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Auguri per la tua morte (2017): il giorno della marmotta slasher

Un giorno ci guarderemo indietro e capiremo che questi nostri strambi anni appartengono ad un solo uomo, il suo nome è Jason Blum. Il fondatore della Blumhouse, con il suo taccagno piano di dominio mondiale «Ti do cinque milioni di ex presidenti spirati stampati su carta verde, tu dammi un horror», continua a mietere successi, l’ultimo molto molto grosso, l’ottimo Get Out, deve averlo convinto a fare il passo successivo, dopo essersi preso il dominio degli horror a basso costo, è ora di conquistare anche il mondo delle commedie horror! Time Out Cassidy! Ok, lo so, qualcuno potrebbe dire che lo aveva già fatto con quella parodia di The Visit di Michael Knight Shamayacoso, ma questa è un’altra storia… Fine del time out!

“Happy Death Day” da noi “Auguri per la tua morte” arriva in pieno autunno con l’intenzione di masticare gomme e dare calci nel culo e questo spiega perché nel film fa bella mostra di sé il poster di Essi Vivono (citare John Carpenter una volta al giorno: Fatto!), ma soprattutto arriva in uno strambo Paese a forma di torta di compleanno scarpa, forte di un incasso negli Stati Uniti di 50 milioni di dollari, al netto di una spesa per produrlo di? Bravi, i canonici 5 milioni.

La cosa più facile da dire di questo film? Tanto facile che l’hanno detta tutti? Immaginate che Scream e “Ricomincio da capo” (1993) si siano conosciuti ad una festa, siano finiti a letto insieme e nove mesi dopo sia nato questo film, ho reso l’idea?

«No vi prego, non un’altra versione di ricomincio da capo, no»

Tree Gelbman (Jessica Rothe era in La La Land, ma non ricordo, forse mi ero già addormentato) è una studentessa di college che fa parte della confraternita delle stronzette che se la tirano, di sicuro avranno anche un nome tipo Gamma Gamma Bau o qualcosa del genere, ma è solo per farvi capire.

Il suo tempo lo passa tra festacce nere, evitare i ragazzi non abbastanza fighi per una popolare come lei e strofinarsi con il professore giovane e caruccio, il tutto mentre s’impegna a non rispondere MAI alle telefonate del padre che vuole farle gli auguri di compleanno.

Mentre va all’ennesima festa, ciccia fuori un assassino con coltello, cappuccio nero e maschera che pare essere la parodia di quella del Ghostface, il killer del film “Scream” (infatti è stata disegnata anche questa da Tony Gardner, che non dev’essersi impegnato più di tanto) e fa la fine delle bionde nei film horror: morta ammazzata.

Per tutto quelli che come me, trovano spaventosi i neonati.

Fine del film? No, perché Tree (nemmeno con i nomi si sono impegnati tanto, la protagonista si chiama “Albero”) si risveglia e rivive lo stesso giorno, quello del suo compleanno, ancora, ancora e ancora, intrappolata in un loop temporale, senza possibilità di uscirne, almeno finché non farà luce sull’identità del suo mascherato assassino e sulle sue motivazioni. Dalla sua parte solo una marmotta un nerd di nome Carter (Israel Broussard) con cui la bionda ha passato la notte alcolica e che… Vabbè, avete già capito, questo film non vuole certo essere complicato nell’intreccio e nemmeno originale.

Come quanto ti svegli e capisci che è lunedì mattina.

Anche perché se parti dall’idea di sfornare la mille-millesima versione del film di Harold Ramis “Ricomincio da capo” è chiaro che l’originalità non è quello su cui stai puntando ed anche la maschera dell’assassino (che altro non è che la mascotte della scuola) ci viene mostrata in maniera fin troppo insistente perché non sia chiaro che avrà un ruolo nella storia.

La notizia è che Christopher Landon scelto da Blum per dirigere il film, tutto sommato tiene botta, dirige uno slasher senza alcun guizzo che, però, funziona e per i suoi 96 minuti riesce ad intrattenere, grazie alle gag che una situazione come quelle in cui è incastrata la protagonista creano, in generale devo dire che mi sono abbastanza divertito, sicuramente più che con gli omicidi che sono tutti diretti in modo molto canonico.

La bionda muore per prima, poi muore ancora, e ancora, e ancora…

Christopher Landon ha già dimostrato di essere uno che può portarti in meta una trama che, però, deve funzionare da sola, di certo non è il regista con l’estro o il carisma necessario a nobilitare il materiale su cui lavora, infatti “Il segnato” (Paranormal Activity: The Marked Ones, 2014) era una roba da slogarsi la mandibola dagli sbadigli, mentre “Manuale scout per l’apocalisse zombie” (2015), funzionava quasi esclusivamente grazie alle trovate simpatiche.

La storia tiene botta, i dialoghi sono abbastanza frizzanti e Jessica Rothe è davvero molto brava a caricarsi tutto il film sulle spalle, la ragazza dimostra di riuscire a gestire il registro comico e di fare la “Final Girl”, ma, a ben pensarci, anche la bionda che viene uccisa per prima. Incredibile che un personaggio che ad inizio film è così volutamente urticante, riesca comunque a non far esultare il pubblico ogni volta che muore, come facevo io mentre guardavo Tommaso Missile morire mille mila volte in “Edge of tomorrow” (2014) per capirci. Questo lo dobbiamo in parte alla storia e in parte alla protagonista, quindi tanto di cappello!

Jessica si carica tutto il film sulle ehm, spalle.

Il problema principale di “Auguri per la tua morte” è la fine, ad un certo punto il film riesce a coinvolgerti quel tanto che basta da farti solo sperare che “Albero” riesca a risolvere il mistero e ad uscire dal maledetto giorno della marmotta slasher, che quando l’identità dell’assassino viene rivelata passa quasi in secondo piano.

Ho detto quasi. Sì, perché senza rivelarvi nulla e senza rovinarvi la visione (traduzione: NO SPOILER), quando ho visto la risoluzione del mistero ho pensato: “Ma così? Con quella motivazione lì? Con quell’arma del delitto lì che è assolutamente improbabile e che un’eventuale autopsia sul cadavere della bionda inchioderebbe l’assassino in tempo tre-secondi-tre?”.

Io capisco che la saga di “Scream” ci abbia regalato alcune motivazioni degli assassini di turno nei vari capitoli spesso anche più strampalate, ma qui è chiaro che lo sceneggiatore probabilmente abbia visto davvero solo “Scream” quando si tratta di film dell’orrore, perché l’idea è davvero la stessa, rendiamo la rivelazione dell’uomo dietro la maschera una tale sorpresa che poi del movente non fregerà davvero niente a nessuno.

Molto brava anche ad interpretare il ruolo del panda.

Il vero colpo di scena per me è stato un altro: scoprire che lo sceneggiatore Scott Lobdell non è un omonimo è proprio QUELLO Scott Lobdell. Ok, a questo punto siete liberi di dire: “Chiiiiiiii??”.

Scott Lobdell è stato a lungo, una buona fetta degli anni ’90, il burattinaio di quasi tutte le serie della Marvel dedicate agli Uomini-Pareggio, non sapevo scrivesse anche per il cinema, ma evidentemente è rimasto proprio negli anni ’90 visto che ha scelto “Scream” come modello di riferimento per questa pellicola!

Malgrado tutti questi difetti, alla fine “Auguri per la tua morte” porta a casa il risultato, quindi il primo passo nel mondo delle commedie horror da parte della Blumhouse è stato fatto, vedremo quale sarà la prossima mossa nel piano di conquista globale di Blum che ora che ci penso ha un cognome da super cattivo di James Bond, se un giorno scopriremo che nel suo ufficio ha pure un gatto bianco e un laser gigante allora sarà tutto chiaro!

Sepolto in precedenza mercoledì 6 dicembre 2017

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