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Arma letale 3 (1992): fate posto, arriva un terzo sbirro

Quando una saga cinematografica come quella di Arma Letale, comincia a mettere in fila uno vicino all’altro, come tanti soldatini, due o più seguiti, è anche normale iniziale a confondersi, quindi si cercano tratti distintivi o scene memorabili, per distinguere un capitolo dall’altro.

Credo sia capitato anche a voi finire in discussioni del tipo “Ma Terminator 3 è quello con Chris Bale?” , “No quello è il quarto, quello che fa schifo”, ecco roba così. Sarà anche che ho visto tutti i film un numero davvero illegale di volte, ma la suddivisione in capitoli di questa saga mi è molto chiara in testa e anche se Shane Black è andato via sbattendo la porta dopo aver consegnato la “Shaneggiatura” (Cit.) di Arma Letale 2, questo terzo capitolo è talmente pieno di scene memorabili da essere comunque molto valido, insomma, voglio bene anche a questo terzo genito.

Si può andare avanti senza Shane meraviglia? Certo! O almeno è quello che devono aver pensato Richard Donner e Joel Silver, che hanno affidato la sceneggiatura del terzo film allo stesso Jeffrey Boam (Indiana Jones e l’ultima crociata) che aveva già rimaneggiato il lavoro di Black per il secondo film, tutto facile e pulito? Mah, insomma, visto che il lavoro di Boam piace, ma non così tanto al regista Richard Donner, che vorrebbe molta più commedia, motivo per cui torna in pista il personaggio di Joe Pesci, Leo Getz che nello script di Boam era finito a truffare gente a New York (storia vera). Non si trova un accordo nemmeno quando il buon Jeffrey viene affiancato dal collega Robert Mark Kamen (papà di Karate Kid), tanto che per scrivere i dialoghi del personaggio di Lorna Cole (Rene Russo), viene chiamato uno “Script doctor” ovviamente non accreditato, Carrie Fisher, sì, QUELLA Carrie Fisher (storia vera), lo dico sempre che delle Fisher si è parlato sempre troppo del suo bikini e troppo poco del suo notevole cervellone.

Per carnevale avete deciso di vestirvi da Hightower e Mahoney?

Il risultato finale è tutto sommato coerente con gli altri film della saga, la storia ci dà dentro con la parte “Commedia”, ma Richard Donner vigila su tutto garantendo delle scene d’azione davvero notevoli, a ben guardarlo, ci sono dei passaggi in cui la storia scricchiola e un pelo di buonismo che inizia a trapelare, con il senno di poi fa capire che Shane Black aveva ragione, quando diceva che lontano dalle mani capaci del suo creatore, il personaggio di Martin Riggs avrebbe perso qualcosa del dramma che lo ha sempre caratterizzato, non è certo un caso se questo è l’unico film della saga, in cui la defunta moglie di Riggs non viene mai citata.

L’inizio è esplosivo, in tutti i sensi, si parte subito forte con una delle scene più memorabili di tutta la saga, tanto memorabile che la frase “Agguanta il gatto!!” è una di quelle che cito più spesso (volontariamente o meno) durante la mia parlata quotidiana che poi è anche il mio metodo tutto personale di valutare l’influenza di un film sul sottoscritto, per altro, la mia wing-woman mi ha fatto notare che quando parlo al telefono con i miei, faccio come la figlia di Murtaugh dicendo “Passami il genitore”, a proposito di citazioni involontarie.

«Però ora il gatto lo tieni tu, io ho già tre figli da mantenere»

Riggs spinto dalla solita (ma lo è davvero?) esuberanza, convince Murtaugh a non aspettare gli artificieri e a cercare di evitare la “Gattastrofe” (cit.), tagliando lui il filo rosso della bomba, no, quello blu, oh, insomma avete capito, finisce con una grande esplosione e i due sergenti degradati a poliziotti della stradale, anche se a Roger mancano soltanto otto giorni alla pensione, brutto colpo per le tasche del futuro pensionato.

Il filo rosso ragazzi, nei film si taglia sempre il filo rosso!

Il modo in cui Riggs affronta di petto l’ordigno mi è sempre sembrato un po’ poco in linea con il personaggio, uno spericolato tutto matto che non teme la morte, ma non uno sprovveduto che metterebbe a rischio l’amico, boh, insomma la scena funziona talmente bene che posso soprassedere, ma, come detto, l’assenza di Shane Black si nota in questi dettagli, o nel fatto che la rapina al camion porta valori avvenga (ma tu guarda a volte il caso) proprio sotto gli occhi dei due neo degradati agenti Riggs e Murtaugh, ma anche qui, dettaglio da poco, perché Richard Donner ci regala il primo inseguimento al camion porta valori, dove fa il suo esordio (l’odiosissima, per me) Dolores, la paffuta agente di colore che ci prova in tutti i modi con Roger, compare due volte nel film, con il compito sempre infame del “Facce ridè”, se c’è qualcosa di cui avrei fatto volentieri a meno è la sua presenza, anche se in originale, Riggs per commentare la sua guida le dà della “Road Warrior”, chissà a cosa si riferiva.

Il fiuto dei nostri due protagonisti e la propensione e non star fermi un minuto, li mette sulle piste di una banda di trafficanti di armi, il cui prodotto di punta sono delle pallottole speciali tanto potenti da perforare anche i giubbotti antiproiettile, amichevolmente ribattezzati proiettili “Ammazzasbirri”.

I migliori amici dei poliziotti prossimi alla pensione.

Anche qui potrei dirvi che mi sembra poco logico che due poliziotti della stradale, illustrino (come al solito al poligono) il funzionamento di questi letali proiettili ai colleghi di grado superiore, ma sono dettagli perché tra le battute sulla pancera di Roger (“E’ un busto mi serve per la schiena”, “Li fanno anche da uomo?”) e la sua successiva crisi di mezza (anche qualcosa di più via…) età, alla fine mi faccio sempre tirare dentro dal film. Riggs e Murtaugh sono due assoluti talmente azzeccati che bastano davvero solo loro, è la chimica tra Mel Gibson e Danny Glover a tenere il film su livelli molto molto alti.

Ad esempio, ho sempre apprezzato la scena in cui Martin fa finta di dare di matto negli spogliatoi, per nascondere il fatto che all’amico sia partito un involontario colpo di pistola dal suo revolver, come passare dalle goliardiche battute sulla vecchiaia, ad un’metafora semplice, ma efficace.

Come da tradizione, benvenuti alla consueta esplosione di metà post!

Bisogna dire che anche la nuova arrivata s’incastra alla perfezione nei meccanismi già rodati, Lorna Cole, agente della disciplinare che sospetta dell’ex sergente Jack Travis (Stuart Wilson) per il traffico delle nuove letali pallottole, funziona molto bene, di fatto, dovrebbe essere solo un personaggio clichè, una Martin Riggs in gonnella che, non solo è spericolata ed esperta di arti marziali come lui, ma ha anche una discreta collezione di cicatrici sul corpo (il “duello di cicatrici” mettetelo pure tra le scene mitiche dl film) e la sua stessa passione per i “Three Stooges” che qui Richard Donner riesce a piazzare sotto forma di video games di un Amiga 500… Qui rischio davvero il tracollo malinconico, anche l’Amiga 500!

Richard Donner come l’impero, colpisce ancora.

Malgrado tutto, Lorna funziona, anche se non soprattutto grazie ad un’azzeccatissima Rene Russo, una che ha fatto un sacco di film, ma che alla fine ricordo sempre con piacere proprio per questo ruolo, ci vuole un certo vissuto per risultare credibile rispondendo “Dalle suore” alla domanda “Dove hai imparato a picchiare così?”, o ci nasci o non ci nasci e la Russo, per nostra fortuna, la nacque (quasi-cit.).

«Io ho fatto Freejack – In fuga nel futuro, e poi quello matto saresti tu?»

A differenza di Dolores, per qualche ragione nemmeno il ritorno di un platinatissimo Leo Getz non mi ha mai urtato, anche se davvero, un ruolo da spalla comica, inserito con il cronometro per stemperare la tensione, più di lui è difficile da trovare.

Qui il biondo è impegnato a cercare di vendere la casa dei Murtaugh e a beccarsi tutti i maltrattamenti possibili immaginabili (ad uso come sempre: Ridere) dai due sbirri, quindi si passa da colonscopie a tradimento (no, mi rifiuto di fare battute tipo “Arma Rettale”) fino alle gomme dell’auto bucate a revolverate, ma per qualche ragione i siparietti comici funzionano e non mi urtano, sarà che per diverse ragioni sto frequentando troppi venditori di case, quindi vederne maltrattato qualcuno nella finzione mi trova molto propenso, ci sta che uno che nello scorso film faceva il truffatore, qui venda case, tanto c’è poca differenza, un saluto a tutti i venditori! Ciao amici!

«Ehi Cass amico aspetta, si può sapere cosa ti ho fatto di male?»

Bisogna anche dire che “Arma Letale 3” è il capitolo che risente di più delle piaga moderna del politicamente corretto, qui sono stati bravi a trasformare in una gag divertente il tentativo di Riggs di smettere di fumare, su cui aleggia la mano moralizzatrice della censura, quindi le sigarette spariscono sostituite dai biscotti per cani, logici in fondo, una volta Mad Mel si nutriva di cibo per cani in scatola!

Proprio la trovata dei biscotti è un bell’assist alzato per una delle scene che preferisco di questo film lo scontro tra Riggs e il Rottweiler, una specie di momento alla Crocodile Dundee che da amante dei cani mi scioglie sempre, infatti il concetto espresso dallo sbirro di “Ai Cristiani sì, ma ai cani no” mi è davvero molto familiare e qui si vede lo zampino (per restare in tema) di Richard Donner, storicamente sensibile alle cause umanitarie e ai diritti degli animali, si è divertito a riempire il set del film di adesivi a tema (storia vera), questo spiega la maglietta “Pro-Choice” di una delle figlie di Murtaugh, o l’adesivo anti vivisezione sull’armadietto del distretto di polizia.

«Quel gatto di prima che fine ha fatto? Gradirei conoscerlo»

Ma l’essere sensibili a temi importanti è una delle caratteristiche che questa saga ha sempre sfoggiato, il risultato è che Riggs e Murtaugh prendono a parolacce e revolverate dei cattivi che sembrano usciti dai telegiornali, dopo i trafficanti di droga e i razzisti sudafricani, qui è la volta dei bianchi che armano i neri, il tutto nella Los Angeles del 1992, dove le rivolte dopo l’omicidio di Rodney King erano (e sono) un argomento molto caldo.

La parte emotiva di “Arma Letale 3” sta tutta nella scena in cui Murtaugh uccide un aggressore, salvo poi scoprire che si tratta di Daryll, un ragazzino amico di suo figlio e di emozione in emozione, perché si passa dalla pizza in faccia che il povero Roger si becca dalla madre del ragazzo al suo funerale (“Trovi l’uomo che ha armato la mano di mio figlio”), alla scena della barca di Roger quella in cui Gibson e Glover tirano fuori tutto il lato drammatico della loro recitazione, regalandoci uno di quei momenti Bromance (di quello fatto bene) che non fa altro che farti patteggiare ancora di più per i due protagonisti e le loro vicende.

Dramma, Bromance e temi sociali, non manca davvero niente.

Ma descritto così “Arma Letale 3” rischia di sembrare una commedia con toni intimisti, per fortuna Richard Donner dirige tanta bella azione fatta come gli Dèi del Cinema comandano, ad esempio non manca l’inseguimento, qui particolarmente intricato: inizia in metropolitana, si sposta sui binari grazie ad un pick-up modificato e termina con Riggs che esce tostissimo dal fumo in moto, per poi spararsi un voletto dal cavalcavia, visto due o tre scene appena meno coinvolgenti in vita mia!

«Credo sia ora di far controllare gli scarichi»

Ma dove Donner davvero dà il meglio di se è il finale, l’ultima sparatoria con duello tra Riggs e Travis avviene in un tripudio di case in costruzione in fiamme, un secchio di benzina utilizzato per stendere uno sgherro con un mitra, in un tripudio di proiettili e battutacce (“Coprimi? Sì, ma chi copre me?!”), l’apice è sicuramente la scena della draga, che si conclude con un trionfo di “Frasi maschie” come se piovesse (“Vai all’inferno Riggs”, “Va avanti tu”).

Nel mucchio metteteci anche tutte le gag caratteristiche della saga, dal bagno di Murtaugh sempre occupato, alla spalla slogata di Riggs, insomma per essere il capitolo con cui una storica saga action, apre alle (discutibili) mode politicamente corrette del cinema moderno, non possiamo proprio lamentarci, forse questa saga che ha pesantemente influito a cambiare la percezione dell’eroe action americano degli anni ’80 presso il grande pubblico, è anche quella che ha saputo adattarsi meglio di tutti, basta aggiungere un piccolo dettaglio a supporto di questa tesi, “Arma Letale 3” è stato uno dei primi film che io ricordi, ad avere una scena dopo i titoli di coda, nel 2017 è la normalità, nel 1995, vi assicuro lo era molto molto meno.

“Arma Letale 3” con i suoi 145 milioni di ex presidenti stampati su carta verde portati a casa, si è piazzato quarto tra i film più visti del 1992 e considerato che il primo era un imprendibile film Disney (Aladin) è stata sicuramente una pellicola che ha fatto contenti tutti, prossima settimana, ultimo capitolo della saga in arrivo, ci vediamo tra sette giorni! O qualcuno meno, in ogni caso, si parte al tre!

Sepolto in precedenza venerdì 17 marzo 2017

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