Ci ho messo molto per decidermi a scrivere di Ammazzavampiri ma spero sia valsa l’attesa, anche perché la festa per i primi quarant’anni del film di Tom “Non sono l’Uomo Ragno” Holland continua, una volta affilato il paletto di frassino non posso certo metterlo giù ora, quindi sì, bisogna affrontare il tanto chiacchierato seguito ed uscire da questa metafora ambigua.
George “Amore” Romero sostenva che Night era il suo film che piaceva alla critica, Dawn quello che piaceva al pubblico e Day, quello che piaceva ai veri “Ghoulies”, i fan più sfegatati del cinema Horror, a suo modo credo che la massima di Re Giorgio valga un po’ anche per il seguito di Ammazzavampiri, un vero classico, capace di funzionare come tipico film di vampiri e di fare tanti soldi al botteghino, anche nel mezzo degli anni ’80, quando i gusti del pubblico si erano spostati verso gli Slasher, ma ovviamente il seguito non poteva che essere inevitabile.
“Fright Night Part II” si presta come perfetto esempio per molti valori produttivi, uscito in sala tre anni dopo il film è stato un flop al botteghino, poco meno di tre milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti uccisi dai raggi solari defunti al netto di un budget di otto milioni dello stesso conio, storicamente ancora oggi, fa storcere più di un nasino quando il suo titolo viene pronunciato ma a pilotare questo feretro svolazzante – purtroppo per voi – troverete sempre uno di quei “Ghoulies” come li chiamava amorevolmente zio Giorgio, quindi bisogna dire che alla prima visione, arrivando dal film di Tom “Non sono fidanzato con Zendaya” Holland potrebbe essere un discreto colpo al cuore, ma solo perché il film del 1985 è un gioiellino che ha tutto per piacere a tutti, con quel suo misto tra favola nero e riuscito classico vampiresco, chiunque può rivedere il primo “Fright Night” sei volte l’anno e goderselo ogni volta, “Ammazzavampiri 2” invece richiede quel passetto in più per il genere Horror che distingue i “Ghoulies” dal resto del mondo.
La squadra che ha vinto nel 1985, non è quasi stato cambiata, se non l’allenatore, alla regia di questo seguito troviamo un nome di tutto rispetto che però, nel corso degli anni, di rispetto vero ne ha raccolto troppo poco, il chitarrista dei Coupe De Villes, amico dai tempi della scuola del Maestro John Carpenter e suo collaboratore storico, qui alla sua seconda regia dopo il – tanto per cambiare – bistrattato Halloween III, sarebbe presto sbarcato sul piccolo schermo per terrorizzare una generazioni di spettatori, ma anche lì, senza ricevere abbastanza credito, una vita a fare il lavoro sporco il nostro Tommy Lee.
“Ammazzavampiri 2”, scritto a sei mani dallo stesso Wallace coadiuvato da Tim Metcalfe e Miguel Tejada-Flores è l’esempio di uno di quei seguiti che tiene molto bene conto degli effetti del primo film, è ambientato tre anni dopo, quindi sono davvero passati tre anni da quando abbiamo lasciato Charlie e Peter Vincent, li ritroviamo qui, il nostro giovane protagonista ora è uno studente del college, alla fine di un percorso di terapia con lo psicologo il dottor Harrison (Ernie Sabella), che ha convinto Charlie che i vampiri non esistono e che tutti i morti del primo film erano l’opera di un assassino, per il ragazzo è il momento di andare avanti. Il film è iniziato da due minuti e senza cancellare il passato, Wallace ci sta mettendo su una discreta metaforina (METAFORONE non me la sento) sull’età adulta.
Charlie, sempre interpretato da William Ragsdale ha una nuova ragazza, Alex Young (Traci Lind) anche lei studentessa con cui provare a costruire qualcosa insieme, fino al giorno in cui guardando fuori da un’altra finestra, il ragazzo vede più di un personaggio losco trasportare più di una bara, anche qui, non volante, regola aurea dei seguiti: uguale al primo ma di più!
I nuovi vampiri si sono intrufolati in un palazzo e la paranoia torna con prepotenza nella vita di Charlie, inoltre ci tengo a sottolineare che due anni dopo il seguito di Dèmoni, abbiamo un altro seguito Horror ambientato questa volta in un palazzo, o almeno, dove un palazzo ha un ruolo centrale, tanto da finire anche nella reinterpretazione della mitica locandina del primo film.
E come l’anno scorso, e come tre anni prima (quasi-cit.) Charlie corre a chiedere aiuto all’amico Ammazzavampiri Peter Vincent (sempre il mitico Roddy McDowall), ancora in tv a presentare il suo programma con rinnovata convinzione ma sempre con problemi di ascolti, visto che il nostro “Fearless Vampire Killers” (occhiolino-occhiolino) si vedrà ancora una volta licenziato e sostituito, non ancora da Elvira la strega ma quasi, bensì dalla sensualissima Regine (Julie Carmen) che con un manipolatorio lavoro di logorio, sta facendo il vuoto attorno ai nostri eroi, perché Regine non è altro che la nuova capa dei vampiri oltre che molto motivata a vendicarsi degli eventi del primo film che l’hanno toccata nel vivo, se siete “Ghoulies” già sapete, per tutti gli altri, andate a riscoprire un film che è stato fin troppo maltrattato.
Iniziamo dai difetti-che-non-solo-tali-ma-che-potrebbero-sembrarlo? “Ammazzavampiri 2” ha un ritmo ondivago, ben cullato dalla notevole colonna sonora del grande Brad Fiedel, a suo modo rappresenta la lotta di qualcuno che ha passato gli ultimi tre anni della vita ad affrontare con raziocinio un trauma e poi, con la stessa lucidità si trova davanti prove del fatto che in realtà, i vampiri esistono e lo stanno anche tentando!
Dal punto di vista visivo la resa dei succhisangue è abbastanza originale, sono creature abbastanza splatter infatti uno dei punti di forza di “Fright Night Part II” sono proprio gli ottimi effetti speciali artigianali, che ci regalano parecchie morti violente, tra vampiri bruciacchiati in viso con l’acqua santa e creature lupesche che si arrampicano sulla facciate delle case, anche se il mio preferito resta il vampiro avvolto nella cappa che si scioglie davanti ai nostri occhi, sfoggiando ossa che sembrano diventare gelatinose, insomma le critiche al film non sono mai mancate, ma di certo nessuno può sostenere per davvero che sia un titolo poco curato o realizzato a tirar via.
Il problema è che ovviamente manca l’effetto novità del primo capitolo e anche l’umorismo ha un andamento ancora più ondivago, il film del 1985 riusciva ad essere leggero, fino al momento in cui smetteva di esserlo diventato anche piuttosto serio (la drammatica morte di Evil Ed), qui invece l’umorismo va e viene anche quando meno te lo aspetti, come ad esempio il lupastro che inizia a fare la conta dei “porcellini” a Peter Vincent appeso nel vuoto, come Titti faceva a Bob Hoskins in Chi ha incastrato Roger Rabbit.
Per non parlare della rivelazione attorno al dottor Harrison, che non solo l’ho sempre trovato un piccolo colpetto di genio (mandi un vampiro a convincere il tuo principale nemico che i vampiri non esistono), ma la scena in cui lotta sui binari del treno con Alex mi fa sempre ridere, quando lei lo impaletta sì, ma non abbastanza per ucciderlo sul colpo, il dottore interviene facendole vedere come completare l’opera, ed ora forse sarò io che sono strambo (SPOILER: Lo sono, vedi i “Ghoulies” di cui sopra), però uno psicologo, un surrogato utilizzato per penetrare, Freud e tutta quella roba lì, fatevi da soli la battuta finale perché tanto gli elementi della barzelletta ci sono già tutti.
Questa volta poi la minaccia è ribaltata, se Chris Sarandon nel primo film era carico di sesso-a-pile, tanto da sedurre con il suo particolare “bacio” sul collo (da vampiro) anche la ragazza di Charlie, qui la situazione si ribalta, questa volta è proprio Charlie a dover far fronte ad una sensualissima minaccia come quella di Regine, con il fatto poi che il film di Tommy Lee Wallace a volte dilata i tempi, in un’atmosfera, non vorrei dire onirica ma quasi, Julie Carmen è quasi un sogno erotico che emerge dalla nebbia della confusione di Charlie, tre anni passati ad un convincersi che i vampiri non esistono e poi di colpo, manipolato da questa bellezza che non vuole rubargli la ragazza come faceva Jerry, anzi, a volte sembra ben disposta a sostituirla, non solo come conduttrice di “Ore d’orrore” anche se qui stando all’adattamento, lo chiamano con il suo titolo originale, “Fright Night”.
Menzione speciale per Brian Thompson, una faccia ultra nota che qui compare nei panni di un vampiro particolarmente ghiotto di insetti, un entomologo visto che li conosce tutti e li seleziona come farebbe un esperto di vini. La scena in cui Charlie si nasconde dalla sua presenza, dietro ad un grosso tronco mentre lui sceglie insettini, un po’ mi ha sempre fatto pensare al primo incontro tra gli Hobbit di Tolkien e il cavaliere nero, trattandosi di una trama ben radicata nella cultura anglofona non mi stupirebbe, in ogni caso, tanta bella robina sempre diretta dal povero e bistrattato Tommy Lee Wallace.
Certo, “Ammazzavampiri 2” non ha la capacità di piacere a tutti e sempre tipica del primo capitolo, non amo classificare ma è innegabile sia un film per “Ghoulies”, che per altro io sono, infatti ogni volta che mi rivedo il primo film, mi viene voglia di rivedere anche il secondo, provateci, in un “doppio spettacolo” serale, potreste apprezzarlo di più, anche perché qui la festa non è finita, abbiamo almeno un altro capitolo, un altro vampiro (della porta accanto) che ci attende sulla soglia, ma ne parleremo la prossima settimana, ore d’orrore, dal vivo sulla Bara continua!
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