La prima volta che ho fatto la conoscenza con Peter Jackson è stato in un’altra era geologica, quando lui non era ancora il regista da mille premi Oscar per Il Signore degli Anelli ed io, spulciavo le VHS nelle videoteche in cerca di nuove ghiotte atrocità su nastro.
Impossibile non essere magneticamente calamitati dalla copertina di “Bad Taste”, da noi ribattezzato anche “Fuori di testa” (per altro miglior commento possibile per il film), quella stessa locandina che sul mercato americano è stata censurata, aggiungendo un dito posticcio al rubicondo alieno in modo da trasformare il suo gesto in un più educato simbolo di vittoria, malgrado le dita a “V” in Inghilterra siano l’equivalente del nostro dito medio (storia vera), poveri Yankee, hanno combattuto una guerra per liberare le colonie dalla dominazione inglese, ma nel 1987 ancora inciampavano in questa tipologia di errori.
La prima volta che ho visto “Bad Taste” mi è stato chiaro che i coniugi Celia Barbara Abrams e Leonard Ronald Raimi avesse disperso un figliolo laggiù in Nuova Zelanda, già perché il più popolare dei pargoli di Celina e Leonard resta sicuramente Sam Raimi, i cui fratelli hanno lavorato spesso con lui nei suoi film, ma è chiaro che in qualche modo ci fosse un fratellino Raimi neozelandese che rispondeva al nome di Peter Jackson.
La vita neozelandese di Pietro Di Giacomo per me è già un film prima che lui i film, cominciasse a farli per davvero. In una notte (buia a tempestosa…) il piccolo Peter vide alla tv il King Kong del 1933 e decise che da grande avrebbe fatto il regista, tutto il tempo che non passava a leggere romanzi di Tolkien il nostro Pietro lo spendeva nella cantina di casa Jackson, a costruire modellini da animare a passo uno e maschere di mostri o gorilla, queste ultime in particolare le utilizzava per una delle sue attività preferite, spuntare fuori dai cespugli a bordo strada conciato da capo a piedi da scimmione, per godersi le reazioni degli automobilisti (storia vera), una palestra che in linea di massima nella vita, gli sarebbe tornata utile.
Ma in questa storia Sam Raimi un ruolo lo ha avuto per davvero e non solo nei miei alberi genealogici immaginari, fu proprio dopo aver visto il primo Evil Dead che Peter Jackson pensò: «Anche io così! Anche io! Uguale!» e si mise al lavoro su un cortometraggio di dieci minuti intitolato ”Roast of the Day”, le cui riprese cominciarono proprio nel 1981. La storia era quella di Giles (Craig Smith), un volontario che arrivava nella città costiera di Kaihoro, nome che per altro deriva dalla lingua maori e che si potrebbe tradurre “Città del cibo”, visto che Kai significa appunto cibo e horo, a seconda del contesto può voler dire villaggio oppure velocemente, insomma perfetta per essere il Fast Food intergalattico della trama definitiva del film.
Qui Giles veniva inseguito da uno psicopatico di nome Robert, parte di una comunità di folli cannibali, che non senza ironia finiva a cucinare Giles dentro un grosso pentolone. A questo poi Jackson pensò bene di aggiungere una squadra di forze speciali pronti ad intervenire, ma a quel punto aveva già materiale per 50 minuti di girato e non aveva ancora esaurito le idee.
Proprio ispirandosi al lavoro di Sam Raimi, Pietro Di Giacomo radunò gli amici con l’intenzione di realizzare un vero e proprio film, inventandosi la sua versione della steady-cam utilizzando dei contrappesi comprati in ferramenta, spesa totale? 15 dollari, poi ditemi che questo non è il fratello Raimi perduto.
Jackson cominciò a girare “Bad Taste” con i suoi amici e i suoi risparmi a tempo perso, il che voleva dire nel fine settimana, tutti i fine settimana, per quattro anni di fila (storia vera), immaginatevi gli amici e i colleghi di Jackson quando gli chiedevano il lunedì mattina come era andato il week end. Tra questi ad esempio proprio Craig Smith, che in quattro anni di riprese spezzettate fece in tempo a sposarsi con una donna molto cattolica che non gli permetteva di lavorare la domenica (motivo per cui il personaggio sparisce per molti minuti dalla storia), ma anche divorziare (motivo per cui il suo Giles torna nella trama), peggio di lui forse solo Pete O’Herne che si presentò il primo giorno di riprese nei panni di Barry, con la barba da fare, uno stile che piacque così tanto a Jackson che gli impose di mantenerlo per tutte le riprese, infatti O’Herne per quattro anni si poté fare la barba solo una volta a settimana, in modo da averla lunga per le riprese di sabato e domenica.
In compenso Doug Wren, che interpretava il leader degli alieni Lord Crumb, il film completo non lo vide mai, venne a mancare prima della fine delle riprese e i dialoghi del suo personaggi furono doppiati per completare le parti mancanti, un destinò che toccò a tutto il cast perché quando la New Zealand Film Commission decise di finanziare il lavoro di quel pazzo di Jackson, il regista poté passare da una macchina da presa a 16mm senza sonoro ad una in grado di registrare l’audio in presa diretta, ma siccome nessuno sul set sapeva come utilizzarla, la soluzione fu quella di ridoppiare comunque tutto il cast. Poi chiedetevi come mai per lunghe porzioni di “Bad Taste” vediamo solo Peter Jackson nel ruolo del nerd Derek, inseguito da un barbuto Peter Jackson nei panni di Robert, una trovata quasi poetica, per un matto che per quattro anni ha avuto tutti i fine settimana impegnati e secondo me tante volte, girava anche da solo.
Quel livello di follia trascinante e coinvolgente che a volte, ha la meglio su tutto, infatti questo film una volta terminato, divenne la ragione principale per cui il Queensland Film Board of Review fu sciolto: i suoi membri considerarono il lavoro di Jackson troppo violento, anche se sotto il loro occhio attento (si fa per dire), passò una versione censurata del film già approvata dalla New Zealand Film Commission, tale mancanza di professionalità portò allo scioglimento di questo organo di controllo, insomma mai mettersi contro un neozelandese mezzo matto e la sua voglia di fare cinema.
Già perché Peter Jackson per “Bad Taste” ha fatto davvero tutto, scritto soggetto e sceneggiatura, curato la produzione, il montaggio, la regia, gli effetti speciali e recitato in due ruoli nel film. Sapete perché gli alieni di “Bad Taste” hanno la loro oblunga scatola cranica piegata all’indietro? Era l’unico modo per far entrare le maschere realizzate da Jackson dentro il forno di casa, per farle asciugare e prendere la forma definitiva (storia vera), insomma Pietro Di Giacomo quando distribuivano il talento e la capacità di arrangiarsi, era il primo della fila.
“Bad Taste” è una divertente follia piena di trovate tutte matte, oltre ad essere uno dei pochi film dove gli alieni tentando di invaderci senza partire dal territorio americano, anche se forse sarebbe stato meglio per loro per una volta, infatti oltre al fanatico Derek (uno sbavante Peter Jackson con sciarpa alla Tom Baker), il governo locale alza il telefono e fa intervenire i “Boys”, una squadra di scappati di casa che sembrano più adatti a svuotare lattine di birra che a gestire una crisi internazionale, ma a loro modo sanno come dare del filo da torcere agli alieni invasori, che meritano un paragrafo tutto loro.
Può sembrare una banalità, ma rappresentarli tutti con indosso la stessa camicia azzurrina è un piccolo colpo di genio, un modo per suggerire quell’omologazione con cui da sempre i Marziani ci minacciano al cinema, ma anche per dividerli in classi, gli alieni in camicia sono quelli “operai”, la bassa manovalanza che fa il lavoro sporco, come Robert (Peter Jackson con barba e camminata claudicante), mentre il loro capo, interpretato da Doug Wren, indossa un completo da capo d’azienda, anche mentre spiega il piano di espansione, ovvero quello di utilizzare la Terra per procurarsi la carne degli umani per la catena di Fast Food intergalattica che rappresenta il vero business di queste creature, una trovata che sembra una parodia di “Visitors” (1984) che però ha anticipato di parecchi anni un paio di livelli di “Duke Nukem 3D” (1996).
In questa follia (più o meno) organizzata, Peter Jackson non prende prigionieri inventandosi una serie di trovate, tutte in equilibrio tra la comicità grottesca e un certo cattivo gusto di fondo, quindi è normale che Derek scivolando su una roccia si spacchi il cranio, anche solo per tenersi insieme i pezzetti di cervello con una fascia alla Rambo in testa. Oppure che i cadaveri degli alieni cadano su un nido di gabbiano spappolandoli come in una scena di un cartone animato violento, perché le trovate “schifiltose” sono la vera essenza di questo folle esordio alla regia.
Ad esempio la ciotola di vomito verdastro è stata realizzata da Jackson utilizzando yogurt e muesli con l’aggiunta di colorante per alimenti, allo stesso modo il personaggio che la vomita era un manichino realizzato dal regista con le sue stesse sembianze, ma con un grosso imbuto sul retro del capo. Se amate gli effetti speciali orgogliosamente artigianali e le trovate folli, questo film è una gioia per gli occhi, a patto di essere armati di un senso dell’umorismo nerissimo.
Il finale di “Bad Taste” poi è il trionfo del non senso, tra Derek che beh… Rinasce a colpi di motosega e la nave aliena a forma di casa (un omaggio a “The Rocky Horror Picture Show”, 1975), Peter Jackson entra nel mondo del cinema a gamba tesa, mettendo nel suo film d’esordio non solo tutta la sua passione per gli effetti speciali e il cinema di genere, ma anche i suoi grandi amori, un esempio? Nell’auto di Derek ci sono delle sagome di cartone dei Beatles, ritratti come sulla copertina di Sgt. Pepper, non è un caso se anni dopo proprio PJ sia arrivato a dirigere Get Back, chissà se i quattro di Liverpool avevano mai visto “Bad Taste”?
Ma questo è solo l’inizio, sapete che quando faccio qualcosa cerco di farla al meglio, quindi torneremo presto a parlare del fratello Raimi disperso in Nuova Zelanda, ho un compleanno da festeggiare ma per farlo, bisognava prima passare per forza da questa adorabile follia, perché per il mondo Peter Jackson sarà per sempre quello di anelli, elfi, nani e battaglie, ma per chi lo ha conosciuto prima è per follie come “Bad Taste” che lo stima.
Sepolto in precedenza lunedì 2 maggio 2022
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