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Arkham Asylum (1989): Scopri quanto è profonda la tana del Batconiglio

Quando la Geek League ha acceso il Bat-Segnale per una bella
iniziativa congiunta che servisse a festeggiare come si deve l’annuale “Batman
Day” non ho proprio potuto dire di no, trovate tutti i dettagli alla fine del
post.
Quando distribuivano la timidezza, Grant Morrison è rimasto
a letto addormentato bisogna dirlo. Lo scrittore Scozzese non si è mai tirato
indietro davanti a nessuna icona a fumetti, sempre pronto a dire la sua con il
suo stile, nel 1989 ha voluto fare lo stesso con Batman.

In eterno stato di amore/odio con Alan Moore, l’idea di
Morrison era quella di andare controcorrente rispetto a riletture più realistiche
offerta da opere come Watchmen e Il ritorno del Cavaliere Oscuro. “Arkham
Asylum” ha delle radici che affondano nel fumetto Horror, all’origine di tutto
una breve storia scritta da un veterano come Len Wein (papà di Swamp Thing) su Amadeus
Arkham, prima fondatore del celebre ospedale psichiatrico – parte integrante dell’iconografia
di Batman – poi ospite dello stesso. Ospite illustre, con tanto di camicia
disegnata su misura, una di quelle con le maniche lunghe lunghe, che si legano
dietro alla schiena, avete presente?
Grant Morrison, sempre quello che ha staccato la sveglia il
giorno della svendita della timidezza, riprende il personaggio con la sua
solita intenzione di toccarla pianissimo, alla storia aggiunge influenze che
arrivano da “Psycho” (1960), da Aleister Crowley e Jung, passano per il
citatissimo Lewis Carroll, le cui parole aprono e chiudono il volume.

Che dite, si capisce che il vecchio Grant è uno che si stima parecchio?

Il piano bellicoso di Morrison è quello di sfornare un’opera
che sia più vicina alla sperimentazione musicale, al cinema d’avanguardia e al
surrealismo, per questo Bruce Wayne non viene mai citato, in “Arkham Asylum”
esiste solo Batman, anzi tutta la storia è una discesa nel cuore di tenebra del
personaggio. Forse il giorno della svendita Grant la sveglia, l’aveva proprio
gettata dalla finestra.

Per questo motivo “Arkham Asylum” sfoggia il chilometrico
sottotitolo “A Serious House on Serious Earth” tratto dal poema “Church Going”
di Philip Larkin, tradotto in uno strambo Paese a forma di scarpa in ogni modo. Trovate edizione di questo fumetto con il titolo “Una seria casa su un serio
suolo”,  ma anche con traduzioni meno
degne di Google tipo “Una folle dimora in un folle mondo”.
Per tener testa alla follia alle ambizioni di Grant
Morrison serviva un disegnatore all’altezza, in linea di massima lo hanno
trovato in Dave McKean, che definire disegnatore è quasi riduttivo, visto che
le sue tavole sono un misto di disegni, fotografia, pittura, scultura e grafica
computerizzata, il suo stile unico ha reso speciali tutte le locandine di Sandman di Neil Gaiman.
Lo spunto della trama è presto riassunto: I matti hanno
preso il controllo del manicomio.
Più nello specifico, all’interno dell’Arkham Asylum si è
scatenata una rivolta che vede alla sua testa indovinate chi? Bravi quel mattacchione del Joker, che minaccia di uccidere e asportare occhi allo staff
dell’ospedale. Insomma è la classica situazione alla Jena Plissken, nel posto più pericoloso del mondo, mandi il tipo
più tosto in circolazione, e Batman oltre ad essere chiesto a gran voce dai
pazienti, risponde decisamente alle caratteristiche.

Qualcuno volò sul nido del Bat-cuculo.

Tra gli ostaggi più in vista figura il Dr. Cavendish e la
Dr.ssa Ruth Adams, una psichiatra che lavorando a stretto contatto con i
pazienti ha sperimentato tecniche innovative, ad esempio privare Due Facce
della caratteristica moneta con cui prendere le decisioni, sostituita prima da
un dado e poi da un mazzo di tarocchi, moltiplicando le possibilità di scelta
di Harvey Dent, ma rendendolo incapace di prendere le decisioni più semplici,
tipo andare in bagno. So che dovrei fare una battuta su questo, ma per rispetto dell’ex procuratore Dent passiamo oltre.

La trama procede di pari passo con scene ambientate nel
passato del fondatore dell’istituto Amadeus Arkham, un uomo spinto a studiare i
meandri della mente umana, dalla follia di sua madre, che ci viene raccontata subito
pronti via all’inizio del volume, con una scena che più Horror di così non
potrebbe proprio. Diciamo che lo spuntino della signora Arkham sarà anche ricco
di fibre, ma è uno di quelli che non si dimentica… Brrr!
La rappresentazione del Joker in “Arkham Asylum” non passa
inosservata, non solo perché il “lettering” dei suoi dialoghi è riportato in un
bel rosso che risalta bene sulla tavole quasi interamente nere, ma soprattutto
perché la sua caratterizzazione è simile a quella di uno strambo Virgilio dai
capelli verdi, impegnato a guidare alla sua maniera, l’Uomo Pipistrello nei
gironi dall’inferno di Arkham.
Il Joker si diverte a punzecchiare Batman con battute legate
alla sessualità, con parecchi doppi sensi relativi al suo rapporto con Robin,
che è oggetto di scherno più che altro fuori dai canonici fumetti di Batman, ma
siccome qui il pubblico di riferimento ci si aspetta essere dei lettori più
adulti, vale davvero tutto, compreso uno dei gesti più anarchici mai compiuti
dal Joker, ovvero toccare le Bat-chiappe del suo avversario facendogli la mano
morta, e beccandosi in tutta risposta l’accusa di essere un degenerato. Gli è
andata ancora bene, Tommy Monaghan si
è beccato un destro dopo aver vomitato la cena indiana sui Bat-stivali.

Giù le mani dalle Bat-chiappe! (#MeToo)

“Arkham Asylum” è una storia che mette in dubbio tutte le
solide certezze dell’Uomo Pipistrello, costretto ad una caccia al tesoro abbastanza
malsana, Batman avrà un’ora di tempo per percorrere i corridoi del manicomio,
prima che gli ospiti finiti dentro per mano sua, possano uscire dalle loro
celle per fargli la pelle.

Nel peregrinare, noi lettori insieme a Batman scopriremo
qualcosa di più sul passato di Amadeus Arkham e sulla rivolta all’interno dell’istituto,
ogni scontro con un suo vecchio avversario, diventerà l’occasione per l’Uomo
Pipistrello per scavare dentro se stesso, tirando fuori anche un lato ben poco
eroico del crociato di Gotham.
Faccia di Creta devastato da una malattia alla pelle
cercherà di infettarlo, mentre personaggi come lo Spaventapasseri e Maxie Zeus
faranno assaggiare a Batman un po’ dell’arma con cui di solito lui ottiene
vantaggio sui suoi nemici: La paura.

Batman non è proprio a suo agio nei panni di quello con la Bat-fifa.

L’Uomo Pipistrello risponde colpo su colpo con metodi spesso
tutto tranne che pacifici, il Dottor Destiny viene spedito con tutte le rotelle
della sua sedia giù dalle scale, Killer Croc viene defenestrato e Faccia di
Creta rimedia una gamba rotta, il tutto mentre scopriamo che la figura del
pipistrello, ossessionava molto anche Amadeus Arkham oltre che ovviamente, il crociato di Gotham.

Difetti? Essenzialmente uno, “Arkham Asylum” è come il suo
autore Grant Morrison, impaziente di provocare e a tratti un pochino troppo pretenzioso,
almeno per i miei gusti. A volte sempre che le citazioni a Jung e Aleister
Crowley siano uno sfoggio di (apprezzabile) cultura ma un po’ fini a loro
stesse. Anche perché i cattivoni che mettono in difficoltà Batman non sono sempre
archetipi che hanno un vero e proprio riscontro nella psicologia, a meno di non voler vedere nello scontro con Killer Croc (risolto con un metodo
brutale e istintivo) un modo per far fare metaforicamente i conti a Batman con il suo cervello
rettile.

Un Dave McKean in grande spolvero.

Da lettore di Lewis Carroll posso dire che ritrovarlo citato
così spesso fa molto piacere, anche se semlbra che Morrison faccia un utilizzo
un po’ superficiale del lavoro dello scrittore. È inevitabile fare il  paragone con il viaggio allucinante di Batman
e quello di Alice, anche perché uno dei celebri cattivi dell’Uomo Pipistrello, il
Cappellaio Matto (qui ritratto da Dave McKean in una posa tipo Brucaliffo) è
chiaramente ispirato a Carroll.

La sensazione che ho quando mi capita di rileggere “Arkham
Asylum” è sempre un po’ quella di un ottimo modo per portare i personaggi (e i
lettori) fuori dalle situazioni in cui li vediamo agire nei fumetti di Batman,
ma con un approfondimento che non va così in profondità, non per un’opera che
cita così spesso Jung almeno.

Uno dei Joker più inquietanti di sempre.

Di bellissimo invece trovo sempre il finale, Batman in
totale affanno per quasi tutto il volume, come Asterix nella casa che rende
folli (non ve lo aspettavate questo paragone vero?) capisce che con i pazzi non
puoi trattare e aggiunge a sua volta follia dove già abbonda. Restituendo la
sua moneta ad Harvey Dent, delega volutamente al personaggio più scombinato, il
destino di tutti. Il risultato finale del lancio della moneta però può essere più
del matematico cinquanta e cinquanta, se quello che la lancia è tutto matto.

Se i cattivi dell’Uomo Pipistrello sono sempre stati tra i
più caratteristici tra tutti quelli dei fumetti Americani, “Arkham Asylum” è la
storia che mette in chiaro che nemmeno quello che va in giro vestito da pipistrello
e poi tutto in quadro, e che anzi, forse avrebbe tutte le carte in regola per
essere anche lui ospite del celebre istituto, infatti Joker lo saluta beffardo proprio
così: Quando la fuori sarà tutto troppo strano, ricordati che hai sempre un posto che
ti aspetta qui in mezzo ai matti.
Come diceva lo Stregatto? Siamo tutti matti qui, anche
quelli vestiti da pipistrello.

Qui trovate il resto dei Bat-appuntamenti di oggi con la Geek League.

Omniverso – Tutti gli attori che hanno intepretato Batman
Wally Said – Gli incontri fra Batman e la banda di Scooby Doo

Vi ricordo anche il Bat-speciale della Bara Volante.

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