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Battle Action vol. 2 (2024): altre ottime storie di guerra per Garth Ennis

Già compro tutti i fumetti di Garth Ennis a scatola chiusa e in tanti anni, non mi sono mai pentito, figuriamoci se poi si tratta delle sue storie di guerra, ormai è rimasto l’unico a scriverne ancora, anche se grazie a Battle Action, ha trovato qualche alleato.

“Battle Action”, edito in patria dalla Rebellion e per noi in un comodo volume a colori per l’editoriale Cosmo, torna con una seconda tornata di storie in cui l’obbiettivo resta lo stesso, recuperare i personaggi e i fasti delle due vecchie rivisti a fumetti britanniche, “Battle” ed “Action”, convogliate negli anni ’70 in un’unica testata pubblicata fino agli inizi degli anni ’80, ma per la storia relativa alla vecchia “Battle Action” vi rimando al post precedente.

In questo secondo volume, Garth Ennis è sempre il padrone di casa, visto che la maggior parte delle storie proposte portano la sua firma, ma per alcune ha trovato personalità di livello ad affiancarlo, quindi vediamole nel dettaglio!

Johnny Red: il falcone
Testi di Garth Ennis, disegni di Keith Burns.

Il fascino di Ennis per i piloti.

Pur non avendolo creato lui (i padri del personaggio sono Tom Tully e Joe Colquhoun) al vecchio Garth l’asso del volo Johnny Red piace molto, dislocato sul fronte Russo a capo della squadriglia del falconi, il nostro al cambio turno trova il tempo di dividere il letto con Nina Petrova, capo squadriglia delle streghe della notte (più avanti nel volume), In questa storia Johnny deve vedersela con un crudele pilota Crucco che sfrutta la luce del tramonto per colpire i piloti appena atterrati sulla pista, in pratica nel momento in cui si rilassano per aver portato a casa ancora una volta la pelle. L’altro problema? Le papere, qualche genio ha costruito la pista di atterraggio della sua squadriglia vicino ad un lago di papere che spesso terrorizzate, si sollevano in volo in direzione opposta all’atterraggio degli aerei, insomma pathè d’oca sì, ma anche rischio di morte per futili motivi per i piloti.

Come risolvere la situazione? Il ragazzetto della squadriglia per due soldi, alla fiera dell’Est un falcone comprò, un vero falco, che passa presto dall’essere un’idea del cavolo alla mascotte ufficiale della squadriglia, risolvendo loro più di un problema e permettendo a Ennis di portare in scena un’elegia al volo, partendo proprio dall’origine, avete presente Anacleto che spiega a Semola come volare? Ecco, però in versione Garth Ennis, brutto?

HMS Nightshade
Testi di John Wagner disegni di Dan Cornwell.

Una storia di guerra, amicizia e smitragliate.

Il papà del Giudice Dredd riporta in azione un suo vecchio personaggio, nato per assecondare i trascorsi marinari dello stesso Wagner, “HMS Nightshade” racconta dell’amicizia tra due mitraglieri a bordo di una corvetta inglese alla caccia degli U-Boot e di come la guerra, possa per sempre cambiare l’animo di un uomo. Un racconto che a lungo sembra girare a vuoto e che di colpo nel finale, trova il suo malinconico e toccante significato, trasformandosi nella storia di un sopravvissuto, cambiato per sempre dalla guerra.

Crazy Keller incontra Hot Wheels
Testi di Garth Ennis, disegni di Chris Burnham.

Una gara a chi guida più velocemente?

La jeep guidata da Crazy Keller insieme al suo fidato mitragliere torna in azione, incrociando il percorso con il camion sempre a tavoletta di Hot Wheels, un modo divertente per raccontare un pezzo di Storia: i soldati di colore non sono stati impiegati in un ruolo attivo dall’esercito americano su tutti i fronti, non dall’inizio della “Seconda” per lo meno, ma hanno sempre trovato spazio in lavori spesso ancora più umili. Chi credete fosse alla guida delle centinaia di camion che facevano la spola avanti e indietro dalla spiaggia, portando i viveri, le armi e i rifornimenti che hanno reso possibile lo sbarco del D-Day? Capite da soli che con un fatto reale così, Garth Ennis ci va a nozze. Anzi, a questo proposito…

D-Day Dawson
Testi di Dan Abnett, disegni di Phil Winslade.

Sembra già morto, ma come Gino Paoli ha solo un proiettile nel cuore.

Dan Abnett nella sua paginetta introduttiva alla sua storia, scrive la sua dichiarazione d’amore al personaggio creato da Gerry Finley-Day e Geoff Campion, un soldato ferito al cuore da una pallottola impossibile da estrarre, destinato a morte certa e di stanza nell’Italia fascista liberata metro per metro dai soldati americani e per questo, spavaldo, solo come chi non ha più nulla da perdere può essere. Qui D-Day Dawson affronta da solo un plotone di tedeschi in piena fuga, impegnati a minacciare alcuni locali, prima di tornare alla sua lotta dalla fine segnata.

Major Eazy – Il giardino del diavolo
Testi di Rob William, disegni di Henry Flint.

Il soldato più figo della storia del fumetto.

Lo spavaldo soldato che guida un’improbabile Rolls Royce sui vari fronti di guerra, che non risponde a nessuna gerarchia, che odia l’autorità e che era stato disegnato dal suo creatore – il mitico Carlos Ezquerra – per somigliare in tutto e per tutto a James Coburn. Rob William fa tornare in azione il soldato più figo mai visto sulle pagine di “Battle Action” e alla fine del racconto, ne vorresti altre cento di storie con quel biondo faccia da schiaffi!

Dredger: o madre, dove sei?
Testi di Garth Ennis, disegni di John Higgins.

Il Dirty Harry britannico.

Ennis porta il volume nei primi anni ’80, per una nuova avventura del poliziotto tosto inglese Dredger, qui impegnato a salvare un ostaggio che poi beh, sarebbe sua madre. Ma dimenticatevi una certa commedia con Stallone, qui Dredger si libera di sicari prezzolati a modo suo in questo poliziesco violento vecchia scuola. Insomma tutta roba dove il vecchio Garth come dire, c’azzuppa, per usare un’espressione tipica di Albione.

Death Squad
Testi di Rob William, disegni di PJ Holden.

Una sporca mezza dozzina di bastardi senza gloria.

Direttamente dai battaglioni punitivi tedeschi, arriva questa banda di folli carristi, criminali mal visti dal Reich spediti nelle missioni da cui di solito, non c’è ritorno. Un po’ meno di una sporca dozzina di bastardi che sfottono costantemente il loro superiore (Nazi convinto) ma portano sempre a casa la pelle e il risultato, anche questa volta. Buffo come Rob William sottolinei che questa banda si pendagli da forca in divisa Nazista fosse nato come una trama per bambini, altri tempi!

Cooley’s gun
Testi di Garth Ennis, disegni di Chris Burnham.

La mia Vickers è la mia migliore amica, ce ne sono tante come lei, ma questa è la mia (quasi-cit.)

Un’elegia ad una ferraglia come la mitragliatrice da posizione Vickers, ventidue chili, a cui vanno aggiunti diciotto di treppiede, altrettanti di munizioni e senza dimenticare la fondamentale ma pesantissima scorta d’acqua necessaria al raffreddamento. A portare tutto un soldatino, che il mitragliere Cooley tratta come spazzatura dall’inizio della guerra, anche se è l’unico modo che il giovanotto ha per restare in vita, oltre ovviamente continuare a far sparare la Vickers.

Una storia veloce, su un fronte disperato dove tenere la posizione vuol dire tornare a casa vivi, con sangue, combattimenti corpo a corpo e uno scontro diretto con l’analoga tecnologia tedesca, più leggera e letale certo, ma se quando premi il grilletto non esce un proiettile, non hai speranza. Da questo punto di vista la Vickers di Cooley è l’unica vera costante in una guerra dove spesso, molto poco ha davvero senso.

Nina Petrova e gli angeli della morte: scenderà la notte
Testi di Torunn Gronbekk, disegni di Patrick Godard.

Nina e compagne non sono tanto per i discorsi ma per l’azione.

Una sorta di “controcampo” al primo racconto, visto che anche qui compare Jonnhy Red nel letto della titolare Nina Petrova, ma la parte migliore del racconto resta l’introduzione di Torunn Gronbekk che spiega meglio che nel suo fumetto, come le donne al fronte dovessero farsi bastare tecnologia (e spesso anche divise) scartate e riciclate dagli uomini e che non potessero mai avere una giornata storta, per non alimentare i pregiudizi. Tutto giusto e bello, peccato che lo abbia scritto meglio a parole che a fumetti.

Hellman della legione Condor
Testi di Garth Ennis, disegni di Mike Dorey.

Il fiero alleaten Galeazzo Musolesi.

Il carrista eroe del Reich in quella che è forse la storia migliore del volume, perché si Nazista premiato con la croce di ferro dal sosia di Chaplin (ma meno simpatico e geniale) in persona, ma non per questo un mostro disumano, perché le care vecchie sfumature di grigio sono quelle che rendono notevole una storia tante volte. Vedere Hellman, fiero tedesco, alle prese con il fascista italiano che si approfitta della sua posizione, mette in chiaro, non solo lo schifo che i fasci rappresentano, ma anche la differenza che può fare una divisa e il soldato che la indossa, la prima può essere una scusa, per essere il secondo, devi avere una schiena molto ma molto dritta.

Rat Pack: la soluzione più difficile
Testi di Garth Ennis, disegni di Keith Burns.

Cronache di combattimento con il Rat Pack.

I carristi del Rat Pack, sono la risposta alleata alla “Death Squad” di cui sopra, storiella veloce e divertente, forse senza abbastanza personalità per brillare, la sensazione è che senza la svolta grottesca che questa antologia di racconti ad Ennis è preclusa, la storia non prenda mai per davvero il volo, molto meglio quella conclusiva del volume, dove torna…

Hellman: al crepuscolo del Reich
Testi di Garth Ennis, disegni di Mike Dorey.

Un vero soldato, anche se dalla parte sbagliata.

I carri degli “Ivan” in arrivo, una famiglia tedesca in fuga (in direzione errata) che resta con l’auto in panne, Hellman e il suo Panzer che si mettono di traverso per impedire la strage, mentre il biondo ragazzino indottrinato riconosce l’eroe del Reich e ne snocciola le vittorie, e allo stesso tempo, elogia un’ideologia e un impero ormai al crepuscolo. Ci penserà lo stesso Hellman ad impedire che la guerra si porti via il biondino e la sua famiglia, impartendogli la più veloce lezione di “Ideali guerrafondai” Versus “La Guerra, quella vera” che si sia mai vista. Il finale in cui Hellman punta verso Berlino, a sua detta, per combattere i veri nemici vale da solo la lettura, che vi dicevo prima delle sfumature di grigio?

Insomma, altro giro, altro fumetto che mi è dispiaciuto finire di leggere, spero francamente che l’iniziativa “Battle Action” prosegua, perché queste storie di guerra piene di classici personaggi che sto imparando a conoscere, sono davvero una gran lettura!

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