Chiariamoci subito: guardate su per favore, fatto? Bene, per
dovere di cronaca o per il semplice fatto che è il titolo del film, quella
lassù sarà la prima ed unica volta in cui mi vedrete scrivere quella roba. Leggo
fumetti Marvel da quando sono nato e per me il personaggio si chiama CAPITAN
Marvel, finita la prima doverosa precisazione, passiamo alla seconda.
Magari ne avete sentito parlare di sfuggita, no, perché è una
notizia che ha inciso sulla vita sulla Terra con un’importanza CAPITALE (si
nota il tono satirico? No, perché posso fare anche di meglio se serve), per il
fatto di avere un’eroina donna questo film è stato preso di mira da una serie
di Troll in rete e non solo, molti dei quali caduti con tutte le scarpe nella
notizia – falsa o vera che fosse, poco importa – per cui Brie Larson avrebbe
voluto più giornaliste, possibilmente anche di colore, alla conferenza stampa
del film. Una cosetta che ha agitato l’Internet come solo queste cose possono
fare, ci sta che la questione abbia toccato nervi scoperti, ma tra quelli che sono
arrivati a ritenere il film un attacco alla “supremazia del maschio bianco” (mi
viene da ridere mentre lo digito, giuro) e quelli che hanno avuto modo di lanciarsi
in un’altra crociata da tastiera, mi sembra davvero tutto molto esagerato.
film, per via della solita campagna d’odio mediatica, se le persone
impegnassero la metà delle energie che impegnano per sollevare questi inutili
polveroni attorno a film dedicati a personaggi immaginari (ogni riferimento a
fatti, cose, persone o film mosci e già dimenticati è puramente voluto), per dedicarsi a cose più interessanti non
sarebbe un mondo più divertente? Voglio dire, ci sono tante cose che si possono
fare impiegando bene il tempo libero, tipo insegnare ai cani a giocare a
basket! Non sarebbe fighissimo? Già la vedo DBA, “Dog Basketball Association”,
con campioni del calibro di LaBrador James oppure Kevin Dudalmata, dai che
figo, facciamolo!
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Ma si può fare anche con i gatti come Goose se volete: Stephen Catty e Cat Thompson i “Siamese Brothers”. |
No, perché se c’è un personaggio che meno si presta alle
accuse di “femminismo tossico” e altre amenità del genere è proprio Capitan
Marvel, sì, perché il capitano della milizia Kree Mar-Vell è stato il primo supereroe a morire di una malattia del tutto umana come il cancro, in una toccante
storia del 1967. Prima di essere sostituito da una valanga di personaggi tra i
più disparati, qualche esempio? Una donna terreste di colore (Monica Rambeau che,
per altro, è presente anche nel film), un capitano maschio generato in provetta,
attorno ai primi anni ’90 (Genis-Vell, uno dei miei preferiti), per arrivare a Phyla-Vell, anche lei nata in vitro, donna e
per di più bisessuale, ma per tutti i dettagli sul personaggio, consultate pure
Omniverso che ha fatto un lavorone nel
riassumere tutte le sue incarnazioni. Ma secondo voi i troll in rete che vivono
e muoiono su queste polemiche lo sapevano? No, hanno pensato di prendersela
direttamente con l’ultima incarnazione – anche cinematografica – del
personaggio, Carol Danvers, la cui colpa è stata quella di essere una donna
forte in un film, qualcosa che non è certo una novità assoluta, perché mi pare che
le femmine toste nei film esistano da sempre, se poi da maschietti vi sentite
minacciati da Ellen Ripley, Sarah Connor, Laurie Strode, l’Imperatrice Furiosa e tutti i personaggi femminili di tutta la filmografia di Hayao
Miyazaki, beh, questo è un problema vostro, forse dovreste preoccuparvi di
quanto siete tosti voi, oppure più semplicemente evitare di precludersi la possibilità
di fare la conoscenza di un personaggio dell’immaginario che potrebbe anche
piacervi. Se tutti i personaggi con cui siamo cresciuti fossero stati giudicati
sulla base di questa filosofia di pensiero targata 2019, avremmo dovuto
considerare Rocky e Daniel LaRusso
stereotipi di immigrati italoamericani, Rambo un elogio all’interventismo e Robocop accanimento terapeutico che cammina (e spara) e dai su, facciamo i bravi!
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La mia unica invidia? A me a carnevale toccava il costume da Cosacco (storia vera) mentre bambine e bambini di oggi hanno tutti i super eroi del mondo, beati loro. |
La colpa della Marvel quale sarebbe? Aver fatto uscire il
film l’8 marzo? Perché se fosse uscito il 29 febbraio non avrebbe spaccato i
botteghini come ha fatto, aspettate che verifico… Sì, lo ha fatto. Forse più della Distinta Concorrenza la Marvel
Comics ha sempre saputo guardarsi intorno per capire che facce avessero i loro
lettori, per quale tipo di eroi avrebbero potuto fare il tifo. Se negli anni
’70, nel pieno della febbre per i film di arti marziali del maestro Bruce Lee,
lanciava personaggi come Shang-Chi e Iron Fist, oggi fa lo stesso al cinema con Black Panther che a me non è piaciuto, ma è un personaggio che ha avuto un
impatto culturale facilmente quantificabile, basta dire che i “fratelli” dall’altra
parte della grande pozzanghera, sono usciti pazzi per tutto quel: Wakanda forever!
replicando se stessa al cinema, ha riprodotto sul grande schermo anche la
struttura seriale dei fumetti di supereroi che sono tutti interconnessi tra loro sotto l’egida della famigerata “Continuity” Marvel, quindi “
Capitan Marvel” aveva svariati compiti da svolgere, nessuno particolarmente
semplice, bisogna dirlo.
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Con una manovra degna di Maverick, Brie Larson ci spiega come si è infilata nella continuity Marvel. |
Il primo tra tutti, raccontarci le origini del personaggio
annunciato in una delle scene dopo i titoli di coda di Avengers – Infinity War, qualcuno che dev’essere abbastanza
potente da potersi opporre ad uno quasi onnipotente come Thanos, non proprio
pizza e fichi, quindi.
retro-continuity ben fatta che si pone come antefatto, non solo per
il prossimo “Avengers – Engame”, ma per tutto l’universo Marvel cinematografico.
Quindi, il suo primo compito il film lo svolge alla grande, introducendo un
personaggio nuovo, però come se fosse sempre stato parte del grande disegno
organizzato da Kevin Feige per l’MCU, il tutto anche grazie ad un’ambientazione
in pieni anni ’90 – 1995 per la precisione – che oltre a farmi sentire vecchio
come la merda, serve a spostare in avanti la decade della malinconia… Guardati
le spalle terza stagione di Strangers Things! Il revival degli anni ’90 al cinema è ufficialmente cominciato!
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Tastiera e mouse bianchi, monitor con tubo catodico, il rumore del 56k: Anni ’90 bellezza, siamo tornati! |
Il film è stato scritto e diretto dalla coppia di registi Anna
Boden e da suo marito Ryan Fleck, due che arrivano da drammi e commedie più
facili da trovare nei film festival, quindi non proprio a loro agio con il
PUNG! PAM! BANG! delle super calzamaglie al cinema, un dettaglio che, bisogna
dirlo, si nota, ma nemmeno così tanto, al netto del risultato finale, l’ultima
scena è una caciara in cui parte a caso – ma in maniera abbastanza esaltante lo
ammetto – “Just A Girl” dei No Doubt a fare da colonna sonora alle botte finali
che, forse, sono anche la parte più debole del film, ma trovo che Anna
Boden e Ryan Fleck se la siano cavata molto meglio rispetto alla povera Patty Jenkins,
in visibile difficoltà quando le è stato chiesto di dirigere come se fosse Zack Snyder.
personaggio della “Capitana”, per farlo la storia semplifica i vari passaggi arrivando
subito a
di Doctor Strange, fa cambiare sesso
ad un personaggio chiave della vicenda, mossa molto azzeccata, perché regala un
modello da seguire alla protagonista, più che altro bisognerebbe parlare di
difetti veri, tipo lo zampino del “miglior doppiaggio del mondo” che ci mette
decisamente del suo, come non adattare “Supreme Intelligence” con una traduzione
degna di Google, ovvero Suprema Intelligenza, fregandosene del fatto che nei
fumetti da trent’anni il personaggio si chiama “Intelligenza Suprema” – anche
se poi nel film veste come Fonzie, ascoltando “Come as you are” dei Nirvana
come un adolescente e con un atteggiamento che ti fa un po’ dubitare di tale
supremazia – dài, andiamo! Nessuno in italiano dice “Suprema Intelligenza”,
esattamente come nessuno direbbe mai Atomica Bionda.
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Una capitana, c’è solo una capitana! Una capitanaaaaaa! |
Ma il miglior doppiaggio del mondo non si limita a questo,
in un momento di genio pensa di tradurre la password del vecchio AOL con
“Password del wi-fi”, una scelta del tutto anacronistica per il 1995, bravi, bel
colpo, avete chiesto un consulto all’Intelligenza Suprema? Anzi, chiedo scusa,
alla Suprema Intelligenza.
Marvel” (non ve la scrivo più la questione della “i”) sacrifica parecchio il
ritmo nella parte iniziale del film, perché ha il compito di introdurre la
guerra tra gli alieni Kree e i verdastri mutaforma Skrull, un nome che a me ha
sempre fatto ridere, perché beh, sono una brutta persona.
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“TVovi Visibile il nome SkVull?” (Quasi-cit.) |
I Kree non potete mancarli, sono quelli che sul loro pianeta
natale si muovono in metropolitana (evidentemente l’impero Kree si estende fino
all’Hinterland milanese) e possono avere la pelle azzurra oppure la stempiatura
di Jude Law che qui interpreta Yon-Rogg, il mentore della protagonista. Mentre
gli Skrull sono verdi, hanno le orecchie giganti, il mento strambo e possono
prendere le sembianze di quasi chiunque, tranne che di uno schedario, dettaglio
che nel film ci tengono a precisare (storia vera).
maestro, perché un verdastro alieno mutaforma con una fama da cattivone
spaziale dev’esserlo per forza, no? Così come accade a Carol è tutta la
vita che ti ripetono che quelli sono i cattivi e il loro capo è interpretato
da Ben Mendelsohn, uno che è specializzato in ruoli da cattivo in tutti i film. Il direttore del casting dei film
Marvel si merita un aumento per trovate brillanti come questa!
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“Ma così penseranno che tu sei il cattivo”, “Proprio quello che vogliamo Mignolo”. |
“Capitan Marvel” si gioca un umorismo che in alcuni
momenti funziona («È un gatto, mica Hannibal Lecter!»), mentre in certi altri
mostra un po’ il fianco, nel senso che non tutte le battute sono proprio a
fuoco e fanno ridere per forza, qualcuna sembra messa dentro perché uno l’umorismo
in un film della Marvel se lo aspetta, eppure alcune dinamiche tra personaggi
filano alla grande, per una buona porzione di film Carol Danvers e Nick Fury
funzionano come la strana coppia di un “Buddy Movie” davvero niente male, poco
importa se riescono a trovare subito il faldone giusto in un magazzino pieno di
faldoni, perché complice il viaggio in auto e la presenza di Samuel L. Jackson,
in alcuni momenti sembrava quasi di guardare una versione supereroica di Spy che, essendo scritto da Shane Black,
non è proprio una brutto paragone per Anna Boden e Ryan Fleck dai, oppure si, dipende dai vostri gusti.
la Marvel ne approfitta per alzare ancora un po’ l’asticella e se in Ant-Man e Wasp avevano potuto
ringiovanire con la CGI Michelle Pfeiffer e Michael Douglas, qui fanno lo
stesso con Samuel L. Jackson che, non solo è uno dei volti più noti probabilmente
del pianeta Terra, ma qui è in scena per un numero considerevole di minuti e
su di lui il De-aging – il nome di questo lifting computerizzato – si nota
meno rispetto all’agente Coulson di Clark Gregg, con risultati che sono in
parti uguali strabilianti e un po’ inquietanti. Una volta si cercava un attore giovane
somigliante, ora, invece, la CGI sembra quasi pronta a mandare in pensione gli
attori in carne ed ossa, anche se prima bisognerà risolvere la questione dei
capelli, sarà per via dell’ambientazione anni ’90, ma qui Samuel L. Jackson si
ritrova con una chioma posticcia degna di Silvio Berlusconi, brr!
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“Di’ un po’, Bettino Craxi che aspetto ha?”. |
Bisogna dire, però, che questa versione di Nick Fury (capelli
a parte) a me è piaciuta molto, il Fury – mai Nicolas, mai Joseph – di questo film
è più giovane e con meno esperienza, vuoi anche per tutta l’ambientazione anni ’90,
gli alieni mimetizzati tra gli umani e un gattone rosso – Goose, già mitico
anche grazie al suo nome che strizza l’occhio a “Top Gun – in possesso di un
artefatto molto importante, il film imbrocca tutta un’atmosfera quasi alla “Men
in black” (1997) dove questo Nick Fury Junior (questa la capiranno solo i
Marvel-Zombie la fuori) non stona di certo. Anzi, ho apprezzato molto il fatto
che l’iconografia di quello che insieme a Tony Stark, è il personaggio simbolo
dell’MCU, sia stata un po’ smitizzata, anche lui proprio come Carol qui, è un
personaggio che deve ancora diventare il duro di cui il mondo avrà bisogno domani.
come me che considerano il 1995 come mercoledì scorso, ve lo dico con il cuore
in mano: amici miei siamo vintage! Siamo come il Jukebox ristrutturato che il
vostro amico ricco vuole piazzarsi in soggiorno, “Waterfall” delle TLC e “Only happy
when it rains” dei Garbage che fino alla scorsa settimana stavano nel vostro
walkman ora fanno atmosfera e se ancora avete qualche vhs da restituire a Blockbuster,
vi toccherà prenotarvi un volo per l’Oregon, oppure ritrovare il negozio di questo film, in una scena in cui Carol se la prende con la sagoma di cartone di
un film di Schwarzenegger, che mi ha fatto pensare che John McTiernan aveva già
capito tutto prima del tempo, su che direzione avrebbe preso il cinema nel futuro.
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Se volete un salto indietro negli anni ’90, il sito ufficiale del film merita una visitina. |
Sapete, invece, chi sembra un po’ refrattaria ai momenti
comici, facendo spesso la figura di quella seria della coppia? La nostra Brie
Larson. E sapete cosa vi dico anche? Che proprio per questo è una Capitan Marvel
perfetta, proprio perché è prima di tutto una Carol Danvers veramente
azzeccata, se il direttore del casting vuole considerare questo post uno spunto
per chiedere un aumento, sarebbe molto meritato.
maschiaccio (il suo costume da Ms. Marvel con cui esordì, forse è sparito per
sempre anche per quello), una cresciuta nell’aviazione, quindi un ambiente
prettamente maschile, ma mantenendo una mentalità da femminista tosta, a ben
guardarla il tipico personaggio al limite del cliché che potrebbe far
piagnucolare qualche “Maschio bianco supremo”, oppure dovrei scrivere “Supremo
maschio bianco”? Non so dovrei chiedere consulenza al direttore del doppiaggio.
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Per vestiti e sguardo incazzato, sembra Codice |
Carol nel fumetto è una che il senso dell’umorismo lo ha
lasciato nel suo vecchio costume di Ms. Marvel, una eterosessuale con un’amicizia etero al 100% con Jessica Drew (la Donna Ragno) che fa comunque chiacchierare tutto l’universo Marvel,
giusto per ribadire che essere donna non è semplice nel 2019, nemmeno
quando sei fatta di carta. Brie Larson, malgrado il fatto che si chiami come un formaggio, in tutto questo è semplicemente
perfetta, perché non solo sembra una che non prende bene un certo tipo di
umorismo – non a caso quasi tutte le gag con Goose, sono in carica a Sam
Jackson – ma è molto brava a far trasparire la fierezza del personaggio, una
che qui si conquista i suoi colori di battaglia, recuperando i propri ricordi e ospitando una ragazzina destinata (almeno nei fumetti) a
diventare a sua volta una supereroina, una che ha sempre combattuto con le
mani legate dietro alla schiena, come dice lei stessa, in una frase che qualcuno
potrebbe trovare sfoggio di femminismo, mentre per me riassume la risolutezza
di un personaggio per cui viene voglia di fare il tifo, non vedo l’ora di
vederla usare entrambe le mani, per prendere a sberle Thanos.
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“Sei forte ragazzina, colpisci più duro di quel mollaccione di Thanos”. |
Sì, perché da maschio, bianco, eterosessuale e soprattutto
nerd, di fatto nel 2019 sono parte della maggioranza che mi piaccia oppure no,
infatti non mi piace, perché in vita mia non mi sono mai sentito “supremo” nemmeno
quando leggevo le vecchie storie dello “Squadrone Supremo”. Però sono cresciuto
con un paio di convinzioni, la prima è che se mi racconti una storia
appassionante, io starò ad ascoltarti, l’altra, invece, è che l’eguaglianza tra
uomo e donna non era nata per essere una gara per la supremazia di una parte
sull’altra, ma il sacrosanto diritto per chiunque di potersi esprimersi al
meglio delle proprie possibilità, libero da vincoli e pregiudizi.
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In questi casi di solito si aggiunge solo: Excelsior! |
Per quanto vedere Stan Lee leggere la sceneggiatura di Mallrats è un’emozione, il momento
migliore di “Capitan Marvel” è una singola scena, in cui Carol cade, ricade e
poi ancora, solo per rialzarsi ogni volta, forse qualcuno potrebbe vederci un
paraculo messaggio femminista in tutto questo, io ci ho visto un personaggio
che rappresenta la capacità tutta umana di rialzarsi davanti alle difficoltà,
un tipo di caratteristica che ammiro nei personaggi dell’immaginario, perché
sono quelli che hanno il compito di ispirare. Se un giorno guardandovi intorno
vedrete bambine e bambini con lo zaino della “Capitana” personalmente non ci
vedo niente di minaccioso in tutto questo. Avercene di personaggi che risolvono
la disputa applicando il vecchio principio del massimo risultato con il minimo
sforzo, come faceva Indy contro il tipo armato di sciabola.
quelli che hanno ritenuto “tossico” un buon film e un personaggio per cui vale
la pena fare il tifo, a doversi fare due domande.
di vista, vi ricordo il post di Quinto Moro.