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Batman Begins (2005): paura e realismo a Gotham City

Avete fatto colazione con il Jack Daniels stamattina? Voglio sentirvi con la gola in fiamme, mentre con la vostra migliore voce Growl ripetete con me: Dark! Daaaarrrrk! Daaaaarrrkkk! Dovete ringhiarlo, ripeterlo fino allo sfinimento, dovete avvolgervi nel Daaaaaaaaark come farebbe con il suo mantello Nanananananana…Batman!

Di cos’ha bisogno un eroe per funzionare davvero? Tante cose, molte volte basta una frase motivazionale azzeccata e questo film ne ha addirittura due, ma quella più adatta è il dialogo ricorrente tra Bruce e Alfred: «Perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi».

Dopo Batman & Robin la saga dell’Uomo Pipistrello era caduta nel più profondo dei pozzi, per rialzarsi ci voleva qualcuno che al cinema facesse per Batman quello che Frank Miller ha fatto per lui nei fumetti, restituirgli gli attributi.

La scelta ricade su Christopher Nolan, uno che arrivava da thriller come “Insomnia” (2002) e, soprattutto, l’ottimo “Memento” (2000), forse ancora oggi il suo miglior film. Pare che l’ultima volta che qualcuno abbia visto sorridere Nolan, ci fosse ancora su il muro di Berlino, anche se era più che altro un’espressione causata da un prurito sullo zigomo, qui la verità e la leggenda si mescolano. L’approccio di Nolan è serissimo, alla Miller, ma anche quello di uno che ha le idee molto chiare.

«Sarà abbastanza dark così? Uhm, aggiungiamo più nero»

Ora, questa Bat-rubrica mi sta regalando delle sorprese, ho sempre considerato “Batman Begins” il migliore dei tre Bat-film di Nolan, quando ho iniziato a guardarlo l’altro giorno in vista di questa rubrica, sono partito con tutto lo spirito critico di cui sono capace, perché, in fondo, a Nolan un po’ gliel’ho promessa ed occhio Chris, perché arrivo e sarò implacabile, ma niente, giunto alla fine degli infiniti 140 minuti di “Batman Begins” sono ancora dello stesso avviso: questo è ancora il suo Bat-film più riuscito, proprio in virtù di un’unità di intenti inflessibile che si traduce in un film davvero azzeccato.

Christopher Nolan riprende la vecchia idea dei produttori Benjamin Melniker e Michael E. Uslan, di portare in scena Anno Uno di Frank Miller, ma l’ispirazione arriva anche da altre storie dell’Uomo Pipistrello scritte da Dennis O’Neil come “L’uomo che cade”, un lungo excursus sulla vita di Bruce Wayne che resta in tema cadute che fanno crescere. Per adattare tutti questi spunti in una sola sceneggiatura, Nolan lavora a quattro mani con l’espertone di fumetti di Hollywood, David S. Goyer ed i due insieme trovano il modo di bilanciarsi alla grande, il risultato finale parla per loro.

«Strellu strellu, prestu prestu riturnellu» (cit.)

Forse l’unica critica che posso muovere a Christopher Nolan dopo questo film, non è nemmeno una sua colpa, non diretta almeno, ma se in tanti (troppi!) oggi parlano di fumetti come se descrivessero uno scarafaggio morto sul pavimento della cucina, preferendo, invece, i/le/lo/la “Graphic Novel” come se fossero due pianeti distinti, forse un po’ lo si deve anche a Nolan che con alcune sue affermazioni come: «Non mi piaceva Batman, poi sono arrivate le Graphic Novel» ha contribuito a questo clima di puzza sotto il naso, ma questo, purtroppo, va annoverato tra gli effetti collaterali del suo film, lasciatemi l’icona aperta su questo punto chiave, più avanti ci torniamo.

«Ho capito che fumetti non si può dire, cosa possiamo dire allora?», «Dark. Bello ringhiato però: Daaaaaaark»

Se Nolan ha fatto i compiti leggendo i fumetti giusti, di sicuro lo ha fatto anche guardando i film giusti, il suo piano consiste nell’imitare i migliori, per lui Batman dev’essere realistico e deve affrontare il cammino dell’eroe proprio come Richard Donner aveva fatto per Superman e, allo stesso modo, ci vuole un attore poco famoso per impersonare l’Uomo Pipistrello.

Siccome bisognava restituire le “bale” a Batman, la scelta ricade su Christian Bale che proprio uno sconosciuto non era, visto che da bambino aveva recitato per Spielberg (“l’impero del sole” 1987) ed era stato formidabile in “American Psycho” (2000), ai tempi era tra gli attori che consideravo migliori e non ancora completamente esplosi, dopo tre Batman sono arrivato a non poterlo più vedere, lui e il suo porro sul naso e le sue scelte suicide, solo adesso mi sta tornando quasi tollerabile, eppure si rivela una scelta molto azzeccata per il doppio ruolo di Batman e di Bruce Wayne.

Ciàu bale! (tipica espressione della provincia di Gotham)

Ora, Bale è ricordato principalmente per essere una specie di Tiramolla umano, che recita in due modi: al massimo oppure al minimo del suo peso. Cosa può capitare di meglio ad un attore che ancora non ha fatto il salto di qualità, di essere scelto per impersonare il nuovo Batman? Ecco, peccato che per il suo film precedente, “L’uomo senza sonno” (2004) Christian Bale era arrivato a pesare cinquantaquattro chili per la parte, dopo averne persi ventisei con una dieta composta da tonno in scatola, una mela e tanta fame. Visto che un Uomo Pipistrello rachitico non riuscirebbe ad infondere il terrore nel cuore di nessuno (forse di sua nonna che potrebbe gridarli «Sei sciuuuuupato! Mangia!»), Bale si è lanciato nell’impresa di recuperare i ventisei chili persi e di aggiungerne altri diciotto, quasi tutti di muscoli, arrivando a fare tre ore di palestra al giorno e ammazzandosi di pizza e gelati come se non ci fosse un domani, cosa che riesce benissimo anche a me, solo che non sono mai stato pagato per farlo.

L’azzeccatissima Gotham City di Nolan (infatti poi l’ha cambiata…)

Con 150 milioni di ex presidenti defunti stampati su carta verde di budget, Nolan può permettersi un attore famoso in ogni ruolo, Michael Caine batte la concorrenza di Kurt Russell per il ruolo Alfred (ve lo immaginate: Maggiordomo? Chiamami Jena. No, dài, non poteva funzionare), la boccuccia storta di Katie Holmes funziona nel ruolo di Rachel, l’amica d’infanzia di Bruce creata apposta per il film, ma è il tempismo l’arma segreta di Nolan che riesce ad arruolare tutti gli attori, un attimo prima di iniziare a svalutarsi, Liam Neeson non aveva ancora abbracciato la sua svolta da uomo d’azione che uccide minacciando al telefono e qui riesce ad essere un perfetto e mefistofelico mentore per Batman, cavolo ci era riuscito con quella palla al cazzo del giovane Anakin!

«Ho addestrato Batman e Darth Vader, e ancora mi fanno incazzare? Tu riesci a spiegartelo?»

I pochissimi scambi di battute brillanti (non voglio dire ironici, perché con Nolan i sorrisi sono banditi) sono tutti sulle spalle di un Morgan Freeman sornione nei panni di Lucius Fox, per Batman l’equivalente di quello che Q è per James Bond. Persino Gary Oldman qui non aveva ancora iniziato a svalutarsi comparendo in tutti i film e funziona nei panni di un – abbastanza – giovane ed inesperto James Gordon.

«Questo non so esattamente cosa sia, ma è dark. Il regista ci teneva molto»

Per quanto mi riguarda, il valore di un regista che si cimenta nell’impresa di portare al cinema l’Uomo Pipistrello, si misura subito da come decide di rappresentare Gotham City sul grande schermo, Batman è legato a filo doppio alla città che difende, senza quella non ci sarebbe il personaggio e la stessa cura riservata a Bats, dev’essere dedicata alla sua città. Nolan risponde alla grande, costringendo gli scenografi e il suo direttore della fotografia di fiducia Wally Pfister, a guardarsi a ripetizione Blade Runner per trarre ispirazione (storia vera), sarà per questo che poi ha voluto Rutger Hauer nel film?

«Così mi chiamava la mia ex-moglie. Pesce freddo Pipistrello» (Quasi-cit.)

La Gotham City di “Batman Begins” è una città moderna, ma con un carattere definito, il centro della città è un gotico tirato a lucido grazie alla presenza della ferrovia sospesa che nella storia è stata progettata da papà Wayne, mentre i bassifondi sono decadenti, un posto da cui ti aspetti possa uscire fuori gente come il boss Carmine Falcone impersonato da Tom Wilkinson. Basta guardare l’isola di Narrows, su cui si erge un manicomio dove lavora il loschissimo dottor Jonathan Crane (Cillian Murphy, a lungo candidato per finire lui sotto il mantello di Batman, storia vera), un posto il cui nome compare brevemente sulla mappa della città se riuscite a leggerlo, perché nel film nessuno MAI lo chiama Arkham Asylum e questo ci porta al prossimo argomento chiave della gestione Nolan.

Tutti i precedenti film dell’Uomo Pipistrello erano dei fumettoni e lo dico con il massimo dell’affetto possibile perché a me i fumetti piacciono, anche senza bisogno di farli sembrare più seri di quello che sono chiamandoli “Graphic Novel”. A volte erano dei “fumettoni” riusciti, altre volte meno, l’arrivo di Nolan spazza via tutto, portando un’austerità che mette al bando l’umorismo come l’uso delle mani nel ristornate cinese di Fantozzi.

«Ma questo non è lo stesso finale di Anno Uno?», «Si ma tanto i fan di Nolan non sentono ragioni» 

Un approccio logico a Batman e a tutti gli elementi che lo caratterizzano, un modo di razionalizzare TUTTO davvero ossessivo, prima di vedere Bruce Wayne con il costume ci vuole un’ora intera di film, tutta passata a creare, anzi a ricreare l’iconografia dell’Uomo Pipistrello fino all’estremo dettaglio.

La caduta del giovane Bruce nella futura caverna e il suo incontro con i pipistrelli che lo terrorizzano, arriva da “L’uomo che cade” e la paura diventa il filo conduttore del personaggio. La paura lo spinge ad uscire dal teatro (non un cinema, perché per Nolan tutto deve essere d’autore) e finire nel vicolo dove i suoi genitori verranno uccisi da Joe Chill (Richard Brake). La paura è quella che Bruce userà come principale arma contro i suoi avversari, il cammino dell’eroe nella versione di Nolan si completa quando il suo Batman abbraccia la sua paura e la sfrutta a suo vantaggio, nella scena dei pipistrelli, una delle migliori di tutto il film che, invece, è presa di peso da Anno Uno di Frank Miller, uguale identica.

Io sto con gli ippopotami i pipistrelli (Grau Grau Grau)

Tutti i dialoghi del film ribadiscono il concetto, con il tipico modo con cui Nolan comunica con il suo pubblico, ripetendo i concetti quattordici volte, bisogna dire che questo film è una di quelle volte in cui si nota di meno, ma non cambia il fatto che dentro ci troviamo «Volgere la paura contro coloro che la usano per depredare», «Non c’è niente di cui avere paura… tranne la paura stessa!» fino alle ultime parole del padre di Bruce prima di morire: «Non avere paura»

Normale che il cattivo scelto sia un personaggio che sfrutta la paura come lo Spaventapasseri, interpretato alla grande dagli occhi di ghiaccio e gli zigomi affilati di Cillian Murphy, purtroppo il suo personaggio deve un po’ sgomitare per emergere nei pochi minuti a sua disposizione, l’unico svarione della trama che trovo è il fatto che Crane, creatore del gas allucinogeno della paura, poi non ne sia immune, tanto che Batman finisce per usarlo contro di lui. Un problema del tutto minore per quello che mi riguarda, le trame di Nolan non sono mai a prova di bomba, lo vedremo molto presto.

Non ascoltate Freud e Jung, l’unica legge che conta nella vita, è la legge di Murphy.

Mi è già capitato di esprimere questo concetto, quindi mi scuso per la replica per chi lo avesse già letto, ma gli orientali non si pongono mai troppi problemi quando affrontano una storia con elementi fantastici, mentre noi occidentali più la storia aggiunge fantasia, più dobbiamo provare a razionalizzarla, Nolan è uno dei massimi teorici di questo approccio e “Batman Begins” la sua tesi di laurea.

Curioso che la setta delle ombre, guidata da Ra’s al Ghul venga proprio dall’oriente, di fatto una banda di Ninja che educano Bruce all’Ninjutsu, anche se poi si comportano come degli inflessibili nazisti la cui crociata è quella di estirpare la criminalità del mondo. Quando Nolan ci mostra Bruce che prende le distanza da questa banda di fanatici nero vestiti, rifiutandosi di uccidere i suoi nemici, la parte più fantasiosa della storia è andata in archivio, da qui in poi è tutta logica discesa e non è male notare come una delle armi di Batman, l’estrema teatralità con cui distrarre i nemici prima di colpirli, sia quasi la prova generale per “The Prestige” (2006) e non solo per la presenza di Bale in entrambe le pellicole.

«Quanto cazzo sono British Daaaaaaaark»

Nolan razionalizza ogni cosa, le tre “alucce” sui guanti di Batman? Artigli da usare in combattimento contro il nemico. Le orecchie sulla maschera? Delle antenne radio da comprare in diecimila copie da un fornitore in Cina per non destare sospetti. Anche se un miliardario come Wayne potrebbe evitare di comprare roba elettronica cinese come farebbe un mozzone come me, ecco.

In questo senso, il personaggio di Lucius Fox è la quadratura del cerchio, avete presente quando il Joker si chiedeva dove Batman pescasse tutti quei magnifici giocattoli? Sono costruiti da Morgan Freeman! Ma il più magnifico di tutti non può che essere la “Tumbler”, la Bat-mobile di questo film, che il doppiaggio italiano moderno dimentica di tradurre definendola un “Tank”, io più mestamente dico che ricorda la versione carro armato vista in Il ritorno del Cavaliere Oscuro.

Ottima per muoversi nel traffico, ma il cambio gomme potrebbe costarvi quanto un rene.

Se ci pensate, però, nella sua assoluta figaggine, la Bat-mobile di questo film è anche lei estremamente logica, deve permettere a Batman di inseguire i nemici oppure di fuggire velocemente, quindi ha un numero di cavalli motore esagerati, inoltre è a prova di proiettile, può eseguire dei balzi e proprio per questo, a differenza di quella bellissima del film di Tim Burton, malgrado le dimensioni non avrà mai problemi di ritrovarsi bloccata nel traffico, oppure in spazi troppo ristretti. Non è stilosa come quella del film di Burton, però ne vorrei una uguale anche io, anche se posso dire che la mia Cass-mobile ha due caratteristiche che la rendono identica alla Tumbler: è nera e ha la modalità Stealth. Sì, perché Batman quando la attiva nel film, di fatto spegne gli abbaglianti e non si sa perché, nessuno riesce più a vedere la macchina. Una cazzata posso farlo anche io quello, tzè!

Il “Batman all’esordio” di questo film è nato nella paura e contro di essa combatte, l’arco narrativo del personaggio si completa solo dopo aver sconfitto uno che vive sulla paura altrui come lo Spaventapasseri e aver salvato la sua città, esibendosi in una specialità che è il minimo sindacale per i supereroi al cinema, ovvero una grande scena d’azione che prevede un treno, lo hanno fatto Spidey e “Gli Incredibili”, Batman non può essere certo da meno!

Ne ho vista di gente strana salire sulla metro, ma mai nessuno con il mantello.

Quello che emerge è un personaggio che fa di tutto per essere dark, anzi scusate daaaaaaaarrrrk! (la voce Growl mi raccomando, fate come fa Bale), è talmente oscuro che persino il classico bambino belloccio che dovrebbe rappresentare la speranza da salvare qui chi è? Quel grandissimo bastardo di Joffrey di Giocotrono, no sul serio, questo è il bimbo più caruccio che siete riusciti a trovate? Cazzo, quanto siete dark! Pardon: daaaaaaaarrrkkk!

«Sparisci torna dalla mamma», «Quando sarò re, la tua testa finirà su una picca per primo»

Con tutti i soldi del mondo a disposizione, Nolan non bada a spese e se il suo protagonista deve gestire la sua doppia identità, il tema musicale lo facciamo comporre a due compositori, non proprio gli ultimi della pista, ecco, visto che si tratta di Hans Zimmer e James Newton Howard e da due così non poteva che venire fuori una bomba, il tema principale unisce le sinfonie di ampio respiro di Howard, alle note in crescendo sincopato di Zimmer, quando parte quel magnifico ZAN! ZAN ZAN ZAN (“Zan” è l’ottava nota, non lo sapevate?) è impossibile non esaltarsi, tanto che anche se Nolan è più bravo a mettere su una messa in scena sontuosa che a girare le scene d’azione – quelle in questo film, proprio non gli riescono – tutto funziona meglio, la fuga della Bat-mobile con quella musica di sottofondo guadagna decisamente dei punti.

Trovo significativo che a Nolan serva un personaggio creato apposta per il film come Rachel, per equilibrare le due personalità opposte del suo protagonista, il personaggio di Katie Holmes è quello che capisce che l’uomo che ama non tornerà finché Gotham non sarà in salvo, anticipando un tema che terrà banco fino all’ultimo capitolo della trilogia nolaniana del pipistrello (preparati Chris, ti sto aspettando al varco…), ma è anche quella che nel film fornisce al personaggio la frase motivazionale che a Batman un po’ mancava, quella «Non è tanto chi sei, quanto quello che fai, che ti qualifica.» che non raggiunge la simmetria perfetta di «Da grandi poteri derivano grandi responsabilità», ma mette bene a fuoco i valori del personaggio.

Non può ruotare il collo, ma la frase ad effetto non è male.

Alla fine come si fa a diventare Batman? Bisogna avere una motivazione di ferro e una volontà fatta dello stesso materiale, bisogna essere estremamente preparati e poter disporre di tutti i soldi del mondo da spendere per avere tutti i migliori trucchi e trucchetti disponibili, che poi è proprio il modo con cui Christopher Nolan ha realizzato il suo Batman, a cui non si può criticare quasi nulla. L’aderenza al fumetto è garantita anche grazie alla scena finale che introduce il Joker, anche quella presa di peso da Anno Uno, le motivazioni del personaggio ci sono tutte e decisamente Batman è riuscito a rialzarsi dopo la caduta (di stile) di Batman & Robin.

Poco da fare quando finisci di vedere “Batman Begins” vorresti avere la sua macchina, un mantello nero e ti viene da parlare con voce Growl anche per chiedere «Mi passeresti il sale per favore?», senza ombra di dubbio il miglior Uomo Pipistrello cinematografico dai quando Burton ha passato la mano, ma io ho ancora un’icona da chiudere ed è il momento di farlo.

Costume nero, ne vado fiero. I colorati, sono sfigati (cit.)

Sì, perché questo approccio incredibilmente serio, questo rendere logico tutto, fino al più piccolo dei dettagli, è perfetto per un personaggio senza super poteri come Batman, uno che, di fatto, è un giustiziere della notte più teatrale (e più daaaaaaarrrrrkkkkk), ma soprattutto era incredibilmente giusto nel 2005, perché bisognava restituire gli attributi all’Uomo Pipistrello, dopo le tute con i capezzoli a vista. Ma proprio come il discorso fumetti contro Graphic Novel, non è l’unico modo, anche se l’entrata a gamba tesa di Nolan nel mondo dei Cinecomics è stata salutata, più o meno come il secondo avvento del Messia, anche se gli effetti collaterali di questo approccio si sono visti molto presto.

Ma si vedranno ancora, tra sette giorni, ad esempio, quando dovrò affrontare il post più difficile della breve storia di questo blog, il più richiesto forse di sempre, ma sono pronto a farlo, con voce estremamente daaaaaark vi dico: lettori, lettrici, non è tanto chi sono, quanto quello che faccio che mi qualifica… ZAN! ZAN ZAN ZAN! ZAAAN ZAN ZAN!

Questa bara è pronta a volare verso il prossimo Bat-capitolo.

Sepolto in precedenza giovedì 28 marzo 2019

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