Come sapete, sono un appassionato di fumetti e al costo di passare per una brutta imitazione del Bill di David Carradine, aggiungo anche che quelli di super eroi per me sono una vera gioia. Anche se sono da sempre un ragazzo della Marvel, seguo la Distinta Concorrenza con il giusto livello di distacco e attenzione per le scelte strategiche che si riserva agli avversari storici, sulla base di questo rispetto sportivo mi viene da chiedermi: “Ma perché fanno ancora scrivere i film a David S. Goyer?”. Ma soprattutto: “Perché fanno ancora dirigere film a Zack Snyder!!?!”.
Ho perso totalmente interesse per questo film circa due anni fa, quando Snyder dichiarò (cito a memoria): “Per Batman ci vuole un attore carismatico, per questo abbiamo scelto… Ben Affleck!”. In questa frase sono riassunti tutti i momenti imbarazzanti del film.
Lo dico subito: io non odio Zack Snyder, non lo conosco, non mi è antipatico a pelle come altri registi (Coff coff! Steven Soderbergh! Coff! Coff!), però il ragazzo fa di tutto per attirarsi le mie ire. Prima mi fa un remake cazzone di “Dawn of the dead” di George A. Romero, poi porta sullo schermo i “300” Spartani di Frank Miller, per altro piuttosto bene, questo glielo riconosco.
A quel punto, convinto che i fumetti siano tutti uguali e che una storia stringata, tutta dialoghi lapidari e vignette giganti ad effetto (in puro stile Frank Miller) sia identica ad un fitto testo pieno di riferimenti e letture di secondo livello (“I racconti del vascello nero”, tagliato senza pietà), si mette in testa di dirigere quello che Terry Gilliam, non proprio l’ultimo della pista, ha definito “Infilmabile”, ovvero: “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbon. Portandolo in scena vignetta per vignetta, in modo, a sentir Snyder, da non tradirne l’essenza. Una tragedia che, invece di essere la pietra tombale dei fumetti al cinema, ancora oggi ha i suoi ammiratori, incredibile, ma vero, là fuori è pieno di gente che pensa che Watchmen sia un buon adattamento e anche un buon fi… Non riesco nemmeno a dirlo, vi giuro, mi blocco come Fonzie quando cerca di dire “Grazie”.
Su “Ga’Hoole” sorvolo, un Guerre Stellari recitato dai gufi, mentre “Sucker Punch” è la prova che dare del “Visionary Director” a Snyder sia sensato come dire a me che sono sintetico nei commenti. “L’uomo d’acciaio” del 2013 era il naturale passo successivo per Zack, accasarsi con una major che fa dei fumetti un mestiere e cercare di rientrare nei ranghi, il risultato era il tentativo di fare con “Big Blue” quello che Christopher Nolan ha fatto con Batman, ma rendere cinico, violento e “Dark” (tra le tante colpe di Nolan, quello di aver sdoganato questo parola), un ragazzone di campagna, grande, grosso e un po’ coglione come Superman non è proprio una grande idea.
Alla sua uscita il film scatenò polemiche e con polemiche intendo dire un mucchio di nerd con la faccetta resa rossa dal broncio, a stringere i pugnetti e a battere i piedini per terra dicendo: “Superman non uccide!!”. Oh, per la cronaca, io posso parlare male dei Nerd perché lo sono, è come per i ragazzi afroamericani che si chiamano con la “Parola con la N” tra di loro, ecco stessa cosa.
Snyder non è un precisino irritante a cui vorresti spaccare gli occhiali come J.J. Abrams, un furbacchione convinto di poter fare meglio di tutto atteggiandosi a grande autore, no, il buon Zack pensa a due Superumani che si menano e dice: “Dai rifacciamo il finale di Miraclemen!” non capendo che il fumetto di Moore, era una critica non solo all’umanità, ma alla figura stessa del super uomo, di cui Superman è solo l’incarnazione più celebre presso il grande pubblico. Insomma, Zack Snyder è benedetto dal dono di saper mettere in scena immagini bellissime (non è un caso se nei suoi film quando non parlano funziona tutto), ma è un narratore disastroso e il suo entusiasmo citazionista fa più danni della grandine.
Il passo successivo è stato spostare il nome che fa vendere i biglietti in testa e cercare disperatamente di mettersi in scia alla Marvel comics, che nel frattempo sta facendo i soldoni, anche con un procione e un albero parlanti (storia vera) intrecciando i suoi personaggi sul grande schermo. Il risultato è ”Batman v Superman: Dawn of Justice” un titolo che da solo ha fatto impennare l’hype a tutti i nerd del mondo, roba che si sono svegliati la mattina con un hype così dentro il loro pigiama da Animal-Man e non per la presenza di Wonder Woman.
“Batman v Superman: Dawn of Justice” è un film fatto con la fretta, la fretta dei produttori di colmare le distanze con la concorrenza della Marvel e come si dice: la pipistrella frettolosa fa i pipistrellini ciechi. Il film parte già gravato da alcuni compiti da svolgere: introdurre il nuovo Batman, Lex Luthor e Wonder Woman, iniziare ad imbastire il discorso “Justice League of America” parlando degli altri componenti del celebre gruppo, approfondire Superman, far iniziare lo scontro tra i due pesi massimi e rovinare il ricordo di quanti più fumetti possibili nel cuore degli spettatori. Alcuni di questi compiti, Zack Snyder li ha svolti alla grande, altri in maniera pessima.
Iniziamo dai pochi PRO del film, la frase iniziale su Ben Affleck ve la ricordate? Ecco, io non ho nulla con il vecchio Ben, anche se preferisco non parlare del suo “Daredevil”. Uno che consapevole delle sue scarse capacità attoriali ci ha scherzato su (“Affleck you da bomb in phantoms yo!” cit.) e che dietro la macchina da presa si è guadagnato credibilità. Tutto il mondo era pronto a demolirlo per il suo Batman, invece a sorpresa, è una delle poche cose riuscite del film.
La prima che riassume la morte di Martha e Thomas Wayne, con l’immancabile collana di perle distrutta (come da iconografia Bat-Maniana) è una scena che pare dire: “Lo sanno anche i Bat-Muri che è Batman, non serve lo spiegone, beccatevi il riassunto e via”. Risultato: i più bei titoli di testa dai tempi di “Watchmen” (che poi erano anche l’UNICA scena riuscita di quel film), dimostrazione che se Snyder dirigesse pubblicità o video musicali, sarebbe il miglior regista del pianeta. La seconda scena? L’allenamento di Bruce, perché Snyder è perfettamente a suo agio con maschioni muscolosi e se la cosa vi sembra ambigua vi ricordo gli Spartani di “300” e il pappo blu del Dr. Manhattan.
Il problema di questo Batman è che risulta il meno personale mai portato in scena da un regista, Snyder non riesce per tutto il tempo del film, a spiegarci qual è la sua versione del personaggio, è un freak come quello di Burton? Serioso come quello di Nolan? Colorato e con i capezzoli sopra il costume come quello di Schumacher? Non si sa, sappiamo solo che prende un paio di idee da Nolan (produttore esecutivo di questo film) e cerca di applicarle al Batman di Frank Miller.
Tra le tante colpe di Nolan, quella di aver imposto un attore della stramadonna nei panni del Maggiordomo Alfred, qui tocca al povero Jeremy Irons sacrificarsi in un ruolo da “Jolly” della trama, quando in futuro penserete a questo film e a tutti i suoi difetti, cercate di ricordare solo questo, per capire quanto le cose siano andate male: Jeremy Irons che fa da maggiordomo a Ben Affleck.
La sceneggiatura, poi, è imbarazzante: siccome la fretta regna sovrana, qual è l’espediente più vecchio (e abusato) nei fumetti, per far scontrare due supereroi? Facile: farli manipolare dal super cattivo di turno, che poi è quello che succede qui, le motivazioni dell’odio di Lex Luthor per Superman sono grossolane, ma chiare, chiare perché Jesse Eisenberg non fa altro che ripetere per TUTTO il film che il Kryptoniano non è un Dio, ma un demone.
Per il resto, Jesse Eisenberg non fa altro che parlare a mitraglietta, un cattivo logorroico che spiega il suo piano, invece, di vincere, che sembra solo uno Zuckerberg capellone dopo due strisce di cocaina, sicuramente in linea con gli altri sociopatici interpretati dal ragazzo in carriera, ma a livello di carisma, non allaccia nemmeno le scarpe a Kevin Spacey, mentre a Gene Hackman, al massimo, può lavare la macchina nel weekend, ma con lo straccio, niente spazzola sennò gliela riga.
Per altro, prima di decidere che Lex Luthor 12enne poteva andare bene, era stato preso in considerazione per la parte Bryan “Più grande attore del mondo” Cranston, che evidentemente di un altro cattivone pelato non sentiva il bisogno, quindi siamo passati da Heisenberg ad Eisenberg!
Il film è eccessivamente lungo, ma soprattutto noioso, la prima scena d’azione (un inseguimento che serve a giustificare il merchandising legato alla più anonima Batmobile mai vista al cinema) arriva solo dopo un’ora, ma la noia regna talmente sovrana, che ad un certo punto, non puoi far altro che notare i difetti.
Il computer “Crackato” (Evit! Vendicaci! Vendicaci!) di Lex Luthor con tre cartelle, con sopra i rispettivi loghi degli altri componenti della JLA, mostrati per circa cinque secondi, una soluzione talmente scema da fare a cazzotti con il tono terribilmente serio del film, ma anche momenti assolutamente tragicomici, immersi in questa atmosfera, come la scena del processo a Superman, o la mia preferita di tutte, un momento MACCOSA (citando Leo Ortolani) talmente grosso da volare nello spazio e far girare il pianeta al contrario per tornare indietro nel tempo. Non voglio fare anticipazioni, sappiate solo che un personaggio si salva per un caso di (comicissima) omonimia… Storia vera!
Zack Snyder, poi, non si smentisce mai, dopo aver pisciato su “Watchmen” e “Miracleman”, in questo film riesce a fare scempio dello scontro finale tra Batman e Superman de “Il ritorno del cavaliere oscuro”, ovviamente se devi far picchiare quei due, non può essere solo uno scontro, ma bisogna pescare a piene mani dalla loro battaglia (fumettistica) più epica e riuscita di sempre, no? Il problema è che la versione cinematografica, di epico non ha nulla, anzi, sfocia proprio nel tragicomico e per tutto il tempo, guardando il costume corazzato (con occhi abbaglianti) di Batman, non ho mai pensato a quello utilizzato da Bruce Wayne nel capolavoro di Frank Miller, al massimo mi sembrava la versione in carne ed elmetto del Batman di “The Lego Movie”.
“Batman v. Superman” è troppo lungo, sbagliato nelle scene madri e pasticciato in quelle di raccordo, se la Distinta Concorrenza, radunando in un solo film, i suoi tre personaggi più celebri è riuscita a fare questo casino, cosa combineranno quando sarà il momento di fare un film su Cyborg o su Acquaman?
Non lo so e mi frega pure poco, perché con regale sdegno, da ragazzo della Marvel quale sono, vi faccio un sorrisone alla Stan Lee e vi saluto dicendo: EXCELSIOR! Ma visto che in fondo, cara Distinta Concorrenza, un po’ ti voglio bene, ti dedico un pezzo dei Gem Boy, così non ci pensi più a Zack Snyder.