Home » Recensioni » Baskin – La porta dell’inferno (2015): tipo i sequel brutti di Hellraiser, però meglio

Baskin – La porta dell’inferno (2015): tipo i sequel brutti di Hellraiser, però meglio

Oggi il nostro Quinto Moro vi racconterà cose turche. Incubi e deliri in salsa infernale per un degno concorrente di Hellraiser.

No. Non è quel baskin lì, non è il “basket inclusive” e la pallacanestro non c’entra nulla, con buona pace del nostro Cassidy. Can Evrenol, regista turco classe ’82 ha scritto e diretto questo horror un po’ viscerale e un po’ derivativo. Io l’ho preso subito in simpatia: se per il tuo horror d’esordio scegli di fare una mattanza di sbirri qualcosina volevi dirla, anche se nelle interviste fai lo gnorri e neghi tutto.

Per qualche strana proprietà transitiva della botta di culo nel conoscere i tipi giusti, se Eli Roth sta sulla mappa geografica del cinema anche grazie alla conoscenza con Tarantino, Can Evrenol ha avuto la fortuna di conoscere Eli Roth a una proiezione di “The Green Inferno”.

In un’intervista su “il cineocchio” Baskin ha raccontato dell’interesse di Roth per il corto e per un eventuale lungometraggio. Roth si è tenuto i diritti per sei mesi, prima che ognuno andasse per la sua strada. E’ probabile che senza quell’incontro, Evrenol non avrebbe mai scritto una sceneggiatura completa e non avremmo questo film, che devo dire m’ha fatto effetto già per il solo essere girato in Turchia. Avrebbe tutto per essere censurato dalla scena uno, se poi ci mettiamo che il capo demone somiglia pure a Erdoğan…

Mamma… li turchi!

Le idee sono tante e a prima vista un po’ confuse, la sensazione iniziale è di una sfilza di scene ben girate messe insieme senza un piano preciso. Diciamo che la storia c’è ma non si vede, non subito almeno. L’incipit è un ottimo biglietto da visita: se i primi 3 minuti sino al titolo di testa non vi convincono passate ad altro. Se vi incollano allo schermo com’è successo a me dovete guardarlo, consapevoli che non tutto sarà così pregevole.

Un bambino si sveglia, sente mugolare dalla stanza dei genitori. Di colpo il silenzio, il ronzio della tv in soggiorno, e gli incubi che si sono impadroniti della sua cameretta. Tanta roba.

Titolone di testa sparato con crescendo di musica ansiogena.

In turco, baskin significa raid, retata, infatti se cercate Baskin 2 potreste imbattervi in un altro film ma in questo caso non sarà uno sfoggio di mascolina potenza di polizia. L’arrivo degli sbirri al luogo della chiamata è tanta roba, il montaggio funziona nel vedo-non-vedo degli orrori che si muovono nell’oscurità. Corpi sanguinolenti morti e vivi, macellati e mutilati, legati con lacci e catene, l’equivalente di un festino bdsm organizzato in un mattatoio, o nella cantina del vostro macellaio di fiducia.

Il cortometraggio del 2013 era un breve e conciso incubo di dieci minuti, con gli sbirri che rispondono a una chiamata e si trovano davanti a una specie di culto satanico/pagano, con mucchi di corpi legati, ammucchiati e contorti. Si sente come la sceneggiatura del lungometraggio sia stata ricamata intorno a quella scena, col preciso intento di rendere l’arrivo posto l’apice dell’horror, e di dare un tocco molto più surreale al tutto.

La prima mezz’ora serve a presentare i personaggi – molto abbozzati – e creare l’atmosfera. Cinque sbirri si rilassano in un ristorante a fine turno, mangiando e bevendo. Uno se ne sta in disparte perché c’ha le turbe, uno è lo spaccone fascistoide convinto di essere Joe Pesci in “Quei bravi ragazzi”, poi c’è il capitano paterno e il novellino che c’ha le turbe pure lui. Il quarto boh, direi che ha la testa dura e l’intestino pigro (questa la capite solo se avete visto il film).

«Sergente, fammi una faccia da horror! Aaaaah! La mia è una faccia da horror!» (Quasi-Cit.)

Al netto di un budget risicatissimo, appena 350 bigliettoni, il film è ben girato e ben confezionato. Girato tutto in notturna ha una fotografia impeccabile dalla prima all’ultima scena. Le musiche sono ottime e usate come si deve per far salire la tensione. Evrenol mostra di sapere il fatto suo ma anche qualche limite nella tenuta del ritmo, che rallenta vistosamente nella seconda metà e si chiude con un finale un po’ deludente.

Mannaia a te!

Baskin ruba a tanto immaginario horror da The Blair Witch Project ai sequel brutti di Hellraiser, di cui sembra una variante sul tema, ma con più voglia di impegnarsi. I primi 40 minuti sono una buona degustazione di antipasti ma il piatto forte è rimasto sulla griglia, letteralmente. Tanti elementi vengono introdotti e fatti cadere nel nulla come le turbe psichiche dello sbirro autista (che sembrava importante e invece no) o le onnipresenti rane. Oh, meglio l’ignoto che brutti spiegoni, anche perché le scene oniriche riescono a fare da collante e sono ben riuscite.

Purtroppo superato il primo impatto del luogo infernale, il film si ferma letteralmente in una stanza. Ci sta, visti i limiti del budget, ma il cambio di ritmo si sente. L’idea da “inferno in terra” si spegne nonostante la comparsa dei, beh… cenobiti, perché siamo in pieno terreno Hellraiser.

Manca un po’ di sale.

L’attore Mehmet Cerrahoglu nella sfiga di una malattia della pelle si ritrova un volto e una fisicità iconiche per il ruolo del villain che cannibalizza la scena, novello Pinhead che rende ancora più evidente il grande problema: la mancanza di interesse per il destino dei personaggi. E non solo perché sono sbirri. Siamo nettamente al di sotto dell’empatia per una qualunque cricca di sessuomani al mattatoio di Crystal Lake. Se si esclude il novellino (è mancato il mestiere di cucirgli addosso la storia) gli altri personaggi sono piatti e inutili, perciò delle loro sofferenze ci frega poco o nulla. Il carisma ce l’hanno i mostri, truccati magnificamente con dovizia di particolari, cenciosi e umidicci di sudiciume e sangue.

Mr. Gigante qui sembra uscito da Silent Hill, o da Mad Max. Sarebbe un buon personaggio per un sequel.

In giro per l’infernet l’ho visto paragonare a “Martyrs”, ma anche no, “Baskin” è meno elegante, meno rigoroso, ma col suo fascino onirico, condito con frattaglie e viscidume. C’è di che sfamare i palati horror, ma occhio alle viscere in subbuglio.

Possiamo avere un remake o uno spin-off diretto da Ti West, tipo subito? Nel frattempo, trovate il corto in chiaro su Youtube mentre il film sta su Prime Video.

Sepolto in precedenza giovedì 16 marzo 2023

0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
2 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

L’uomo che non c’era (2001): il principio di indeterminazione dei fratelli Coen

Capelli. Cadono, crescono, vengono tagliati, imbiancano, continuano a crescere anche dopo la morte ed è solo una delle informazioni che ti restano addosso, come i capelli tagliati, quando arrivi ai [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing