Mi dovreste conoscere ormai, non sono un tipo malinconico che si avvolge nel mantello (occhiolino-occhiolino) dei bei tempi andati in cui era tutto bello, rosa e figo, anche perché il rosa non è il mio colore, sono più tipo da nero.
Eppure mi rendo conto di aver avuto una botta di culo a nascere nei primi anni ’80, questo fa di me un Millennial – espressione che finalmente si sta iniziando ad utilizzare in modo giusto anche in uno strambo Paese a forma di scarpa – avevo l’età giusta sia per il Batman del 1989, quello che ha messo in moto tutto, quello di Tim Burton, figlio indiretto del successo di Frank Miller, ma soprattutto avevo ancora l’età giusta nel 1992, quindi il miglior Batman di sempre (ad Ovest dei fumetti) è andato in onda.
Sull’onda della Bat-mania inaugurata da Burton, il canale americano Fox Kids ha dato il via libera al progetto, l’autore scelto è Bruce Timm, forte del suo passato come animatore, insieme al compare Eric Randomski i due avevano messo su un corto sull’Uomo Pipistrello, muto, utilizzando solo le musiche di Danny Elfman composte per il film di Burton, talmente bello da convincere anche l’animatore e sceneggiatore Paul Dini come sceneggiatore, ma soprattutto a convincere il canale americano a finanziare l’operazione.
Tutto questo allineamento di creatività e fattori propizi ha permesso a quello che nel mondo dei fumetti si chiamerebbe “Team creativo” di procedere con una certa libertà creativa, al netto di un quantitativo di paletti (di cui parleremo più avanti, lasciatemi la bat-icona aperta) che per una volta, hanno fatto da legna secca nel fuoco di una creatività manifesta, ed anche se la storia ha ricordato più i meriti – tutti sacrosanti – di Bruce Timm, mi sento in dovere di spezzare un batarang in favore di Eric Randomski.
Forse perché è molto più facile ricordare (e scrivere) Timm, ma è di Randomski la brillante idea di mescolare le atmosfere del film di Burton al design dei cartoni animati di “Superman” degli anni ’40, quelli prodotti dai Fleischer Studios, ad un certo amore per l’Art Déco, adattato alla situazione disegnando tutti gli sfondi su cartoncini neri, mettendo da parte i canonici bianchi e dando così vita ad uno stile definito “Dark Déco” che ha fatto sì che nella Gotham City di “Batman – The Animated Series” (o “Batman TAS”) idealmente non sorgesse mai il sole, cosa vi dico sempre quando si tratta dell’Uomo Pipistrello? Azzecca l’aspetto della sua città, così importante per il personaggio, e avrai fatto bene metà del lavoro.
A questo poi aggiungiamo lo stile unico del personaggio, quel mascellone e quel petto stile cofano di una Cadillac (una di quelle grosse) che ha determinato il soprannome del più squadrato dei miei ex compagni di squadra (storia vera), diventati iconici, esattamente come le movenze del mantello e quegli occhietti bianchi, capaci di stringersi per dare espressione al personaggio (malgrado con una maschera in teoria, non sarebbe possibile) che gli altri adattamenti dei super eroi fuori dalla carta, hanno iniziato ad applicare solo nel 2016, per dirvi di quanto questa serie fosse più avanti di tutti.
Tutto questa estetica cesellata ad arte e così dannatamente azzeccata si potrebbe riassumere nel quantitativo esagerato di fogli verdi con sopra facce del Joker di ex presidenti defunti, pompati nella casse della Kenner, che già aveva sfornato splendidi giocattoli legati ai film di Burton ma ha fatto il botto con la linea dedicata a “Batman TAS”, oppure ancora meglio, potrei riassumere tutto parlandovi della meravigliosa sigla della serie, un gioiello che in uno strambo Paese a forma di scarpa abbiamo pensato bene di zappare via, applicandoci sopra quella robaccia cantata da Cristina D’Avena con il testo scartato dal coro dell’Antoniano. Tutto quello che ho da dire sulla sigla italiana della serie, si riassume in un commento letto sul TuTubo una volta, sotto il video della sigla, un americano che commentava: «Italy, what your problem with the original theme?» (storia vera).
La sigla di “Batman TAS” sulle note di Danny Elfman è più Batman del Batman di Burton, perché ne colloca idealmente l’ambientazione in un non-tempo, che sta tra gli anni ’30 e i ’90 e funziona così bene, da applicarsi su tutto. Inoltre a differenza dei raggi laser innocui di tanti altri cartoni animati, proprio come abbiamo visto nel post su Gargoyle, qui le armi sparano e sparano sul serio, tanto che mi sa che è ora di chiudere quell’icona lasciata aperta sui paletti che Timm e Radomski e Paul Dini (autore di tante sceneggiature per gli 85 episodi della serie) hanno dovuto dribblare.
Sessualità, strangolamenti, vetri infranti, armi, alcool e in generale, tutto quello su cui Bruce Timm ha ironizzato in questa sua ormai celebre vignetta che trovate qui sotto, questi sono stati gli elementi che Fox Kids non voleva vedere nella sua serie, sempre pronti con la penna (immagino rossa) a depennare passaggi, anche i più impensabili, tipo Bane che prende al collo Robin non si può fare, i bambini potrebbero voler fare lo stesso, non ci pensate ai bambini? (storia vera)
Per questo sono spariti episodi interi, come quello idealmente dedicato al controllo delle armi, intitolato “The Gun Story”, con il passaggio di mano in mano dell’arma che ha ucciso i coniugi Wayne, oppure “Silent Knight”, un episodio muto, tutto sommato casto che però, mostrava la vita amorosa del Crociato Incappucciato e non facciamo battute facili eh? In tutto questo, purtroppo, abbiamo perso anche Nocturna, considerando quanto risulta sexy Catwoman e ancora di più Talia al Ghul, la vampira che trasformava l’uomo pipistrello in una sorta di non-morto al suo servizio con un bacio/morso sul collo, è stata completamente cancellata dal palinsesto, pensare che nel fumetto faceva quasi lo stesso in un modo molto più blando (usando il suo profumo), tutto questo vi dovrebbe almeno dare la dimensione di quanto “Batman TAS” fosse avanti, anche nel portare temi da grandi in un prodotto nato per bambini.
Tutto questo ha influito in parte sulla seconda stagione, andata in onda tra il maggio del 1994 e il settembre del 1995, ribattezzata dal quinto episodio in poi “The Adventures of Batman & Robin” per dare più spazio alla spalla dell’Uomo Pipistrello, il personaggio secondo cui i vertici di Fox Kids, credevano che i bambini si immedesimassimo… Ma siete scemi!? Ancora oggi, anno di grazia 2024, qualunque Bat-Prodotto spacca guardandosi bene da sfoggiare Robin e voi puntare tutto sul ragazzo meraviglia? Ma Netflix questo problema non se lo è posto, dopo anni di latitanza dai palinsesti e – voglia mai! – dal nostrano mercato Home Video, il celebre canale di streaming ha annunciato in pompa magna (salvo poi cambiare la data svariate volte) l’acquisizione della serie ora disponibile sulla piattaforma… Incompleta. Infatti su “Netflix” trovate tutto fino a “Le bambole scacciapensieri” (1×65) episodio finale della prima stagione, per la seconda… Prrrr! Tocca arrangiarsi e conviene farlo, perché manca una delle mie puntate preferite, Killer-Croc in fuga alle prese con il circo dei fenomeni da baraccone nei boschi fuori Gotham (“Sideshow”) o episodi splendidi come “Una pallottola per Bullock”, sì, sto per aprire il vaso di Pandora delle singole puntate.
Non solo Batman TAS ha sfornato personaggi così efficaci da diventare poi canonici anche nel fumetto (la detective Montoya e ovviamente Harley Quinn, che a lungo è stata solo quella di questa serie), ma ha saputo dare valore ad uno migliori “parco cattivi” della storia del fumetto, solo Spidey può giocarsela a livello di cattivoni memorabili con l’Uomo Pipistrello. Timm e Dini sono stati bravissimi a rendere ogni tipo losco di Gotham una figura tragica, persino Robin con il suo panico da altezze, si fa perdonare una continuità sistemata solo dall’ordine della puntata nel primo cofanetto (americano) in DVD, anche perché per qualcosa come diciotto episodi non si vede il Ragazzo Meraviglia, che di colpo viene introdotto come se ci fosse sempre stato. I Giapponesi dicono: per non far ingelosire gli Dèi in ogni opera perfetta, metti un difetto.
Personaggi minori come il Cappellaio Matto si rivelano innamorati traditi o non corrisposti, e l’Uomo Pipistrello vive e prospera di riflesso nell’estrema caratterizzazione dei suoi avversari, dopo aver azzeccato l’aspetto di Gotham, gli autori hanno imbroccato l’altro 50% che garantisce il successo: avversari efficaci.
Poison Ivy e Catwoman diventano (anche) l’occasione per trattare ecologismo e animalismo in modo serio, così come l’azzardo di cominciare con un episodio che vede Bat-Man contro Man-Bat, “On Leather Wings”, il primissimo episodio è una dichiarazione d’intenti che va oltre il mostro della settimana, sembra un Horror degli anni ’40 con tanto di “Mad-Doctor” e a ben guardare, anche due dei suoi assistenti, che vorrebbero infrattarsi durante l’orario di lavoro, per far robe non approvate da Fox Kids, no perché anche da questo punto di vista “Batman TAS” ci ha dato dentro.
Nella bellissima “Harley and Ivy” (episodio 56) l’alter ego pazzarello della dottoressa di Arkham, Harleen Frances Quinzel, doppiata da Arleen Sorkin, scelta da Paul Dini suo ex compagno di College, quando l’ha vista recitare vestita da pagliaccio in una scena onirica della soap opera “Il tempo della nostra vita” (storia vera), viene mollata malamente dal Joker e finisce per fare squadra con edera velenosa, in tutti i sensi, visto che in una scena è chiaro che le due abbiano un letto solo e la notte da passare insieme. Leggete tra le righe.
Molti episodi sono film auto conclusivi sull’Uomo Pipistrello, più riusciti di beh, molti film auto conclusivi sull’Uomo Pipistrello che abbiamo visto negli anni, altri episodi invece sono così strabordanti di idee da richiedere spesso il doppio episodio, come ovviamente doppio sono le puntate 10 e 11 dedicata a Due Facce, che hanno messo in chiaro come il personaggio possa funzionare solo se prima lo presenti come un buono buonissimo, idea che Nolan – tanto per cambiare – ha scippato.
Per non parlare di ottimi adattamenti di storie a fumetti, come “Daughter of the Demon” e “The Demon Lives Again” con protagonista Ra’s al Ghul e sua figlia Talia, adattati alla perfezione in “The Demon’s Quest” (episodi 60 e 61), fino a puntate auto conclusive brillanti come “The Man Who Killed Batman” (episodio 51), con il più grande avversario di Batman che non avete mai sentito nominare, Sid la seppia.
“Almost Got’Im” (episodio 46) è il mito del Crociato di Gotham, raccontato dai suoi avversari, impegnati in una lunga partita di Poker, mi verrebbe da dire anche a chi è più bravo a bluffare. A proposito di cattivi poi, siamo stati fortunati, il doppiaggio è valido, ma andrebbe vista in originale per apprezzare il miglior Batman di sempre, Kevin Conroy e il miglior Joker di sempre. Tim Curry, colpito da bronchite improvvisa ha lasciato campo libero a Mark “Luke Skywalker” Hamill, in quella che per me resta la sua interpretazione migliore, sia personale che quando si parla dell’argomento scivolosissimo del miglior Joker ogni epoca. Una prova? Guardatevi l’episodio 22 (“Joker’s Favor”), dove il pagliaccio del crimine è ritratto come un re demoniaco sul suo trono, con due iene, capace di tenere per le palle chiunque con il ricatto, ovvero come spiegare il pizzo e la Mafia ad una generazione di bambini.
Non posso mettere un post su “Batman TAS” nero su Bara senza citare i miei due episodi del cuore, uno, di ghiaccio, visto che si tratta del toccante “Heart of Ice” (episodio 14), frutto della solita coppia Dini e Timm, che si sono portati a casa un Emmy prendendo un cattivo minore come Mr. Freeze e trasformandolo in un essere tragico, strappato dalla sua amata avvolta in un eterno sonno di ghiaccio, con quella palla di neve e quel carillon che fanno pensare subito alla Rosabella di Orson Welles. Scusate se è poco.
Sul podio, la mia puntata, quella che più di tutte mi colpì da bambino perché ovviamente ricordava un Horror (storia vera), il doppio episodio “Feat of Clay” (puntata 20 e 21), gli sgherri che fanno ingoiare a forza la crema viso di cui è dipendente il vanesio attore Matt Hagen, che inquadrato solo attraverso la sua ombra, con un carrello laterale ad allontanarsi, si trasforma del tragico Clay Face. No, ma di cosa stiamo parlando gente? Di cosa?
A distanza di trent’anni dalla sua uscita “Batman – la serie animata” resta la miglior incarnazione dell’Uomo Pipistrello ad Ovest dei fumetti, oltre che un classico del piccolo schermo, da una sua costola sono nate altre serie e anche il bellissimo La maschera del fantasma, ma resterà, forse per sempre, l’opera più riuscita su Batman, ancora il modello da imitare e da cui prendere spunto, ma di questo parleremo diffusamente la prossima settimana. Ora, se volete scusarmi, vado a mettermi in posa davanti ad un cielo carico di fulmini, anche se lo sanno tutti che il più figo di tutti in questa serie, resta e sarà eternamente Alfred con le sue micidiali battute britanniche a stemperare tutto. Non tutti gli eroi hanno il mantello, alcuni indossano un completo da maggiordomo.
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