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Campioni (2023): chi non salta allena te

Cosa vi dicevo qualche giorno fa sull’importanza del tempismo nella pallacanestro? Bene, mi sa che tocca prendermi di nuovo le mie colpe. Caldo dal post su Chi non salta bianco è, ho pensato bene di replicare, perché a portare il mascellone di Woody Harrelson su questa Bara, non dico mai di no, quindi mentre ero alle prese con il post su “Kingpin”, il film con il texano diretto dai fratelli Farrelly, cosa scopro? Che Harrelson aveva un altro film sul basket in uscita, diretto da uno dei due fratelli Farrelly, Bobby. Questo è chiaramente un caso di quello che Lucius chiama MACC, il Motore ad Alta Coincidenza Cinematografica.

Foto dell’anno? Foto dell’anno!

“Campioni” è una scelta automatica per la carriera di Bobby Farrelly e allo stesso tempo la più distante possibile dalla sua idea di cinema, ultimamente in crisi e alla ricerca di un senso, ma un tempo insieme al fratello Peter, la quintessenza della scorrettezza, la negazione del politicamente corretto (alla grappa), che oggi come oggi, ad uno come il vecchio Bobby obbliga il dover fare delle scelte.

Lati estremamente Farrelly di questo film? Il protagonista, uno stronzo, un rottame d’uomo per altro interpretato dalla vecchia conoscenza Woody Harrelson, che da solo con i suoi trascorsi, riesce a sfornare un personaggio a metà tra il Billy di Chi non salta bianco è ma con qualcosa del campione di Bowling di “Kingpin”. 

«Mi stai dicendo che dovremmo palleggiare e tirare con le palle da bowling a canestro?»

Marcus Marakov è il talentuoso vice allenatore degli Iowa Stallions, quando Coach Phill Petrelli (Ernie Hudson) chiama una giocata ridicola sull’azione chiave, quella per vincere, il nostro Marcus lo consiglia bene ma poi reagisce male, mettendo le mani addosso all’Head Coach si fa cacciare, ma non pago la stessa sera, dopo una sbronza sostanziosa cilindra in pieno con la sua automobile la macchina della polizia (parcheggiata). Schifo d’uomo è già stato detto? Andiamo avanti. 

Vista la sua esperienza con il basket, la giudice gli offre due opzioni: 18 mesi al gabbio oppure 90 giorni di lavori socialmente utili. Marcus ci pensa un po’, perché è uno scemo, poi accetta di allenare una squadra di ragazzi con disabilità intellettiva, anzi, Marcus non è scemo, di fatto è proprio il Billy di Chi non salta bianco è invecchiato, che ha smesso con la pallacanestro giocata e come molti ex giocatori, ora allena, perché comunque nella sua testa, questi 90 giorni sono una multa per eccesso di velocità nel suo piano di arrivare ad allenare in NBA. 

«Non potevi svegliarti un po’ prima? Con te nel cast non avremmo dovuto girare quella cagata di Ghostbuster Legacy

Ora, digeriamo tutti il fatto che Harrelson, diretto dai Farrelly, ha lavorato spalla a spalla con due dei Ghostbusters originali, a questo punto pretendo la fine della trilogia, con un ultimo film sportivo con Dan Aykroyd nel cast, magari sull’hockey, in onore alle origini canadesi del vecchio Dan. 

Detto questo, come da tradizione dei Farrelly, ci vuole una bionda ragguardevole, una che abbia con Marcus una storiella e sia sorella di uno dei ragazzi da allenare, nello specifico qui abbiamo Alex, fatta a forma di Kaitlin Olson.

Ruolo messo in cassaforte!

I ragazzi? Per ora si prende cura di loro Julio (il mitico Cheech Marin, in questo revival anni ’90 poteva mancare?), ma sono oggettivamente uno meglio dell’altro, la maggior parte hanno la sindrome di Down, nemmeno uno di loro non risulta essere più che super colorito. 

Abbiamo quello che parla sempre della sua fidanzata (che nessuno ha mai visto), quello che ama tutti gli animali ma odia fare la doccia, per altro il fratello minore di Alex e poi ci sarebbe la superstar, soprannominato Showtime, perché tira solo da distanza siderale. Di spalle. Senza guardare il canestro. Gli americani in questi casi dicono “Don’t try this at home”. Per la nuda cronaca: percentuale dal campo uno zero spaccato, ma il balletto dopo il tiro? Quello spacca! 

Non fidatevi delle apparenze, Billy Hoyle insegna (letteralmente!)

Da qui in poi la trama di “Campioni” la scrivete voi, perché anche senza averlo visto, l’avete già visto. Anzi, se avete visto l’originale “Campeones” (2018, da noi uscito con il dubbio titolo “Non ci resta che vincere”), voi questo film lo avete effettivamente già visto, perché “Campioni” altro non è che il rifacimento americano del film, visto che gli Yankee proprio non potevano accettare che gli Spagnoli – gran scuola di pallacanestro – li battessero sul campo del cinema. 

Affidarlo a Bobby Farrelly è la scelta ovvia-non-ovvia, perché “Campioni” finisce come “Kingpin”, ma senza spingersi fino agli estremi (anche di goliardica volgarità) di quel film. I ragazzi della squadra avranno anche la sindrome di down ma Marcus per primo, imparerà da loro ad essere un allenatore – e quindi un essere umano – migliore, insomma cinema di buoni sentimenti, che stona diretto da uno che di cognome fa Farrelly, ma che oggi come oggi, può essere anche l’unico soggetto possibile per lui, visto che le “scorrettezze” del film, sono affilate come i rebbi di una forchetta di plastica, ma doppiamente accettabili per il grande pubblico, se firmate proprio da uno specialista addomesticato come lui. 

Non si può tenere Woody lontano dal campetto.

Superato questo doveroso scoglio da affrontare, per chi come me ha voluto bene al pazzo pazzo pazzo cinema dei fratelli Farrelly, “Campioni” ha tutto per piacere a tutti anche se non amate particolarmente la pallacanestro, certo aiuta, ma questo film di buoni sentimenti, pur senza cambiarvi la vita, vi farà passare un paio d’ore come si deve. Quindi un film che sembra uno scherzo, nato per essere una sorta di “Chi non salta down è” (concedetemi una battutaccia in onore ai vecchi Farrelly), alla fine grazie al ritmo, alle dinamiche, già viste quindi consolidate, e ai personaggi riusciti, sembra dire: down ci sarai te, qui siamo campioni e i campioni non mollano, quindi promosso! 

Anche perché come Marcus, si finisce a voler bene a questa banda di campioni, la migliore? Senza ombra di dubbi Cosentino (Madison Tevlin), entra in scena come una tosta e si conferma il personaggio più cazzuto che vedrete nel 2023, con una faccia talmente tosta che quando Marcus si stima, dicendo che esteticamente alla sua età, non è poi tanto male, lei lo smonta, con gran trovata meta-narrativa: “Non sei McConaughey.”

La migliore, non può che usare il saluto ufficiale della Bara Volante.

A proposito dell’amico fraterno, forse davvero fratello (storia lunga, la teniamo per un’altra volta, in attesa dell’esito del test del DNA tra quei due) di McCoso, ovvero Woody Harrelson, come al solito impeccabile. Ha tutti i trascorsi e i personaggi giusti nella sua filmografia per essere la scelta perfetta per il ruolo, l’errore sarebbe stato basarsi solo sul suo passato per questa prova, ma Harrelson pare il primo ad essersi divertito con questo ruolo e con questi ragazzi, quindi come ritorno su un campo da basket per lui risulta davvero ottimo, certo non passerà alla storia come quando spillava “banane verdi” a Sidney, ma va bene lo stesso, anche il cinema di buoni sentimenti è spesso complicato da realizzare, basta poco perché finisca per cariare i denti per eccesso di caramello al pubblico, ma non è questo il caso. 

“Campioni”, nel suo essere un ritrovo di nomi e situazioni anni ’90 (decennio in cui la passione per la pallacanestro è esplosa), fa talmente tutto giusto da potersi permettere anche dei titoli di coda con il cast in modalità festaiola, tutti sulle note del pezzo da sbronzi ufficiale degli anni ’90, quello dei Chumbawamba, non serve nemmeno citare il titolo, tanto di famoso hanno sfornato davvero solo quello. Anche questa a ben pensarci una scelta banalissima, che si rivela la più azzeccata e vincente possibile, questo film è tutto così, visto che si tratta di basket, sembra uno di quei classici tiri pazzi che fanno dire agli allenatori in panchina: «No, no, no, no, no… YES!»

«Bella metafora Cassidy, ora vai a sederti in panchina e non lo fare mai più»

Al cinema starà poco, ma vi farà passare bene due ore, noi invece, con la palla a spicchi su questa Bara non abbiamo ancora finito, fatevi trovare pronti sugli scarichi.

We’ll be singing
When we’re winning
I get knocked down, but I get up again
You are never gonna keep me down
I get knocked down, but I get up again
You are never gonna keep me down

Sepolto in precedenza domenica 4 giugno 2023

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