Assassin’s Creed, Assassin’s Creed, quante ore della mia vita ho passato a giocare al celeberrimo videogioco Assassin’s Creed? Zero! Nisba! Nada! Zip! Cosa so io di questo gioco? So che c’è un ‘sassino che ammazza gente in varie epoche del tempo, saltando sui tetti, con addosso un cappuccio e un mantello bianco e al pari di Moon Knight mi chiedo: chissà quante lavatrici per mantenere bianco quel mantello, sui tetti poi, tegole, cagate di piccione, fuliggine, un casino!
Non ho visto il trailer, sapevo giusto che stavano girando un film tratto dal gioco e che Michael Fassbender avrebbe indossato il (lindo) cappuccio, già a quel punto avevo i miei dubbi. Quindi, riassumiamo: nessuna conoscenza della trama originale, nessun tipo di “Hype” come dite (voi) giovani, insomma questo fa di me il candidato ideale per godermi un film tratto da “Assassin’s Creed”, no? Ecco, chiedetelo alle mie balle a fine visione, loro sì sono state assassinate da questa roba.
Il condannato a morte Callum Lynch (Michele Piegaveloce) muore per iniezione letale. Fine del film tutti a casa. Seee magari! In realtà, viene pescato da una mega multinazionale di sal cazzo come si chiama non ho capito e scelto come volontario (si fa per dire) per una sacra missione: rintracciare il misterioso manufatto noto come Mela dell’Eden, pomo della discordia millenario del conflitto tra i Templari e la società segreta degli assassini. Mi sembra strano che Giacobbo, non abbia mai dedicato venti puntate di “Voyager” a questa storia.
La dottoressa bona con l’accento francese seSSi, Sophia Rikkin (Marion Cotillard) lo ha scelto perché Callum è diretto discendente di Aguilar de Nerha, uno dei primissimi assassini della gilda. L’intenzione della dottoressa è quella di curare il male nel cuore degli uomini come se fosse il raffreddore recuperando la mela, a distanza di sicurezza, papà Rikkin (Jeremy Irons) li guarda male entrambi scuotendo la testa e mormorando “AsSSsasSSsino” come il siciliano di “Johnny Stecchino”.
Callum viene collegato all’Animus, una tecnologico arzigogolo che permette di rivivere la vita dei propri avi, si chiama così per una ragione molto semplice: il macchinario è un enorme braccione meccanico collegato al soffitto, che ti stritola le costole, t’infila uno spinotto nel collo (… e considerati fortunato), poi ti sbatacchia qua e là per la stanza come se fossi un pupazzo di pezza. Da qui il nome, perché chi è costretto ad utilizzarlo come minimo si mette a gridare: “L’Animus de li mortacci tuaaaaaaaaaaa”.
Da quel poco che so del videogames e, come detto, ne so davvero pochissimo, il bello di giocare ad “Assassin’s Creed” è la possibilità di menare, scalciare e, più in generale, uccidere gente, all’interno di ambientazioni storiche ricostruite con enorme dovizia di dettaglio. Il problema del film è che le botte e le parti ambientate nella Spagna del 1400, sono in totale tre, tre di numero, tutte introdotte dalla macchina da presa a volo d’aquila (con tanto di falco del Fernet Branca posticcio in CGI), sono tutte girate malissimo, con un livello di coinvolgimento emotivo pari a quello di fissare il cestello della lavatrice durante la centrifuga. L’unica nota positiva è che ad un certo punto a sbuffo spunta l’inquisizione spagnola ed io che son venuto su a pane e Monty Python, scoppio a ridere perché si sa, “No one expects the spanish inquisition!”.
Ora facciamo un attimo mente locale: Fassbender, Marion Cotillard, entrambi diretti da Justin Kurzel, perché ho un senso di dejà vù? Mi hanno messo dentro l’Animus e sto rivivendo la vita di uno dei miei avi? No, molto più semplicemente è lo stesso trio che aveva già prodotto un altro titolo, ovvero MacBeth. Ora capisco tutto, ve lo ricordate che mostruosa palla al cazzo era MacBeth? Io sì, tedioso, un film capace di aggiungere pretenziosità inutile ad un soggetto ultra noto, privandolo dell’epica e del dramma necessario per raccontarlo, sostituendo il tutto con dialoghi lunghi e pallosi.
Che poi, a ben pensarci, è proprio quello che succede qui, anche perché lo sceneggiatore di entrambi i film è lo stesso (Michael Lesslie), ma a ben guardare anche il direttore della fotografia (Adam Arkapaw) dai colori rugginosi o freddissimi per distinguere i due mondi in cui il film è ambientato, ma se per questo, anche nelle originali musiche di Jed Kurzel. In buona sostanza, il regista Justin Kurzel ha preso cast e tecnici di un film riuscito malissimo e ha pensato bene: “Abbiamo rovinato Shakespeare? Bene, ora roviniamo anche il mondo dei videogames!”. Qualcuno potrebbe dire a Kurzel che il detto è “Squadra CHE VINCE non si cambia”?
Il buon Giustino non è assolutamente in grado di dirigere scene d’azione, non so nemmeno per quale ragione abbia deciso di accettare un film del genere, visto che i combattimenti sono inquadrati troppo da vicino e poi io dico: Giustino, benedetto figliolo, a cosa serve che tu faccia venire giù uno stuntman, a fare per davvero un pericolosissimo “salto della fede” da 38 metri di altezza, se poi nel montaggio finale quella stessa scena me la affoghi in un mare di CGI di sfondo che in automatico elimina ogni possibilità di percepire come reale un gesto atletico potenzialmente mortale realizzato sul serio? Se Jeremy Irons sul set ripete “AsSSsasSSsino”, a me viene voglia di fare come Benigni e dirti «Ma Vaffanculo!»
In buona sostanza, cos’è questo “Assassin’s creed”? Facile: un film di spiegoni, s’inizia con un grosso spiegone sul passato di Callum, si continua con un altro spiegone sulla mela, i templari e gli assassini. Si fa una pausa giusto per introdurre una bella spiegazione su cos’è l’Animus e su come funziona e anche prima di vedere la macchina in azione, ci tocca sorbirci lo spiegone da parte di un altro prigioniero interpretato da Michael K. Williams (Ma perché!? Sei un attore pazzesco, perché perdi tempo a fare particine in film inutili come questo o il Ghostbusters sbagliato) e poi, non paghi, vogliamo metterci dentro anche un altro dialogo bello lungo tra Callum e suo padre, interpretato da Brendan Gleeson che non fai in tempo a pensare che sia l’ennesimo talento sprecato in un filmaccio che pure lui parte con uno spiegone.
Il pezzo che ho preferito è quando Fassbender ripete (e lo fa un paio di volte nel film) “Ho fame”, solo che invece di riuscire a mangiare, incontra qualcuno che gli spiega qualcosa di lungo e noiosissimo, forse era il modo di Justin Kurzel di farci provare empatia per il protagonista, anche perché io quando ho fame e non mi fanno mangiare posso diventare violento, altro che assassini!
Visto che ho aperto il vaso di Pandora (ma non era la mela?) di Fassbender, a parte i soldi, mi piacerebbe capire perché uno che potrebbe vincere l’Oscar domani, perda tempo con film come questo, per avere la scusa di fare un po’ di palestra per il ruolo e farsi pagare il personal trainer? Ha la faccia da bastardo giusta per il ruolo, peccato che il suo personaggio sia privo del lato oscuro che ti aspetteresti da un assassino (condannato a morte) discendente di una stirpe di ammazza Cristiani, basta dire che Callum è finito in galera perché ha ucciso un pappone, giusto per dimostrare che nei film moderni, nemmeno gli assassini possono essere cattivi davvero, altrimenti non passano il visto censura.
Insomma, prendi un gioco che vende perché consente ai giocatori di uccidere e picchiare in location storiche ben fatte e lo ambienti nel presente, sostituendo le chiacchiere alle botte, per altro risolvendo il (non) mistero legato al ritrovamento del manufatto in maniera sbrigativa e non impossibile da intuire, anche perché se ambienti nella Spagna dell’anno 1492, non è difficile intuire come andrà a finire la trama, alla faccia dell’ansia da Spoiler.
Mi rendo conto che ormai il cinema non smuove i soldi di un videogames di successo, resta il fatto che il fascino che ha la settima arte manca a qualunque altro media, il problema è che togliendo la componente interattiva, certe trame bisognerebbe saperle adattare, guardiamoci in faccia: quanti film tratti da fumetto funzionano davvero? Gli unici che hanno portato a casa qualcosa, sono stati i film che hanno preferito sbattersene dell’aderenza alla trama originale e hanno sfruttato il nome per fare altro, che è comunque meglio che fare come ha fatto Justin Kurzel, ovvero trasformare l’intrattenimento, in una rottura di palle. Poi, comunque, dai, appassionati del videogioco originale, non buttatevi giù, il film è brutto, ma comunque non mi aspettavo certo tutta questa inquisizione spagnola!
Sepolto in precedenza lunedì 16 gennaio 2017
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