Home » Recensioni » Body Bags – Corpi estranei (1993): tales from the Coroner

Body Bags – Corpi estranei (1993): tales from the Coroner

Bentornate creaturine della notte, oggi parliamo di uno dei film più strambi mai sfornati dal Maestro, quasi un “Corpo estraneo” della sua filmografia, ma se chiedete a me, lo ritengo una gustosa chicca di macabro divertimento, benvenuti ad una nuova puntata di… John Carpenter’s The Maestro!

Lo ripeto ad ogni piè sospinto, lo ripeterò fino allo sfinimento, finchè non vi cadranno le orecchie (o gli occhi visto che state leggendo) a furia di sentirmelo dire: gli antologici Horror sono una figata, non ne ho mai abbastanza!

Quindi, potete immaginare la mia gioia ogni volta che vado a rivedermi “Body Bags”, un giocattolone che piacerà ai fan del genere Horror, ma forse non a tutti, diciamo che se vi piace il genere più sanguinolento di tutti e avete familiarità con cosucce tipo “I racconti della cripta” (Tales from the Crypt), i fumetti della EC Comics, o per restare in uno strambo Paese a forma di scarpa, con il mitico Zio Tibia, beh, allora andrete giù di testa per questo film.

L’idea originale del canale televisivo Showtime era quella di lanciare un programma televisivo proprio sullo stile di “Tales from the Crypt”, questo film nacque come episodio pilota della serie, ma come potete immaginare, torna buono il discorso di Samuel L. Jackson a John Travolta in “Pulp Fiction”: Showtime ha staccato la spina e tutto quello che resta di quella serie è questo film… Tutto sommato è un buon modo per consolarsi.

Lo ricordavo un pò differente il leone della MGM

Di fatto, “Body Bags” sembra la versione Carpenteriana di “Creepshow” della coppia composta da George A. Romero e Stephen King. Tre episodi diretti nell’ordine da John Carpenter, Larry Sulkis e Tobe Hooper, tenuti insieme da una spassosa introduzione (diretta da Hooper) con protagonista un coroner dell’obitorio, un tizio molto rassicurante interpretato… Da John Carpenter.

Se la coppia Carpenter/Hooper vi sembra strana, sappiate che i due avevano già rischiato di lavorare insieme fin dai primi anni ’70, per la precisione nel 1971 il Maestro aveva buttato giù a grandi linee una sceneggiatura intitolata “Hillbillies from Hell” (che potremmo tradurre “Contadinacci dall’inferno”), quando in sala nel 1974 vide il capolavoro assoluto di Hooper, ovvero “Non aprite quella porta” capì di aver trovato il regista ideale.

I titoli di testa, anche per questa settimana, abbiamo rispettato la tradizione.

Giovanni Carpentiere non rimase colpito dalla crudezza di “Texas chainsaw massacre”, quanto più che altro dagli aspetti comici presenti nella storia, ennesima dimostrazione che il senso dell’umorismo del Maestro è del tutto particolare. Me lo immagino seduto in sala a spanciarsi dal ridere, circondato da spettatori terrorizzati (a vita) dal film di Hooper.

Il buon Tobe contattato da Giovanni si disse interessato al progetto, ma per motivi di tempo la sceneggiatura non divenne mai realtà, forse è anche meglio così, almeno a giudicare da quanto racconta Hooper, perché “Hillbillies from Hell” parlava della classica deviazione sbagliata, presa da un gruppo di ragazze in viaggio per la campagna americana e dell’ancora più classico incontro con una famiglia di cannibali, fra i quali uno, enorme e pazzo, impegnato ad inseguire ragazzine con una maschera sul volto e un coltello in pugno.

Lo stesso Hooper, quando in sala nel 1978 vide per la prima volta Halloween, disse: “Ecco che fine ha fatto l’idea dell’assassino mascherato!”.

Evidentemente da allora il Maestro ha tenuto nell’agenda il numero di telefono di Tobe Hooper sotto la voce “Farsi quattro risate”, numero che è tornato buono al momento di dirigere questo “Body Bags”.

Il primo episodio si intitola Gas Station (la stazione di rifornimento) ed è diretto da John Carpenter

Una studentessa di psicologia molto caruccia di nome Anne (Alex Datcher), porta i suoi libri e i suoi jeans a vita alta (residuato bellico degli anni ’80) nella locale stazione di benzina, il lavoro notturno dovrebbe facilitare i suoi studi, ma la radio, parla di una serie di omicidi avvenuti presso la cittadina di Haddonfield… Il nome dovrebbe ricordarvi qualcosa.

«Sono una bella ragazza sola in un horror, cosa può andare storto?»
Senza girarci troppo attorno, della riffa dei tre episodi, questo è quello qualitativamente migliore, il tocco di Carpenter si vede tutto, tra ombre che passano veloci alle spalle della protagonista, un utilizzo sinistro della martellante colonna sonora (prima collaborazione tra il Maestro e Jim Lang) e una notevole abilità generale nel mantenere alta la suspence grazie a pochi elementi, come le chiavi dimenticate dentro il gabbiotto o la carta di credito dell’affascinante cliente, per altro interpretato da David Naughton, protagonista di quel capolavoro senza sterzo di “Un lupo mannaro americano a Londa” di un altro John, Landis questa volta.
Lavori tranquillo, e ti capita il grande Wes Craven come cliente!

L’episodio è uno slasher purissimo, genere che lo stesso Carpenter ha contribuito pesantemente a definire, a differenza di Halloween, qui il sangue si vede, si vede a fiotti (per non dire a litrate!), ma nell’ottica dell’operazione goliardica e di omaggio agli Horror antologici fatta da “Body Bags” ci sta e non stona con l’atmosfera generale.

La cosa divertente di “Gas station” sono le facce che cicciano fuori lungo tutto l’episodio: Bill, il collegata di Anne è interpretato da Robert Carradine, mentre tra gli avventori della stazione di rifornimento troviamo anche l’inquietante compratore di sigarette (Wes Craven) e “L’Impiegato del mese” che ha il volto di uno dei maggiori esperti mondiali di comparsate, ovvero Sam Raimi.

Sam Raimi: Impiegato del mese, regista modello e campione mondiale di cameo.

Ovviamente, c’è anche spazio per George ‘Buck’ Flower che, tanto per cambiare, interpreta un senzatetto (dopo Essi vivono e Ritorno al Futuro ormai è uno specialista).

Secondo episodio: Hair di Larry Sulkis John Carpenter

Stacy Keach (Richard Coberts) soffre le pene, non per colpa del pene, ma del pelo, quello che ha sulla testa, o meglio, quello che non ha più, la perdita dei capelli per l’uomo è diventata un’ossessione, tanto da mettere a rischio la sua salute e il suo rapporto con la fidanzata (più giovane), ma anche la sua credibilità, visti gli svariati tentativi (uno più ridicolo dell’altro) inventati dall’uomo per far fronte alla sua calvizie incipiente.

“Hair” (l’episodio non il musical…) risulta diretto da a Carpenter, quando, invece, è stato scritto e diretto da Sulkis anche se non è stato accreditato per motivi che mi restano oscuri. Strano, visto che i due hanno collaborato anche per i film successivi “Villaggio dei Dannati” e “Fantasmi da Marte” (prossimamente su questo schermi…).

Mi è caduto l’occhio (ah-ah) su questa locandina alternativa.

Eppure, “Hair” risulta uno degli episodi più riusciti di tutto “Body Bags” ed è senza ombra di dubbio il più ironico di tutto il triello, resta memorabile anche solo per la scena in cui Stacy uscendo dal parrucchiere con la sua nuova (ridicola) cotonatura, vede in lontananza nell’ordine: una ragazza dai biondi e lunghissimi capelli che cammina a rallentatore, un ragazzo sullo stile Heavy Metal anche lui ben messo a zazzera e, per finire, un padrone di cane ipertricotico (interpretato dal mago degli effetti speciali Greg Nicotero) che porta a passo… Un Levriero Afgano dal pelo lunghissimo. Il tutto sulle note di “Almost cut my hair” di Crosby, Stills & Nash… Senza ombra di dubbio, la singola scena comica più riuscita in un antologico Horror! Se non avete visto l’episodio non vi racconterò certo io come prosegue, in ogni caso, “Hair” è l’occasione per mettere alla berlina la vanità umana, con un finale che sa davvero tanto di storia horror della EC Comics.

«Give me a head with hair, long beautiful hair» (Cit.)

Anche a livello stilistico, è davvero difficile credere che questo episodio sia stato diretto dal Maestro John Carpenter, l’ironia è presente a pacchi, vero e c’è anche una lievissima critica politica (si parla di Repubblicani, ma è davvero poca roba…), evidentemente tutti hanno pensato che l’episodio fosse suo perché Carpenter, beh… Non ha tantissimi capelli, ma direi che le similitudini finiscono qui.

In ogni caso, questo non toglie nulla ad “Hair” che personalmente mi fa ridere come un cretino (quale io sono…) ogni volte che me lo rivedo! Anche per via della presenza di un attore che apprezzo sempre molto, ovvero David Warner. Certo che il protagonista avrebbe dovuto capirlo da solo che fidarsi del Master Control Data di “Tron” e del cattivone de “I banditi del tempo”, poteva non essere una grande idea!

Come fai a non fidarti del cattivo di professione David Warner?

Se, invece, vi sembra che l’infermiera del Dottore abbia un’aria familiare, sì, è Debbie Harry, cantante delle “Blondie”. L’ultimo episodio della tripletta si intitola Eye, diretto da Tobe Hooper.

Brent Matthews (il grande Mark Hamill) è un giocatore di Baseball, anche se non è più di primo pelo, le grandi squadre stanno iniziando a mettere gli occhi su di lui, con un bambino in arrivo dalla sua bella moglie (la supermodella Twiggy, in versione brava madre di famiglia), tutto sommato le cose stanno girando. Tornando a casa in una notte di pioggia Brent finisce fuori strada e perde l’uso del suo occhio migliore.

Il procedimento sperimentale del Dottor Bregman (interpretato dal grande Roger Corman, voluto fortemente da Carpenter) gli restituisce l’occhio trapiantato da quello di un donatore morto… Sulla sedia elettrica!

Mark, se hai bisogno ho dell’ottimo collirio per quell’occhio.

Da qui iniziano i casini, perché il nuovo occhio di Bret non solo gli regala delle (dolorose) visioni della tormentata vita del precedente proprietario, ma lo spinge sempre più verso un comportamento violento. Per altro, guardando (ah-ah) le vicende di Bret, è difficile non pensare al vero incidente stradale che è quasi costato la vita a Mark Hamill… L’arte che imita la vita.

Di tutta la riffa “Eye” è l’episodio più serio, vuoi anche per i continui riferimenti biblici che tengono banco per tutto il segmento, eppure, ogni volta che lo rivedo, non riesco a non pensare all’episodio Horror dei Simpson “Hell Toupée”, che deve parecchio, non solo ad “Eye”, ma a tutto “Body Bags”.

La vera marcia in più di “Body Bags” sono i vari scetch di contorno (che prendono il titolo de “L’Obitorio”), nei quali il Coroner interpretato da Giovanni presenta il prossimo episodio snocciolando un paio di battutacce di umorismo nero.

«Umorismo nero io? Hai letto il nome del tuo blog di recente Cass?»

L’ironia e l’autoironia di Carpenter è tutta qui da guardare, negli anni mi sono letto un sacco di interviste ad amici e collaboratori del Maestro, da Jamie Lee Curtis a Tom Atkins passando per Adrienne Barbeau, l’aggettivo che viene fuori più spesso, quando si parla del Maestro è “Creepy”. Ecco, il suo coroner qui fa davvero accapponare la pelle (Giovanni si è fatto tre orette di trucco tutte le mattine per conciarsi in quel modo), ma fa anche ridere un sacco.

Tra cicchetti di formaldeide e cadaveri con protesi al silicone sovradimensionate, Giovanni gioca a fare lo Zio Tibia della situazione. Per chi ,come me, con lo Zio Tibia ci è cresciuto, è un po’ come tornare a casa… O all’obitorio, fate voi.

Venerdì con Zio Tibia Carpenter.

In tutti gli altri film, Carpenter si era limitato a dei camei in puro stile Hitchockiano, qui, invece, recita, per altro anche abbastanza bene (molto sciolto questo ragazzo con i baffi, farà strada…), quindi tra regista, sceneggiatore, compositorepilota di elicotteri e attore, di sicuro il Maestro non sarebbe mai rimasto senza lavoro!

“Body Bags” è quello che gli Americani definiscono un “guilty pleasure”, probabilmente non è il titolo più fondamentale della filmografia del Maestro, ma a livello d’intrattenimento (e divertimento) funziona davvero alla grande, invecchiando si è mantenuto molto bene, anzi… Direi che si è ben conservato!

Brindo alla tua Giovà, sei sempre il numero uno!
Adesso vi saluto, perché come diceva lo Zio Tibia, sto iniziano a diventare una rottura di bare, torno a sdraiarmi nel mio loculo… Notte Notte!
Se avete ancora sete e volete anche voi un drink alla formaldeide, fate un salto sulla pagine del Faccialibro de Il Seme Della Follia – Fan Page italiana dedicata a John Carpenter che gentilmente ospita questa rubrica, sempre se il vostro sacco per cadaveri non sia chiuso troppo stretto.
0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

I Tre Caballeros – Ep. 105 – Mel Gibson, regista

Ci vuole un’anima un po’ provocatoria per dedicare una puntata ai film da regista di Mel Gibson, proprio poco prima di Pasqua, ma noi siamo Tre Caballeros un po’ Punk. [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing