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Borderlands (2024): che bordello Eli!

Quando si parla di Eli Roth diventa sempre tutto molto complicato, non proprio come distribuire pastoia agli squali di “Infernet” ma quasi, all’interno del genere che lo ha lanciato ovvero l’Horror, il buon Eli è per lo meno un nome, può piacere o meno ma è innegabile che il ragazzo faccia sempre qualcosa che personalmente amo molto: andarsi a studiare il passato e la storia del Cinena.

Proprio per questo le sue scelte sono alquanto bizzarre, non mi riferisco ai soggetti matti che sceglie per i suoi Horror, penso proprio al resto della sua filmografia, quando mette il piedino fuori dal genere che conosce e ama di più. Ora, sono sicuro che anche Eli Roth ragioni in termini di filmografia, per prendere ad esempio uno dei suoi preferiti, Ruggero Deodato non ha firmato solo horror ma anche Fantasy, oppure che ne so, Stuart Gordon, che ha diretto il fighissimo Space Truckers, ecco io ci speravo un pochino che “Borderlands” potesse essere per Roth il suo “Space Truckers” invece somiglia più ad una versione da discount dei Guardiani della Galassia, di cui non si sentiva il bisogno.

Ci guardano dallo scarico dove il loro film verrà sciacquonato.

Che poi, ormai ho capito il gioco, questo salto da regista di genere (horror) a regista di generi Roth avrebbe già potuto e dovuto farlo con la sua versione de Il giustiziere della notte, invece gli manca ancora quella capacità di osare, di restare riconoscibile che avevano altri grandi Maestri Horror quando uscivano dal loro territorio o per lo meno, l’etichetta che tutti avevano appioppato loro, continuano a fare roba di classe anche all’interno del cinema di genere, ma non per forza solo Horror. Eli no, Eli strappato dalle sue radici si trasforma in un mestierante grigio, senza guizzi, professionale ok ma quasi dando l’impressione di non stare divertendosi, non come quando dirige un horror per lo meno, non è un caso che il suo unico film non horror vagamente vispo fosse Il mistero della casa del tempo, che altro non era che un piccolo horror per ragazzi, oltre al motivo per cui (forse) Eli è partito per Pandora, Cate Blanchett ci avrà messo una buona parola? Chissà, la pre-produzione di questo film sembrava una festa dove l’ultimo che resta si ritrova il conto da pagare.

Non sto girando in tondo per non parlare del film di oggi, sto attaccando il titolo del giorno dal lato che conosco meglio, visto che del videogioco originale “Borderlands” io so davvero poco, se non che si tratta di uno sparatutto, con davvero pochi dialoghi e davvero molta azione, in cui il mondo in cui ci si muove (sparando) la fa da padrone. Se Eli Roth sia un grande appassionato di questo videogioco (una situazione tipo Carpenter con “Dead Space”) io questo non lo so, so solo che non gli ha reso un buon servizio, visto che approcciandomi al film senza conoscere nulla della storia, non solo ci ho capito poco annoiandomi molto (soggettivo, quindi vale poco come giudizio) ma non ho avuto voglia di approfondire il gioco, in generale, non ne ho capito l’importanza, non attraverso il film di Roth.

Vi dico solo che la media delle loro battute si aggirano tutte su argomenti come cacca e pipí, consideratevi avvisati.

Scritto ufficialmente da Roth e tale Joe Crombie, pseudonimo sulla falsariga di Ajeje Brazorf, visto che in realtà dietro a questo finto profilo di iMDB si celano i dieci o dodici scrittori che hanno passato la mano, per darvi un’idea, la violenza inserita da Roth è stata depennata per allinearsi al PG-13, mentre le scene aggiuntive, sono state girate da Tim Miller, perché Roth era già scappato a gambe levate, tornato di corsa a fare horror. Capito che razza di macello?

Per quanto riguarda la trama, “Borderlands” si gioca tutto nei primissimi secondi, una voce fuori campo con il ruolo di snocciola-spiegoni ci parla del pianeta Pandora (non quello di Jimmy Cameron) e dei pazzi maniaci che lo abitano, il luogo più pericoloso della galassia dove oltre a trovare il solito oggetto MacGuffin della settimana, bisogna fare cose e vedere gente. Se mi chiedessero di che parla “Borderlands” questo è più o meno quello che ho capito dalla frettolosa spiegazione, fatta con lo spirito: via il dente! Ora passiamo ad altro.

Ecco, poi ci sarebbe l’altro, 102 minuti di film alle prese con questa versione da discount dei Guardiani di James Gunn, ma soprattutto la conferma della regola non scritta: se ci recita Kevin Hart, il film fa schifo. Sul serio, avrà i suoi estimatori non lo metto in dubbio, ma parliamo di un comico che non è mai riuscito a strapparmi nemmeno un sorriso e qui risulta uno dei tanti eccentrici in un gruppo di personaggi di cui non ricordo nemmeno un nome a fine visione, per tutto il tempo ho pensato a loro come al Robot che parla con la voce di Jack Black e fa solo battute scatologiche, quella con le orecchie da coniglio, quello grosso, Cate Blanchett con il ciuffo alla capitan Harlock che si gioca l’ultimo miglio di gnoccaggine prima che il botox abbia il sopravvento e vabbè, Sua Maestà Jamie Lee Curtis che dove la metti sta.

Cate ha chiamato la signora Pina Fantozzi, rivuole la sua capigliatura di capodanno.

Tanto Sua Maestà ha l’entusiasmone per tutto, infatti in questi giorni sui suoi canali Social, mani pienissime per lei, visto che deve essere entusiasta per questo film (ci riesce solo lei) per la sua nomina a “Disney Legend”, per la laurea ad honorem dall’AFI consegnata dal Maestro John Carpenter e per l’episodio della seconda stagione di The Bear che la vede titaneggiare, anche se sarebbe uscita la terza (a breve su queste Bare).

«Quel Cassidy mi perseguita è peggio di Michael Myers»

Che altro posso dire di un film che a distanza di qualche giorno, fatico già a ricordare, Eli Roth doveva trovare un modo per tradurre un gioco dove si spara molto e si parla poco in cinema, è riuscito a riportare i film tratti da videogioco al periodo nero degli anni ’90, dove questi prodotti erano garanzia di flop al botteghino, proprio ora che i film tratti da Videogames fanno soldi a palate, complimenti Eli!

Il problema è che in “Borderlands” l’azione e i battibecchi tra personaggi, avrebbero dovuto aiutarci ad esplorare il pericolosissimo mondo di Pandora, con i suoi razziatori pazzi in stile Mad Max, invece l’azione è moscia, i battibecchi pallosi, le battute dimenticabili come i personaggi e tutta questa presunta pericolosità, mai davvero percepita. Pandora resta lo sfondo, un set letale come un’infilata di divani Ikea su un catalogo, guardabile ma dimenticabile. Proprio qui sta la dimensione del fallimento di Roth, che arrivando dal “basso” del cinema di genere, del suo mondo qui non ha portato nulla, i fratelli Paul, i barbari di Deodato si muovevano in un mondo di pazzi, rapitori, assassini e maniaci di vario genere che per lo meno risultava pericoloso, anche i camionisti spaziali di Gordon avevano avversari folli ma mortali, qui? Nulla, il vuoto cosmico di un finale piatto e telefonato.

Livello di caratterizzazione: quella con le orecchie da coniglietta, però minorenne.

Senza scomodare il post-apunkalypse del cinema nostrano (che Roth conosce bene), Roth avrebbe potuto dirigere il mediamente costoso film tratto da videogioco con nomi di richiamo, per lo meno con nella pancia e nel cuore quella “garra” di chi arriva dal basso, o dal cinema considerato tale e ne ha l’orgoglio proletario che esso si porta dietro. Un colletto blu cinematografico non dico proprio destinato ad andare in paradiso, ma almeno con l’orgoglio di chi dice: io sono così, voi non mi cambierete e questo film, se dovrà essere un disastro, lo sarà alle mie condizioni. Niente di tutto questo, solo un disastro purtroppo.

L’unica riflessione che mi resta è legata all’unico ricordo che (forse) conserverò di questo film, visto che ad Eli Roth dobbiamo il ritorno alla recitazione di Edwige Fenech in “Hostel: Part II” (2007), mi viene da pensare che abbia accettato il ruolo per passare del tempo con femmine di livello, magari un po’ âgée ma sicuramente di innegabile carisma, talento e ammettiamolo, bellezza. Anche perché se ti circondi, oltre di Cate Blanchett, della già citata Jamie Lee Curtis e fi una Gina Gershon tutta in tiro per sembrare la cosplayer di Darcy the mail girl, forse il filo rosso della filmografia di Roth sta qui. Le panterone Eli? Siamo a questo?!

Già pronta per la prossima puntata di The last drive-in

Anche se me lo vedo il buon Eli intento a parlare di vecchi Slasher con Jamie Lee e dei tempi di Walter Hill con Ginona, spero almeno che si sia divertito, perché dal suo film proprio non traspare, sicuramente come spettatori è impossibile divertirsi con questo gran bordello di film. Mannaggia a te Eli!

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