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Avventure di un uomo invisibile (1992): un Carpenter invisibile (ma guardabile)

L’invisibilità, prima o poi nella vita capita a tutti di pensare: “Cosa farei se fossi invisibile?”. Io non ho dubbi: inizierei a perseguitare i miei odiosi vicini togliendomi parecchi sassi dalle scarpe. Nei decenni abbiamo visto (si fa per dire…) svariate versione dell’uomo invisibile, al cinema e nella letteratura, una delle interpretazione a cui sono maggiormente legato è proprio questo film… Benvenuti all’appuntamento settimanale con John Carpenter’s The Maestro!

Ripercorrendo la carriera di un regista è inevitabile parlare dei film cosiddetti minori, “Avventure di un uomo invisibile” gioca sicuramente in questo capo da gioco, eppure ho un rapporto molto strambo con questa pellicola, come vi ho già raccontato, malgrado la sua leggendaria filmografia, non sono mai andato pazzo per Chevy Chase, non che mi abbia mai fatto nulla di male, forse per via dei personaggi che interpreta (un po’ sempre gli stessi), non mi è molto simpatico, così… A pelle.

Eppure, da bambino penso di aver visto questo film tipo un centinaio di volte, ad ogni passaggio televisivo (e vi assicuro che allora non erano affatto pochi…) me lo sono sempre rivisto con gusto, anche facendo uno sforzo di memoria, non ricordo se allora già conoscevo John Carpenter, probabilmente sì, ma in ogni caso, per anni ho guardato questo film, finché un giorno, da qualche parte agli albori della mia adolescenza ho realizzato che John Carpenter aveva diretto ANCHE questo, la mia prima reazione? Facile: ho capito di essere Carpenteriano fino al midollo! Fedeltà eterna!

«Tana per Giovanni! Dai vieni fuori, ti ho riconosciuto anche con il travestimento»

Ho un sacco di ricordi d’infanzia legati a questo film, probabile che alcuni usciranno fuori durante il commento, ma erano anni che non lo rivedevo, in vista di questa retrospettiva Carpenteriana, come un Samurai mi ero già preparato al peggio, ad una moscissima commediola fatta su commissione, in cui le parti belle erano tutte relegate ai miei ricordi fanciulleschi… Porco Mondo! Rivedendolo ho trovato proprio il film che ricordavo, minore quanto volete, ma di certo non la cosa ignominiosa che i Carpenteriani cercano sempre di nascondere sotto il tappeto. Trama e cominciamo.

Nick Halloway (Chevy Chase) è uno Yuppie egonista ed edonista, armato di una ragguardevole “faccia di tolla” che utilizza per schivare le responsabilità, sono sicuro che dove lavorate avete dieci colleghi identici a lui. Consolatevi: io ne ho anche qualcuno di più. Siccome il personaggio ha il faccione di Chevy Chase, Nick è anche un donnaiolo che va giù di testa per la bionda Alice Monroe conosciuta una sera al club dove si reca abitualmente, considerando che è interpretata da Daryl Hannah, la sbandata è anche molto giustificata.

Bellissime attrici nei film del Maestro… Check!

Con un dopo sbornia da medaglia d’oro olimpica, Nick partecipa al convegno sulla radioattività organizzato nella sede della Magnatronic, il tempo di farsi una pennichella di dieci minuti e complice un incidentino molecolare, si risveglia completamente invisibile (vestiti compresi). Per il nostro Nick inizierà così una fuga disperata per non finire nelle mani dello spietato agente della CIA David Jenkins (Sam “Più grande attore degli anni ‘90” Neill) intenzionato ad utilizzarlo come arma spionistica definitiva e a servirsi di lui per scalare i vertici dell’agenzia.

“Avventure di un uomo invisibile” è il primo film di Carpenter degli anni ’90 e segna anche il suo ritorno ad una collaborazione con una major dopo Grosso guaio a Chinatown, saltato per aria con il tritolo il contratto (per quattro film) con la Alive Films, Giovanni si trova incastrato in questo “Memoirs of an Invisible Man”, adattamento del romanzo omonimo di H.F. Saint avente, di cui la Warner Bros aveva acquistato i diritti di sfruttamento dalla sua pubblicazione (avvenuta nel 1987).

I titoli di testa del film, come da tradizione di questa rubrica.

La Warner scelse Ivan Reitman per dirigere il film, lo storico regista di Ghostbusters, però, ha avuto le classiche “divergenze creative” sul tono del film con Chevy Chase, nella disputa la Warner ha spalleggiato il suo divo, dando il ben servito al vecchio Ivan, Giovanni Carpentiere diventa così il ruotino di scorta della major, salendo a bordo di un progetto con ben poco spazio di manovra a disposizione.

Tanto che “Memoirs of an Invisible Man” è uno dei pochi film per cui Carpenter non ha composto la colonna sonora, per darvi un’idea della libertà creativa di cui il Maestro godeva sul set di questo film: sappiate che Carpenter propose il compositore Jack Nitzsche, che aveva già lavorato alla belle musiche di Starman, mentre Chevy Chase propose Shirley Walker, che aveva composto la colonna sonora per il film “National Lampoon’s Christmas Vacation” (1989). Risultato: la Walker è diventata la prima donna a comporre interamente la partitura musicale per una major, il che è positivo, ma vi fa capire quanto la Warner fosse pronta ad accontentare Chevy Chase in ogni modo possibile.

«Stai benissimo Chevy, non si vede nemmeno il trucco, sembri anche più giovane!»

In tutta risposta, Carpenter capisce l’andazzo e pretende due cose: la prima è che il film esca in sala senza il mitico genitivo sassone prima del titolo (infatti nei titoli di testa manca il celebre “John Carpenter’s…”), l’altra è una richiesta chiara e semplice: “Ok, vi dirigo il film… Ma voglio un elicottero”.

Sì, perché il nostro Johnny, oltre ad essere un musicista e un fanatico di basket, è anche un pilota di elicotteri con tanto di brevetto di volo (storia vera!) ed esattamente come aveva già fatto in Starman, in questo film fa un piccolo cameo, è possibile riconoscerlo nei panni di uno dei piloti di elicottero sulle piste di Nick Halloway. Questo spiega anche perché nel finale, ci sono tre o quattro inquadrature dedicate all’elicottero in volo.

«Aquila baffuta a torre di controllo, chiedo richiesta di decollo da questo film»
“Avventure di un uomo invisibile” è un film che mescola svariati generi: la commedia, l’avventura, l’elemento fantascientifico e una buona porzione romantica. A guardarlo (e i contenuti speciali delle varie edizioni in DVD sembrano confermarlo) sembrerebbe una grossa pellicola-vetrina per il talento di Chevy Chase e gli effetti speciali della industrial light and magic. Se a questo aggiungiamo l’imperituro svolazzare di Giovanni e un tono generale molto diverso dai precedenti film del regista, verrebbe da pensare alla classica marchetta fatta per soldi da un regista svogliato… Eppure, malgrado la presenza di Chevy Chase, questo film non riesco ad odiarlo.
«Stavate parlando di me?»

Certo, cercare le solite tematiche Carpenteriane qui, vuol dire rischiare di fare la figura dei fanboy che strepitano ai quattro venti che tutto quello che è firmato dal Maestro non può essere meno di un Capolavoro (con la C maiuscola), faccio anche io parte di questa categoria? Ma sicuramente sì! Però, cerco sempre (anche parlando di Giovanni) di restare più obiettivo possibile.

Mi sembra esagerato dichiarare che lo yuppie Nick Halloway sia la naturale continuazione della critica al capitalismo iniziata con Essi Vivono, certo il personaggio è un fastidioso cretino che in fuga dalla CIA si nasconde, prima a casa sua, poi al solito club che frequenta e poi nella casa al mare del suo amico, come se stesse scappando seguendo le regole del “Manuale su come NON fuggire se braccati”, per altro, stupendosi ogni volta che gli agenti fanno prontamente irruzione per catturarlo (facciapalmo).

Bambini, realizzate il vostro uomo invisibile con una pistola finta e della colla vinilica.

Il finale del film è forse uno dei pochi “Happy ending” della filmografia Carpenteriana, macchiato da qualche dubbio (l’invisibilità è geneticamente trasmissibile? Mah…), ma siamo lontani milioni di anni luce dai finali alla Carpenter neri e super cinici. A ben pensarci, forse l’unico segno di continuità sono davvero gli elicotteri, quando pensate che Michael Bay sia il regista più fissato con questi mezzi di trasporto, fate mente locale sulla filmografia di Giovà, poi ne riparliamo!

Forse l’unica vera tematica Carpenteriana costante anche in questo film è l’eterno scontro tra visibile e invisibile che, anche qui, ha il suo bel peso. Nick Halloway senza amici o famiglia era il classico uomo invisibile, uno che guadagna visibilità (soprattutto presso la CIA) nel momento in cui… La perde!

Forse anche il Bullmastiff con cui corre in spiaggia è invisibile.
Ovviamente, il film gioca su tutte le gag comiche che questa cosa può generare (tipo la scena dell’incubo di Nick), tenendo sempre a mente di far fare bella figura ad un Chevy Chase meno scemone del solito e a sfoggiare gli effetti speciali della IL&M che, bisogna dire, hanno retto piuttosto bene la prova del tempo.

Il palazzo in parte invisibile è ancora una delle trovate più riuscite.
Questo anche perché Carpenter non basa tutto il film sullo sfoggio degli effetti speciali (un po’ come si fa oggi al cinema), ma ancora una volta dimostra di essere il più colto regista di genere della sua generazione: in “Memoirs of an Invisible Man” Carpenter si affida al suo Alfred Hitchcock nel rappresentare una coppia in fuga in giro per l’America e non perde occasione di omaggiare classici del cinema, nella scena dello “sbendaggio” Nick indossa la stessa vestaglia di Claude Rains, il protagonista de L’uomo invisibile di James Whale, un classico della Universal tratto dal romanzo di quel geniaccio di H.G. Wells.
«Adesso mi vedi, adesso non mi vedi più!»
Ma se proprio vogliamo dirla tutta, quando Nick mente a Jenkins sulla sua identità, si fa chiamare Harvey, come il coniglio gigante che solo Jimmy Stewart riusciva a vedere nel film omonimo di Henry Koster del 1950.
Ecco perchè Giovà è il regista più colto della sua generazione.

Certo, il film non è tutto pesche e crema, la voce narrante di Chevy Chase risulta ridondante nel ribadire quello che Carpenter mostra già utilizzando solo le immagini (Chase guarda sconsolato un venditore di Hot Dog, la voce inutile ribadisce “Avevo fame, ma non potevo mangiare”…), ma il problema principale è strutturale.

Il film ci chiede di fare il tifo per uno che è praticamente il vostro collega di lavoro scansafatiche, opponendolo a quello che solo l’anno successivo ci avrebbe fatto commuovere tutti ricordandoci che si muovono in branchi… Si muovono in branchi (tema di John Williams che parte fortissimo insieme alla vostra pelle d’oca).

«Datemi la parte del protagonista, oppure il più grande attore degli anni ’90 fa una brutta fine»
Da una parte uno che non mi è mai stato simpaticissimo come Chevy Chase, dall’altra Sam “Più grande attore degli anni ‘90” Sam Neill, tanto bravo che qualche anno dopo Carpenter, anche grazie a lui, mandò a segno uno dei suoi capolavori indiscussi (prossimamente su questi schermi…). La cosa incredibile è che malgrado tutto, Sam Neill è molto convincente nel ruolo del carismatico agente operativo, capace di tenere in pugno anche i suoi diretti responsabili e desideroso di scalare i vertici dell’agenzia sfruttando il povero Nick.

«Mi sarebbe piaciuto vedere il Montana» (Cit.)

Ecco, il povero Nick, perché malgrado sia un idiota che si nasconde nei posti meno sicuri del mondo, quando verso la metà del film (finalmente!) decide di sfruttare la sua invisibilità a sua vantaggio, diventa quasi impossibile non fare il tifo per lui, perché Carpenter, la sceneggiatura e gli efficaci effetti speciali riescono a mostrarci il lato oscuro dell’invisibilità, non quello che può avere sugli effetti della psiche umana, come ha fatto il grande Paul Verhoeven ne “L’uomo senza ombra” (Hollow man, 2000… Una volta di queste devo decidermi a rivederlo), ma gli effetti pratici, i veri problemi tecnici che l’essere invisibili comporta.

Come, ad esempio, avere un apparato digerente invisibile (come tutto il resto per altro) comporta che dopo ogni pasto, una nuvoletta di succhi gastrici svolazzi in giro per la stanza… Non proprio l’ideale per aiutare la digestione, ammettiamolo.

Il fumo nuoce gravemente ai vostro polmoni invisibili.

Nelle mie mille mila visioni bambinesche di questo film, rimasi affascinato dalle problematiche dell’invisibilità, siccome mi è sempre piaciuto disegnare (cosa che faccio ancora, quella volta l’anno in cui ho tempo…), avevo messo su carta il mio super eroe invisibile, capace di fronteggiare tutti i problemi tecnici che il film aveva saputo sollevare… Come la finzione può aiutarti nel rendere più efficace, qualcosa di ancora più finto!

«Eh eh sotto la pioggia, te sento e nun te sento» (Cit.)

Il film sottolinea bene come sì, sarebbe bello passare la giornata a prendere a schiaffoni i miei (irritanti e rumorosi) vicini di casa, ma l’essere invisibili porta con sè anche degli svantaggi notevoli.

Rivedendo “Avventure di un uomo invisibile” ero davvero pronto al peggio, quello che bisogna sottolineare è che malgrado il pochissimo spazio di manovra, Carpenter abbia saputo comunque mandare a segno un film su commissione che ancora oggi si lascia guardare. Certo, il colpo da Autore (con la A maiuscola) gli è riuscito decisamente meglio in Starman, eppure, questo film ha dei numeri, non moltissimi, però li ha, anche solo quello di farti fare il tifo per uno come Chevy Chase, che non è affatto un risultato da poco!

«Oddio Cassidy mi ha quasi fatto un complimento!»
Forse l’unico modo per goderselo davvero, è non paragonarlo agli altri film di Carpenter (ne uscirebbe con le ossa invisibili spezzate), per il film che è risulta comunque fatto meglio delle ultime cinque commedie per tutti usciti al cinema di recente, d’altra parte, per anni mi sono divertito a guardarlo, senza sapere che era un film di Carpenter… Il che per un film che parla di invisibilità mi sembra alquanto azzeccato!
I’m the invisible man
I’m the invisible man
Incredible how
you can
See right
through me
Prima che la CIA vi catturi e vi sottoponga a strani esperimenti, fate un salto sulla pagine del Faccialibro de Il Seme Della Follia – FanPage italiana dedicata a JohnCarpenter, che ospita questa mia rubrica invisibile, ma prima fatevi prestare il fondotinta da Daryl Hannah
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