Abbiamo promesso un sacco di mummie, quindi oggi insieme gli altri “Bubba” il Zinefilo e il Cumbrugliume, rispettiamo la parola data, con una delle mummie più folli mai viste al cinema!
discendente dalle diciassettesima dinastia egiziana, 3100-1550 a. C.
famigliare di un faraone (Re) egiziano”
degli Stati Uniti.
povero, redneck, abitante di un campo di roulotte.
Ci pensano le definizioni da dizionario a spiegarci l’anomalo titolo, una deriva texana del celeberrimo Imhotep, se vi sembra che il titolo sia strambo, aspettate di conoscere la trama! Avete presente quelli che dicono di aver visto Elvis Presley vivo e vegeto da qualche parte nel mondo? Hanno ragione, o almeno in parte, il Re è vivo (infatti lo interpreta un Bruce “The King” Campbell da applausi spella mani per quanto è bravo!), anche se non se la passa poi tanto bene, all’apice della sua fama, per sfuggire alla gabbia dorata della celebrità, fatta di droga ed eccessi, Elvis si è fatto sostituire dal suo più credibile imitatore, Sebastian Haff che proprio per effetto della vita “Sesso, Droga e Rock n Roll” è morto lasciando il vero Re intrappolato all’interno di una storia a cui nessuno crederà mai davvero, sembra la storiella di Elvis, che arriva secondo ad una gara di imitatori di Elvis.
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Il Re ci saluta con il secondo saluto ufficiale della Bara Volante. |
Per il mondo il Re del Rock è morto, in realtà è solo invecchiato malamente e con il nome di Sebastian Haff vive nel tedio di una casa di riposo nel Texas meridionale, il suo massimo impegno è sopravvivere al vuoto delle giornate, contemplando un’enorme pustola purulenta, ironicamente battezzata Priscilla, sulla punta del suo… Vabbè, diciamo scettro del Re che, però, da un paio di elezioni a questa parte ha perso il suo vigore. Può esserci qualcosa di peggio? Forse solo i ricordi e i rimpianti per gli errori di una vita in cui ha avuto e perso tutto quanto.
Un vuoto così assoluto che a confronto le visite notturne di un’antica mummia egizia, sembrano quasi una benedizione, qualcosa che rompe la monotonia, difficile, però, che qualcuno ti creda se dici in giro che una mummia, per di più vestita come John Wayne (un vero e proprio Bubba), va in giro per l’ospizio a risucchiare le anime degli anziani direttamente dal loro buc… Beh, voi ci credereste? Oppure, pensereste che si tratta solo di un’altra delirio di un vecchio rincoglionito che crede di essere Elvis Presley?
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Mummie, presidenti e Re, ben affollata questa casa di riposo. |
Per fortuna qualcuno crede alla storia del vecchio Elvis, questo qualcuno è John Fitzgerald Kennedy (Ossie Davis), che non è affatto morto! Vive anche lui nell’ospizio Texano, la CIA gli ha sostituito il cervello con un sacchetto pieno di sabbia (ecco la risposta alla vecchia domanda di un pezzo dei Pearl Jam) e per essere sicuri che nessuno gli creda, gli hanno anche cambiato il colore della pelle, insomma: nessuno crede che tu sia Elvis, né tantomeno che tu abbia visto una mummia succhia anime, l’unico che ti crede è un nero le cui uniche rotelle che funzionano sono quelle della sua sedia. Tra disgusto, umorismo da barzelletta e un’amarezza di fondo che sgomita sotto la superficie, secondo voi chi può essere il genio che ha saputo azzeccare questa brillante e malinconica metafora sulla vecchiaia? Solo lui, quel fenomeno di Joe R. Lansdale!
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Adesso voi lo vedete così, ma questo si spupazzava la Monroe un tempo. |
Mi sono sempre lanciato in odi sperticate per il talento di Champion Joe, “Bubba Ho-Tep” è stato il primo e almeno fino a Freddo a Luglio e la serie tv su Hap e Leonard, l’unico adattamento cinematografico di una delle sue (tante) storie, per riuscire ad adattare l’irripetibile prova e le scoppiettanti idee dello scrittore Texano, ci vogliono artisti capaci di entrare in connessione con quel gusto per cultura alta (letteratura della tradizione americana) fatta sfruttando le caratteristiche della cultura bassa (film horror, B-Movie, storie Pulp ed ogni genere di fumetti e fumettacci), Don Coscarelli il papà della mitica saga di Phantasm ci è sicuramente riuscito!
Con un budget ridicolo, mezzo milione di ex presidenti defunti (nessuno di questo Kennedy) stampati su carta verde, ha davvero saputo cogliere in pieno l’atmosfera della novella originale di Big Joe, uno schiaffo in faccia a tutti quelli che pensano che la povertà di mezzi sia un limite, se hai un’idea, il talento, gli attori giusti e sai il fatto tuo, può essere uno stimolo e il risultato molto migliore di cento film costato dieci volte tanto, un esempio? La colonna sonora, senza nemmeno un pezzo di Elvis (i diritti di sfruttamento sarebbero costati più del film, storia vera), ma perfetta, quasi epica come un western a tratti e malinconica, ma a testa alta, come questa storia richiede.
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Tipo Hap & Leonard ma molto in là con gli anni. |
Il grande Don Coscarelli abbandona presto l’idea di una seconda voce narrante, presente nella prima bozza del film, potete sentirla in alcune scene tagliate, tra i contenuti extra del DVD uscito qui da noi in colpevole ritardo, forse per compensare il fatto che questo gran film non sia MAI uscito nelle sale di uno strambo Paese a forma di scarpa. Si è concentrato soltanto sul flusso di pensieri del vecchio Elvis e per risparmiare elimina anche qualche personaggio colorito presente nel libro, tipo la vecchia signora che crede di essere un John Dillinger che ha cambiato sesso per non farsi beccare da Melvin Purvis.
Gli effetti speciali sono davvero poca roba, lo scarafaggio gigante (anzi scarabeo) che fa da araldo alla mummia è un tripudio di zampette meccaniche che Bruce Campbell rende credibile come vera minaccia, solo perché è lo stesso che una volta combatteva con la sua stessa mano, persino la mummia non è tutta questa gran roba, ma criticare gli effetti speciali di questo film, vuol dire non averlo capito, perché anche grazie a questi, l’atmosfera grottesca della storia originale di Lansdale, viene riprodotta alla perfezione.
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Ecco giusto per stare in tema di mani e grottesco. |
Don Coscarelli fa un lavoro magnifico perché ha un grande occhio, è bravissimo a distillare il fulmine nella bottiglia, trovando il perfetto equilibrio, di sceneggiatura e di regia, tra momenti da barzelletta sconcia, situazioni disgustose che non possono non far ridere e quella malinconia di fondo che ti avvolge lasciandoti leggermente commosso, non tanto, ma è una presenza concreta almeno quanto la mummia che si aggira per l’ospizio.
Il cast è davvero impeccabile, Ossie Davis è bravissimo nei panni di JFK, attraverso la sua prova da spettatori è impossibile non provare tenerezza per lui e per questa amicizia virile nata molto, ma molto in là lungo il viale del tramonto. Bravissima anche nei tempi comici Ella Joyce nei panni dell’infermiera, mentre la bionda Heidi Marnhout ha il compito di introdurre l’argomento sessualità nella terza età, che insieme alle padelle usate per catturare gli scarafaggioni e le anime risucchiate dal buco del culo, è uno di quegli argomenti sporchi e zozzi, tabù sì, ma che fanno ridere con un pelo di disgusto.
Ma staremmo qui a parlare della fuffa se non fosse per la prova di Bruce Campbell, ogni settimana mi lancio in lodi sperticate per il suo carisma e il suo umorismo in Ash vs Evil Dead, ma proprio in “Bubba Ho-Tep” il re dei B-Movies ha dimostrato di essere qualcosa di più di un mento vistoso e un talento per la comicità splastick che sembra arrivare da un’altra era, qui Campbell è Elvis Presley, in tanti al cinema hanno impersonato il Re del Rock nelle varie fasi della sua vita, Kurt Russell, ad esempio, è stato un efficacissimo giovane Elvis Aaron Presley nel film di John Carpenter, mentre Michael Shannon ha fatto scintille nell’impersonare la fase più eccentrica (per non dire maniacale) del Re, ma Bruce Campbell per quanto mi riguarda ha fatto qualcosa di più.
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La dinamica coppia che ha riportato in vita il Re. |
Campbell qui ha la responsabilità di interpretare Elvis al massimo della sua fama, di inventarsi un perfetto e adorante sosia, a livello di linguaggio del corpo, Sebastian Haff è simile ad Elvis, ma diverso, proprio come un imitatore dovrebbe essere. Pensare che il grande Bruce ha rischiato di non interpretare mai il personaggio, dopo aver letto la sceneggiatura aveva una sola preoccupazione, che fu anche la prima domanda che fece a Don Coscarelli: “Hai intenzione di mostrarlo il pene?”
Confortato sul fatto che “Priscilla” non si sarebbe mai vista, Campbell ha davvero messo tutto se stesso nella parte, mi potrei lanciare in analisi sull’andamento della carriera del mitico Bruce, ma sarebbe gossip, lo lascio ad altri, io preferisco far notare che Bruce è stato un grande Elvis, perché ha saputo inventarsi un personaggio che non è mai esistito, l’anziano Elvis Presley.
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When you don’t believe a word I say? We can’t go on together, with suspicious minds (Cit.). |
Il suo Elvis è un cortocircuito di emozioni, un’operazione di mimetismo, in cui l’uomo con la faccia di gomma (e il vistoso mento) scompare nei panni del Re che le donne desideravano e che gli uomini sognavano di essere, ma anche un personaggio che si vergogna dei musicarelli che ha interpretato per soldi e fiducia mal risposta, un uomo che aveva tutto e che ora nel pieno declino fisico, artistico e umano, non rimpiange la fama, ma la vita semplice, magari proprio come quella di Sebastian Haff, un uomo che scambierebbe volentieri ogni minuto passato a farsi idolatrare sul palco, in cambio di tempo da passare con la moglie e con la figlia.
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Giù alla fine della via della solitudine, nell’Hotel dei cuori infranti. |
Un Re decaduto, lontano dai lustrini, l’inutile sottotitolo italiano aggiunto all’uscita in DVD strilla “Il re è qui”, no, il Re non è qui manco per il cazzo, “Elvis has left the building” come nella frase finale di tutti i suoi concerti, resta un uomo alla ricerca di un altro tipo di regalità, quella umana, perché una mummia con un cappello da Cowboy in un ospizio texano in mani meno capaci, si sarebbe trasformato in un unico lungo spiegone in grado di ammazzare il film, mentre grazie a Don Coscarelli è solamente la morte, vestita in modo eccentrico ok, ma che arriva a raccogliere anziani arrivati alla fine della corsa.
Perché possiamo emozionarci se King ci fa affezionare ad un gruppo di bambini che affrontano il male, con le sembianze di un clown, allora perché non possiamo rialzare la testa e anche un po’ commuoverci quando Lansdale ci parla di anziani che affrontano la morte, anche aggrappandosi a oggetti che diventano simboli importanti, il club dei perdenti aveva la fionda con gli orecchini, il vecchio e rincoglionito Kemosabe, convinto di essere Lone Ranger, invece di morire in un letto se ne fa con i suoi revolver che fanno fuoco, o almeno provandoci.
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Hi yo silver! Beh una cosa del genere almeno. |
Per assurdo, Sebastian Haff potrebbe non essere il vero Elvis, in fondo la storia ci viene raccontata tutta dal suo punto di vista, che potrebbe comunque essere quello di un vecchio rincoglionito convinto di essere il Re del Rock, da spettatori possiamo affezionarci ad un vecchio nero che dice di essere JFK, ma di fatto non gli crediamo mai davvero, per quanto riguarda il protagonista non abbiamo mai un dubbio, quello è Elvis e se non lo è poco importa, perché deambulatore alla mano quell’uomo è un Re che affronta un Faraone, uno scontro tra teste coronate non per la gloria, ma per un ospizio decadente che è comunque la tua casa, per il diritto di morire con dignità, quella che vecchiaia e malattia spesso cercano di negarci, con la schiena dritta e spalla a spalla con un amico, potremmo aver sbagliato tutto in vita, ma si è sempre in tempo per fare la cosa giusta.
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Se questo finale non vi emoziona, forse dormite in un sarcofago. |
La mummia, le battute che fanno ridere anche nel disgusto, sono solo l’elemento della cultura bassa, quella di genere più “de panza”, la verità è che “Bubba Ho Tep” è una riflessione dolce amara sul declino, sull’ultimo bis suonato prima di scendere dal palco e su un uomo che è stato Re, o forse non lo è stato mai, uno che avrebbe solo voluto essere un uomo, ma che sicuramente se ne va concludendo il suo spettacolo come un Re, il Re del Rock, in fondo, lo abbiamo sempre saputo a suo modo lui è sempre stato un Re, all hail to the King!
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Il Re è morto, lunga vita al Re! |
Vi concedo l’ultimo Bis anche io prima di andare: la frase finale che conclude il film, in pieno clima di exploitation promette dal 2002 un nuovo capitolo “Bubba Nosferatu: Curse of the She-Vampires”. Don Coscarelli sta ancora cercando di realizzarlo, Bruce Campbell si è già tirato indietro, ogni tanto si parla di Paul Giamatti o di Ron Perlman come sostituti, ma con tutta la stima che ho per tutti, sto ancora una volta con King Campbell, questo è un film grandioso, non serve davvero aggiungere altro. The Mummy has left the building!