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Ant-Man and the Wasp – Quantumania (2023): spiegoni in quantità

What’cha gonna do when Hulkamania Baramania Quantumania runs wild on you?
Siamo di nuovo in quel periodo dell’anno in cui la Marvel annuncia l’inizio di una delle sue nuove fasi, per chi si fosse perso, siamo alla quinta, il primo film chiamato ad inaugurare una fase dove a differenza della quarta, dovrebbe succedere effettivamente qualcosa è proprio questo [Cassidy inspira forte] Ant-Man and the Wasp – Quantumania [Cassidy espira forte], sempre con Peyton Reed alla regia.

Fino a questo momento i film dell’uomo-formica Scott Lang (Paul Rudd) erano una piccola (ah-ah) area di sosta nella ricerca dell’epica e delle orge di personaggi dell’MCU, titoli a volte fieramente comici per il gusto di esserlo, che dopo aver combattuto lotte intestine (fuori Wright, dentro Reed) si erano attestati sul tono di commedia per famiglie con super poteri. Badate bene, una roba che ha larghissimo mercato nel 2023, infatti anche questo [Cassidy inspira forte] Ant-Man and the Wasp – Quantumania [Cassidy espira forte] è andato oltre i cento milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti incassati in un Amen, anche se pare aver scontentato tutta la critica, raccogliendo recensioni ben poco lusinghiere, anche per un personaggio come Ant-Man, che di fatto è Spider-Man senza però che a nessuno freghi qualcosa di lui, quindi libero da aspettative di ogni genere.

Togliamoci subito il sasso dalla scarpa e parliamo della formica gigante al centro della stanza: il film si chiama “Quantumania” perché quando arrivi con fatica alla fine pensi «Ma QUANTI spiegoni ci sono in questo film!?»

«Ma quelli sono…», «Tranquilla, ora con un altro spiegone ci diranno tutto»
La trama regala molto spazio a Janet van Dyne, mi stupiva il fatto che i telegiornali parlassero più di Michelle Pfeiffer che del film, pensavo che fosse per via della popolarità dell’attrice, poi mi sono reso conto che invece in “Ant-Man and the Wasp – Quantumania” sono protagonisti tutti, tranne i titolari con il loro nome di battaglia nel titolo. Finalmente libera di vagare nel mondo reale, nonna Janet può godersi la nipotina Cassie Lang (Kathryn Newton) che ha il doppio compito di rappresentare la generazione Z nel film, ma anche di portare avanti il piano a lungo termine dell’MCU, quello di “svecchiare” i suoi personaggi, tutti intenti a passare idealmente il testimone ad un nuovo personaggio, possibilmente più giovane e con meno cromosoma Y. Si lo so, Yelena BelovaKate Bishop e Cassie Lang arrivano tutte dalle pagine dei fumetti (molte da “Young Avengers”) però è chiaro che ci sia una strategia per avvicinare i personaggi all’età effettiva del pubblico medio dell’MCU, anche perché vuoi arrivare alla Fase 15, 16 e 17? Bene, allora ci vuole sangue giovane, guardate che è capitato al povero Jeremy Renner.

Cassie vorrebbe usare i poteri di Ant-Man ereditati per cambiare il mondo, papà Scott vorrebbe solo vivere tranquillo, visto che ora la sua fidanzata Hope van Dyne (Evangeline Lilly con il capello corto tipo mora dei ricchi e poveri Jamie Lee sua controparte cartacea) ci viene descritta come filantropa, capo d’azienda, imprenditrice, super donna, anche se poi nel film non fa una stramazza di niente, due sviolinate frettolose al concetto di “femminismo”, il protagonista maschile che ad ogni piè sospinto ci dice che grande donna è Hope, anche se nel film Evangeline Lilly si mescola con il brodo di CGI dello sfondo e una paletta cromatica molto scura, che pare avanzata alla fotografia dei film della Distinta Concorrenza. Quindi la mia domanda è: che senso ha sbattersi a mettere il nome della protagonista femminile nel titolo del film, se poi questa non fa effettivamente nulla di significativo ai fini della trama?

«Sei fortissima», «Lo so», «Sei indipendente», «Lo so», «Hai il nome in cartellone», «Lo so», «Non farai una mazza di niente in questo film», «Lo so»
Anche perché “Quantumania” ha un solo grande interesse, introdurre Kang il Conquistatore interpretato da Jonathan Majors, che per altro aveva già fatto la sua inutile apparizione per solleticare i fan in Loki, quindi di fatto non è nemmeno questa gran novità.
La mia reazione quando mi dicono che Loki è una serie bellissima.
Un portale, tutti risucchiati nel mondo Quantico con nonna Janet che può raccontarci cosa ha fatto negli ultimi trent’anni laggiù (SPOILER: li ha passati tutti con Kang, in solitudine, senza che nessuno accenni alle corna di Henry “Hank” Pym, forse perché lo interpreta sempre Michael Douglas, esperto sulla questione nella vita reale) per un film dove la famiglia Brambilla Lang in trasferta, dovrebbe risolvere i propri problemi, cementando i legami grazie all’azione. Invece sia Scott che Cassie dopo 125 minuti, sono gli stessi identici personaggi dell’inizio del film, solo che ora non litigano più, in una versione ancora più pallosa di “Strange World – Un mondo misterioso” (2022), film Disney molto più attento all’uso dei colori sparati e alla parità tra le varie minoranze, che a raccontare una vera storia d’avventura in grado di far appassionare davvero ai personaggi. Insomma come “Quantumania”.
Una roba tipo i Fantastici Quattro, però meno del fumetto e meglio del film (anche se ci vuole poco)
Il mondo Quantico poteva essere un bell’omaggio alle tavole di Jack “The King” Kirby, invece sembra la cantina di Mos eisley, dove gironzolano alieni buffi oppure spunta fuori Bill “Inculafantasmi” Murray, nel ruolo di uno che è qui per incassare l’assegno in attesa di poter tornare a rubare le patatine fritte a chi le sta mangiando tranquillamente all’aperto al ristorante. Utilissimo Bill, spero almeno tu ti sia fatto ben pagare, anche perché di tutta questa porzione di film, ho preferito quasi di più la versione locale del pesce Babele (sotto forma di comoda bevanda) a tutto il resto.
Ciao Bill, ormai più ti vedo e meno ti sopporto.
Per vedere quello che io vi ho raccontato in un paio di paragrafi, “Quantumania” impiega mezz’ora, poi attacca seriamente con gli spiegoni: Janet spiega cosa ha fatto negli ultimi trent’anni nel regno Quantico, Kang spiega di qualche “MacGuffin” ha bisogno per far le sue cose da cattivo, persino M.O.D.O.K. entra in scena e spiega come è diventato un’enorme faccia gigante con le gambine, tipo bimbo seduto sul seggiolone e qui vi tocca… Time Out Cassidy!

Avete presente quelli che si sono inferociti perché Shane Black ha reso il Mandarino un personaggio ben più interessante nel film, di quanto non lo fosse mai stato nei fumetti? Bene credo che la loro testa esploderà (ah-ah) davanti al destino di Corey Stoll, chiamato ad interpretare un brutto filtro di snapchat, dalle motivazioni labili (perché dovrebbe essere “l’arma definitiva” che si vanta di essere? Non si sa) che è allo stesso tempo una spalla comica ben poco riuscita.

«Ho la testa grossa e le braccia corte, sono imbattibile e tirchio!»
M.O.D.O.K. è un personaggio grottesco fin dal suo aspetto, qui la Marvel prima ha voluto inserirlo a tutti i costi, poi pare non sapere esattamente che farsene, se non per qualche lungo spiegone allunga brodo. Posso dirlo? Erano già riusciti a rendere M.O.D.O.K. alla perfezione fuori dai fumetti, peccato che quella bellissima serie animata a passo uno non se la sia filata nessuno, perché dichiarata fuori canone, anche se resta ancora meglio non di questo film (troppo facile), ma anche di una parte della produzione ufficiale dell’MCU, io ve la consiglio caldamente. Fine del Time Out!

“Quantumania” si riduce tutto all’esordio sul grande schermo di Kang il Conquistatore, il personaggio che ricoprirà il ruolo di Thanos 2.0 nelle prossime Marvel-Fasi, lo dico fuori dai denti, la prova di Jonathan Majors non solo è forse l’unica parte davvero riuscita del film, ma risulta anche più interessante del personaggio stesso, almeno per ora. Il suo Kang ha la rassegnazione di chi ha già visto (e combattuto) tutti gli scenari possibili, ma anche la fierezza di chi si è guadagnato sul campo il titolo di Conquistatore. Majors è talmente bravo da riuscire a risultare rassegnato e incazzato a seconda del momento, dimostrando di aver davvero capito un personaggio che ha più incarnazioni (la prima delle due scene dopo i titoli di coda è uno “spiegone” su questo concetto, la seconda invece è una scemenza che serva solo a ricordarci che presto ci sarà una seconda stagione di Loki), forse davvero l’unico elemento che lo sceneggiatore Jeff Loveness, che arriva da Rick & Morty, si è portato dietro da quella serie.

Lo scazzo di chi ha già visto tutte le realtà possibile ed in ognuna di queste è sempre lunedì mattina.
Anche perché “Quantumania” va sotto bevendo dall’idrante nel confronto proprio con Rick & Morty, quando moltiplica il numero di Scott Lang, non lo fa mai per motivi narrativi, ma con ben poca creatività, per mandare in scena una gag nemmeno particolarmente divertente, in un film che non è disastroso come tante penne hanno scritto, ma ha semplicemente poca personalità, non è leggero al limite dello scemone come i due Ant-Man precedenti (il secondo in particolare) e perde anche la sua qualità principale, ovvero quel giocare sulle dimensioni degli oggetti di uso comune, ridotti o ingigantiti, per creare momenti d’azione o comici. Una caratteristica che va persa perché il mondo Quantico passa come pialla su tutto questo, in un film troppo intento a spiegare cose, da farti pensare: beh almeno ci siamo tolti il dente in 125 minuti di film, invece che in sei puntate da 50 minuti di una miniserie su Disney+, guardiamo il lato positivo. Anche perché tra una settimana di questo “Quantumania” nemmeno mi ricorderò più, ormai il suo compito l’ha svolto, re-introdurre Kang al grande pubblico, possiamo passare alla prossima portata del menù prevista dalla Fase 5 dell’MCU.

Anzi, su questo ho ancora un appunto da fare: la prova di Jonathan Majors è la parte più riuscita del film, però secondo me non è una grande idea mostrare come questo imbattibile Kang, finisca a prendere un sacco di botte dai due eroi più microscopici della Marvel. Sicuramente avranno un piano per renderlo minaccioso sfruttando le sue varie incarnazione nel multiverso (quelle che strizzano l’occhio a Immortus e forse anche ad Iron Lad, roba da lettori di fumetti Marvel, potete ignorarla, tranquilli) però il Conquistatore imbattibile che ha già ucciso mille mila Avengers in tutte le realtà del multiverso, qui viene preso a pugni e battuto come un tappeto. Il che da un certo punto di vista quasi mi scalda il cuore, in questo brodo di CGI che pialla tutto, lo scontro finale avviene tra il buono e il cattivo, in una stanza, che sporchi di sangue e con i vestiti strappati come nell’ultima delle risse da bar, si menano quasi come si faceva nei film ai vecchi tempi. Però se un “cristone” (cit.) come Jonathan Majors, le prende da Paul Rudd, uno che ha l’aria del paparino sexy che fa voltare le teste alla mamme quando va a prendere la figlia a scuola con la sua auto elettrica, beh, bene ma non benissimo per il futuro cattivone di Casa Marvel.

Sapete quando i bambini dicono «Il mio papà può picchiare il tuo»? Ecco, stessa cosa.
Insomma, mi sta venendo sempre più a noia non tanto i personaggi (a cui comunque voglio bene, anche perché sono un vecchio lettore Marvel) o la soap opera dell’MCU, più che altro mi annoiano sempre di più le sterili polemiche su “Infernet” legate a questi film e il fatto che siamo sempre più rivolti ad un tipo di pubblico che pensa al cinema in un modo che per me, risulta più alieno del mondo Quantico.

Un modo tutto basato sull’attesa (il dannatissimo “hype”, odio persino scriverlo questo anglicismo) che il più delle volte è pilotato, perché la Marvel fa trapelare le notizie prima, sfruttando il tam-tam dei Social-Così come pubblicità gratuita. Quindi si va a vedere “Quantumania” perché introdurrà Kang, poi si andrà a vedere “The Marvels” perché introdurrà chi? Photon? Mi sembra che al momento, ci sia più attenzione nel creare l’attesa, che a rendere davvero memorabile il momento in cui uno il film lo guarda per davvero. Ma non vi preoccupate! Nel prossimo marvel-commento sulla Bara, verrò affiancato dal nuovo Cassidy 2.0, più giovane, più motivato, più… Bionda? Boh lo scopriremo, comunque pronta a sostituirmi per le prossime Fasi dell’MCU. La telenovela deve continuare, anzi, la Fase 5 è appena iniziata, quindi palla lunga e pedalare!

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