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Black Science vol. 4 & 5: Il ritorno della scienza nera

Non mi sono
dimenticato della bella serie di fantascienza creata da Rick Remender, ma devo
dire che dopo la corsa sfrenata dei primi tre volumi, la storia mi aveva lasciato un po’ confuso, mi sembra il momento di riprendere le fila
del discorso, pronti via!


Black Science vol. 4 – Mondo Nube
Il geniale e
anarchico scienziato Grant McKay, ha seminato lungo tutti gli universi
paralleli visitati un gran casino, non solo ha perso amici e amanti uccisi nei
modi più disparati, ma ha anche perso i suoi figli in una delle dimensioni
parallele visitate. Tutta colpa della sua invenzione più geniale, il “Pilastro” un congegno che permette di zompare da una dimensione all’altra.
Il potenziale è
infinito, perché ogni decisione di ogni essere vivente nella galassia, crea una
realtà parallela in cui gli eventi hanno preso una nuova piega, il piano
originale di esplorare (strani) nuovi mondo in cerca di risorse per il nostro, alla lunga è andato a donnine di facilissimi costumi.
Lo ammetto, il
quarto volume di “Black Science” mi ha fatto vacillare, non per i bellissimi
disegni di Matteo Scalera coadiuvato dal colorista Moreno Dinisio, quelli no, perché
sono dinamici e veramente belli, in certi momenti sembrano omaggiare la
tradizione di “Métal Hurlant”, ma sempre senza perdere il tocco personale, ad
esempio la rappresentazione del “Mondo nube” dove finisce Grant McKay è
veramente spettacolare.



Visto disegni peggiori in vita mia, voi che dite?

Il problema sono
i dialoghi, quasi a flusso di coscienza dei personaggi, che si intersecano tra
vignette e didascalie, diventando veramente difficili da digerire, specialmente
a questo punto della storia dove ormai non è più chiaro in quale punto del
multiverso siano finiti gli altri personaggi e i loro (in qualche caso) multipli
Doppelganger, insomma un discreto casino.

Forse era una
volontà precisa di Rick Remender quella di incasinare il suo personaggio e gli
eventi, tanto da innescare in lui un momento di riflessione, che poi è quello
che salva il volume grazie al classico tiro dell’ultimo secondo. Attraverso un
lungo flashback sul passato del personaggio, Grant McKay arriva ad una
conclusione, bisogna sistemare tutti i casini combinati con la sua
famiglia e negli universi paralleli, non solo dovrà ritrovare i suoi figli
(come la classica serie di fantascienza “Lost in space” di cui “Black Science”
sembra la versione Punk Rock), ma d’ora in poi ogni mondo visitato dovrà
essere lasciato dai viaggiatori, migliore di come lo hanno trovato, che poi a
ben pensarci sembra il proposito dello Scott Bakula di “In viaggio nel tempo”,
per passare da un telefilm all’altro.

Una scalata a dir poco metaforica.

Black Science vol. 5 – Sincera Espiazione

Lo ricordate il
proverbio no? La strada che porta all’inferno è lastricata di buone intenzioni,
infatti l’espiazione di Grant McKay inizia proprio così, con le migliori
intenzioni, il primo obbiettivo è ritrovare sua figlia maggiore Pia.
Sfruttando la sua
intelligenza papà McKay, individua il segnale del Pilastro portatile della
figlia, mentre con la sua nave parte nella direzione nel mondo dove Pia è incastrata
ormai da tempo. Piccolissimo problema, la ragazza se la passa decisamente
meglio di suo padre, nel mondo alieno dove è finita Pia viene celebrata come la principessa delle profezie caduta dal cielo e destinata a portare la pace tra
le tre grandi civiltà in lotta sul pianeta.



Quello che succede quando non ci sono genitori nei paraggi.

Ora non
chiedetemi i nomi delle singole razze e relative famiglie reali, perché sono
troppi complicati da pronunciare (figuriamoci scriverli!), diciamo così ci
sono i “gialli”, i cattivissimi e minacciosi “viola” e per finire i “verdi”, che
sono quelli che hanno preso Pia sotto la loro ala protettiva, tanto che la
ragazza sta per convolare a giuste nozze con l’amato principe verdastro.

Sapete qual è il
bello? Che la ragazzina che ha passato la vita nell’ombra di un padre geniale e
narcisista, alla fine è riuscita davvero a portare la pace in questo mondo alieno. Essere dovuta crescere in fretta sistemando i casini parterni è stata una buona palestra per Pia.

Insomma va tutto
alla grande, Pia ha riunito tre artefatti mistici, tre grossi gioielli
colorati che garantiscono pace e alleanza tra le civiltà. La raagzza amatissima ha dimostrato di essere la donna della profezia, cosa può andare storto? 
Come sempre quando si parla di famiglia, l’arrivo (devastante)
di papà Grant!

Quello che succede quando poi tornano!

Grant non solo
precipita sul pianeta, ma con l’astronave centra in pieno le tre gemme
devastandole, dando un calcio al secchio del latte del processo di pace, potete immaginare la
gioia di Pia nel rivedere papà.

Le cose poi si
complicano, quando con il compito di chiedere scusa ai “Viola”, Grant si
ubriaca con un potentissimo vino alieno, trasformando il suo discorso in una
monologo da sbronzo con il colpo di classe finale, ovvero quello di spargere una boccia di rosso sulle bocce 
della giunonica capa dei “Viola”, insomma un finale Fantozziano ma
senza il tordo ingoiato intero.  
Nel tentativo
estremo di rimediare ai suoi casini, Grant ruba il cavallo del futuro marito
della figlia (pure quello!) e si reca nel reame di una strega a recuperare un
cuore sotto spirito che servirà a risanare le gemme distrutte. Vi sembra una
trama scema e quasi parodistica di un qualunque Fantasy? Bravissimi lo
è volutamente, Rick Remender mette su tutto questo teatrino Fantasy, ed è
bellissimo vedere attraverso i dialoghi di Grant, che nemmeno lui ha davvero
capito bene cosa sta facendo, sa solo che rischia di morire ma comunque motivato a fare pace con sua figlia.
La strega poi è a
sua volta talmente canonica, che il colpo di scena in stile fratelli Grimm, non
è davvero importante, quello che conta è il patto che Grant fa con lei, in cambio
del cuore, la strega vuole ciò che rende McKay unico ovvero la sua intelligenza.



“Psichedelia, tutte le teste ti porti via, tutti i neuroni ti porti via” (Cit.)

Lo stile narrativo
adottato da Rick Remender in questo volume è molto più lineare, solo dialoghi e
niente didascalie che si sovrappongono, infatti è il volume di “Black Science”
che ho letto più velocemente in assoluto, potrebbe sembrare un tradimento di
uno stile, ma invece risulta essere un grande rilancio. Remender fin dai suoi
lavori con la Marvel ha dimostrato di saper imporre sempre il ritmo
giusto alle sue storie, qui sembra rallentare, invece sta solamente per
ripartire di slancio.

Nella
seconda parte del volume, papà Grant e Pia tornano a casa dalla mamma, ma
trovano il nostro mondo molto diverso, mamma Sara vive insieme al viscido Kadir
(chi ha detto Ritorno al futuro parte II?) inoltre il tremendo ex datore di lavoro di Grant riesce a rimettere le sue manacce sull’agognato Pilastro.
Segue un balzo in
avanti, sei mesi incastrati nuovamente in un mondo alieno orribile, solo che
questa volta, non è qualche pazzo pianeta con creature mostruose, ma è la
nostra terra. Pia prima principessa amata da tutti ora fa la cassiera in uno
Starbucks, mentre suo padre ormai privo della sua celebre intelligenza è sotto chiave in
un manicomio dove nessuno crede alla sua versione dei fatti.



Siamo tutti matti qui…

Se Remender
voleva una “Sincera espiazione” per il suo Grant McKay, beh direi che è
arrivata, cosa sarebbe perdere la caratteristica che vi rende unici rispetto
agli altri bipedi della terra? Immagino qualcosa di terribile, per l’egoista
McKay la sua intelligenza è anche l’arma con cui ha fatto del male e quasi
perso tutta la sua famiglia.

Rick Remender ha
decisamente inventato un nuovo punto di partenza per “Black Science” ora che McKay
è a terra, potrà solamente rialzarsi, vedremo se ci riuscirà ma devo dire che
la mia voglia di continuare a leggere questa serie ha preso nuovo slancio
proprio grazie al quinto volume, quindi ottimo lavoro Remender, ogni volta
trovi un modo per tenermi a bordo!
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