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Black Mirror – Bandersnatch (2019): leggi questo post / Non leggere questo post

Non sono mai stato molto bravo con i libri game, mi piacevano quelli di Lupo Solitario e ne ricordo uno su Frankenstein che mi appassionò molto, come ogni versione cartacea (e non solo) della creatura di Mary Shelley. Ma mi creavano sempre qualche problema, da buon ossessivo-compulsivo, l’idea di completare un libro, senza leggere TUTTE le pagine mi ha sempre turbato, inoltre morivo molto spesso, ritrovandomi a pagina uno.

Che poi è proprio quello che mi è accaduto anche con “Black Mirror – Bandersnatch” il chiacchieratissimo episodio interattivo della celebre serie creata da Charlie Brooker, con cui abbiamo giocato tutti durante queste vacanze natalizie, visto che è stato rilasciato sulla sua piattaforma da Netflix il 28 dicembre scorso.

Diciamo che a far discutere davvero, è stato più che altro il formato, piuttosto che il suo contenuto, lanciato ovviamente come “La più grande invenzione dai tempi del sonoro nel cinema” è chiaramente invece un’idea vecchia come il mondo riciclata come novità assoluta. Si perché alla fine si tratta di seguire la storia fino al momento in cui il personaggio viene messo di fronte ad un bivio, che può essere qualcosa di superfluo come il tipo di cereali da mangiare a colazione, oppure la musica da ascoltare durante il tragitto in bus, oppure qualcosa di più importante per l’andamento della trama, a quel punto, esattamente come facevano giocando al complicatissimo (ed esteticamente bellissimo) “Dragon’s Lair” facciamo la nostra scelta e la storia prosegue, anche se ora che ci penso, a livello di fluidità il vecchio “Dragon’s Lair” era meglio, perché non ti dava mai la sensazione di scelte pilotate (passatemi il termine) come accade giocando (o devo dire guardando?) “Bandersnatch”.

Chissà se l’investigatore bibliofilo si occupa anche di libri game.

La trama scritta dal solito Charlie Brooker è diretta da David Slade, già regista del bistrattato episodio Metalhead, direttamente dalla stagione precedente di Black Mirror, che viene più volte citato nel corso di questo “Bandersnatch” con poster e locandine sparse un po’ ovunque. La trama è in parti uguali interessante e paracula, si perché ambientato nel 1984, seguiamo (e un po’ pilotiamo) le vicende del giovane programmatore di videogiochi Stefan Butler (Fionn Whitehead visto in Dunkirk, era il quinto da sinistra. Credo) impegnato a creare un gioco basato sul libro game “Bandersnatch”, dell’autore visionario Jerome F. Davies. Un geniale scrittore che tra le svolte del suo gioco ci ha perso la testa, finendo per uccidere la moglie.

Stefan propone il gioco alla società Tuckersoft, dove riceve un importante aiuto dal rinomato programmatore Colin Ritman (Will Poulter visto in Revenant) vero è proprio bianconiglio lisergico, in una storia dove i riferimenti a Lewis Carroll si sprecano, fin dal titolo dell’episodio speciale.

Segui il coniglio bianco ossigenato.

La trama si complica a seconda delle vostre scelte, anche io e la mia Wing-woman abbiamo pacioccato un po’ “Bandersnatch”, pilotando Stefan come un Tamagotchi, abbiamo raggiunto quasi tutti i finali possibili, e bisogna dire che diventa anche complicato analizzare una trama con così tante svolte possibili, ma nemmeno tanto, perché comunque alcuni punti chiave restano per tutti.

L’ambientazione anni ’80 che non accenna a mollare (ma non doveva terminare tutto dopo Ready Player One? Niente vero?) sembra l’ennesima mossa per sfruttare il fattore malinconia, anzi, trattandosi sempre di Netflix, non so perché non hanno pensato di fare un episodio speciale di Stranger Things interattivo, ma considerando quanto sta facendo parlare questo “Bandersnatch”, non mi stupirei di vederlo spuntare sul paginone di Netflix davvero.

Sono sicuro che siete arrivati tutti in quella porzione di episodio in cui Netflix ci cita addosso, giocandosi una divertente carta meta-televisiva, una trovata che ho trovato simpatica, ma che sono sicuro farà più presa su quella porzione di pubblico meno avvezza a storie che travalicano il loro formato.

Con Amazon Prime Video tutto questo non sarebbe mai successo.

In generale “Bandersnatch”, mi ha lasciato poco o nulla, ho avuto un solo momento in cui ho sperato che “Black Mirror” si confermasse all’altezza della sua vecchia fama, quando Stefan per un secondo non risponde ai nostri comandi, ecco, se avessi visto il personaggio prendere vera coscienza di sé, forse avrei potuto considerare “Bandersnatch”, qualcosa degno di una serie che per me ha rappresentato a lungo la crema del piccolo schermo, poi è stata acquistata da Netflix e tutto è finito.

Quando ho parlato di questo episodio interattivo alla mia Wing-woman, lei, lapidaria come suo solito, ha riassunto: Black Mirror è diventata tutto quello che ha sempre criticato (storia vera). Lo dico sempre che questo blog dovrebbe portarlo avanti lei, leggereste pareri più sensati e anche molto più brevi!

Le pillole di Morpheus? Roba da dilettanti!

“Bandersnatch” non fa fare allo spettatore nessuna riflessione sulla tecnologia, non ti lascia con quella sana angoscia che i primi episodi di “Black Mirror” ti regalavano, perché spesso l’unico modo per riflettere per il pubblico è essere spaventati e scossi, come avrebbe detto George A. Romero, questa serie non lo fa più almeno dalla terza stagione, ora è un “Ai confini della realtà” (non che sia un male eh?) aggiornata anche alle tecnologie disponibili, se poi sono vecchie come l’ambientazione di questo episodio, non importa.

Forse si sta discutendo anche fin troppo sul formato di “Bandersnatch” non è la rivoluzione della televisione, sta alle serie tv come i Libri game stanno ai libri, non escludo che vedremo sempre più spesso operazioni di questo tipo sulle piattaforme di streaming, ma avendo anticipato tutti sul tempo, era compito di “Black Mirror” quello di sfruttare il formato e metterci in guardia. D’altra parte la creatura di Charlie Brooker era la sentinella messa a guardia delle meraviglie tecnologiche, poi è stata acquistata da Netflix ed è diventata quello che ha sempre criticato, divertente quanto volete, però non morde più, quindi davvero, forse era meglio l’episodio interattivo di Stranger Things.

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Sepolto in precedenza sabato 12 gennaio 2019

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