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Black kiss: Un controverso capolavoro a fumetti

Mi spiace dare
ragione a Pasquale Ruggiero della Magic Press, la sua gestione dell’ultimo
ciclo di storie di Preacher non è mai stata di mio gradimento, ma nella
postfazione di questo volume dice una grande verità: Howard Chaykin lo si ama o
lo si ignora.

Nel rinascimento
fumettistico americano di fine anni ’80, i nomi che vengono citati sono sempre
più o meno gli stessi, Frank Miller, Alan Moore, qualche volta Bill Sienkiewicz
e per i più ricercati Dave Sim, l’importanza capitale di Howard Chaykin è
spesso ampiamente sottovalutata.

Io stesso sto
procedendo a ritroso come un gambero nel riscoprire i lavori di questo
straordinario autore, sono partito dalla sua collaborazione con Garth Ennis (e
dopo aver letto Black Kiss, mettiamo anche l’Irlandese tra quelli pesantemente
influenzati da Chaykin), per passare alle sue ultime collaborazioni con la
Marvel e via indietro, devo scoprire assolutamente se esiste una ristampa
decente che non venga via per l’equivalente di fegato e un paio di reni, di “American
Flagg!” il fumetto che dietro successo e piena libertà creativa a Chaykin, mi
sa di un soggetto che potrei amare moltissimo.
Cresciuto come assistente
dei mostri sacri come Gil Kane e Neal Adams, in particolare da quest’ultimo Howard
Chaykin impara moltissimo e per la Marvel finisce a disegnare alcune storie di
Conan il barbaro e i fumetti tratti da Star Wars che diventano subito un
record di vendite e un involontario palcoscenico per il talento di Chaykin.



Se non il più grande iconoclasta del fumetto americano, comunque da quelle parti.

Oggi come oggi, Howard
Chaykin vive nella sua casa di campagna e accetta collaborazioni anche con le
grandi case editrici, ringraziando il cielo che padre tempo abbia stemperato
una fetta del celebre caratterino che in gioventù gli procurò più di un guaio
(storia vera), perché Howard Chaykin non le ha mai mandate a dire e di
sicuro non è mai stato un timido nemmeno sul tavolo da disegno, basta dire che
alla Distinta Concorrenza ancora si ricordano di quella volta in cui sulle
pagine di “Blackhawk”, Chaykin disegnò una fellatio (appena intuibile) nella
miniserie dedicata al pilota della Seconda Guerra Mondiale, scatenando una
Cambogia mai finita (storia vera) per i puritanissimi e ultra censurati fumetti
americani.

Chaykin ha sempre
avuto un occhio di riguardo per le storie Pulp, verrebbe da dire un anima Pulp,
se non proprio Punk, un cavallo di razza più adatto alle piccole case editrici
indipendenti che ai grandi nomi dell’editoria americana, in “Black Kiss” tutta
l’attitudine di Chaykin, ma non crediate che per la Vortex che pubblicò questo
fumetto nel 1988, sia stato tutto pesche e crema, anzi!
Per via del suo
contenuto provocatorio, i dialoghi e le scene di sesso esplicito, “Black Kiss”
è stato il primo fumetto americano della storia a venir venduto avvolto in
buste di cellophane e con una vistosa scritta “For Adults Only”, l’abitudine
che ancora oggi si riserva ai fumetti destinati a lettori adulti, la soluzione
estrema venne applicata nei negozi di fumetti dell’area di San Francisco,
quella storicamente più libertina degli Stati Uniti, anche perché nel resto
degli Stati Uniti, semplicemente si rifiutavano di venderlo e basta!



Il messaggio registrato sulla segreteria di Dagmar, pieno di parole che non ti insegnano a catechismo.

Ma definire “Black
Kiss” soltanto un fumetto erotico (anzi diciamo proprio porno) sarebbe
riduttivo, Howard Chaykin mescola testi Chandleriani, a dialoghi gustosamente
osceni, il tutto disegnato alla grande e con il lettering modernissimo ed
espressivo del suo storico collaboratore Ken Bruzenak.

Il sesso in “Black
Kiss” è brutale, arrapante, in alcuni momenti anche scioccante e la trama è un
riuscitissimo miscuglio di noir, thriller e hard-boiled e nel finale non
manca nemmeno una punta di horror che ad una prima occhiata potrebbe stonare
e sembrare una soluzione facilona al giallo, in realtà, è addirittura geniale e
da sola capace di dare una nuova chiave di lettura ad alcuni archetipi del genere,
non mi dilungo su questo dettaglio (anche se vorrei) per non rovinarvi la
sorpresa, ma vi posso assicurare che leggendo mi sono detto “Ma no dai! Non può
risolvere davvero la storia con una trovata così!”, poi ho capito che era l’unica
possibile e forse anche la più esaltante di tutte.


In fondo, i
romanzacci Pulp hanno sempre mescolato detective hard-boiled, situazioni
piccanti ed elementi a volte anche horror, ma la verità è che, come dicevo, Howard
Chaykin più che Pulp è Punk, “Black Kiss” sembra una pisciata in faccia all’autorità,
un’evidente provocazione fatta per spostare in avanti il limite del
descrivibile nel mondo del fumetto, sembra che ogni trovata, ogni svolta, ogni
dialogo sia stato volutamente inserito per offendere qualche ben pensante, mi
basterebbe questo per amarlo, se non fosse che tutti questi deliri giovanili,
messi insieme funzionano alla grande in una trama che fila e non si legge, si
divora.



Mai fidarsi di questi tizi di nome Cass, gente inaffidabile.

Se non sono
ancora riuscito a farvi venire voglia di recuperare questa bomba, lasciatemi
aggiungere solo qualche dettaglio sulla trama, in modo che siate in grado di
valutare se il contenuto di “Black Kiss” possa più o meno disturbarvi, almeno
lo sapete e potete lasciarlo nel suo involucro di cellophane, anche se nella
bella edizione della Magic Press, ve lo vendono senza, ve lo posso assicurare.

Nella Los Angeles
degli anni ’80 il jazzista e quasi ex (forse) eroinomane Cass Pollack (bel
nome!) si ritrova nei guai con la mafia e ricercato per un crimine che non ha
commesso, sulla sua strada, intenzionate ad aiutarlo a riscattarsi (ma fate
pure, a sfruttarlo) trova due biondone che ad una prima occhiata potrebbero
passare per gemelle, la prima Dagmar Laine fa la prostituta, la seconda Beverly
Grove si porta alla grande i suoi anni, considerando che nel 1950 era una
famosa attrice pornografica.
Cass Pollack
dovrà recuperare per le due bionde un video, passato attraverso varie mani, da
quelle di padre Frank Murtaugh a quelle di sue fratello, un cardinale del
Vaticano, passando per una suora piuttosto motivata. Come potete immaginare il
video non è quello della prima comunione di Beverly, anche se prevede come
protagonisti la bionda e degli uomini di Chiesa, più svariati altri passanti
che non sto a dirvi, leggetevi il fumetto e tranquilli, è molto peggio di
quello che potete immaginare.



Fare la conoscenza della nuova datrice di lavoro.

Ultima
informazione che vi do: la due bionde hanno entrambe un segreto, di una abbiamo
detto il video e il suo contenuto con rivelazione shock, l’altra, Dagmar Laine
come dire, ecco, sarebbe carino chiedere a Leo Ortolani, se aveva in testa “Black
Kiss” quando ha pensato al personaggio di Cinzia Otherside, ecco così ho detto
tutto senza dire niente.

Nel fumetto non
mancano stoccate alla Chiesa, poliziotti sadici e violenti, battute a
battutacce contro tutte le etnie (in modo da non fare torto a nessuno, facendo
torto a tutti), basta dire un dettaglio da poco, il passato di eroinomane di
Cass Pollack nella storia può avere un ruolo apparentemente minore, ma è lo
spirito di questo fumetto, dobbiamo provocare? Allora vi beccate il
protagonista con la passione per gli aghi e, tranquilli, tutti gli altri
personaggi ve lo faranno rivalutare.



La copertina originale nel quinto numero della serie.

Sono molto felice
di aver recuperato questo gioiello che a distanza di anni non ha perso un
grammo della sua forza propulsiva, diventando un classico, anche grazie ai quel
neri intensissimi tratteggiati da Howard Chaykin, i miei brevissimi
(infinitesimali) trascorsi di disegnatore mi fanno amare chi sa essere espressivo
con neri così intensi, senza quel modo estremo di usare la china e di
impaginare le pagine (ancora applausi per Ken Bruzenak) tanti autori più famosi
non avrebbero avuto la fama di cui godono ora, Howard Chaykin lo si ama o lo si
ignora, io sto recuperando il tempo perso, ma non ho intenzione di ignorarlo di
sicuro.

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