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Ancora auguri per la tua morte (2019): Inside the Loop (Stupendo Sensation)

Ve lo ricordate Auguri per la tua morte? Era la prima sortita ufficiale della Blumhouse nel campo
delle commedia horror, una cosina che non solo ha portato a casa abbastanza
soldi da giustificare un seguito, ma soprattutto funzionava, anche abbastanza
bene.

Per chi non lo avesse visto, provo a riassumere, anche se
essere breve non è proprio il mio forte: Una biondina odiosa di nome Tree
(provate voi a chiamarvi “Albero” ed ad essere in pace con il mondo)
interpretata da Jessica Rothe, finiva in un loop temporale degno di quello di
Bill Murray in “Ricomincio da capo” (1993), con la sola differenza che la sua
eterna giornata finiva sempre nella stesso modo, ovvero uccisa da un assassino, stile
brutta copia di Ghostface di “Scream” (1996).
In Auguri per la tua morte, emergevano due cose: La capacità
di Jessica Rothe di tenere sulle spalle un film anche impersonando una che di
nome fa “Albero” e il fatto che al regista e sceneggiatore Christopher B.
Landon, le parti horror della pellicola fossero quelle che interessavano di
meno. Incredibile, anche se forse questo si capiva già dalla sua
filmografia: “Il segnato” (“Paranormal Activity: The Marked Ones” del 2014) era
una palla tediosa, mentre “Manuale scout per l’apocalisse zombie” (2015) un
divertentissimo casino, dove più che l’horror bisognava temere le trovate cretine (ma divertenti) al
limite del buongusto.

Christopher B. Landon mentre si arrende, davanti alla sua
evidente volontà di non voler girare più horror.

Per assurdo benedetto dal successo del primo film, Christopher
B. Landon può finalmente smetterla di fare finta che gli interessi davvero
qualcosa del cinema horror, e anche se la sua protagonista continua a morire di
continuo, il nostro ha la possibilità di concentrarsi su altro, tipo la
commedia, la fantascienza, i viaggi nel tempo e gli universi paralleli, un
cambio piuttosto netto di registro che, sapete che vi dico? Funziona, anche
benino!

Non ci vuole un martello grande, ma un grande martello.

Se alla fine del primo film Tree riusciva a rompere il loop,
scoprendo l’identità del suo assassino e fermandolo per tempo (non è uno spoiler! Si vede anche nel trailer del film!), lo spunto che fa
si che questo secondo film esista è semplice: Il loop è stato rotto, ma non
chiuso per sempre.

Nei primi minuti Christopher B. Landon sbriga le ultime formalità,
utilizzando un espediente abbastanza classico nei seguiti Horror, far
continuare la “maledizione” con un nuovo protagonista, in qualche modo legato
alle vicende di Tree, dandoci l’illusione che per 90 minuti, avremo un nuovo personaggio da seguire a zonzo per il loop. A ben guardare però è anche l’ultimo legame tra Landon e il genere
Horror, perché grazie ad un eccellente cambio di rotta, tutto torna a ruotare attorno
a Tree, ma con una piccola variazione.

Dovrei indicarvi il (finto) biondo che fa da (finto) protagonista, ma riesco a guardare solo il poster dietro.
Può essere davvero possibile che uscendo da un loop, “Albero”
sia finita in una realtà parallela del tutto simile a quella da cui proveniva? Ma
soprattutto, perché anche in questa realtà qualcun altro cerca di ucciderla ogni
volta?
Con intenti dichiarati per Christopher B. Landon, perché in
un dialogo alcuni dei personaggi citano apertamente Ritorno al futuro – Parte II, e il film con le sue realtà parallele
prende proprio questa direzione, gettandosi alle spalle l’horror forse per
sempre, o per lo meno fino al prossimo capitolo, che alla luce del finale (e degli
incassi) di questa seconda pellicola non potrà mancare.
Bisogna digerire la presenza di un buon quantitativo di
nerd nel film, che sembrano un po’ tutti scappati da “The Big Bang Theory”, ma
in ogni caso tra lavagne da riempire di algoritmi, e l’inevitabile momento di dramma per la protagonista, il ritmo resta piuttosto alto per tutta
la durata del film, e se pur con qualche forzatura (anche più d’una per la verità), “Ancora
auguri per la tua morte” cambia genere e campo da gioco e forse nel cambio, ci
guadagna anche qualcosa.

That all started with the big bang! (Cit.)

Si perché esattamente come accade a Tree, tutte le
informazioni accumulate nel film precedente, non possono essere riutilizzate
qui, essere di nuovo di fronte a tutti gli amici, gli amanti, ma soprattutto i nemici
della ragazza, invece di risultare una noiosa replica, è un modo per espandere
il mondo della protagonista e farci scoprire altro su di lei, anche perché
alcuni personaggi che già conoscevamo, ci vengono raccontati da un altro punto
di vista, e la realtà parallela si presta molto bene a colpi di scena molto efficaci.

L’unica costante resta il fatto che, ancora una volta Jessica
Rothe si prende il film sulle spalle rendendolo il suo spettacolo personale, si
perché le infinite morti della protagonista, questa volta diventano l’occasione
per Christopher B. Landon di sbizzarrirsi senza dover per forza dirigere
momenti horror che evidentemente, non aveva voglia di girare.

Un po’ tipo la scena iniziale di Iron Man 2, ma decisamente senza l’armatura.

Per essere un film dove la bionda protagonista muore di
continuo, la morte non è mai centrale, sembra quasi che dopo aver giustificato
con la trama i continui ammazzamenti, il film sia finalmente libero di portare
in scena delle morti che servano a tutto (far ridere, portare avanti la trama,
sviluppare le dinamiche tra i personaggi) tranne che ad inorridire. Le morti
non sono mai chiaramente violente oppure shoccanti, perché l’interesse del
regista e del pubblico è comune, e in questo capitolo va tutto in un’altra
direzione rispetto al film precedente: Siamo qui per capire come si esce da
questo secondo e più complicato loop, e a vedere Jessica Rothe che fa la scema
in modo adorabile, mentre il suo personaggio muore per accumulare conoscenza, nemmeno fosse la protagonista di un videogioco.

La biondina che muore per prima, e poi muore ancora, e ancora, e ancora…

Insomma, penso che nel cambio di registro ci abbiamo
guadagnato tutti, se vi capitasse di vedere questo film, con in testa il vostro
classico film della Blumhouse, potreste rimanere decisamente spiazzati, ma mi
piace quando un film riesce a toglierti da sotto il sedere, la sedia comoda dell’abitudine e portarti altrove così, a questo punto voglio vedere il terzo
capitolo ieri… Domani… Oh insomma! In qualunque punto del loop, purché esca
presto!


Inside the loop
I’ve got to find the way to get outside
And as I’m leaving my view changes the shape of the block
The truth is in the eyes, the truth is in the eyes
It doesn’t look the same
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