Potrei stare qui due anni a tentare di riassumervi la mia
stima per Kurt Busiek, mettiamola così, ci sono tanti scrittori bravi di
fumetti di super eroi, ma pochi sono anche dei veri studiosi del genere come Busiek. Potrei anche raccontarvi delle ore che ho passato ad ammirare
le tavole di John Paul Leon, in particolare sulle pagine della
bellissima “Terra X”, il disegnatore che ci ha lasciati prematuramente nel
maggio di quest’anno, ha fatto in tempo a disegnare la miniserie di Batman di
cui ci parla oggi Quinto Moro, quindi prima di trasformare questa premessa in
un poema: Quinto Moro vai, Gotham City ha bisogno di te!
Quando un personaggio ha una vita editoriale un po’ più lunga di un decennio, un buon successo e tanta gente che – oltre a leggerlo – vuole scriverne, le serie regolari non bastano più. Iniziano gli spin-off, i cross-over, i remake. Se poi quel personaggio è Batman, che superati gli ottant’anni procede spedito e arzillo, l’universo delle possibilità diventa sconfinato, ma anche le strade battute si moltiplicano e mentre c’è fame di nuove storie e nuovi approcci, la rottura degli schemi porta sempre dei rischi.
“Creatura della notte” non è la classica storia di Batman, ma è la storia di Batman. Mi spiego peggio. La premessa della storia è quella di un mondo (quasi) reale, il nostro, in cui Batman è solo un fumetto che riempie gli occhi e le fantasie dei bambini. In questo mondo non ci sono supercriminali mascherati, non c’è Gotham City. Ed è una storia a sé stante, destinata a non sfiorare il canone.
|
In questo fumetto di Batman si leggono molti fumetti di Batman |
Non aspettatevi scazzottate e tutine a gogò. Ogni libro si apre con una copertina interna che cita lo stile supereroistico più fumettoso per poi distaccarsene nei modi e nei toni, gioca con cliché e origini per descrivere un percorso di crescita in compagnia del trauma. Per stessa ammissione dell’autore Kurt Busiek, il motore della storia è l’ossessione, “la rabbia di un bambino viene liberata nel mondo e deve essere affrontata da un uomo che bambino non è più”. Perché il piccolo Bruce Wainwright che sta in fissa col cavaliere nero e vorrebbe essere come lui, si ritrova coi genitori ammazzati e una vita devastata. Avete presente no, il proverbio secondo cui bisogna sempre stare attenti a ciò che si desidera.
|
“Se mi sento al sicuro sul cornicione con un iroso omone nero alle mie spalle? Ceeeerto. Che domande.” |
Bruce Wainwright non è ricco come Bruce Wayne, né forte o intelligente come lui. Del suo idolo ha solo la rabbia, una rabbia che in un mondo senza eroi che riparano ai torti, diventa malattia. Una rabbia tanto forte da evocare una creatura della notte che vendica i torti e ripulisce le strade, un desiderio oscuro che prende forma di un nerboruto tizio con cappuccio e mantello, che ha tanta voglia di menare.
Si parte bucando la quarta parete per poi rientrarci fino al collo al manifestarsi della creatura, in bilico tra delirio e fantasia, giocando col dubbio che si tratti una manifestazione onirica, o una metamorfosi dello stesso Bruce.
Fin qui niente spoiler, anche perché il valore aggiunto della storia è proprio lasciare la “creatura” sempre in secondo piano, tanto che non siamo certi fino in fondo della sua esistenza e della sua natura.
|
Batman o no, i pipistrelli non mancano mai. |
Il racconto è scritto quasi interamente in forma di monologo interiore da parte di Bruce, cui si aggiunge nella stessa forma il racconto di Alfred e infine quello di Robin, nomi forzatamente scelti da Bruce per continuare a coltivare il suo identificarsi con le vicende di Bruce Wayne. Così Alfred è il soprannome che ha dato allo zio che l’ha aiutato a costruirsi una posizione, mentre Robin è una ragazza cuioffre la possibilità di studiare e fargli da segretaria.
All’avanzare della storia Busiek smonta senza troppi complimenti il personaggio, gli toglie ogni eroismo, ogni fierezza, spogliandolo di scene d’azione e grandi nemici, ma soprattutto lo tiene sempre in bilico tra rinascita e caduta. Bruce è il principale nemico di se stesso, anche se un cattivo alla fine si trova sempre.
Balloon e dialoghi sono in minoranza, le tavole sono più un accompagnamento ai riquadro di testo, scelta che sulle prime mi ha spiazzato ma è coerente alle atmosfere e allo stile della storia. Il nostro punto di vista si identifica con la testa di Bruce e coi dubbi degli altri, è uno scambio di punti di vista che ci tiene sempre fuori dalla verità oggettiva.
I disegni sono opera dello scomparso John Paul Leon e ben si sposano col tono della storia. Tutte le tavole sono caratterizzate da toni cupi con colori sempre spenti e mai brillanti. Ombre e buio in una Boston che è tutta Gotham. C’è poco spazio per lo spettacolo ma le apparizioni della creatura sono sempre significative, e la parte finale mi ha preso parecchio.
|
Qua nessuno manda segnali a Batman. È lui che li manda ai criminali in città. |
Il ciclo di quattro storie ha avuto una gestazione particolarmente lunga e travagliata proprio a causa della malattia di Leon, qui ad uno dei suoi ultimi lavori. L’allungarsi dei tempi ha però dato modo alla storia di evolversi dal progetto originale, che era forse più banale e prevedeva l’ovvia entrata in scena del Joker e la solita relazione di interdipendenza tra buono e cattivo.
La forma definitiva, incentrata tuttasu psiche turbata e sospetti soprannaturali, giova alla maturità della storia. Sono assenti i grandi nemici di Batman, che hanno spazio solo nelle fantasie di Bruce, e devo dire che le volte in cui sono chiamati in scena paiono tirati per i capelli. Infatti dopo il libro primo la fissa per Batman e il suo universo narrativopare attenuarsi fino a svanire, la storia prende una direzione sua con la “creatura” e le vicende personali di Bruce. Fra il terzo e il quarto libro lo stesso Busiek ha ammesso di aver buttato lì qualche dettaglio per sviluppi poi abbandonati. Tra i personaggi più interessanti ci sono le versioni apocrife dello sbirro-Gordon e una Robin che hanno messo un po’ di pepe nel finale. Ma è il tormento di Bruce il vero filo conduttore e forza trainante della storia. Forse poteva essere anche qualcosa di più, ma non mi sento di criticare qualche soluzione sicura che è servita a mandare in porto una gran bella storia.
P.S.
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate
QUI.