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Battle Action (2023): a lezione di fumetto di guerra con Garth Ennis

Mi conoscete, sono un’anima semplice: esce un fumetto di Garth Ennis, compro un fumetto di Garth Ennis. Se poi è una sua storia di guerra tanto meglio, visto che a portare avanti la tradizione dei fumetti bellici ormai sono rimasti in pochi.

Con mia somma sorpresa ho scoperto che “Battle Action”, edito in patria dalla Rebellion e per noi in un comodo volume a colori per l’editoriale Cosmo, in realtà è una lezione da parte del professor Ennis sulla storia del fumetto inglese.

Le due storiche riviste antologiche per ragazzi “Battle” e “Action” si fusero insieme con il diciannovesimo numero di “Battle”, uscito nel novembre del 1977, proseguendo la loro corsa insieme fino al 25 luglio del 1981, quando la rivista chiuse senza dare troppe spiegazioni. Quindi ad ovest della leggendaria 2000 A.D. i maschietti inglesi avevano un’altra lettura fondamentale e tra le fila di quei ragazzi, tenente pure conto il buon vecchio Garth.

Noi Skorpio e Lanciostory, loro Battle e Action.

Proprio lo scrittore nord-Irlandese, qui coglie l’occasione per rendere omaggio ad una rivista antologica che per lui è stata fondamentale, in coppia con un disegnatore diverso per ogni racconto, “Battle Action” contiene sette storie che sono anche l’occasione per vedere nuovamente in azione, in racconti originale, personaggi che non venivano più ristampati da quarant’anni.

Johnny Red contro Skreamer degli Stuka
Grazie ai disegni di Keith Burns, il buon vecchio Garth torna a scrivere un racconto dell’impavido pilota della Royale Air Force noto come Johnny Red, qui impegnato a guidare la sua pattuglia aerea contro un altro personaggio storico della rivista “Battle Action”, ovvero il famigerato Otto Skreamer e la sua pattuglia aerea di Stuka.

Garth Ennis troverà sempre il modo per scrivere una storia con piloti durante la seconda guerra mondiale, sempre!

Il sergente
Grazie agli ottimi disegni in bianco e nero di PJ Holden, il vecchio Garth ha l’occasione per rendere omaggio al personaggio creato da Gerry Finley-Day, ovvero il sergente Jim Masters, duro come un chiodo da bara e sempre sul fronte a guidare i suoi uomini, anche attraverso l’Italia liberata.

Cazzuto ed è solo sergente, pensate quando sarà generale!

Crazy Keller
Per certi versi l’arrivista Crazy Keller è l’anti Sergente Masters, un furbacchione sulla sua Jeep Willy accessoriata, che campa di espedienti operando fuori dall’esercito alleato, ma sempre pronto a mettere i bastoni tra le ruote ai Nazi. Qui Ennis fa coppia con il disegnatore Chris Burnham per raccontare un’altra sortita dietro le linee nemiche del personaggio.

La Jeep super armata del protagonista è già un culto.

Dredger
Grazie ai disegni di John Higgins, “Dredger” sposta l’azione nell’Inghilterra degli anni ’80, un personaggio creato da Pat Mills e il solito Gerry Finley-Day sulle pagine della rivista quando si chiama solo “Action”. Per certi versi la risposta britannica all’americano Dirty Harry, forse ancora più tosto, scorretto e violento, insomma il tipo di personaggio con cui Ennis va a nozze.

Harry la carogna, però in salsa britannica.

Hellman contro Glory Rider
Un altro scontro tra personaggi di “Battle” e “Action” che incrociano le rispettive piste, offrendo l’occasione ad Ennis di raccontare una storia di carristi, in linea di massima lo scrittore nato ad Holywood (occhio al numero di “L” che in linea di massima fa la differenza), una storia con dei blindati della “seconda” la scribacchia sempre con grande gioia.

L’incontro qui è interessante, perché se i personaggi di “Glory Rider” erano soldati americani, brutti sporchi e cattivi quanto volete, ma sempre dalla parte dei buoni, “Hellman of hammer force” era la serie più sovversiva di “Action”, visto che il protagonista era un carrista nazista, in rotta con il Terzo Reich millenario e ritratto come bello e giusto, ma pur sempre un nazista, quindi un personaggio perfetto per far arrabbiare i nonni dei giovani lettori della rivista. Ennis lo sa bene e tiene lo scontro in linea di galleggiamento, con citazione finale a Il giustiziere della notte.

Kid Rule O.K.
A mani basse il racconto migliore della raccolta, per due ragioni, la prima è semplice ma dolorosa, potrebbe essere l’ultima occasione che avremo per leggere qualcosa di inedito disegnato dal leggendario Kevin O’Neill che purtroppo ci ha lasciati, onore al quel vecchio punk che ovviamente, disegna l’episodio più controverso.

Ennis mette su una storia meta-narrativa, basata sulla copertina dell’ultimo numero di “Action”, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Kid Rule O.K.” era la storia di un’epidemia misteriosa che uccideva gli adulti, lasciando i ragazzini come nuovi padroni del mondo, in una sorta di violento “Il signore delle mosche” dove nessuno si fidava dei trentenni. Anche perché erano tutti morti.

La controversa copertina dell’ultimo numero di Action, per Ennis è lo spunto di partenza.

La copertina dell’ultimo numero era fin troppo sovversiva: un ragazzino prendeva a colpi di catena quello che sembrava a tutti gli effetti un poliziotto in divisa blu, visto che ai suoi piedi giaceva il classico cappello da “Bobby” inglese. Il censore e protettore della morale Frank Bough fece carriera in politica, strappando una copia di “Action” in diretta tv sulla BCC, il fatto che pochi anni dopo Bough, sia finito al centro di un turbinio di cocaina e prostitute è uno di quei casi in cui la vita supera la finzione e sembra già sceneggiata da Garth Ennis.

Ciao Kevin, ci vediamo nei fumetti, grazie per tutto questo Punk!

Il racconto invece procede su due piani, da una parte le voci fuori campo della redazione di “Action”, consapevoli che presto potrebbero restare tutti senza lavoro, ma determinati a non chiudere, pensando come far andare avanti la storia del ragazzino con la catena, senza dar fuoco ad altre polemiche, ma in modo coerente con la narrazione e i personaggi. L’altro piano narrativo è proprio quella storia mai narrata, a cui Ennis e O’Neill danno vita, raccontandoci come sarebbe stato quel numero, se la rivista “Action” non fosse stata chiusa dai moralisti, per risorgere come “Battle Action”. Insomma perfetto omaggio e miglior racconto del lotto!

Nina Petrova e gli angeli della morte
Il finale riporta in scena la pattuglia aerea dei piloti donna russe, capitanava da Nina Petrova, che non volava più in un nuovo racconto da quarant’anni. Ennis aveva già reso omaggio alle russe che spegnevano i motori in volo e colpivano silenziose uscendo dal buio della notte, nel primo volume della serie Battlefields intitolato “Le streghe della notte”. Qui cambiano i nomi ma è chiara l’influenza e l’amore di Ennis per questi personaggi, raccontati con una carezza e un pugno, insomma nel suo inimitabile stile.

Cosa vi dicevo dei piloti? Vale anche per le donne, Garth non fa differenze, anzi!

“Battle Action” è un salto indietro nel tempo, oltre che una lezione di fumetto da parte del professor Ennis, che raduna una truppa di ottimi talenti per rendere omaggio ad una rivista che è stata fondamentale per la sua formazione tanto quando 2000 A.D., quindi ho avuto l’occasione di leggere storie provenienti da un glorioso passato che ignoravo, ben vengano le iniziative come questa!

Sepolto in precedenza domenica 23 aprile 2023

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