spesso i cattivi sono altrettanto iconici, e questa rubrica è tutta per loro,
quei fantastici bastardi che amiamo odiare, cattivi fino al midollo:
B-b-b-b-b-b-b-bad, bad to the bone!
proprio a questo pezzo:
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“È proprio un destino. Stavolta nel nido mi è volato… un pipistrello. Vogliamo danzare?” (Cit.) |
Quindi, parliamo del drago, per la parte dell’infermiera Mildred Ratched (che non credo sia un caso suona un po’ come Margaret Thatcher) è stata scelta l’attrice Louise Fletcher, dopo il rifiuto di almeno altre cinque sue colleghe, un casting così lungo che la Fletcher venne scelta a sole due settimane dall’inizio delle riprese, considerando il risultato finale, un dettaglio che rende ancora più notevole la prova dell’attrice.
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“Dov’era Gondor quando mi hanno chiuso qui dentro con questi matti?”. |
L’infermiera Ratched è una figura totalitaria che, invece di una divisa militare, ha una cuffia sulla testa che tiene rigorosamente in perfetto ordine quasi fosse il simbolo del suo potere assoluto, la scelta di un’attrice come Louise Fletcher è significativa, perché nel romanzo di Ken Kesey, la Ratched è un donnone con la voce da militare, mentre nel film diventa il volto all’apparenza gentile di una donna che predica la calma dispensa consigli ragionevoli, ma in fondo è maligna e pure vendicativa, pronta a punire ogni ribellione nel modo più crudele possibile.
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Talmente diabolica che ha persino i cornini sulla testa. |
Le scene delle sedute tra i pazienti e l’infermiera Ratched sono state quasi tutte lasciate all’improvvisazione dei singoli attori, si nota dall’insistenza con cui Christopher Lloyd ripete certe battute («Pensa a giocare Harding, pensa a giocare»), oppure le urla disperate di Cheswick che vuole le sue sigarette, questo modo di recitare improvvisato oltre ad alimentare il caos che uno si aspetta di trovare in un manicomio funziona, si vede dalla reazione di Nicholson quando Harding fa la scenetta della “Vecchia zia” e questo allegro casino viene prontamente piallato dall’Infermiera Ratched che riporta tutti all’ordine.
[…]
Ma se McMurphy è il maschietto adolescente ribelle, il suo contraltare è l’infermiera Ratched, una madre castrante pronta ad opporsi ad ogni sua ribellione, infatti in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” mancano totalmente dei personaggi femminili positivi, qualcuna in grado di rappresentare un’amica, un’amante o una madre amorevole che ai protagonisti manca (Harding con sua moglie, Billy con sua madre, McMurphy… Con tutto il genere femminile!) e che, ammettiamolo, noi maschietti abbiamo bisogno per non finire morti ammazzati in balia delle nostre ribellioni. McMurphy e Ratched sono la risposta a quello che succede quando una forza inarrestabile (come la voglia di vivere del primo) incontra un oggetto inamovibile (il totalitarismo senza cuore della seconda), sono due personaggi opposti e in collisione, ecco perché Ratched non lascia andare McMurphy nemmeno quando potrebbe e lui, non esce da quella dannata finestra! Quella stramaledetta finestra che ogni volta sta lì aperta e tu anche se hai visto il film un milione di volte (negli anni sto aumentando la frequenza delle visioni) ti ritrovi lì ad urlare a McMurphy: «Esci! Cazzo esci! Scappa!».