Non sono solo i buoni a fare la storia del cinema, molto
spesso i cattivi sono altrettanto iconici, e questa rubrica è tutta per loro,
quei fantastici bastardi che amiamo odiare, cattivi fino al midollo:
B-b-b-b-b-b-b-bad, bad to the bone!
Ha “fatto brutto” in:
Amiamo odiarlo perché:
Ascoltare “Goodbye Horses” dopo di lui, non è mai più stato lo stesso.
Aggiungo solo un estratto dal mio commento al film dedicato
proprio a questo pezzo:
Clarice, promettente recluta con qualche problema con le irruzioni armate (come Jamie Lee Curtis in Blue Steel) viene chiamata nell’ufficio del dirigente dell’FBI Jack Crawford (Scott Glenn), Jonathan Demme la segue con la sua macchina da presa, senza sprecare parole già ci racconta qualcosa del personaggio. Con una scelta visiva efficacissima, vediamo la piccola Jodie Foster (non propriamente Kareem Abdul-Jabbar per altezza) entrare in ascensore con agenti maschi del Bureau, tutti con la stessa felpa rossa, pronti a squadrala dall’alto verso il basso.
![]() |
“Lo sapevo che avrei fatto meglio ad usare le scale, gli ascensori in questo film sono scalognati” |
Sarà la condizione in cui, per un motivo o per l’altro, Clarice Starling passerà tutto il film, esaminata da uomini per il suo aspetto, donna tosta in un mondo dominato da esempi maschili non proprio invidiabili. Questa inquadratura dall’alto verso il basso tornerà anche quando Clarice verrà lasciata sola da Crawford con gli sceriffi, al ritrovamento del cadavere di una delle vittime di Buffalo Bill.
![]() |
“Ok ragà ora state esagerando, così si capisce che non vedete una donna dal 1987” |
Ad inizio film invece è da sola nell’ufficio di Crawford, dove sulle pareti si ritroverà a leggere i ritagli di giornale appesi: «Bill scuoia la quinta». No Clarice, non sei più nel Kansas, stai per scendere nella tana del bianconiglio (cannibale).
![]() |
“Avrei preferito la Regina di cuori, lei si limitava a decapitarli” |
[…]
Si potrebbe analizzare ogni sequenza di questo straordinario film, sottolineando il modo in cui tutti gli uomini del film, non facciano altro che fare apprezzamenti su Jodie Foster, che qui recita per la storia del cinema e che personalmente, ho sempre trovato anche molto bella, mi sia concesso un parere extra cinematografico. Un personaggio con un irrisolto paterno che levati, ma levati proprio, che nella mani di un manipolatore come Lecter potrebbe finire spezzata, invece tira fuori una spina dorsale di titanio, diventando il personaggio a cui anche noi spettatori finiamo per aggrapparci in questa discesa all’inferno.
![]() |
“Un posto davvero brutto questa Bara Volante, non è vero Precious tu che dici?” |
La lunga tirata sulla “campagnola ripulita” che sogna di arrivare all’EFF BIII AIIII (posso recitarvelo quasi tutto questo film, non sfidatemi, faccio paura quasi quanto Lecter dietro ad un vetro) è stata improvvisata da Hopkins leggerissimamente calato nel personaggio, molti suoi suggerimenti hanno reso Lecter uno dei cattivi più memorabili della storia del cinema, ad esempio la scelta di vestire completamente di bianco, per far risaltare maggiormente il sangue e perché beh, Hopkins ha il terrore del dentista con il suo camice dello stesso colore (storia vera). Anche se dubito che mai qualcuno avrà più avuto il coraggio di visitargli i denti dopo questo film.
Le piccole modifiche rispetto al libro sono del tutto funzionali alla trama, anche i giochi di parole sono stati modificati in maniera efficace nella sceneggiatura, il solfito di ferro sostituisce il “Billy Rubina” del romanzo, ma la cura dei dettagli del film è incredibile e tutta orientata nel provocare un senso di malessere nello spettatore, ok qui Lecter non ha sei dita per mano, ma il resto funziona alla grande, come il lepidottero testa di morto, un elemento da film dell’orrore, che sulla locandina del film è rappresentato con i corpi di sette donne (strizzando l’occhio alle vittime di Buffalo Bill), ispirate ad un’opera di Salvador Dalì.
![]() |
Dalí. Ma dove? Dalí ti ho detto, ma sei cieco? |
Si perché la parola che mi viene in mente più spesso guardando e riguardando “Il silenzio degli innocenti” è proprio malsano, lo dico spesso che un horror più che fare paura (sentimento da sempre soggettivo) deve essere malsano, lasciandoti addosso quella voglia di correre a farti una doccia per toglierti quella sensazione di sporco da dosso. “Il silenzio degli Innocenti” è tutto così, malsano nel fh-fh-fh improvvisato da Hopkins dopo la sua celebre frase sul fegato con fave e Chianti. Malsano negli intenti del personaggio interpretato magnificamente da Ted Levine, che nessuno ha mai accusato di transfobia perché semplicemente fa troppa paura, ed è un maniaco senza possibilità di recupero, persino le parodie non hanno fatto che rafforzare la potenza del suo personaggio, il suo balletto è stato replicato in “Clerks 2” (2006) in modo esilarante, ma questo non cambia il fatto che ogni volta che ascolto “Goodbye Horses”, mi sento come se fossi sull’ascensore per l’inferno (in discesa).
![]() |
Ci tengo a dire che buona parte di questo post è stato scritto con questa canzone in cuffia (ma non i pantaloni addosso, storia vera) |