Home » Recensioni » CAM (2018): quando anche spegnere e riaccendere non servirà

CAM (2018): quando anche spegnere e riaccendere non servirà

Qui devo soppesare bene le parole, altrimenti in tempo due minuti mi ritroverà qui sopra a scrivere per me stesso. Prendiamola alla larga, la nonna è salita sul tetto, è scivolata, ha registrato un account Netflix e proprio qui sopra ha trovato un film di 94 minuti che parla di una Cam Girl… Ecco, lo dicevo io, ho già perso tutti i lettori!

“Cam” diretto dall’esordiente Daniel Goldhaber e scritto da Isa Mazzei, ispirandosi in parte alla sua esperienza come Cam Girl, è un filmetto niente male che potrebbe piacere ad un pubblico più vasto di quello che il suo soggetto – all’apparenza pruriginoso – potrebbe far pensare.

Per prima cosa, è una produzione Blumhouse ma distribuito da Netflix, il che lo rende un film dal budget bassissimo, con una manciata di attori (anche se il grosso del lavoro lo fa tutto la protagonista) ed è anche un punto della situazione sul cinema attuale.

Si perché il cinema si sta impadronendo di un linguaggio informatico che non solo aiuta ad avvicinare il pubblico (specialmente quello giovane, l’unico che poi al cinema ci va davvero) ma anche a mantenere bassi i costi per la produzione, sto pensando a titoli come Unfriended, tutto girato tra schermate di Skype, e con la colonna sonora fornita da Spotify. Qualcuno sta tentando anche la via del thriller con “Searching”, mentre nel 2014 Nacho Vigalondo aveva capito che per la maggioranza del pubblico Internet è sinonimo di porno, e ha fatto recitare Sasha Grey nel suo “Open Windows” con tutti i vestiti addosso però.

Il set principale del film e il 99% del cast in una sola immagine.

Quindi che la minaccia utilizzi le tecnologia a disposizione, oppure le infesti come un tempo facevano i fantasmi nei vecchi manieri dei film Gotici poco importa, oggi come oggi tutti utilizzano Internet, computer e Smartphone quindi il cinema è alla ricerca di trame a tema, era solo questione di tempo prima che qualcuno scegliesse una Cam Girl come protagonista, perché ammettiamolo, il sesso vende da ben prima dell’esistenza di Internet e se puoi risparmiare anche sui costumi di scena della tua protagonista, è tutto grasso che cola.

“CAM” è la storia di Alice Ackerman, Cam Girl con una serie di regole etiche che le permettono di tenere separata vita privata e lavoro, perché una cosa è spogliarsi su Internet per un pubblico pagante, ma l’etica ha il suo valore no? Rispettando rigorosamente queste poche e semplici regole, Alice si perde sempre più nella tana del Bianconiglio del sito web per cui lavora, con il Nickname di Lola, si sta facendo una certa reputazione e il suo obbiettivo è quello di entrare a far parte delle prima cinquanta ragazze più cliccate scalando la classifica.

Ora, prima che mi accusiate di essere un vecchio maniaco sessuale (avreste ragione) vi dico subito che “CAM” ha un contenuto erotico abbastanza limitato, mi rendo conto che il film abbia dovuto accettare dei compromessi per passare i vari visti della censura, ma bisogna dire che mi sembra abbastanza improbabile che Lola porti a casa tutti quei soldi, pagati in moneta virtuale soltanto per saltellare mezza nuda, cioè immagino che in giro per il web ci siano maniaci ben peggiori del sottoscritto, o per lo meno, secondo la mia esperienza informatica, non vorrete sapere cosa si trova nei computer e nella cronologia delle persone, credetemi non volete saperlo!

Tzè, non è la cosa più strana che ho visto, ci vuole di più per impressionarmi.

Ma sul contenuto erotico di “CAM” lasciatemi l’icona aperta, più avanti ci torniamo, perché tutta la prima parte del film è piuttosto accurata nel portare anche noi nella tana del Bianconiglio delle Web Girl, un mondo fatto di Nickname di battaglia, frizioni, odio mal celato tra colleghe pronte a farsi lo sgambetto una con l’altra, insomma è uguale a qualunque altro posto di lavoro, ma con molte più donne nude.

In questo inizio non possiamo che non affezionarci alla vita di Alice, qui interpretata da una Madeline Brewer molto brava, che fa reparto da sola visto che non solo occupa lo schermo per il 95% del tempo, ma ha tutti i ruoli principali. Per riconoscerla lo ammetto, ho fatto fatica, e non perché ero distratto a guardare altro ah-ah simpatici! No perché Madeline Brewer di solito è una maestra del mimetismo, letteralmente irriconoscibile nei panni di Tricia Miller in Orange is the new black, magari la ricorderete per la parte di Janine The Handmaid’s Tale.

L’avete vista ovunque, ora avete un film per ricordarla.

Vorrei avervi già convinto a vedere il film così, magari ci sono già riuscito parlandovi della Cam Girl protagonista, ma mi rendo conto che qualcosa sulla trama devo aggiungere: Un brutto giorno Alice scopre che qualcuno ha preso possesso del suo account, e sta trasmettendo spettacoli online al posto suo, da qui in poi “CAM” mimetizza l’elemento soprannaturale della storia, con problemi molto reali, vi siete mai trovati a scontarvi con il poveretto dall’altra parte del call center dell’assistenza informatica, che dopo avervi chiesto di riavviare (tecnica che ha salvato anche il Jurassic Park) si trova costretto a chiedere a sua volta supporto ai colleghi del secondo livello, lasciandomi amabilmente nella cacca?

La burocrazia 2.0 è identica a quella vecchia maniera, sarà anche informatica ma può trascinarti a fondo allo stesso modo, prova a spiegarlo che quella che si esibisce in diretta con il tuo account e le tue sembianze non sei tu. Ma l’esperienza diventa Kafkiana quando Alice, nel tentativo disperato di riprendersi la sua identità, crea l’account di Mr. Teapot e inizia a chattare con sé stessa.

«Certo che è pieno di roba strana su Internet, guarda qui, la bara volante che nome scemo»

Per tutto il secondo atto, “CAM” diventa un film capace di crearti una sanissima angoscia, mentre guardi le vicende di Alice e di Lola, è impossibile non riflettete sul furto d’identità dell’era dei Social-Così, l’atmosfera generale è quella di un episodio di Black Mirror, anche perché a ben guardare Madeline Brewer ci ha anche recitato in quella serie (nella terza stagione, nella puntata intitolata “Men Against Fire” era la soldatessa Raiman).

Il fatto che il film sia cliccabile dal tabellone di Netflix poi, è un valore aggiunto, perché “CAM” riesce a ridurre la distanza tra pubblico e personaggi all’interno della storia piuttosto bene, più Lola fa la zozza in diretta, più la vita di Alice va giù per lo scarico, da spettatore cinematografico, ti ritrovi a friggere sulla poltrona comportandoti esattamente al contrario dei clienti paganti di Lola, che vorrebbe vederla esagerare sempre di più, mentre tu, che a quel punto del film ti sei affezionato ad Alice, inizi improvvisamente a sperare che Lola invece faccia di meno. Quando un film ti fa sperare che una bella ragazza si rivesta invece che spogliarsi, beh direi che qualche numero lo ha no?

Forse il difetto vero di questo film è davvero solo quello di non aver potuto osare di più, a guardare Alice e Lola viene da pensare ad un “Il cigno nero” (2010) in misura molto, ma molto minore, e in parte viene anche da mordersi un po’ le nocche, perché in questa generazione di registi, manca uno con il talento di Cronenberg, che con un soggetto così, poteva tirare fuori, non dico proprio un Videodrome 2.0 ma almeno avrebbe messo più carne e sangue alla storia, con tutto il rispetto per il buon lavoro fatto da Daniel Goldhaber, malgrado un po’ di sangue giustificato dalla trama, non riesce ad andare oltre al livello di un buon episodio di “Black Mirror”.

Il soggetto che Black Mirror si è fatto scippare.

Il finale che non vi rivelerò nemmeno sotto tortura, per lo meno è valida, senza rifugiarsi in facili moralismi (bravo Goldhaber) il film riesce a far riflettere su quanto la tecnologia sia parte della nostra vita, ID e Password sono i nuovi documenti che determinano l’identità di una persona, con un po’ di limiti della censura in più, “CAM” sarebbe potuto essere quasi un riuscitissimo spaccato nella vita al tempo della rete, si ferma un passo prima, ed è solo un film davvero molto buono, un’altra tacca alla cintura della Blumhouse.

Posso fare delle proposte per i prossimi soggetti? Il tecnico informatico al call center che deve gestire un rapimento. Volete qualcosa di più azzardato? La web croupier che gioca a carte online per aver salva la vita? Sul serio Internet è una miniera d’oro di idee!

0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Small Soldiers (1998): sarà battaglia senza pietà (war, what is it good for?)

Da qualche tempo ho rimesso mano alla vecchia collezione di giocattoli, che per me principalmente vuol dire mostriciattoli di vario tipo e un fottio di G.I.Joe, se poi ci aggiungiamo [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing