame Delphine
LaLaurie, donna dell’alta società locale, vissuta all’epoca dello schiavismo e
famosa per le torture inflitte ai suoi schiavi di colore, nello scantinato
della sua villa. Ad interpretarla troviamo la mitica Kathy Bates, infatti non
mancano gli omaggi e le citazioni sul suo ruolo più celebre, l’infermiera di
“Misery non deve morire”, divertitevi a scovarli tutti, invece di correre dietro
a quei cazzo di Pokemon!



“American Horror Story? Sono la fan numero uno di questa serie”.
L’altra
personalità locale con cui fare i conti è Marie Laveau, la regina del Voodoo
interpretata da un altro mito, Angela Bassett, le treccine più famose di
Hollywood. Com’è facile intuire tra #TeamStreghe e #TeamVoodoo non scorre buon
sangue, diciamo che scorre sangue e basta.



Basta Angela e la Blaxploitation si impenna!
La ricerca
della nuova Suprema, un attacco di zombie a metà stagione (per altro più figo
di qualunque di quelli che si vedono ogni settimana nei Camminamorti), toyboy resuscitati, il tutto condito dalle
comparsate di Stevie Nicks, cantante dei Fleetwood Mac, gruppo che lo ammetto
non conosco molto, ma dopo questa stagione non ho gran voglia di approfondire.
Chiaramente,
per questa terza stagione Ryan Murphy e Brad Falchuk si sono ispirati a tutta
l’iconografia dei film sulle streghe e sul Voodoo, tutta roba che normalmente
mi piace e, a proposito di citazioni musicali, non manca nemmeno l’obbligatoria
“Season of the Witch” dei Donovan (sempre fighissima), come
al solito la carne al fuoco è un po’ troppa, ma non è nemmeno quello il
problema, se non altro qui a differenza della seconda stagione, trame e sottotrame vengono risolte in maniera
abbastanza coerente, la cosa che mi ha annoiato di più è la ripetitività della
struttura.
Giusto per
fare un esempio, anche in “Coven” a metà stagione punta un serial killer
“tematico” interpretato da un attore famoso, dopo il Natalizio Ian McShane, è
la volta del Jazzista “Axe man” (L’uomo con l’accetta), interpretato da Danny
Huston.



“Non avrai mica scritto il mio cognome con la “O” vero?”.
Non mi ha
aiutato nemmeno il fatto che la nuova arrivata di questa stagione, Emma Roberts
nei panni di Madison, sia sì uno dei personaggi che calamita di più l’attenzione
su di sè, ma di fatto, rappresenta le prove generali per la Chanel Oberlin di Scream Queens, non mi stupirei di
scoprire che Ryan Murphy e Brad Falchuk, abbiano deciso di buttarla sul ridere,
sfruttando in pieno la faccia da schiaffi di Emma Roberts.



Previously on Scream Queens…
L’altro grosso
problema è che, come sempre in questa serie, molte svolte sono quantomeno
forzate: il cambio di fronte di Queenie non ha nessuna logica e alcuni
personaggi sono davvero sprecati, come, ad esempio, Kyle che sembra quasi un
personaggio infilato a forza giusto per dare anche in questa stagione a Evan
Peters, la complicata storia d’amore (chiamiamola così) di cui è protagonista,
bah! Non mi ha convinto molto.
Tra i
personaggi sprecati mettiamo pure Misty Day: Lily Rabe è passata dal divorarsi
la seconda stagione, ad una specie di fangirl dei Fletwood Mac, con tanto di
momenti musicali che sapevano tanto di video di Emme Tivì. No, male, molto male,
il regista di svariati episodi della stagione, Alfonso Gomez-Rejon (lo stesso
di The Town That Dreaded Sundown) si
vede che deve aver seguito le direttive imposte: “Dai spazio a Stevie Nicks”.

Anche io Lily, a proposito torna che già manchi a questa serie.
Alla fine, la
stagione ha anche i suoi momenti, ad esempio mi ha fatto piacere rivedere il
capitano di “The Wire” (ecco, quella è un serie scritta come si deve!) il
mitico Lance Reddick nei panni di Papa Legba, oppure le rieducazione di un
razzista fatta a colpi di “Radici” (si, lo sceneggiato televisivo).



“Se io sono ridotto così, aspettate di vedere Jimmy ‘Fucking’ McNulty”.
Ma il mio
personale MVP della stagione va alla solita Frances Conroy che per tre
stagioni di fila, anche se in ruoli a volte piccoli, buca lo schermo, questa
volta vince tutto con la sua strega Myrtle Snow, (vistosa) capigliatura color
pel di carota ed improvvisazioni al Theremin, MVP! MVP! MVP!



No sul serio, provate a fare meglio di così.
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