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Bad to the bone: Carabina Quigley

Non sono solo i buoni a fare la storia del
cinema, molto spesso i cattivi sono altrettanto iconici, e questa rubrica è
tutta per loro, quei fantastici bastardi che amiamo odiare, cattivi fino al
midollo: B-b-b-b-b-b-b-bad, bad to the bone!


Nome: Elliott Marston
Ha
“fatto brutto” in: 
Carabina Quigley (1990)
Amiamo
odiarlo perché:
Questo è il secondo vertice della “Trilogia Rickman della malvagità”, in cui il mai abbastanza compianto Alan Rickman dava prova di cattiveria e talento in parti uguali. 


Aggiungo solo un estratto dal mio commento al film dedicato
proprio a questo pezzo:
Elliott Marston è un Australiano cresciuto nel mito della frontiera Americana, in fissa con Dodge City e le leggende attorno a Wild Bill Hickok, di cui è un po’ convinto di essere la versione locale («Alcuni uomini sono nati nel secolo sbagliato, io credo di essere nato nel continente sbagliato»), forse anche a ragione visto che con la pistola è un fulmine e beh… Vi ho detto che ad interpretarlo è Alan Rickman?

“Adesso ho la vostra attenzione”

Non ho mai letto i romanzi di Harry Potter e ho visto solo un paio dei film che ne hanno tratto, galoppo anche deciso verso gli ‘anta quindi perdonatemi, ma faccio parte di quella generazione che considera Alan Rickman, oltre uno dei più grandi attori che si siano mai visto sul grande schermo, uno dei migliori ad interpretare il ruolo del cattivo. La “Trilogia Rickman della malvagità” è un triangolo con tre vertici che comprende, lo sceriffo di “Robin Hood – Principe dei ladri” (1991), sua maestà Hans Gruber e ovviamente Elliott Marston. Quindi se già “Carabina Quigley” non fosse un bel film così facile da consigliare, dovreste recuperarlo – nel caso non lo aveste mai visto -, anche solo per la prestazione di Alan Rickman.

Appena arrivato nel ranch di Marston, il nostro baffuto eroe dovrà subito dare dimostrazione del suo talento, perché lo chiamano Carabina Quigley? Perché il buon Matthew è abilissimo ad utilizzare la sua arma: un fucile Sharps Buffalo Rifle 1874, modificato per avere una gittata di tiro ancora maggiore. Per usare le parole di Marston: «Un’arma sperimentale con cartucce sperimentali… Allora sperimentiamo!».


“Dicono che l’importante è come lo usi”, “Si ma anche averlo lungo ha i suoi vantaggi” (questa vince il premio “didascalia ambigua” del giorno)

La scena in cui Quigley da prova della sua mira infallibile è una figata, il baffuto eroe fa posizionare un secchio ad una distanza assurdamente folle, il tutto mentre calmissimo prepara il suo fucile. Il secchio di legno lo colpisce in pieno al primo colpo, ma tanto per stare tranquillo lo centra di nuovo altre due volte, in modo che sia chiaro perché tutti lo chiamano Carabina Quigley. Tranne Crazy Cora, lei lo chiama solo Roy.

Perché Marston ha bisogno di qualcuno in grado di sparare così lontano? Perché gli aborigeni hanno imparato (per la loro incolumità) a tenersi a distanza di tiro dei normali fucili. Il riccone vorrebbe qualcuno in grado di risolvere il problema di questi primitivi, un po’ come gli americani hanno risolvo la questione Indiana dalle loro parte. La risposta di Quigley? Non si lascia attendere: «Non credo che gli indiani la pensino allo stesso modo», il tutto prima di defenestrare Marston.

Il destino dei cattivi di Rickman: finire lanciati fuori dalle finestre dal buono del film.
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