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Beverly Hills Cop II (1987): da oggi con il 100% di Tony Scott in più

Quando a fatica raggiungi la vetta cosa puoi fare oltre lavorare sodo per restarci? Semplice: trovi la villa più grossa di Beverly Hills e ti trasferisci, che è un po’ quello che accade nel nuovo capitolo della rubrica… Lo Scott giusto!

Se qualcuno è arrivato vicinissimo ad ricalcare le gesta di Re Mida, quelli sono stati Don Simpson e Jerry Bruckheimer che, non solo hanno saputo trasformare in oro molti dei film che hanno prodotto, ma che in questi giorni tengono banco anche qui sulla Bara Volante. Scaricati da Sylvester Stallone, Don & Jerry hanno ribaltato la mossa con la giusta combinazione di culo e rischio calcolato (con il primo in netto vantaggio sul secondo) mandando a segno un titolo spacca botteghini come Beverly Hills Cop seguito a ruota da un secondo titolo in grado di infrangere i record d’incasso (e le barriere del suono) come Top Gun, ora che ci penso: non so se il buon vecchio Mida sia davvero riuscito a fare lo stesso.

In una mano Don & Jerry hanno Eddie Murphy, caldo come una stufa, prontissimo a trasformare in un suo spettacolo personale ogni film di cui diventa protagonista, come “Il bambino d’oro” (1986) altro titolo di cui prima o poi dovrò occuparmi. Nell’altra mano, invece, i due produttori hanno un Inglese che ha trasformato la loro pubblicità per l’arruolamento in Aviazione in un trionfo che ha fatto incrementare la vendita di Ray-Ban, di giacche di pelle e ha fatto scoprire ad un paio di generazioni di ragazze le gioie della pallavolo. Cosa fai? Non li fai incontrare questi due pesi massimi? Il seguito di “Beverly Hills Cop” è quello che gli Americani chiamano un “no brainer”, una decisione su cui non si perde tempo a pensare, ma si corre a finanziare, 20 milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti presidenti defunti finiscono nella mani di quello giusto della famiglia Scott, un altro film su commissione, forse assegnato a Tony con una decisione ancora più d‘ufficio rispetto a Top Gun, la conferma che Scott è arrivato dove uno come lui con il pallino per l’arrampicata vorrebbe sempre stare: in vetta.

Con Tony in giro, diventa tutto figo, anche la tradizione dei titoli di testa della rubrica.

I piani iniziali per il film erano quelli di andare tutti a Londra, replicando lo schema del poliziotto di Detroit che porta lo scompiglio questa volta nella vecchia Inghilterra, ma Eddie Murphy tenuto in considerazione come un principe africano (occhiolino-occhiolino) non ne vuole sapere, nemmeno di tornare in televisione per la serie tv ispirata al film che per un po’ sembrava la soluzione più quotata per continuare le avventure di Axel Foley (storia vera). Ma Murphy arrivato lassù nel giro che conta di scendere non ne vuole sapere, si riparte tutti per la California, per un seguito fotocopia che incarna in pieno la regola aurea dei seguiti: “Uguale, ma di più!”. Ed in questo caso a garantire l’extra è Tony Scott.

Siamo al primo minuto di film ed è subito chiaro che lo Scott giusto è in città, s’inizia sulle note del tamburello della prima traccia della colonna sonora composta da Harold Faltermeyer, a scandire il tempo della prima scena, una rapina in una gioielleria dove Tony da subito sfoggio di talento. Lo vedremo meglio nel corso della rubrica, tra Walter Hill e lo Scott giusto i gradi di separazione spesso sono meno dei canonici sei, rapine e inseguimenti (il sale del cinema!) diretti alla grande, un occhio di riguardo verso le metropolitane e un utilizzo della fotografia che levati, ma levati proprio. Scott porta avanti una tradizione iniziata da Hill, spingendo a tavoletta sul pedale dell’estetica, questo è il film che trasforma definitivamente Tony in un regista di film d’azione, in grado di far brillare i suoi attori come pochi.

Brigittona e Tony Scott che dirige una rapina, basta poco per farmi contento.

Brigitte Nielsen che di suo fa 185 centimetri da casello a casello, qui sembra alta due metri, ma lasciatemi l’icona aperta su Brigittona perché più avanti ci torniamo, se la sua entrata in scena – cronometrando la rapina e lasciando messaggi marchiati da lettere dell’alfabeto – è notevole, quella del protagonista deve essere ancora più grossa e diciamo che Eddie Murphy non si è tirato indietro.

Axel Foley sta indagando su una pista legata ad alcune carte di credito, entra in scena con la classica “vestizione dell’eroe”, però diretta da Tony Scott, in un fottio di fasci di luce a spaccare in due le inquadrature grazie alla fotografia del fedele Jeffrey L. Kimball, per poi passare a dirigere la Ferrari 328 GTS rossa fiammante con cui Axel sgomma sulle strade di Detroit sulle note di “Shakedown” del grande Bob Seger. Se i primi minuti di un film ne determinano tutto l’andamento, da questi è chiaro che Tony Scott sia arrivato in città e nel corso del film di rapine ne abbiamo ben tre!

Che dite? S vede che Tony è arrivato in città no?

La scusa per far tornare Axel Foley in California, questa volta, viene fornita dal “criminale dell’alfabeto”, un piano inutilmente complicato che prevede di ripulire determinati posti seguendo l’ordine alfabetico, lasciando indizi indecifrabili. Peccato che il bersaglio previsto per la lettera “B” sia l’agente Bogomil (interpretato nuovamente da Ronny Cox) che, sporcandosi le scarpe di terra rossa, ha scoperto l’identità della mente dietro all’operazione: un ricco uomo d’affari sull’orlo del fallimento con la faccia butterata di Sutter Cane. E proprio per questo va eliminato, con il trucco della ragazza in panne a bordo strada da aiutare che finisce per crivellare di proiettili Bogomil, finito miracolosamente in rianimazione e non al cimitero.

Perché voi una così l’avreste lasciata con l’auto in panne a bordo strada vero? Si ceeeeerto!

Axel molla Ferrari e indagini nelle mani del compare Paul Reiser, qui promosso a spalla comica a distanza e raggiunge le due spalle comiche del primo film, gli amiconi Billy Rosewood e John Taggart sempre interpretati da Judge Reinhold e John Ashton. Per una replica quasi completa delle dinamiche e delle situazioni del film precedente, solo beh… Di più!

«Sarà come l’ultima volta ragazzi, solo più figo e poi faremo molti più soldi, ditelo con me soooooldi!»

Se nel primo film, Axel con furbizia e favella si prendeva una costosa stanza d’albergo, qui si trasferisce direttamente in una villona in ristrutturazione mandando in vacanza anticipata tutti i muratori. Se il giretto in auto fatto per ammirare la fauna locale nel primo capitolo durava pochi secondi, qui dura di più e prevede più bionde, più cani che fanno cose buffe… Insomma: più di tutto! Anche di momenti comici in cui Axel inventa un accento buffo e una storia falsa e la fa franca magari spillando soldi a qualcuno, come i venti dollari della scenetta dei proiettili ad attivazione sonora. L’Eddie Murphy Show parte II, da oggi con il 100% dei muscoli e dell’estetica di Tony Scott in più.

Occhiali da sole e azione: Tony è il sindaco di Beverly Hills!

Seguitemi in questo passaggio che, in quanto parto della mia mente malata, potrebbe risultare contorto: un regista di minore astuzia, avrebbe fatto l’errore di correre dietro al divo del film per assecondarlo. Come abbiamo visto anche per Miriam si sveglia a mezzanotte, Tony è uno con ambizioni artistiche notevoli, che non si è fatto distrarre nemmeno dalla voglia di emergere di Tommaso Missile, qui la divisione degli spazi tra i due prescelti da Don & Jerry, avviene in maniera salomonica: Tony dirige ogni scena al massimo, portando una buona dose di muscoli al film, ma anche un’estetica immediatamente riconoscibile, che lo andrà diventando sempre di più nel corso dei suoi film (e di questa rubrica). Eddie Murphy, invece, è libero di fare quello che gli passa per la testa, compreso improvvisare nel mezzo di un dialogo la sigla di The Dating Game, scena mantenuta da Scott per il montaggio finale (storia vera).

Fare quello che gli passa per la testa: Un esempio in musica.

Il risultato finale è che si continua a divertirsi con le trovate assurde di Axel Foley, ma Tony Scott tenendo a mente la lezione di Hill – in varie interviste lo Scott giusto ha citato come modello il classico 48 Ore, dove recitava proprio Murphy – s’iscrive definitivamente al libro dei registi d’azione, dando il suo notevole contributo all’ideale sorpasso degli eroi d’azione più comici, in favore delle vecchie glorie, anche perché Arma Letale e Trappola di cristallo erano davvero dietro l’angolo.

Non vorrei spingermi a dichiarare che [Cassidy inspira] “Beverly Hills Cop II – Un piedipiatti a Beverly Hills II” [Cassidy espira] sia una specie di parente alla lontana di capolavori come “Hot Fuzz” (2007), ma buoni momenti comici e belle scene d’azione che non si pestano i piedi le une con le altre, forse Tony Scott è stato uno dei primi a gestirle. La svolta da fanatico delle armi di Billy, uno che qui parla con le piante, ma tiene in casa insieme ad una collezione di pistole anche il poster di Rambo 2 – La vendetta e Cobra, per certi versi fa pensare alle strizzate d’occhio ai classici action dei personaggi di Edgar Wright, solo parecchi anni in anticipo.

«Join the (Hot) fuzz, we love violence!» (Quasi-cit.)

Quanto, poi, queste strizzatine d’occhio fossero amorevoli non lo so, ne abbiamo parlato diffusamente riguardo alla produzione del primo capitolo, Sylvester Stallone avrebbe dovuto interpretare Axel Foley, ma finì a raccogliere un immeritato flop al botteghino con Cobra e proprio dritta da quel film arriva Brigitte Nielsen, su cui avevo un’icona da chiudere lassù da qualche parte.

Se Eddie stava sulla cresta di un’onda altissima, Brigittona non era certo da meno, se anche il suo esordio al cinema con Yado ha incassato bruscolini, l’ex modella danese era riuscita ad orizzontalizzarsi Arnold Schwarzenegger – persino la quercia austriaca ha capitolato davanti ad una così – per poi gettarsi subito su un italo-americano che le gustava, Sylvester Stallone, con il quale è stata sposata per un tempo ridicolmente breve, ma sufficiente per recitare insieme a lui prima in Rocky IV e subito dopo in Cobra. Sì, lo so, sto facendo un giro lunghissimo, ma ora arrivo al punto, portate pazienza!

Dopo Damon Wayans, perché non contribuire a lanciare anche Chris Rock?

Stallone qui è continuamente citato, le uscite da duro di Billy vengono subito paragonate a zio Sly («Ma chi sei? Il figlio di Rambo?»). Ecco, poi ci sarebbe l’altra questione, quella per cui tocca sfociare nel gossip più spinto. Ora non so se fosse per l’estremo sberleffo al dimissionario Sly, oppure per sacrificio artistico e volontà di abbattere gli eroi d’azione vecchio stampo per sempre, ma resta il fatto che Tony Scott – probabilmente mentre Eddie Murphy era impegnato ad improvvisare – ha pensato di buttarsi anima, ma soprattutto corpo su Brigitte Nielsen che, ben felice dopo Arnold e Sly, si è orizzontalizzata anche lo Scott giusto (storia vera).

La donna che non deve chiedere mai (tanto si prende quello che vuole da sola)

Risultato finale? A parte il divorzio tra la Nielsen e Stallone intendete dire? Beh, che “Beverly Hills Cop II” si conferma il film spacca botteghini che doveva essere, porta a casa 153 e rotti milioni di fogli verdi, con sopra le facce di altrettanti presidenti, terzo miglior incasso del 1987, superato solo dal torrido “Attrazione fatale” e dalla sorpresa “Tre scapoli è un bebè”, classica commedia che arriva dal nulla e fa il vuoto al botteghino.

Di solito, ancora oggi, viene ricordato con affetto da tutti per il suo essere così spudoratamente anni ’80 ed è anche il favorito di chi ha una certa predilezione per i film d’azione, ma è anche la definitiva consacrazione per Tony Scott che, forte di questo successo, potrà tornare a mirare all’arte come ha sempre fatto fin dall’inizio della sua carriera, lo vedremo tra sette giorni, ma prima, il consueto schemino della “Scottitudine”.

«Ragazzi venite a farvi fare un autografo da Sutter Cane! Qualcuno lo legge Sutter Cane?”

Beverly Hills Cop II (1987)

Se lo avesse diretto Ridley?

Tanto pubblico sarebbe più disposto ad accettare l’influenza del film sulla cultura popolare e sui generi cinematografici coinvolti, ma tanti presunti super appassionati del cinema di Ridley, non si ricordano che lui ha diretto bei polizieschi come “Black Rain – Pioggia sporca” (1989), figuriamoci se si sarebbero ricordati di un suo “Beverly Hills Cop II” dai!

Nel paragone diretto, resta comunque molto meglio di:

Hannibal (2001)

A parità di seguiti su commissione (Sì, cari adepti di Ridley, anche lo Scott sbagliato fa “marchette” al cinema), “Beverly Hills Cop II” non fa rimpiangere il suo predecessore, anzi, aggiunge qualcosa all’iconografia della saga a cui appartiene, anzichè togliere: Ridley, budella dentro o budella fuori?

Risultato parziale dopo il terzo Round:

Per azzeccare un Top Gun puoi essere anche fortunato, per confermarsi con un “Beverly Hills Cop II” devi essere bravo. Io, intanto, mi godo da qui le facce dubbiose di molti fan di Ridley, ridendo doppiato da Tonino Accolla.

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