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Bersaglio di notte (1975): come decostruire le storie di investigatori

Al pari degli sportivi, anche gli artisti muoiono due volte, la prima quando si ritirano, il momento in cui scatta la celebrazione della carriera, la seconda, inevitabile, quando termina la vita, è quello che sta succedendo anche a Gene Hackman.

Che sia sempre stato uno dei miei attori preferiti, è cosa nota, ho una Bara Volante strapiena di mie dichiarazioni di stima nei confronti di uno che se anche dovesse aver recitato in un brutto film, non è mai stato per colpa sua. Il buon Eugenio era fuori dal giro dal 2004, ritirato a vita privata e tornato purtroppo alla cronaca con la sua morte che posso dirlo? Non mi interessa, preferisco continuare sulla linea di celebrare l’arte, la vita e le opere, per mia fortuna ne ho ben due (o più) tra cui scegliere, quindi ho scelto di non scegliere, ma solo da dove iniziare a pescare dalla lista dei compleanni di quest’anno, nello specifico con un film bellissimo di Arthur Penn.

Ho sempre parlato bene di Gene Hackman, parlerò sempre bene di Gene Hackman, certe cose non cambieranno mai.

“Bersaglio di notte”, in originale l’ancora più evocativo “Night Moves”, rappresenta il ritorno di Penn ad un lungometraggio, dopo il film ad episodi “I più in alto” (1973) e soprattutto dopo il classico “Il piccolo grande uomo” (1970). Di base si tratta di un Noir con caratteristiche da poliziesco del mio tipo preferito, quello muscolare con il protagonista tosto, anche se “Night Moves” fa parte di quella serie di film con cui Arthur Penn ha continuato a sfidare i limiti stessi dei generi. Se l’opera precedente con Dustin Hoffman era un Western atipico e poco convenzionale, si può dire lo stesso di “Bersaglio di notte”, che ad una prima occhiata ha tutto, ma proprio tutto per inchiodare il pubblico allo schermo con la sua indagine, ma poi sa giocarsi abilmente altri livelli di lettura ed interesse notevoli, un po’ di trama e cominciamo.

Harry Moseby è un giocatore di football professionista in pensione che ora lavora come investigatore privato a Los Angeles, già questo rappresenta uno spunto gustoso, se poi il nostro Harry è fatto a forma di Gene Hackman, sai che il film andrà visto e rivisto.

Un’attrice un po’ in là lungo il viale del tramonto, anche se la sua carriera non ha mai davvero brillato, di nome Arlene Iverson (bravissima Janet Ward ad impersonarla vanesia, con l’ormone facile, classica persona tutta miele finché le fa comodo) ingaggia l’investigatore per ritrovare sua figlia sedicenne Delly Grastner, unica fonte di reddito dell’attrice, visto che gestisce il fondo che sarà della ragazza solo al compimento del venticinquesimo anno d’età. Se mamma ha un atteggiamento libertino, la figlia anche di più, l’unico contatto che ha Harry per partire con la sua indagine è un meccanico di nome Quentin, impersonato da un giovane e già faccia da schiaffi James Woods.

«Ehi! É dalla rubrica su Oliver Stone che non tornavo su questa Bara!»

La trama si complica quando Harry, scopre la relazione extra coniugale di sua moglie Ellen (Susan Clark) con un uomo che dopo una breve indagine, Harry scopre chiamarsi Marty Heller, ma se far convivere vita e lavoro è difficile per tutti, figuriamoci quando entrambe non filano propriamente alla grande. L’indagine porta Harry nel mondo del cinema, Quentin lavora sull’aereo dello stuntman professionista Marv Ellman (Anthony Costello), questo lo porta a chiacchierare a lungo con il coordinatore dei cascatori, Joey Ziegler (Edward Binns) e qui veniamo al punto, i dialoghi.

“Bersaglio di notte” è scritto non bene, ma splendidamente da Alan Sharp, il copione è pieno di dialoghi uno migliore dell’altro, tanto che una riga di dialogo apparentemente di colore, uno scambio del tutto normale tra personaggi, si rivelerà alla lunga essere il movente, ma oltre a questo, il film è proprio scritto e recitato alla grande, Arthur Penn con una mano è bravissimo a condurci lungo l’indagine, con l’altra invece da spazio al cast e alla sceneggiatura, che sembra avere il preciso intendo di andare in tutte le direzioni.

«Questa è la foto della bimba? Mi sembra una faccia che ho già visto»

Se la ricerca della giovane Delly è avvincente, risulta altrettanto coinvolgente anche il complicato rapporto tra Harry e sua moglie, durante il loro faccia a faccia notturno in cucina, lui inizia giocandosi le sue metafore sportive, poi si mette a giocare provocatoriamente con il tritarifiuti e anche quando la moglie cerca un riavvicinamento, lui si getta sul lavoro per non pensare, perché tutta la caratterizzazione del protagonista è suggerita (bene) senza mai essere urlata.

Harry è uno sportivo, uno abituato all’azione, a risolvere applicando regole semplici, ha il fisico, la faccia brutta e il carattere per fare l’investigatore, ma non lo ama, ci si è buttato a capofitto in cerca di altre mete da raggiungere. Gene Hackman in tutto questo è come al solito favoloso nell’incarnare un duro in crisi, che ben rappresenta il suo stesso Paese, perché per Arthur Penn il suo investigatore è la quintessenza dell’uomo americano che ha perso le sue certezze, dopo lo scandalo Watergate e la fine del conflitto in Vietnam, che vedeva il ritiro delle truppe americane proprio nel 1975, anno di uscita di questo film.

Così come Harry risulta un personaggio pieno di dubbi alla ricerca di tutte quelle certezze (a partire dal suo matrimonio) che ha perso, l’indagine sembra procedere allo stesso modo, specialmente nella parte che lo porta alla Florida Keys, in un film scritto alla grande, è il secondo atto quello con i dialoghi migliori («E lei vuole andare fino in florida su un’ipotesi?», «Ci andrò su un aereo, se paga lei signora»), tutta una lunga porzione di storia che sembra apparentemente un film nel film.

In Florida non ci sono solo i coccodrilli.

Sbarcato in Florida, il nostro Harry viene subito colpito dalla bella Paula (Jennifer Warren) personaggio cesellato a modino, tanto brillante quanto affascinante, è anche l’unica che riesce a far trapelare qualcosa dalla corazza del protagonista, anche perché prima di essere bella, Paula è una frase memorabile pronta ad avvenire («Quello è Tom?», «Di sicuro non è Lindberg» quando i due vedono atterrare l’aereo) ed è anche un modello femminile risoluto che attrae Harry anche perché nettamente diversa da tutte le altre donne della sua vita e di questa storia, a partire da Delly.

Semi impossibile da riconoscere, causa giovanissima età, acerba quanto volete ma perfetta per il ruolo di “Lolita” di turno («Le ha offerto le chiavi della città?», «È stata più una visita panoramica», «Come ha resistito?», «Ho pensato a cose candide tipo il Natale o i nostri politici a Washington») Delly è fatta a forma di Melanie Griffith ed è allo stesso tempo una tentazione per tutti i maschietti del film, ma anche qualcuna da proteggere, una che dimostra tutta la sua età specialmente nel ritrovamento sottomarino, che riporta la porzione ambientata in Florida del film sui binari dell’indagine.

Vi sfido a riconoscerla senza leggere!

“Bersaglio di notte” è un film bellissimo, funziona alla grande come poliziesco tinteggiato di Noir, ma allo stesso tempo è un titolo che sfida i canoni del genere, li mette in dubbio proprio come pieno di dubbi è il suo protagonista, la sua ricerca della verità sembra passare tutte le fasi del lutto, dalla negazione alla rabbia. Un percorso che va di pari passo con il suo rapporto con la moglie, il dramma del personaggio che Gene Hackman è bravissimo a far bruciare sotto la cenere dell’espressione accigliata di Harry, ma in generale, la storia è talmente buona che uno dei dialoghi meno riusciti – perché decisamente più didascalico degli altri nel suo essere una metafora – quello sulla partita di scacchi del 1922 che il protagonista gioca da solo, risulta allo stesso tempo uno dei più memorabili. Se questo è il difetto del film, dove si firma per vedere solo film con questo tipo di problemi?

La soluzione del giallo poi è una lunga, lunghissima sequenza che rappresenta una tirata che vive di vita propria, sembra risolversi con un dialogo, ma poi segue un’immersione e subito dopo una scena d’azione credibile nel suo realismo, basta dire che Harry in tutto questo non ha il classico ruolo che ci si aspetterebbe dal vostro eroe di un film americano degli anni ’70, anzi, viene ferito per poi restare a vagare, forse anche nel mare aperto dei suoi dubbi.

Tutto questo livello di sfumatura dei personaggi e della storia, è gestito splendidamente da Penn, basta dire che il faccia a faccia tra l’eroe (o anti-eroe per certi versi) e il cattivo della storia avviene sì, ma in maniera mai più utilizzata in altri film della stessa tipologia: Harry ha una sola fugace occasione per guardare in faccia il colpevole, scoprire la sua identità non farà che gettare altri dubbi sul suo lavoro, sulle sue capacità e in genarle, sul suo fiuto nel capire da che lato possano arrivare le mazzate (sul campo da Football era ben più semplice, vero Harry?), se non fosse già un finale grandioso, Arthur Penn ci mette il carico.

Ho visto finali peggiori in vita mia, cioè è senza speranza, ma diretto alla grande.

Tra Harry e il suo obbiettivo non uno, ma due strati di vetri, che permettono di vedere ma mantengono la distanza, rendendo il protagonista doppiamente impotente, doppiamente spettatore di un intrigo in cui innocenti (o quasi) hanno perso la vita e lui di certo, come il popolo americano nell’anno 1975, ha perso le sue certezze.

“Bersaglio di notte” è un film fantastico, non perde nemmeno un minuto con elementi non utili alla storia, Harry arriva in Florida con uno stacco di montaggio, oggi ci farebbero vedere tutto il viaggio in aereo. Novantanove minuti senza un filo di grasso di troppo eppure densi, per una storia che va in tutte le direzioni senza perderne nessuna, costruito magnificamente attorno alla prova sfumata di Gene Hackman che ha tutta la gamma delle emozioni umane, specialmente le più difficili da recitare, la gelosia mal celata, il desiderio di mollare tutto, moglie e lavoro compresi, il buon senso di non farlo, la delusione e il senso di impotenza. La prova di Hackman è un trionfo di non esagerazione, di far trapelare ogni sentimento usando il giusto quantitativo di gas, ho sempre sostenuto fosse un attore straordinario, per fortuna ho altre occasioni per ricordarlo e portarlo nuovamente su questa Bara, “Night Moves” è solo la prima per il 2025, era necessaria una doppia celebrazione, di un grandissimo attore come non ne vedremo mai più (è una frase fatta, ma allo stesso tempo non lo è) e di un grande film, se non lo conoscete o lo avete già visto, sapete cosa fare.

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