nella banlieue francesi ormai sono quasi un sotto genere cinematografico
particolarmente nutrito, anche se per rivoluzionarlo, portando qualcosa di
nuovo, bisogna fare un passo indietro.
il verbo, ma il video musicale di M.I.A. ovvero Born Free. L’assalto ad
un palazzo da parte di una squadra speciale, che un giorno Gareth Evans ha
visto pensando che poteva fare al caso suo. Pochi mesi dopo aveva diretto
quella bomba di The Raid (storia vera).
videoclip invece? Facile, Romain Gavras. Figlio di cotanto padre, il nostro si
è fatto le ossa con i videoclip, prima di arrivare alla sua quarta regia,
questo “Athena”, come il nome del quartiere francese che viene dato alla fiamme,
che ha anche incendiato qualche cinefilo a Venezia, dove è stato presentato.
nove minuti iniziali di “Athena” abbiano scatenato applausi come non accadeva
dai tempi di La la land, solo che qui non ci sono i colooooooooriiii
belliiiiissimi quindi anche dopo l’uscita del film su Netflix, l’entusiasmo
cinefilo si è spento. Facile capire perché, devono aver realizzato che forse
era un po’ troppo pieno d’azione questo film per incensarlo, meglio
fischiettare, allontanandosi dalla puzza di bruciato, facendo finta che l’esaltazione
di Venezia, fosse un caso di follia isolata. Quello che succede sul lido, resta
sul lido.
guardare “Athena” su Netflix e non riuscivo a togliere gli occhi dallo schermo,
beccami gallina se tra i vari Abdel, Jérôme e Karim sono riuscito ad
associare nome e faccia, ma la regia di Romain Gavras ci getta nel vivo della
rivolta. Non sai nemmeno perché questi stanno assalendo quel posto, perché
rubano un’ambulanza, perché mettano le mani sulle armi anti sommossa e inizino
a spararsi addosso proiettili di gomma come in un rito d’iniziazione basato sul
fomento. Sai solo che quei quasi nove minuti scorrono con te incollato allo
schermo, a cercare di capire dove Gavras abbia posizionato la macchina da presa
senza capirlo per davvero.
drammi tra personaggi e tra fratelli (come The Raid), ed ora non
pensiate che io vi stia dicendo che questo sia il nuovo film di menare da
vedere a tutti i costi, ma trovo incredibile il fatto che un film presentato a Venezia,
diretto da uno che di cognome fa Gavras, sia stato fatto passare per tutto,
addirittura paragonato a quella truffa dai colooooooriii beeeeellissimiiiii già
citata di cui non ho voglia di rimettere il link, ma non descritto come quello
che davvero è: un figliolo contemporaneo dei Guerrieri di Walter Hill, con
il dramma delle banlieue dove il Re della collina metteva elementi
fumettistici.
frasi ad effetto o le Baseball Furies, però non riesco a non pensare che se mai
il remake pensato da Tony Scott (ne avevamo parlato) fosse andato in
porto, con una certa dose di probabilità sarebbe stato molto simile ad “Athena”, però ambientato a Los
Angeles e con la color correction con più toni di arancione e verde.
vogliono i cinefili con la pipa e gli occhiali, questo trovatello dalle banlieue
lo prendiamo noi, appassionati di un cinema dove è l’azione, mentre si svolge,
a determinare l’andamento della storia. Non vorrei avervi caricato di troppe aspettative
ma forse anche sì, non lasciatelo perdersi tra le nebbie di Netflix, dedicate
in po’ di tempo a questa rivolta, che è diversa dalle altre che avete visto arrivare dalla Francia.