Perché un altro Bad Boys? Può sembrare una domanda semplice ed in effetti lo è, piuttosto è la risposta ad essere strutturata, iniziamo dall’anno di uscita, questo 2024 che ha già avuto un altro Ghostbusters e un altro pianeta delle scimmie, già finiti nel dimenticatoio. Una delle annate con meno novità e più seguiti che io ricordi da parecchio tempo a questa parte, quindi perché non Bad Boys?
Affrontiamo subito l’elefante schiaffeggiatore al centro della stanza, Will Smith è riuscito nella titanica impresa di far parlare più per la sua reazione alla notte degli Oscar, che per il premio che quella sera gli è stato consegnato, quello che di norma apre porte ad ogni attore che dopo il ritiro della statuetta diventa “The academy award winner…”. Il suo impegnato “Emancipation” (2022) non lo ha visto nessuno, quindi sotto con l’ultimo titolo grosso che gli è rimasto, perché tanto Martin Lawrence non ha una carriera, quindi seguirebbe l’ex principe di Bel-Air in qualunque impresa matta, anche se farsi finanziare un altro Bad Boys dopo l’ultimo, è stato semplice come sparare ai pesci in un barile.
Se c’è un titolo in grado di scatenare i miei neuroni cancellatori, quelli sempre al lavoro per farmi salvare spazio utile all’interno della mia testa (quindi perennemente vuota) è proprio Bad Boys for Life, che con quel suo mezzo gioco di parole nel titolo mi disturba, tanto che ho passato giorni a ripetermi che no “Bad Boys – Ride or Die” non è il quinto capitolo della saga ma il quarto, anche se sarebbe stato più logico intitolare questo film “Bad Boys 4 Life”, ma niente, hanno preferito continuare a rendere quel film un mio personale generatore di fastidio, visto che il ricordo più forte che ho di Bad Boys for Life è essenzialmente questo: dopo averlo visto in sala il cinema è morto.
Letteralmente, visto che è uscito in pieno 2020, ultimo titolo visto al cinema prima della grande serrata pandemica, mai rimpianto nemmeno quando non si poteva più tornare a parcheggiare il culo sulle poltroncine, perché l’ho sempre trovato un film bruttarello, figlio di formule più che di vera ispirazione, che però ehi! Numeri alla mano ha fatto soldi, uno dei miglior incassi del 2020! Poi vai a leggere l’asterisco sotto in piccolo ed è chiaro che essere il più grosso incasso del 2020 è un po’ come Boban Marjanović che gioca a basket contro i bambini.
Un divo bisognoso di lavorare che ha deciso che ha già fatto il bravo abbastanza, è passato un quantitativo sufficiente di tempo perché possa tornare ad abbracciare il suo lato da bulletto cinematografico e quindi risultare quello figo e spavaldo, in una coppia in cui l’altro 50% è un Martin Lawrence cicciotto, chiamato a fare le facce buffe (che non mi hanno mai fatto ridere) e ripreso in primo o primissimo piano dai due registi del capitolo precedente, Adil El Arbi e Bilall Fallah che ci danno dentro con il numero di facce e faccette di Lawrence, ci sarebbero gli estremi per un gioco alcolico, ma ho già problemi di nausea con l’umorismo del buon vecchio Martin quindi no grazie.
Anzi a dirla tutta Smith qui è così spavaldo quando la trama chiede al suo personaggio di essere iper protettivo nei confronti del capitano Conrad Howard, che ho seriamente pensato di veder spuntare da un momento all’altro Chris Rock in un cameo, in compenso se può interessarvi in uno dei tanti siparietti comici, spunta per qualcosa come tre secondi Khaby Lame a sfoggiare la sua mossa segreta, io sto fuori dal mondo quindi è stata una piccola sorpresa, anche se più che altro visto l’atteggiamento spavaldone di Smith, io fossi in lui nominerei Khaby Lame mio nuovo e personale Maestro Yoda.
Quindi torniamo alla domanda iniziale, perché un altro “Bad Boys”? Ma soprattutto, cosa mi piace di Bad Boys? Una cosa, anzi due, no… Tre cose se contiamo anche la Téa Leoni del primo capitolo, quei due elementi di gradimento per me sono essenzialmente Michael e Bay. Inutile girarci attorno, il primo Bad Boys era una produzione Bruckheimer della vecchia scuola, Tony Scott era in altre faccende affaccendato quindi il vecchio Jerry ha mandato avanti questo ragazzo promettente con idee bellicose, che ha trasformato il più classico dei “Buddy cop movie” in una roba esplosiva, proprio perché è il BAYHEM a rendere speciale “Bad Boys”, non di certo le faccette di Martin Lawrence.
Il secondo? Malgrado il dilagare dell’umorismo imbarazzante di Bay (l’unica parte del suo cinema davvero criticabile), è un classico moderno dell’esagerazione, la perfetta applicazione della regola aurea dei seguiti, uguale al primo ma di più! Un film che con la sua manifesta arroganza, non aveva nessuna paura di sfottere, non è un caso se la scena dei due nostri poliziotti neri Mike e Marcus pronti a sfottere e sforacchiare i cappucci bianchi del KKK risultasse così memorabile.
Il terzo Bad Boys che mi devo sforzare di ricordare a me stesso che non è il quarto? Essenzialmente è Bumblebee, un filmetto di poco conto ultra derivativo, che molti si fanno piacere perché è più facile che ammettere che, ad Ovest del suo senso dell’umorismo veramente di merda, Michael Bay è un signor regista con una tecnica che lèvati ma lèvati proprio, uno stile esplosivo (in più di un senso di questa parola) che Adil El Arbi e Bilall Fallah nel terzo-film-che-non-è-il-quarto hanno tentato di scimmiottare senza riuscirsi, mettendo il tutto al servizio dell’ennesimo Family Day organizzato da Will Smith, alla fine “Bad Boys for Bumblebee” stava tutto lì, una robina capace di fare soldi sì, ma nel 2020.
Torno alla domanda iniziale, perché un altro “Bad Boys” allora? Perché ammettiamolo, la formula piace, protagonisti spavaldi, scene spaccatutto grosse, legami di FAMIGLIA e per finire, una bella grigliata tra amici. Ora che la saga di Fast & Furious ha sfornato il suo primo vero capitolo meno riuscito (dopo dieci film!) e che sembra diventata presso molto pubblico un grosso sbuffare (ma intanto in sala non fanno che uscire seguiti di saghe storiche), “Bad Boys” offre ancora la stessa formula ma con “solo” altri tre film sul groppone e il fatto che comunque l’ex Principe di Bel-Air genera più malinconia di un Vincenzo Gasolio qualunque, quindi sotto con un altro “Bad Boys”, che però deve fare i salti mortali.
Ad esempio in una scena, una delle tante scenette comiche, la nostra coppia di strambi sbirri deve rubare dei vestiti, non si sa perché visto che non sono nudi (a quello ci pensa Lawrence a culo nudo in una delle prime sequenze), prendono in prestito due felpe da due contadinacci bianchi non razzisti, non apertamente almeno, ma diciamo in odore di razzismo. Io che ero già pronto ad un’altra sparatoria come quella contro i cappucci a punta del KKK cosa vede accadere? Una commedia degli equivoci basata su stereotipi razzisti (neri che rubano vestiti e bianchi con fucile e felpe da “Potere bianco”) che si risolve come lo schiaffone di Will Smith, una grossa scrollata di spalla e dài sù, amici come prima, perché il sospetto di fondo è un po’ lo stesso, il pubblico di “Bad Boys” va al cinema per Will Smith, per il tema caldo di neri vs. poliziotti o ci va perché vorrebbe un “Buddy Cop Movie” come ai vecchi tempi? Meditate anche su questo.
Equilibrismo, come quello sfoggiato dalla trama principale, che si rende conto di aver fatto un errore tremendo nel terzo-capitolo-che-non-è-il-quarto, ovvero aver fatto sparire dall’equazione il capitano Capitano Conrad Howard impersonato da Joe Pantoliano, che qui ha un po’ il ruolo del grande vecchio di turno, Han Solo, Linus, Iron Man che lascia messaggi registrati agli altri eroi, ecco tutta quella roba lì. Qualcuno sta cercando di infangare il buon nome di Jada Pinkett Smith Conrad Howard con una storia di traffico di droga e i nostri due ragazzacci non lo permetteranno.
Passano quasi in secondo piano anche le nuove leve, il gruppo di AMMO che qui ha una particina solo nel finale, il loro compito è più o meno quello dei rinforzi, per altro con una Paola Núñez largamente sottoutilizzata mannaggia a loro, mentre Will Smith trova un altro modo per interpretare il ruolo del padre sul grande schermo, sfrangiandoci i maroni ancora una volta con questa sua ossessione, quindi cosa resta di questo nuovo “Bad Boys”? Essenzialmente un sacco di spazio per Martin Lawrence e le sue faccette.
Menzione speciale per i due che erano qui dall’inizio e che ormai sono ridotti a panchinari, Joe Pantoliano tirato dentro per i capelli che ci ricorda quanto una saga di poliziotti abbia bisogno del capo urlatore, ma anche il “Bad Boys” originale, John “Pitone” Salley a cui i due registi dedicano almeno l’inquadratura giusta, quella con cui il mondo lo guarda, dal basso verso l’altro dei suoi due metri e undici di altezza.
Si inizia con una corsa per arrivare in tempo ad un matrimonio, che altro non è che una grossa pistola di Čechov, perché se un protagonista si sposa nel primo atto, nel terzo dovrà fare la scelta dell’eroe, quella tra il suo amore e il suo compare di mille avventure, non si scappa. Giusto per metterci un po’ di enfasi, dando una lunga gag ricorrente a Lawrence e cercando di patteggiare con gli anni passati dal 1995, a Marcus viene un infarto e in una scena onirica in odore di flashback paterni di Black Panther, Marcus si risveglia a culo nudo e come un Edward Bloom qualunque che ha già visto il giorno della sua morte, si auto convince di non poter morire, il che lo porta ad affrontare spavaldamente tutto, anche un coccodrillone, altra occasione per Martin Lawrence per fare altre facce. Poi oh! Considerando che anche qui Michael Bay fa la sua apparizione di un secondo alla guida di una delle sue amate Porsche, tutto questo mettersi in scia ai film di super eroi fa di lui lo Stan Lee di questa saga.
Ma veniamo al sodo, cosa combinano questa volta i due miracolati Adil El Arbi e Bilall Fallah? Se la giocano un po’ più sul personale, o per lo meno, tentano di uscire dall’ombra molto ingombrante di Michael Bay regalandoci una scena spaccatutto in aereo che però non è abbastanza potente da spiccare in questa specialità, si sparano (in tutti i sensi) una lunga sequenza con le immancabili luci al neon della discoteca, ma poi si fanno distrare dalla gag di Martin Lawrence che smangiucca caramelle al volo al rallentatore ed essenzialmente, trovano la loro strada solo in una sequenza, ripetuta due volte, in cui Will Smith con macchina da presa letteralmente montata addosso, si fa largo sparando durante uno scontro a fuoco quasi in soggettiva, molto bello ma anche un po’ troppo in stile POV da videogames per risultare davvero memorabile.
Quindi per tentare di rispondere alla mia domanda iniziale, Perché un altro “Bad Boys”? Perché Smith ne ha bisogno, perché c’è ancora pubblico per questi film (sta facendo più soldi di Furiosa, e poi ditemi perché disprezzo gli altri bipedi della mia specie eh?), perché ha fatto soldi e perché essenzialmente il pubblico questo vuole, la stramaledetta malinconia per qualcosa, qualunque cosa sia un legame al passato. Però senza il BAYHEM per me il terzo-capitolo-che-non-è-il-quarto e questo quarto-che-non-è-il-quinto sono essenzialmente come i Die Hard post McTiernan, esistono, se passano in tv bene, ma i Bad Boys giusti sono e saranno sempre e solo due. Segue inevitabile canzoncina motivazionale che non è nemmeno difficile da indovinare.
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