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Broadchurch – Stagione 3: Come ho passato la mia estate a Broadchurch

Non vedevo l’ora
di vedere la terza ed ultima stagione di Broadchurch, soprattutto perché le prime due stagioni andavano in
crescendo, risultando una migliore dell’altra, vorrei potervi dire che
l’andamento è continuato anche qui, ma dovrei mentirvi e poi Hardy e Miller mi
beccherebbero subito.

Chris Chibnall è
un dritto, con la prime due stagioni di questa serie si è messo sulla mappa
geografica, guadagnandosi il titolo di prossimo showrunner della serie di punta
della BBC, ovvero Doctor Who, dalla
prossima stagione, il buon Chris sostituirà Steve Moffat nel ruolo e non
potevo che essere contento, se non mi fossi beccato la secchiata gelata di
questa terza stagione. Trama in arrivo!
Per essere una
sonnolenta cittadina balneare, Broadchurch ha un dramma pronto ad avvenire
sempre in agguato dietro l’angolo, se non fosse l’ultima stagione potrebbero
giocarsela con la Cabot Cove de “La signora in giallo”, questa volta la vittima
è Trish Winterman, detta Piera, perché, perché… Beh, perché ha la faccia da
Piera, ok? La nostra Piera non è nel fiore degli anni e non è nemmeno
propriamente una bellona, ma non per questo la violenza sessuale subita risulta
meno devastante per lei e in misura (ovviamente) minore anche per noi
spettatori, visto che il primo episodio è un’agonia, attraverso il primo
soccorso alla donna, vengono raccolte sul suo corpo livido le prove dell’orrido
gesto.



Piera non sei sincera, da questa sera non t’amo più (Perdonatemi l’orrida cit.)

L’ispettore Alec
Hardy (David “Più grande attore del mondo” Tennant) e il Sergente Ellie Miller
(la bravissima Olivia Colman) sono già sul caso, è chiaro che non è stato un
atto isolato, c’è della premeditazione dietro l’orrendo gesto e le indagini
non si fanno attendere, come al solito scopriremo che quasi tutti a Broadchurch
hanno qualcosa da nascondere.

“Voglio essere trasferito a Twin Peaks, loro sì che stanno tranquilli”.

Le prime puntate
della stagione sembrano quasi uno spot pubblicitario al sistema sanitario inglese, fa tristezza pensare che qui da noi in uno strambo Paese a forma di
scarpa, la serie durerebbe un episodio e grossomodo terminerebbe con un “Te lo
sei cercata, avevi i jeans!” o qualcosa del genere, ma quello che frega davvero
questa terza stagione è proprio questa nuova indagine.

Non ho ben capito
come mai Chris Chibnall abbia deciso di cambiare totalmente argomento, dopo due
stagioni passate sullo stesso caso, mi sarei aspettato di vedere la conclusione
di quella storia, anche perché le cose da dire sulle vicende della seconda
stagione potevano essere ancora tante, invece questa scelta risulta spiazzante,
soprattutto per il fatto che quelli che fino a ieri erano i protagonisti, qui
vengono relegati al ruolo di personaggi di contorno e la loro vicenda ridotta
ad una sottotrama da risolvere (frettolosamente) in pochi minuti, sì, mi
riferisco alla famiglia Latimer.



“Te ne vai così? Due stagioni di sofferenza e tu te ne vai?”.

Capisco che
potrebbe essere una coraggiosa svolta realistica, quella di ridurre la famiglia
del piccolo Danny, che è stata al centro delle attenzioni mediatiche per due
stagioni, a personaggi minori, è un modo per dirci che i giornalisti ci saranno
per un po’ il dramma familiare, invece è qui per restare, ma ho comunque trovato
pessimo il fatto che la sotto trama dell’assassino di Danny, si risolva (ma si
risolve davvero?) in un dialogo piazzato a tradimento a metà di un episodio a
caso.

Ma un po’ tutta
la questione sottotrame mi ha convinto ben poco: il figlio della Miller, in
preda agli ormoni e all’abuso di materiale pornografico, ma anche la figlia di
Hardy, vessata dai bulli per qualche sua foto osè finita in rete, rappresentano
il tema caldo del bullismo e dei rischi dell’Era di Internet, tutta roba
grossa che si risolve come? In maniera ben più che frettolosa, tanto che viene
da chiedersi: perché inserire tutta questa roba nella trama per poi farla fuori
con un colpo di spugna dato in fretta e furia? No, sul serio, a me va sempre
bene vedere David “Più grande attore del mondo” Tennant che con il suo
pesantissimo accentone Scozzese fa un culo così a tre ragazzini, sparandosi un
monologo da paparino incazzato che levati, ma levati proprio, ma davvero non
capisco cosa serva risolvere una sottotrama con una scappatoia del genere.



David “Più grande sistema anti bullismo del mondo” Tennant.

Il messaggio
della terza stagione di Broadchurch è chiarissimo e condivisibile, è totalmente
e assolutamente anti-violenza sessuale, il che è molto nobile, ma resta il
fatto che a livello di trama e svolte è davvero gestita male. Alla fine basta
Hardy che con una sola frase riassume tutto il senso della stagione e anche
di cosa si prova guardandola da spettatore dotato di cromosoma Y: “Sai cosa non
sopporto di questo caso? Mi fa vergognare di essere un uomo”.

La sensazione che
mi ha lasciato è quella di una stagione ben poco utile, forse anche di troppo,
che risulta troppo diversa, anche a livello di qualità rispetto alle prime
due, capisco che forse Chris Chibnall ci abbia pure provato a lanciare i dadi e
vedere come andava a finire per la sua serie, oppure più semplicemente, con
scatole e scatoloni stava già pensando al suo trasloco sul TARDIS del Doctor Who, comunque avrei preferito un finale migliore per questa bella serie.



Non perdetevi il pezzo del Cumbrugliume su questa terza stagione, anzi vado a leggerlo pure io che lo avevo lasciato in sospeso!
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