Il 2024 non può proprio terminare senza che io proponga un brindisi, ai tempi andati, a quelli in cui bastavano due attori carismatici e un regista che sapeva il fatto suo a regalarci film diventati dei piccoli titoli di culto, pinte in alto amiche e amici, oggi festeggiamo i primi trent’anni di “Blown Away”.
Stephen Hopkins per qualcuno è un fisico, per altri, probabilmente lettori di questo feretro svolazzante, un regista nato con Nightmare, cresciuto con Predator e benzinato a Cuba Libre, l’infilata di titoli giusti firmati da questo regista non si conclude certo così, ma anzi prosegue con un titolo che racchiude almeno due elementi che stanno molto a cuore al pilota di questa Bara: l’Irlanda e le esplosioni al cinema.
“Blown Away” è il classico film che avrà anche avuto la sua vita in sala, ma posso dirlo? Per una volta, come per Jimmy il protagonista impersonato da Jeff Bridges, della vita precedente di questo film mi interessa pochissimo, mi importa molto di più il fatto che io lo abbia scoperto come tanto altro buon cinema sul piccolo schermo. Il festeggiato di oggi è un fiero rappresentante di quel cinema d’azione americano che proprio nel 1994 stava cambiando pelle, aprendo a divi e facce non per forza legate all’Action, ma con tutte le sue cosine al suo posto, un piccolo oggettino ad orologeria, esploso nel televisore di casa Cassidy e diventato un piccolo culto per me.
Il soggetto di John Rice, Joe Batteer e Jay Roach, trasformato in sceneggiatura dai primi due prende un californiano DOC e un Texano purosangue e li oppone uno all’altro chiedendo loro di fare gli irlandesi, un duello non combattuto con pistole ma a colpi di bombe, che un po’ come gli inseguimenti, sono il sale del cinema, ho sempre trovato liberatorio potermi godere esplosioni devastanti della sicurezza che solo lo schermo (e l’immaginario) possono offrirti, se poi ci infili personaggi con trascorsi nell’IRA, beh su di me avrai sempre resa per via di poderosi imprinting ricevuti in giovane età.
La storia inizia pronti via, con una rocambolesca e già piuttosto violenta evasione, Ryan Gaerity (Tommy Lee Jones) fugge da una prigione dell’Irlanda del Nord e punta dritto verso gli Stati Uniti, il suo obbiettivo è James detto Jimmy (Jeff Bridges), artificiere di Boston che proprio come il suo avversario, ci viene mostrato in azione, il primo fa esplodere cose, il secondo evita che lo facciano, nello specifico la povera Nancy («Dovrò guardarti tra le gambe Nancy»), qualcuno le ha minato la tastiere e se smette di scrivere esplode. Insomma, come me qui sulla Bara Volante.
Puntellato da flashback in bianco e nero ambientati durante i “Troubles” nell’Irlanda del Nord, il duello prende forma a distanza, da una parte abbiamo Jimmy con sua moglie Kate e sua figlia Lizzy (e non dimentichiamo il cane Boomer, non per età, si chiama così, BOOMer, capito no?) che vivono la loro vita felici, dall’altra quel pazzo di Ryan Gaerity rimasto fuori dal giro così a lungo da scoprire in un mercatino la cassetta di questo gruppo, irlandesi come lui, tali U2, magari li avete sentiti nominare.
Tra le ragioni che fanno di “Blown Away” un piccolo titolo di culto a casa Cassidy, indubbiamente la colonna sonora, perché non solo abbiamo un roccioso action pieno di gloriose esplosioni, fili da tagliare e trabocchetti uno più pericoloso dell’altro, ma alla faccia dell’acufene per le deflagrazioni, abbiamo un’ottima colonna sonora composta da Alan Silvestri a cui vanno ad aggiungersi tutti i pezzi classici degli U2, molti dei quali cantanti dallo stesso Gaerity, non avete mai ascoltato “With Or Without You” se non l’avete sentita cantata da Tommy Lee Jones mentre prepara una bomba.
Va detto che l’attore Texano ci dà dentro con l’accento («Hai un po’ di Irlanda in quella voce, è tanto che hai lasciato il vecchio paese?», «Questa landa di mangia pannocchie, mai amato come parlano, nessuna musicalità») ma cattivo e gongolante di esserlo come qui, forse lo abbiamo visto solo imbarcato contro Steven Seagal, capace di tenere fede alla massima, azzecca il cattivo e il cinquanta per cento del film lo avrai messo in cassaforte.
L’altra metà dell’ordigno qui è Jeff Bridges, che ironicamente per la parte del suo compare e zio nel film, ovvero Max O’Bannon, si è portato dietro suo padre Lloyd Bridges, superato il momento di straniamento iniziale, tutto questo non fa che rendere una scena, quella lì, ancora più emotiva, perché “Blown Away” ci dice che ad essere in pericolo è lo zio, ma d’istinto non possiamo che vedere papà Bridges nei guai, quindi massimo risultato con un’intelligente scelta di casting.
A proposito di facce note nei guai con le bombe, uno degli artificieri in difficoltà all’inizio è fatto a forma di Cuba Gooding Junior nella sua infinita gavetta, ma sicuramente la trappola più interessante è quella che vede protagonista l’appassionato di musica Forest Whitaker, il suo Anthony Franklin, con indosso le cuffie esplosive mentre ascolta Aretha (insomma Franklin che ascolta Franklin) è uno dei momenti più riusciti di un film dove Stephen Hopkins sa tenere alto il ritmo e lo spettatore, sempre sul filo.
Come ad esempio il rientro a casa, con la minaccia della bomba che potrebbe essere ovunque, nel forno, in una lampadina, nel telefono, la sfida a distanza tra Ryan e Jimmy va di pari passo con i flashback e le carte che si scoprono sul passato del secondo, il tutto mentre ogni nuova bomba diventa sempre più minacciosa della precedente, il risultato è uno di quei film che riesce ad essere un muscolare Thriller ma anche un efficace film d’azione, un tripudio di esplosioni che non poteva non avere una scena madre sulle note dell’overture 1812 di Tchaikovsky, che vi ricordo era quella suonata anche a colpi di cannonate, perché sì, si può fare arte anche con i botti grossi, Stephen Hopkins lo sapeva.
Ad esempio mi ha sempre fatto impazzire il fatto che nel finale, Stephen Hopkins abbia trovato anche il modo di potersi esibire in un classico come la corsa in auto, ben integrata della storia, perché comunque la bomba a bordo deve essere stata messa per forza prima, ma attivata a distanza solo in un momento preciso, dimostrazione che per la maggior parte del tempo è il cattivo a condurre il gioco. Ma il bello di “Blown Away” e che tra lutti («Ma io dico, perché le feste migliori te le devono fare sempre quando muori?») e perdite anche pesanti, viene spesso da chiedersi, anche se mai Jimmy dovesse farcela, dopo, come farebbe a gestire tutto il post caos (ri)portato da Ryan nella sua vita? Ah! Stavo per dimenticare: Un nuovo paese chiamato caos e un nuovo governo chiamata anarchia. Basta altrimenti ve lo recito tutto questo film.
“Blown Away” arriva da un altro mondo, no, non mi riferisco nello specifico all’Irlanda ma a quel periodo in cui Stephen Hopkins era un nome in grado di essere garanzia di solidi film di genere ci tenevo a questo compleanno, esattamente come ci tengo a portare sulla Bara la sua filmografia perché è il tipo di regista, mai abbastanza ricordato, che ha tenuto a battesimo tanti di noi, con film che sono puro materiale da Bara Volante, per questo oltre al brindisi aggiungerei… Hot Dog! Hot Dog belli caldi! (cit.)
Creato con orrore 💀 da contentI Marketing