Ci sono quelle persone che impegnate in più faccende
finiscono per perdere tutto, dal cellulare alle chiavi di casa, ma per fortuna
io non sono mai stato così. Non ho mai perso niente in vita mia, anche se sono
cresciuto con la colpa di aver “perso” tre dei miei G.I.Joe preferiti quando
ero bambino.
In realtà le virgolette lassù non sono state messe a caso,
di fatto Flint, Bazooka e Crankcase sono spariti dopo la classica festicciola
di compleanno a casa mia, dove per qualche ragione imprecisata ho dovuto
invitare tutti, anche quegli amichetti (o presunti tali) che di norma non
passavano già tutti i pomeriggi a giocare con me. Sta di fatto che dopo questa
festa, la mia collezione di G.I.Joe è stata alleggerita (da qualcuno che forse
riteneva necessario farlo) di tre dei miei preferiti, in particolare Flint
cazzarola, era quello che mi piaceva di più!
I sospetti io li avevo, anzi ancora oggi posso dire che se
[NOME CENSURATO] mi attraversasse la strada sulle strisce pedonali mentre sono
alla guida io [CENSURA] per poi scendere e [CENSURA], perché in maniera del
tutto montessoriana i miei genitori, mi hanno continuato a ripetere per una
vita che io quei tre G.I.Joe li avevo persi, alimentando un senso di colpa
abbastanza micidiale lo ammetto. Questo mi ha reso il sociopatico che sono
oggi? Sarà la scienza medica (oppure la giurisdizione penale) a stabilirlo, di
sicuro mi ha reso molto ben predisposto a storie di vendetta e giocattoli,
comunque ci tengo a rassicurare tutti, attraverso aste al cardiopalma e
difficili trattative, Flint, Bazooka e Crankcase sono tornati a casa, quindi
sono dell’umore perfetto per parlarvi del film di oggi, “Benny Loves You”.
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Yo Joe! (traumi infantili risolti) |
Presentato all’ultimo Trieste film festival e da qualche
giorno disponibile sulle principali piattaforme streaming, “Benny Loves You” è
un gioiellino che unisce cultura nerd e sbudellamenti, la tradizione di Chucky la bambola assassina applicata ad
una commedia britannica, per 94 minuti (durata perfetta) assolutamente
spassosi, in grado di portare qualcosa di fresco alla tradizione delle bambole
e dei giocattoli assassini nel cinema horror, settore già
piuttosto affollato ammettiamolo.
“Benny Loves You” si apre con un prologo dedicato alla
viziata bimba Ashley e al suo non tanto tenero orsacchiotto, un inizio che
sembra omaggiare volutamente Dolls,
per un film che da quello di Stuart Gordon sembra aver imparato l’amore per le
soluzioni artigianali. Già perché “Benny Loves You” è scritto, prodotto,
diretto, interpretato e vitaminizzato al computer con effetti grafici che
risultano artigianali tanto quanto quelli pratici che popolano la pellicola, da Karl
Holt, per un film che sa davvero di torta fatta in casa, basta dire che la
mamma di Holt senza nessuna vera esperienza, ha ricoperto il ruolo di tecnico
del suono del film (storia vera).
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Karl Holt, l’eroe di cui non sapevamo di aver bisogno. |
“Benny Loves You” è la storia di
un trentacinquenne che tutti credono più vecchio (malgrado lui ricordi a tutti
la sua vera età) di nome Jack interpretato come detto da Karl Holt, uno di
quei nerd che dopo anni si ricompra i G.I.Joe perduti per risolvere i suoi vive ancora a casa con i genitori, uno che parla citando le frasi
traumi infantili
dei film e che sul posto di lavoro, non brilla nemmeno se per guadagnarsi da
vivere progetta giocattoli.
Quando dico che Jack parla per
citazioni, intendo proprio dire che comunica con quelle che io chiamo
“citazioni involontarie”, quando hai visto così tante volte un film che i
dialoghi diventano parte della tua parlata quotidiana. Infatti per mettere in
guardia la bella Dawn (Claire Cartwright) sul pericoloso Benny, Jack dice che
non si può trattare o patteggiare con lui citando Terminator e più avanti, si
esibisce in un «Get away from her you bitch!» citazione che se non avete riconosciuto,
potete lasciare immediatamente questa Bara per sempre.
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Citazioni, le stai facendo bene. |
La vita di Jack cambia il giorno
del suo compleanno quando al lavoro il suo odioso capo minaccia di licenziarlo
e i suoi genitori lo lasciano orfano, morendo in un incidente domestico di rara
stupidità. Jack di colpo si ritrova a dover affrontare tutto quello che ha
sempre ignorato, ovvero gli orrori della vita adulta, fatta di lavatrici, spesa
oppure rate del mutuo da pagare.
Il nostro bambinone (e parliamo
di uno che si fa luce temendo di avere i ladri in casa, usando la replica di una
spada laser) dovrà mettere via i giocattoli e crescere, tutti, anche l’amatissimo
pupazzo Benny, un coso che per tutto il film viene definito orsetto, anche se
non lo sembra per nulla anche perché “parla” con tre frasi registrare, una è il titolo del
film, l’altra è il suo gioioso grido di battaglia «Weeeeeeeeee!» che è già
diventato un mio piccolo culto personale, forse anche una “citazione involontaria”.
“Benny Loves You” unisce il
romanzo di formazione di un personaggio che è stato un bambino per 35 anni e
lo intinge nel sangue e nelle dinamiche da Slasher movie. Il modello di
riferimento, non solo geografico visto che parliamo di film inglesi, resta
sicuramente Shaun of the Dead di cui
questo film non ha ovviamente la stessa geniale potenza, ma Karl Holt è un
dritto, uno che ha fatto i compiti e infatti la regia e il montaggio di “Benny
Loves You” sono una delle sua migliori armi a disposizione, se pur ispirati
entrambi al lavoro di Edgard Wright, non mancano di una personalità propria e
rendono questo piccolo film girato in casa (e in famiglia), un vero gioiellino
che non dovreste perdervi.
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Se senti il “Weeeeeeee!” non perdere tempo e… scappa! |
Ovviamente in molti momenti
sembra di guardare una parodia horror di Toy Story, perché Benny vuole davvero bene al suo (non più tanto) piccolo
padroncino, solo che dopo essersi animato mostra il suo amore come se fosse un
bambino a cui non è mai stata spiegata la differenza tra bene e male, tra vita
e morte, un po’ come accadeva in “Bad Milo!” (2013) ma con risvolti meno
scatologici d’ispirazione Troma e molto più sangue e budella, perché gli omicidi di “Benny Loves You” sono tanti, variegati e spassosissimi.
Sto continuando a snocciolare
nomi anche di alto e altissimo livello, ma vi assicuro che Karl Holt pur
citando i classici (assistiamo anche ad un accoltellamento alla caviglia che
strizza volutamente l’occhio a Evil Dead) non risulta mai davvero urticante,
perché mosso da sincero entusiasmo e poi soprattutto perché il suo film, sta in
piedi sulle sue gambette proprio come fa Benny, animato un po’ con vecchi
trucchi pratici “vitaminizzati” da un po’ di CGI casalinga che regala momenti
davvero riusciti, come lo scontro tra l’analogico Benny e il tecnologico robot,
sulla carta progettato per diventare la nuova strenna Natalizia di tutti i
bambini.
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Anche se io per Natale preferirei Ninja Benny. |
Ci sono momenti di genuino amore
per il cinema, non solo Horror in questo film, perché i pupazzi “uccisi” da
Benny utilizzando gli spaghetti cotti in scatola come budella esposte resta una trovata
brillante, che può funzionare solo in un film che abbraccia il sangue e la
commedia trattandoli entrambi con grande intelligenza. Le gag ricorrenti poi
non mancano, in un film che potrebbe essere, se non destinato a diventare un
piccolo culto, almeno a farvi passare 98 minuti in compagnia di un pupazzo
psicotico a suo modo irresistibile e a quintali di amore per i trucchi vecchia
scuola, quelli che hanno reso grande il cinema che piace a questa Bara.
Scrivere di un film come “Benny
Loves You” è un rischio, perché la voglia è quella di raccontare tutte le scene
e le trovate divertenti, quando invece un film così curato e artigianale nel
suo piccolo, va al massimo scoperto e suggerito, quindi fate anche voi la
conoscenza di Benny e ricordatevi che i giocattoli non si buttano via,
soprattutto perché… potrebbero ritornare!