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Boss Level (2021): quello che non ti uccide…

Joe Carnahan meriterebbe ben altre fortune in carriera, anzi a dirla tutta si meriterebbe una rubrica tutta sua, perché ha tutte le caratteristiche dei registi giusti, quelli che piacciono a questa Bara.

Parliamo di uno che ha esordito in carriera con un film indipendente scritto, prodotto, diretto ed interpretato con un titolo che riassume già tutto il suo buon gusto cinematografico: “Sangue, proiettili e ottani” (1998). A seguire “Narc” (2002) con la coppia di strambi sbirri Jason Patric e Ray Liotta, ed è qui che il nostro Joe attira l’attenzione di Tom Cruise che lo vorrebbe alla regia del terzo “Mission: Impossible”, ma Carnahan si conferma uno con una personalità e per questo poco disposto a fare da marionetta per Tommaso Missile, che infatti lo sostituisce con un cretino, un tale di nome GIEI GIEI, potreste averne sentito parlare, su questa Bara sicuramente male, ma tenetemi l’icona aperta su Tommaso, più avanti nel corso del post tornerà buono.

Carnahan si consola con quella tamarrata di “Smokin’ Aces” (2006), ma poi inizia anche per lui l’infilata di titolo gustosi che non vedranno mai la luce, una sfortunata caratteristica che lega oltre a tutti i miei registi preferiti, anche gli autori di razza con la predilezione per il cinema di genere: Carnahan è il primo ad interessarsi ad un adattamento di Preacher (che sarebbe stato sicuramente migliore della serie tv), ma anche al fumetto “Nemesis” di Mark Millar, immaginate un Fantomas con l’aggiunta di quintalate di proiettili. Anche se il soggetto fumettistico più gustoso proposto da Carnahan era un rilancio di “Daredevil” per la Marvel, però ambientato negli anni ’70 più duri e puri, per stessa ammissione del nostro Joe, un film tratto da fumetto ispirato alle atmosfere di “Taxi Driver” (1976). La Marvel ovviamente rifiuta l’idea di post-datare uno dei suoi personaggi, qualche tempo dopo però la Distinta Concorrenza avrebbe ottenuto successo con un’idea identica a quella di Carnahan.

Il biondo alle prese con le bacchette è Joe Carnahan in una comparsata nel suo film, questo a destra invece è Mister Chow.

Oltre a firmare svariate sceneggiature, Joe prova la svolta pop dirigendo il caciarone “A-Team” (2010), che ricordo come abbastanza spassoso anche se non ho mai più rivisto, ma la svolta grossa arriva con quella meraviglia di “The Grey” (2011), con cui ho rotto le palle a tutti ma di cui non ho mai scritto qui sulla Bara, prima o poi tedierò anche voi con la mia passione per quel film. Con The Grey, Carnahan non solo firma un titolo maturo ma si ritrova come produttore esecutivo Tony, lo Scott giusto e fa quello che farebbe qualunque persone intelligente: impara da uno bravo, ma bravo per davvero.

La tormentata filmografia di Joe Carnahan prosegue, ogni tanto spunta un titolo divertente, scritto e diretto dal nostro, che puntualmente viene ignorato, eppure è stato l’unico ad usare le parole giuste quando Tony Scott ha lasciato questa valle di lacrime, in tutto il mondo dello spettacolo solo Joe Carnahan è riuscito ad affermare: «Tony Scott era un genio». Chiamatemi malpensante (avreste ragione), ma aver scelto il lato giusto della famiglia Scott, senza essersi “zerbinato” davanti ai potenti come Ridley o Tommaso Missile, non ha certo giovato alla carriera di Joe, che da tempo collabora con un altro che ha fatto la gavetta, perdonate la lunghissima premessa, ma è ora di parlare anche di Frank Grillo.

Il Grillo parlante sparante.

Frank Grillo è in giro da parecchio, magari lo ricordate come uno dei tanti sbirri di “The Shield”, il primo ruolo di peso lo ha avuto in “Pride and Glory” (sceneaggiato guarda caso da Joe Carnahan nel 2008), da allora non si è mai fermato: ha menato alieni, ha tentato con produzioni Netflix e anche un ruolo da cattivone in un film Marvel. Con il tempo è diventato uno di quei duri che mi piace ritrovare nei film, ma di certo non una stella, proprio Carnahan e Grillo infatti dovrebbero essere rispettivamente regista e protagonista del rifacimento americano di The Raid, di cui non sento alcun bisogno nemmeno con tutta la stima che ho per questi due, ma considerando l’andamento della carriera di Carnahan, penso che questo progetto non arriverà mai.

L’idea di rifare “The Raid” riassunta in una Gif, ma anche la reazione di Grillo alla mia infinita premessa.

Si perché il buon vecchio Joe aveva in testa “Boss Level” sin dal 2012, ma visto che avrete intuito che non è proprio uno a cui sono stati stesi tutti i tappeti rossi in vita sua, Carnahan non ha trovato fondi per la sua storia, quella che lui stesso ha definito una sorta di Ricomincio da capo in chiave Action. Un soggetto che poteva essere innovativo nel 2012, ma oggi risulta inflazionato dopo serie tvversioni horror e soprattutto dopo “Edge of Tomorrow” (2014), un film ad alto budget, con una trama molto ma molto simile (comodamente e ufficialmente tratta da un manga) e guarda caso, interpretato da Tom Cruise. Vi avevo detto che sarebbe tornato no? Vi avevo anche detto che sono un noto malpensante vero? Ecco quindi malpensate insieme a me.

Joe Carnahan quindi si ritrova oggi con un film che verrà inevitabilmente paragonato a tutti questi titoli, quando invece aveva avuto l’idea prima di tutti, basta dire che “Boss Level” era pronto dal 2019, poi una pandemia e una mancata distribuzione si sono messi in mezzo, tanto che il film è uscito su Hulu solo da pochi giorni (e probabilmente anche da noi con il titolo Nicciano che pialla l’effetto videogioco, “Quello che non uccide”), ma sapete che vi dico? Non cambia il risultato finale: una discreta bomba a mano.

Ammettetelo, dopo questa immagine ora volete vedere il film.

Avete presente i primi cinque minuti di un film? Quelli che ne determinano tutto l’andamento? Estendeteli fino a circa otto e allacciatevi le cinture, perché “Boss Level” comincia con Roy (Frank Grillo) che si sveglia nel suo letto, accanto alla bionda igienista dentale con cui ha passato la nottata e per prima cosa, evita un colpo di machete che potrebbe decapitarlo. Si alza, para due colpi, mette su il caffè, stende lo sgherro armato di lama che vorrebbe fargli la pelle e poi di ripara dietro una colonna di cemento armato, per non essere traforato da colpi di mitragliatore M60, sparati dall’elicottero in volo davanti alla finestra di casa sua. Se pensate che svegliarvi la mattina sia difficile, ricordatevi di Roy.

Buongiornissimo caffè o bottè?

Un salto giù dalla finestra non troppo tardi (per non esplodere insieme all’appartamento), ma nemmeno troppo presto (per non mancare il camion scoperto dei rifiuti di passaggio), dopodiché un bell’inseguimento in auto, mentre una sicaria armata con una pistola di porcellana appartenuta ad un tale con i baffi come Chaplin (ma meno simpatico) gli spara addosso. Tutto così fino alle ore 12.47, dove nel solito bar gestito da Ken Jeong (il Mister Chow di “Una notte da leoni”) Roy verrà ucciso da un gruppo armato di sicari, tra cui la spadaccina orientale Guan-Jin (la bella Selina Lo), non potete mancarla, è quella che ripete il suo nome ogni volta che uccide Roy, perché il nostro eroe come nel giorno della marmotta, muore e ricomincia la stessa routine da capo. Ogni. Dannato. Giorno.

La Dodge Challenger SRT Hellcat del 2015, un discreto ferro anche in retromarcia.

Da ragazzino andavo giù di testa per un videogioco a scorrimento intitolato Ghosts ‘n Goblins, lo conoscerete è famossissimo, tra demoni alati, zombie e piante carnivore, per passare al livello successivo bisognava più che evitare le minacce (che ti facevano perdere l’armatura lasciandoti in mutande, letteralmente), bisognava imparare a memoria il ritmo e i tempi, se sbagliavi a muoverti troppo a sinistra o troppo a destra, oppure se saltavi nel momento sbagliato, perdevi l’incastro giusto e ti toccava ricominciare da capo, proprio come Roy il cui scopo nella vita è quello di sopravvivere ai vari sicari mandati dal “Boss finale”, il cattivissimo Clive Ventor interpretato da un Mel Gibson più sornione che mai (degli applausi per il vecchio Mad Mel sarebbero graditi) e magari ogni tanto, ritagliarsi un po’ di tempo tra una morte e l’altra, da passare con suo figlio Joe, per altro interpretato dal vero pargolo di Frank, ovvero il giovane Rio Grillo.

«Dai papà così non mi vedrà nessuno nel film», «Dovevi essere il figlio di Beppe per far carriera, rassegnati»

Joe ha “bigiato” (visto che termine vecchia scuola che vi tiro fuori oggi?) per partecipare ad un torneo di vecchi videogames, un omaggio al “retrogaming” ma anche alla natura stessa di “Boss Level”, un film che ripete all’infinito la stessa lunga, lunghissima coreografia d’azione, fatta di botte, mitragliate, lancia granate ed inseguimenti in auto, sulle note di “Foreplay” dei Boston.

“Boss Level” dura 100 minuti tondi, rallenta solo per fare spazio ai due nomi in cartellone più grossi del protagonista Frank Grillo, mi riferisco al già citato “Mad” Mel Gibson con barba e sigaro, che ormai non si fa problemi a ritagliarsi ruoli da cattivo (d’altra parte Hollywood lo vede così) e in un film di reietti dona carisma anche nel ruolo del super criminale con super piano di dominio mondiale (ma con gustosa variante), con la naturale propensione per i lunghi monologhi, che per noi spettatori si traducono nel sentire Gibson parlare di cinghiali e pitoni nella giungla del Burma nel 1979, ma per il povero Roy sono un’ulteriore travaglio, pensate che gioia: essere nuovamente morti, avere la prospettiva di dover ricominciare tutto da capo e inoltre, doversi puppare lo stesso monologo ancora una volta!

«Gli Incredibili? Mai visto. Vado con il monologo del cattivo allora?»

L’altro nome grosso è quello di Naomi Watts, alle prese con l’altro personaggio didascalico del film (qualcuno potrebbe dire, da videogioco), se Gibson è il cattivo cattivissimo, la Watts ricopre il ruolo dell’ex moglie, tutto sommato in buoni rapporti, che coinvolge il marito ex forze speciali, per mettere i bastoni tra le ruote al piano del cattivone. Si perché la bionda Naomi qui é la solita L.S.F. (La Scienziata Figa copyright La Bara Volante 2021) inventrice di una macchina dal nome egizio che permette di riavvolgere il tempo, la ragione per cui Roy finirà a cantare Attenti al loop ucciso a ripetizione con l’unico obbiettivo di raggiungere e fermare “Mad Mel”.

Naomi potrebbe convertire anche un NoVax alle gioie della scienza.

“Boss Level” ha solo una zavorra, quella di dover concedere a Naomi Watts e a Mel Gibson dello spazio nei loro ben più che archetipici, i due personaggi svolgono spesso il ruolo di “spiegone” nella storia, non perfettamente amalgamati con il resto del ritmo indiavolato del film, ma è un piccolo prezzo da pagare, perché Gibson offre un ottimo cattivo e Naomi Watts sfoggia un buona chimica con Frank Grillo, i due sembrano davvero una coppia (scoppiata) con una loro storia passata, la loro prova fa dimenticare il fatto che i personaggi sia più didascalici di quelli di un videogioco inoltre, mi sia concessa una riflessione servita come contorno: Naomi Watts era considerata una sorta di Nicoletta Ragazzino minore, tra le due balla un anno di differenza, ma Naomi si conserva molto meglio della Kidman, magari è solo merito di un chirurgo migliore, in ogni caso santa Naomi, anche lei una vita da reietta, non poteva che risultare azzeccatissima in questo film pieno di gatti senza collari ai ferri corti con Hollywood.

«Mai sparato con due pistole mentre scivolava?» (quasi-cit.)

Questo film mi ha gasato così tanto, che devo seriamente aggrapparmi alla tastiera e trattenermi dal raccontarvi tutte le svolte più gustose, Frank Grillo qui si guadagna il ruolo da assoluto protagonista e buca davvero lo schermo, non solo perché con quel fisico è credibilissimo come protagonista di una lunga trama d’azione, ma perché nel tempo ha accumulato il chilometraggio necessario a risultare impeccabile anche come (disincantata) voce narrante del film, oppure a funzionare alla perfezione nei momenti comici. Roy nel film deve guidare a tavoletta, sedurre bionde, bere come un marinaio, sparare, picchiare, combattere con la spada (perché come in un videogioco, ogni elemento conta, anche Michelle Yeoh seduta sullo sfondo ad un tavolo del locale), una prova a tutto tondo per cui qualunque attore ucciderebbe (COFF coff Tom Cruise! Coff COFFF!) e che finalmente vede Frank Grillo assoluto protagonista, tanto da potersi permettere di scherzare sul fatto che Liam Neeson (due film diretto da Carnahan) in realtà è un finto duro.

«Non dovresti dire certe cose ragazzo, ci vuole rispetto per gli anziani e poi anche tu, non sei più un pischello»

L’ultima fatica del buon Joe prende Guns Akimbo e ne corregge il tiro, perché una questione è avere l’ex Harry Potter come involontario eroe d’azione, un’altra avere uno specialista come Grillo davanti alla macchina da presa e un altro, come Carnahan a dirigere questo grande spettacolo, che per certi versi è un po’ il Déjà Vu firmato dal vecchio Joe. Bravo ragazzo, Tony sarebbe orgoglioso di te.

«Conosco il Kung-Fu», «Hai finito di fare il nerd con queste citazioni a casaccio?»

Si perché il tocco di quei due aggiunge spessore a “Boss Level”, un film in cui non mancano morti ammazzati, denti strappati, omaggi a “Street Fighter” ma anche dosi abbondanti di cuore. Si perché complice la possibilità di recitare con il figlio, Grillo riesce ad essere un protagonista a tutto tondo, uno per cui viene davvero voglia di fare il tifo, in grado di compensare l’assenza di Game Pad nelle nostre mani, che poi è il grande problema dei film tratti da videogioco, un problema che Carnahan risolve brillantemente, sia con la regia che con la trama.

Aperta la stagione di caccia al Grillo.

Si perché nella sua manica “Boss Level” ha più di un asso, Joe Carnahan porta tutta la sua esperienza nel dirigere film caciaroni, pieni di azione e di personaggi sopra le righe, ma anche di metterla al servizio di una storia (scritta da lui insieme a Chris ed Eddie Borey), in cui le motivazioni del personaggio trovano spazio e danno spessore ad un protagonista che sarà anche un videogioco umanoide, ma di sicuro non risulta bidimensionale. Contrapposto alle motivazioni di “Mad Mel”, il nostro Roy diventa un’icona di resistenza umana e “Boss Level”, un inno alla resilienza, alla caparbietà e all’intelligenza necessaria per risolvere tutte le situazioni che la vita ci lancia addosso. Se il cattivone vorrebbe cancellare e ricominciare, Roy impara dagli errori del passato, ora non vorrei metterla giù troppo dura, perché comunque “Boss Level” resta un ottimo film in cui potrete vedere Grillo e Carnahan esibirsi in tutte le specialità che hanno reso grandi i film d’azione, ma è anche una presa di posizione: il passato non cancellarlo e dimenticarlo, al massimo devi imparare da esso e le mazzate prese nella vita, sono tutta esperienza accumulata.

Se è porno tolgo

Che bello vedere un eroe d’azione occidentale che impara, si allena, sbaglia, cade, si rialza e migliora, insomma uno che se la suda, dopo tanti eroi che sembrano invincibili, quando invece sono solo attori che ripetono una coreografia che hanno imparato due settimane prima delle riprese.

Frank Grillo e Joe Carnahan non faranno mai il botto, probabilmente non faranno nemmeno mai la versione americana di “The Raid” perché sicuramente qualche altra sfiga lo impedirà, ma per questa storia non potevano esserci due nomi migliori. “Boss Level” a mani basse potrebbe diventare un piccolo film di culto, oltre che uno dei titoli più riusciti del 2021, ormai sono più disilluso di Roy, non credo che sarà il titolo che farà finalmente fare il salto che merita la carriera di Joe Carnahan, a quello ormai ci ho rinunciato, sarà per sempre incastrato nel loop tra il regista che avrebbe potuto mantenere in auge il cinema “muscolare” ad Hollywood e quello che probabilmente sarà, un eterna grande speranza mai davvero espressa. Nel mezzo è bello sapere che uno così non mollerà mai il colpo, Joe Carnahan uno di noi, tieni duro ragazzaccio!

Sepolto in precedenza mercoledì 10 marzo 2021

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