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Black Science vol. 2: Ancora a spasso tra gli universi paralleli

Non ho esitato
nel definire il primo volume di Black Science come uno dei migliori fumetti dell’anno, giunti al secondo volume si conferma una delle migliori serie sci-fi in circolazione…
Yeah!

Dopo lo
sconvolgente finale del primo arco narrativo, la storia continua o forse
sarebbe meglio dire: la corsa continua. Sì, perché anche questo secondo volume
ha un ritmo indiavolato, in attesa del prossimo salto temporale del Pilastro creato
da Grant McKay, la storia si concentrata sui figli del leader della Lega
Anarchica degli Scienziati, ovvero i giovani Pia e Nate. I due ragazzi giungono
ad una conclusione molto semplice: non ci salverà nessuno, quindi tocca salvarci
la pelle da soli. I due giovani esploratori (loro malgrado) si rivelano più
tosti e pieni di risorse di quanto la loro giovane età lascerebbe intuire.



Un banchetto di rane? Saranno sicuramente allucinogene…
Il bello di
questo secondo volume è il modo in cui i testi di Rick Remender si sposano alla
perfezione con le matite di Matteo Scalera, anzi, il modo in cui pur essendo
perfettamente integrati tra di loro, didascalie e disegni possono essere
seguiti separatamente. Remender utilizza la prosa per parlarci del passato e
delle emozioni dei personaggi, occupandosi di colmare i vuoti, di intrecciare
le dinamiche di gruppo e di dare spessore al background dei protagonisti. Nello
stesso momento, Scalera disegna con grande dinamismo ed enorme inventiva la fuga
dei protagonisti, sceglie le inquadrature migliori e la distribuzione delle
vignette più adatta e dinamica, ma soprattutto sfoggia il suo invidiabile
storytelling. Non vi consiglio di ignorare i testi di Riccardo Ricorda, perché vi
perdereste delle chicche, ma volendo, potreste “leggere” tutto “Black Science” soltanto
seguendo i disegni di Matteo Scalera… Niente male!



“Where can the fish be?” (Cit.)
Potenzialmente
“Black Science” potrebbe essere ambientato in qualunque dimensione la fantasia
sia in grado di creare, Rick Remender è un talento nel riuscire a sfornare mondi
alieni tutti matti e realtà in cui l’umanità differisce dalla nostra per qualche
dettaglio significativo, ma senza mai perdersi. Il vero talento dello scrittore
sta nel rimaneggiare il genera Sci-Fi con enorme creatività, sfruttando il
massimo potenziale di una storia composta da infinite realtà parallele e mille
mila versioni dei protagonisti, dei veri e propri doppelganger da sfruttare a
piacimento nella storia. Insomma: una lettura per chi di voi è abituato a “pensare
quadrimensionalmente”, per citare Ritorno al Futuro.
Rick Remender,
a mio avviso, è uno dei pochi scrittori capaci di dare il meglio anche quando gli
vengono imposti dei limiti, sì, sto pensando ai suoi lavori per la Marvel
Comics, dove ha saputo letteralmente cavare sangue dalle rape. Provate ad
immaginare cos’è in grado di fare qui, dove ha a sua completa disposizione il
destino dei personaggi e gli universi paralleli, TUTTI gli universi paralleli.



Scimmie giganti
albine?? Questo fumetto ha proprio tutto per piacermi!
Matteo Scalera
migliora di numero in numero, rivelandosi uno dei migliori talenti usciti da
questo strambo Paese a forma di scarpa e spedite in forza ai fumetti americani. Non so se è già il caso di parlare di “Italian Invasion” di disegnatori, ma la
conta dei bravi disegnatori che stanno facendo faville nei fumetti Yankee
inizia ad essere alta. Qui Scalera fa un lavoro ottimo, in coppia con
il grande Dean White, uno dei migliori coloristi in circolazione, i disegni
sono una gioia per gli occhi.
In soldoni: il
rischio che il secondo numero fosse una delusione, è stato ampiamente evitato. Il
bello di “Black Science” è la sua capacità di portare qualcosa di nuovo nel
genere fantascientifico, restando comunque legato alla lunghissima tradizione. Poi,
un fumetto così dannatamente dinamico e pieno d’azione è davvero difficile da
trovare, attendo il terzo volume fregandomi le chele… Nell’universo da cui vi
scrivo ne abbiamo tutti quattro paia.
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